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LE MONTAGNE RUSSE DEI DATI CONGIUNTURALI

Non è facile raccapezzarsi nell’altalena delle buone e cattive notizie sull’economia italiana riversate quasi quotidianamente sui cittadini frastornati. Ma l’analisi degli ultimi dati suggerisce che l’uscita dalla recessione sarà probabilmente lenta. Verosimilmente più lenta che nella maggior parte degli altri paesi industriali. Perché i consumi, le esportazioni nette e gli investimenti ristagnano, mentre perdura l’assenza di qualsivoglia stimolo proveniente dalla politica di bilancio.

 

Insomma, è arrivata la ripresa, sì o no? Non è facile raccapezzarsi nell’altalena delle buone e cattive notizie sull’economia italiana riversate quasi quotidianamente sui cittadini frastornati. Ma andiamo con ordine.

DATI IN ALTALENA

Il 9 ottobre l’Organizzazione della cooperazione e sviluppo economico (Ocse) di Parigi pubblica il proprio indicatore di congiuntura, Cli (composite leading indicator), basato sugli indici di produzione industriale (figura 1), che segnala una forte ripresa in agosto, la miglior performance tra i paesi sviluppati, meglio anche dei Bric (Brasile, Russia, India, Cina).
Lo stesso giorno l’Istat diffonde i dati relativi all’indice di produzione industriale per il mese di agosto: pur essendo ancora al di sotto di oltre il 20 per cento rispetto a gennaio-agosto 2008 (tabella 1), la produzione industriale è cresciuta rispetto a luglio di un buon 7 per cento. Finalmente la ripresa!
Il 20 ottobre arriva la prima doccia fredda: il fatturato e gli ordinativi dell’industria, che, come la produzione erano crollati nei primi otto mesi dell’anno, hanno continuato a scendere (tabella 2) nell’ultimo mese, al ritmo di -2,3 e -0,8 punti percentuali, rispettivamente. La crisi continua? Come raccapezzarsi?
Per cominciare, teniamo presente che il fatturato e gli ordinativi dell’industria sono indicatori di domanda, cioè del valore della spesa di famiglie, imprese e settore pubblico. Invece, gli indicatori della produzione si riferiscono all’offerta, e cioè alle decisioni delle imprese di quanto produrre. Le imprese potrebbero decidere di aumentare la produzione anche quando la domanda cala: per esempio se nel passato hanno ridotto la produzione più di quanto siano calate le vendite e stanno esaurendo le scorte. Oppure se sono ottimiste, e prevedono un’imminente ripresa delle vendite.Èchiaro però che l’aumento della produzione può essere duraturo solo se la domanda si riprende:  domanda e offerta, prima o poi, devono coincidere.

COME VA LA DOMANDA

Ma si riprende la domanda? I dati del mese di agosto, mese di vacanze, sono considerati poco affidabili. Ma a questo si può ovviare per esempio esaminando i recenti dati sul commercio internazionale, resi noti dall’Istat il 16 ottobre (tabella 3) e quelli sulle vendite al dettaglio (diffusi il 22 ottobre). I primi confermano il segnale negativo di fatturato e ordinativi di agosto: la riduzione della domanda nazionale di importazioni è proseguita in agosto (-0,8 per cento) rispetto a luglio. Purtroppo, le nostre imprese sembrano avere difficoltà ancora maggiori nel soddisfare la domanda proveniente dai mercati esteri: la riduzione delle esportazioni è stata addirittura più grave di quella delle importazioni e ha riguardato anche l’export verso i paesi dell’area dell’euro e dunque difficilmente è direttamente imputabile alla debolezza del dollaro. Infine, anche le vendite al dettaglio (figura 2) sono scese agosto rispetto a luglio, soprattutto, nella piccola distribuzione, anche se meno velocemente che nei mesi precedenti.
In definitiva, gli ultimi dati suggeriscono che poiché consumi, esportazioni nette (e investimenti) ristagnano, e perdura l’assenza di qualsivoglia stimolo proveniente dalla politica di bilancio, l’uscita dalla recessione sarà probabilmente lenta, verosimilmente più lenta che nella maggior parte degli altri paesi industriali.

Figura 1

Fonte: OECD

 

Tabella 1

Fonte: ISTAT

 

Tabella 2

Fonte: ISTAT

 

Tabella 3

Fonte: ISTAT

Figura 2

Fonte: ISTAT

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ECOPASS NELL’INGORGO DEL SONDAGGIO

  1. Luigi Martino

    Ho riscontrato nella realtà attuale che molte aziende pur di tirare avanti e far lavorare i loro dipendenti (anche per ottenere finanziamenti dalle banche) stanno prendendo degli ordinativi riducendo i prezzi di vendita anche fino al 40% rispetto ai costi di produzione, ossia pur di lavorare (e fatturare) prendono dei lavori pur sapendo che ci perderanno. Da qui deriva l’aumento della produzione e la riduzione del fatturato. A mio avviso questo è un fattore che indica che la fine è vicina, ma la fine delle aziende, non della crisi.

  2. Franco M.

    Opero nella produzione di beni di consumo durevole (settore arredamento). Posso testimoniare che dal mio punto di osservazione la ripresa ancora non è in vista; le attese per un timido recupero nell’autunno stanno andando deluse ed oltretutto andiamo verso i mesi (da Gennaio a Marzo) che, anche in annate normali, sono sempre i più fiacchi dell’anno per il nostro settore. Quindi l’appuntamento con la ripresa secondo me si è spostato ad Aprile 2010 (non prima). Certo, qualche timido segnale arriva dall’export ma non si parla ancora di ordini bensì di quelle cose che precedeono gli ordini (manifestazioni di interesse, offerte, preventivi) che comunque nei mesi passati si erano quasi arrestate ed ora stanno lentamente tornando. Il mercato italiano è invece assolutamente stagnante e sconta anche l’assenza di qualsiasi forma di sostegno al nostro settore da parte di chi dovrebbe curarsi della politica industriale del paese. Sul fatto che il nostro paese uscirà dalla recessione più tardi e peggio dei nostri paesi vicini, credo che non ci siano dubbi…come potrebbe essere altrimenti se nessun nodo strutturale che ostacolava la nostra crescita è stato rimosso?

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