Il Ministro Tremonti non è nuovo a cambiamenti di opinione improvvisi. Pochi mesi dopo aver introdotto la Robin Hood tax per tassare le banche per i loro eccessivi profitti è stato costretto ad approntare i Tremonti-bonds per ricapitalizzare alcune di esse (rimanendo peraltro assai offeso dal fatto che le due principali banche italiane abbiano snobbato i T-bonds). Dopo avere accusato la Unione Europea di essere -con la sua eccessiva burocrazia, linvadente regolamentazione e leuro troppo forte- la causa del declino economico italiano e la quinta colonna di una presunta invasione cinese di merci e persone, adesso il Ministro Tremonti ha scoperto un grande amore per lUE. E ha proposto di creare una Nazionale della UE. Dopo lErasmus sarebbe fantastico avere una squadra di calcio comune (Corriere della Sera, 2 febbraio 2010). Il Ministro è certamente a suo agio con lo sci ma di calcio ne mastica evidentemente poco. Nel calcio la tradizione è (quasi) tutto. E per la tradizione che il Regno Unito conserva ancora gelosamente il privilegio di avere 4 squadre nazionali che competono separatamente a Europei e Mondiali. Senza che nessuno abbia mai sentito il bisogno di avere la squadra del regno Unito. Nel calcio le identità nazionali sono tuttora fortissime e siamo certi che le partite della nazionale UE sarebbero come un All-Star game: non se le filerebbe nessuno. Ma cè una cosa che ci incuriosisce: che ne pensa della proposta Tremonti il neo-candidato alle elezioni provinciali di Brescia, Renzo Bossi, indimenticato Team Manager della Nazionale Padana?
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pietro rende
Il Ministro Tremonti ha giudicato "incostituzionale" l’emendamento del Senato perchè i compensi dei manager finanziari non siano superiori a quelli dei parlamentari, poi ha aggiunto che il Parlamento non è la sede idonea per riformare le Regole del sistema bancario, diversamente da quanto praticato in USA, UK, Francia. Un atteggiamento "protettivo" che contrasta i rimproveri alle restrizioni creditizie alla pari della sig.a Marcegaglia e di altri de-regolatori che mal sopportano le perequazioni sociali che ogni Parlamento ha il dovere di perseguire, sulla base dei dati pubblicati da J.Hill della London School of Economics in "Anatomia della disuguaglianza", ossia di un divario dei redditi da uno a cento. Dopo avere "sparato" sull’invadenza della politica e sulle indennità parlamentari, la "casta" manageriale si protegge ora attraverso i giornali di comproprietà bancaria e le compiacenti dichiarazioni "protettive" di tipo elitistico-meritocratico, autoreferente, sottopatrimonializzato….
Luigi Zoppoli
Se fosse solo il calcio ad essere lacunoso nel patrimonio culturale dell’insigne ministro, ci sarebbe da brindare. Da quello che ha scritto e da quello che dice in collegamento diretto 3 volte al giorno come una pillola, si capisce bene che non è così. Purtroppo. E peggio di lui sono i passanti che ieri sera a ballarò ciarlavano facezie spacciandole per discorsi di economia. Neppure da bar. E per giunta di una maleducazione verso Boeri davvero ignobile.
Luciano Galbiati
Milioni di italiani approvano le caustiche osservazioni mosse dal ministro Tremonti agli economisti. La scarsa (o nulla) capacità di previsione è motivo di tanta perplessità. Mentre fragorosi segnali d’allarme annunciavano la crisi (il fallimento Northern Rock ad esempio) gli economisti si arrovellavano con il problema della micro-regolazione dei mercati. Questioni minute o irrilevanti quali la deregulation dei panifici,il numero dei taxi o l’apertura pomeridiana dei parrucchieri hanno monopolizzato tutte le risorse intellettuali. Questa è l’inevitabile deriva speculativa che caratterizza il dogma iper-liberista e il consumerismo intransigente-il tremontiano "mercatismo"-. In una battuta:i nostri scienziati studiando l’albero si sono persi nella foresta. Ancora si avverte l’eco mediatico generato dall’infinita discussione seguita al decreto Bersani (pura aggressione a danno delle categorie coinvolte) o del "tifo calcistico"a supporto della tanto citata,quanto inutile,commissione Attali. La crisi minaccia tante imprese e costringe tanti lavoratori a gesti estremi di lotta sindacale.Tale contesto rende difficile non percepire gli economisti come élite lontana ed autoreferenziale.