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L’ELETTORE DISINFORMATO

La par condicio è un sistema di garanzia che non possiamo dismettere a cuor leggero nel contesto italiano di totale squilibrio nel controllo dei mezzi di informazione. Ma è un sistema pieno di difetti. Fino alle regionali non saranno più trasmessi sui canali pubblici programmi di approfondimento, una delle più importanti fonti di orientamento degli elettori. Intanto, pur rispettando un apparente equilibrio, molti telegiornali esercitano una distorsione delle notizie nel raccontare ai telespettatori quanto avviene in Italia e nel mondo. Dei problemi dell’informazione si discuterà anche al Festival dell’Economia di Trento, dal 3 al 6 giugno.

 

E così dovremo rinunciare alle trasmissioni di Michele Santoro, Giovanni Floris e Bruno Vespa durante la campagna elettorale per le regionali di fine marzo. Nelle ultime elezioni europee, in base a una indagine del Censis, i programmi di approfondimento sono stati una importante fonte di orientamento per il 30,6 per cento degli elettori, preceduti solamente dai telegiornali (69,3 per cento) ma ben al di sopra della rilevanza dei giornali (25,4 per cento). (1)
Viene quindi a mancare una fonte importante di informazioni e riflessione, seppure, per ora, solamente nella sua componente dei palinsesti pubblici. Il colpevole apparente è la par condicio, in base a cui durante le campagne elettorali deve essere garantita una parità di accesso e rappresentanza a tutte le forze politiche e candidati. L’arena di Santoro e il salotto di Vespa, con l’applicazione di questi principi, si sarebbero dovuti trasformare in una ordinata fila di poltroncine tutte uguali nelle quali collocare i rappresentanti delle molte liste in lizza, in totale contrasto con il format di queste trasmissioni.

LA TV E L’INFORMAZIONE POLITICA

Cosa pensare di questa regola, approvata in Parlamento dalla Commissione di vigilanza e recepita dal Cda della televisione pubblica? Prima di tutto, la par condicio. Un sistema di garanzia che non possiamo dismettere a cuor leggero nel contesto di totale squilibrio nel controllo dei mezzi di informazione che caratterizza la situazione italiana. Ma un sistema pieno di difetti, che è utile ricordare per pensare a una sua applicazione più intelligente, poiché l’imposizione di regole nella comunicazione e nell’informazione non può ragionevolmente tradursi in un appiattimento o addirittura in una censura di fatto che riducono, invece di aumentare, le informazioni acquisite dal pubblico.
La par condicio trova la sua applicazione più efficace in contesti di confronto bipolare, nel quale due coalizioni si fronteggiano capeggiate da due candidati premier. Molti probabilmente ricordano l’efficacia dei dibattiti tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi nella campagna elettorale del 2006. In questi casi la par condicio facilita l’esposizione delle posizioni in competizione senza ridurre l’efficacia comunicativa delle trasmissioni. Le stesse regole, tuttavia, iniziano a mostrare una minore efficacia comunicativa quando si fronteggiano molte liste e molti partiti, richiedendo una lunga sfilata di dichiarazioni che allontanano, invece di informare, il pubblico. Questo suggerisce anche come la par condicio, con le sue rigide restrizioni sui tempi e sulla sequenza degli interventi, mal si adatta a molte forme di comunicazione tra cui i talk show a cui da questa campagna elettorale verrà applicata.
A ben vedere, tuttavia, non è ovvio che programmi di approfondimento debbano sottostare a queste regole o scegliere in alternativa il silenzio. Nessuno obbliga Santoro o Vespa a invitare  rappresentanti delle forze politiche per approfondire temi rilevanti nella campagna elettorale e nel dibattito politico. Una discussione utile per la riflessione del corpo elettorale può essere anche imperniata su interventi di esperti ed esponenti della società civile, come spesso avviene nei format meno “gridati”.
Ma la par condicio mostra anche una seconda limitazione, che questa volta ritroviamo guardando al mezzo di maggior impatto, nei risultati dell’indagine Censis, sulla formazione dell’opinione pubblica, i telegiornali. In questi programmi esiste stabilmente una sorta di caricatura della parità di trattamento nel cosiddetto sandwich, quella sequenza sincopata di dichiarazioni dei diversi esponenti delle forze politiche che si apre con quelli della maggioranza, seguiti da quelli dell’opposizione e chiusa con gli argomenti del governo. Questo apparente equilibrio, tuttavia, oltre a risultare totalmente indigesto, nulla può rispetto alla distorsione delle notizie che molti telegiornali esercitano nel raccontare ai telespettatori quanto avviene in Italia e nel mondo. Affermare che l’avvocato David Mills è stato assolto invece che prescritto è una semplice menzogna, che evidentemente non provoca vergogna in chi si dichiara giornalista, ma non infrange alcuna prescrizione della par condicio. La sistematica sottorappresentazione dei segnali della crisi economica e della disoccupazione ubbidiscono a una linea editoriale supina ai desiderata del governo ma non entra in conflitto con la par condicio. In altre parole, quella legge è un palliativo, cui pure preferiamo non rinunciare, nello stato di salute comatoso dell’informazione televisiva in Italia.
Infine, nella attuale situazione le regole applicate ai canali pubblici non si estendono a quelli privati, creando una asimmetria che non è prevista nello spirito originario della legge sulla par condicio. Immaginiamo che non sia stato facile per il presidente del Consiglio rinunciare al salotto di Vespa, dove aveva trascorso tante memorabili serate e dove aveva firmato il contratto con gli italiani. Ma guardando alla situazione complessiva che si è creata, nel conto dei profitti e delle perdite informative il bilancio è certamente in attivo per la coalizione di maggioranza, e questo fa molto pensare sulle reali motivazioni del provvedimento. E preannuncia una campagna elettorale con meno informazione e, temiamo, molti editoriali dell’ottimo Augusto Minzolini. 

(1) Censis, Elezioni 2009. Come si sono informati gli italiani, 9 giugno 2009

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15 commenti

  1. davide de bacco

    A volte basta citare le informazioni a meta. L’altra sera il TG5 ha riportato i dati diffusi dall’Istat sullo stato dell’economia italiana "dimenticandosi" di citare l’aumento della pressione fiscale e il valore del debito dello stato ma fornendo solo i valori del pil e della disoccupazione. d’altronde possono i "giornalisti" Mediaset confutare il loro padrone quando non più di qualche settimana fa ha orgogliosamente rivendicato di aver abbassato le tasse?

  2. luigi

    Anch’io non capisco perchè non possano andare in onda senza politici. Comunque trovo giusta l’applicazione della par condicio ai programmi di approfondimento, nel senso che non possono essere invitati i soliti Gasparri, Bersani, Fassino, Bocchino ecc ecc ecc. avrei trovato più giusto una sinergia dell’azienda affidando il compito dei tre anchorman (più paragone) di grido temi specifici quali: tu occupati della Lombardia, tu della Campania ecc ecc. Ma non una sorta di tribune politiche, la redazione sceglieva un argomento (sanità, scuola, trasporti) e ne discuteva con i candidati ed esperti del settore. Certo sarebbe un po’ svilito il compito del conduttore (scelta argomenti da trattare, ecc ecc) ma il diritto di essere informati dove è? Se i candidati fossero tanti (essendoci state quattro puntate, un mese), si sarebbe potuto affrontare due temi per regione (sanità e trasporti) dividendo i candidati, metà la prima e l’altra metà la seconda. gli elettori si fanno un’idea della capacità su diversi argomenti. però questo dovrebbe essere preceduto da un accordo informazione politica su diritti/doveri. io ti spito il tal giorno, se non vieni perdi il tuo diritto però non reclamare la par condicio!

  3. Lorenzo

    Ma perché mai i Signori del Talk Show non potevano mettere in piedi trasmissioni sulle elezioni? Con i candidati, i temi regionali – che sono di interesse comunque nazionale vista la rilevanza delle competenze – e tutto quel che ne consegue? E invece no. E questo perché informazione non ha da essere. Ciò che importa è che ognuno abbia la sua postazione di lotta. Nessuno conoscere nulla dei temi su cui andrà a votare? E che problema c’è! L’einaudiano conoscere per deliberare ha sempre fatto un gran ridere in Italia. Ciò che importa è che ogni anello nel potere di comunicazione sia ben saldo nelle mani di chi lo detiene. E visto che c’è il dominio berlusconiano bisogna poter assestare qualche colpo con Santoro e Floris, più pedine a destra con Vespa e Paragone. Problemi di informazione? Macché! Ricordate le regionali in Sardegna? Il centrodestra fece scempio dell’informazione e vinse. Scandalo? Macché. Floris, Santoro e Vespa in onda, quindi tutto ok. Tutti salvi, tranne l’informazione.

  4. Rinaldo Sorgenti

    Davvero singolare lo strabismo interpretativo dell’autore dell’articolo. Evidentemente, per alcuni trasmissioni come "Annozero", "Ballarò", "Parla con Me", "L’Infedele", "Matrix" sono la migliore dimostrazione dell’equilibrio nella comunicazione politica e, quindi, averle sostanzialmente escluse da questa fase elettorale, comporta una sproporzione a favore di una parte invisa. Tutto il resto del ragionamento è la conseguenza esplicita del difetto d’origine.

  5. AMSICORA

    L’autore scrive, incidentalmente, che "Affermare che l’avvocato David Mills è stato assolto invece che prescritto è una semplice menzogna, che evidentemente non provoca vergogna in chi si dichiara giornalista" E’ davvero una menzogna? In realtà Mills dovrebbe essere assolto ex articolo 530 III° comma CPP: "Se vi è la prova che il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità ovvero vi è dubbio sull’esistenza delle stesse, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione". Ricordo che la prescrizione (la cui ratio consiste nel fatto che il decorso di troppo tempo dalla commissione del reato fa venir meno l’interesse pubblico alla sanzione penale) è una causa di non punibilità e in caso di dubbio (in dubio pro reo: principio di civiltà giuridica!) i giudici devono accogliere la tesi più favorevole all’imputato.

  6. Franco LETTORE

    Il principio della "par condicio" è giusto; ma è il contesto della rete di comunicazioni, gravemente sproporzionato nella parte televisiva, che gli toglie ogni valore equalitario. A questo squilibrio si aggiunge quello interno della preponderanza dei canali gestiti o condizionati dal governo attualmente al potere. C’è da augurarsi, fidando nel proverbio che "ogni mal non vien per nuocere", che l’elettore riscopra l’intelligenza della lettura e che legga di più i giornali e le riviste, approfittando della sospensione della ghigliottina preparata per oscurare anche questa antica fonte di libertà e di informazione. Buona lettura.

  7. aris blasetti

    Se le elezioni le vince il centro destra la colpa e’ dello strapotere del’informazione asservita a Berlusconi e quando le ha vinte (sic) Prodi? Sia pure per 20000 voti. La par condicio e’ stata voluta dal Presidente Scalfaro in appoggio alla sinistra e tanto pari non mi pare in quanto da’ le stesse opportunita’ di tempo ad un partito del 40% e ad un partitino dello 1 o 2 %. Il tempo e le opportunita’ dovrebbero essere date parimenti alla maggioranza ed alla opposizione, saranno poi queste, nel lori ambiti a dividersi i tempi tra i vari partiti e partitini di cui sono composte. Ma, per favore, finiamola con questa stucchevole lagna che se si sono perse le elezioni la colpa è dello strapotere mediatico del capo del governo. Tra l’altro e’ poco rispettoso dell’intelligenza del popolo italiano che sa come giudicare l’operato dei governanti e, quando si sara’ stufato di Berlusconi, votera’ per qualcun’altro. Ma senza tirare in ballo presunte parzialita’ dei telegiornali Mediaset, ed allora come dovremmo giudicare il Tg3 od Anno Zero?

  8. hominibus

    C’é forse vera informazione anche nelle trasmissioni sospese? Tutti sono colpevoli di mistificare i fatti per interessi di parte, e, comunque, poiché i partecipanti sono tutti abbastanza benestanti, non cambia nulla per la povera gente, se essa non é informata o poco informata o per niente informata.

  9. paolo

    Non informare o disinformare (ancora peggio) è una strategia sottile e utile ma quanto potrà ancora protrarsi e quali effetti deleteri produrrà allo Stato di diritto?

  10. savgarim

    La par condicio va abolita. Nei paesi a democrazia matura ciascuno spende i soldi della campagna elettorale come vuole (i cittadini non sono dei minus abens). La par condicio è nata per impedire gli spot e altre forme moderne di campagna elettorale e finalmente si è ritorta sui proponenti ancora fermi al cosiddetto porta a porta! I programmi di approfondimento servono ad ingrassare i conduttori super pagati per ogni puntata. La tv influisce relativamente sull’orientamento elettorale: si pensi alla lega, quasi assente dalla tv. Ps. Una cosa mi sorprende nell’articolo della Gabanelli la dove si dice che Mills è stato prescritto e non assolto. La comunicatrice Gabanelli dovrebbe sapere che mentre in pochi capiscono "prescritto" tutti capiscono "assolto". Quindi giornalisticamente il termine è efficacissimo! Ma forse non interessa far capire, ma mascherare la verità. Che per la costituzione italiana e per la certezza del diritto è una sola: si può essere o assolti, o condannati. Non si può essere prescritti, ma condannati, perchè la prescrizione agisce prima di qualsiasi pronuncia di colpevolezza, in quanto la decorrenza del tempo non permette alcun accertamento.

  11. mario

    Ma sì, e smettiamola di dire che in Italia i mezzi d’informazione salvo rari ed eroici casi sono tutti asserviti alla volontà di un padrone solo. Abbiamo tanti esempi fulgidi di schiena dritta, l’avv. Mills è stato riconosciuto colpevole ma il reato prescritto, però per il TG1 è stato assolto, e nessuno di lor signori ha pensato bene di rettificare nei giorni successivi. Vi ricordate la monnezza a Napoli, che completezza d’informazione! Telecronaca minuto per minuto. Bene tutto giusto. Palermo e Catania 2010, cumuli di spazzatura peggio che a Napoli, cassonetti bruciati, scuole chiuse, netturbini senza stipendio da mesi, servizio di raccolta dei rifiuti al collasso pieno di debiti e malaffare in una regione da sempre feudo elettorale del centrodestra. Tu ti aspetti non dico l’apertura, ma almeno qualche titolo o servizio nei Tg principali, e invece… niente! Invece la RAI che sopravvive anche grazie al mio canone toglie la tutela legale al programma della Gabanelli! Sì, sì, com’è quella favola dell’informazione libera in Italia?

  12. mauro

    La par condicio è una grande conquista della democrazia, purtroppo è stata letta male (chiaramente di proposito). Togliere i programmi politici è un male, questo è fuori da ogni dubbio. Comunque va precisato qualcosa: non è propriamente vero che i programmi tv e i giornali influenzino così pesantemente l’elettorato nella scelta politica. Di sicuro sono delle colonne importanti per rinsaldare l’identità politica (per esempio l’elettore di sinistra spesso guarda il Tg3 o Ballarò per rinsaldare la sua identità) ma non sono sempre formativi, costruttori dell’dentità politica. Quest’ultima dipende più dalla famiglia, dalla cerchia di amici, dagli interessi, dalla socializzazione che si è avuta. Anche un mio prof. (Diamanti) afferma che un elettore sa già cosa voterà. Quando si fanno le interviste telefoniche per i sondaggi gli elettori sanno cosa voteranno, ma difficilemente palesano le loro intenzioni di voto. Ciò significa che togliere questi programmi dal palinsesto non disorienterà nessuno (politicamente), al massimo farà arrabbiare gli affezionati.

  13. BOLLI PASQUALE

    La sovranità appartiene al popolo o alla politica? La Costituzione è molto precisa nel suo art.1:appartiene al Popolo. Nel nostro Paese,come spesso succede,la Politica,di fatto,si è sostituita al Popolo. Concetto distorto che spesso ritorna nelle affermazioni del Premier che ne ha fatto, anche in questo caso, una interpretazione ad personam. Ne consegue che il popolo non deve essere informato,non deve sapere:il popolo per i nostri politici è come il minore che ha bisogno dell’assistenza di un magistrato in mancanza di patria potestà o, per essere più preciso, non ha capacità di intendere e volere. La gente che è troppo assillata dai grandi problemi della sopravvenienza,lascia fare,tollera e così ha perso colpevolmente la dignità di comunità e di aggregato sociale agli occhi del mondo che assiste,critica e condanna. L’elettore, per i politici deve restare disinformato perchè solo in questo stato di ignoranza,di non coscienza e di assopimento si può fare quello che si vuole. E’ troppo comodo non far sapere i danni,senza discontinuità,che giornalmente gli italiani subiscono per comportamenenti arroganti e disonesti. Auguriamoci a breve il risarcimento per danni economici e d’immagine.

  14. AM

    Apparentemente il centro-sinistra è maggiormente penalizzato dalla par condicio. Infatti i programmi di dibattito maggiormente seguiti sono quasi tutti gestiti da personaggi che non nascondono le loro simpatie a sinistra (Santoro, Fazio, Lerner, Gabanelli, Floris, ecc.). Anche i principali comici sono orientati a sinistra così come la maggior parte dei corrispondenti della stampa straniera. Personalmente sono molto scettico sull’influenza della TV, privata o pubblica, sul voto. Non credo neppure negli interventi subliminali di certi programmi apparentemente neutri come i telegiornali nazionali o regionali. Ad esempio i commenti sulla Lega sono sempre negativi sia da TV pubbliche che private ed in tutti i programmi, ma la Lega non è sparita dalle scene come molti, sia a destra che a sinistra, si auguravano. Evidentemente è più efficace il passaparola.

  15. Francesco Mendini

    Mi sembra che si ragioni sempre "à rebours", a ritroso. L’articolo postula che se i cittadini utilizzano per informarsi determinati canali di comunicazione, essi debbano essere tutelati mediante regolamentazione di questi. Si esclude aprioristicamente che l’elettore reperisca l’informazione con altri mezzi. Effettivamente informarsi leggendo giornali, libri e lavoce.info, richiede un certo sforzo intellettuale che molti rifiutano o per carenze di scolarizzazione o per mancanza di volontà. Ed il ripiego è l’informazione passiva della televisione (le radio serie come radio24 sono anch’esse troppo faticose). Rinunciare però all’idea che l’apprendere e l’informarsi siano forme di "attività", ritenendo che tali processi siano meramente passivo-ricettivi, è molto pericoloso. Significa che con o senza par condicio qualcuno somministrerà al popolo bue una qualsiasi "verità".

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