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Non ci resta che il polpo

Siamo ormai arrivati alla semifinali. Oggi Olanda – Uruguay, domani Germania – Spagna. E’ ora di controllare i pronostici fatti dalle diverse istituzioni finanziarie prima dell’’inizio del Mondiale. Goldman Sachs pronosticava come prime quattro Spagna, Brasile, Inghilterra e Argentina. Una su quattro. JP Morgan invece dava come semifinaliste Inghilterra, Olanda, Spagna e Slovenia. Due su quattro. Il quartetto di UBS era Brasile, Olanda, Germania e Italia. Due su quattro. Infine Danske Bank considerava favorite Germania, Italia, Inghilterra e Brasile. Una su quattro. Piuttosto male, bisogna dire. Quasi peggio delle previsioni degli economisti. Molto meglio ha fatto il polpo Paul che ha indovinato cinque volte su cinque il risultato della Germania. Pare che ci siano migliaia di clienti che stanno svuotando i loro conti bancari per affidare al polpo Paul i loro risparmi. E adesso tutti si chiedono quale sia la squadra in polpo-sition (la battuta non è mia ma di Antonio Dipollina su Repubblica).

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Non mi azzardo certo a fare pronostici su quello che accadrà. Dico solo per chi tiferò. Tiferò Uruguay perché tengo al Torino e sono abituato ad essere sfavorito e ad avere una squadra di onesti picchiatori. Tiferò Uruguay perché Forlan gioca come i vecchi centravanti arretrati di una volta e mi fa sentire più giovane. Tiferò Uruguay perché Suarez, prendendo la palla con la mano contro il Ghana, ha fatto la cosa giusta qualunque cosa dicano i soloni del fair play che volevano squalificarlo per due giornate (mentre Vieri contro la Svezia agli Europei del 2004 lasciando segnare Ibra per non fare fallo di mano ha fatto la cosa sbagliata). Tiferò Uruguay perché c’’era uno che diceva che il suo allenatore Tabarez era un cantante al Festival di Sanremo o Castrocaro (mi pare che fosse lo stesso che voleva marcare Zidane a uomo agli Europei del 2000). Ma soprattutto tiferò Uruguay perché se nel 2012 finirà il mondo l’’ultima cosa che vorrei è ritrovarmi nell’’aldilà con milioni di spagnoli o tedeschi o olandesi campioni del mondo in carica e senza possibilità di rivincita!

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Abete, presidente delle Federcalcio, ha finalmente detto quali sono i suoi piani per guarire i mali del calcio italiano. Tutto quello che si farà sarà ridurre gli extra-comunitari che possono essere tesserati da ciascuna squadra da due a uno. La Lega di serie A ha giustamente replicato che questa misura non servirà a nulla, se non a far lievitare i costi delle squadre. Bastava dare un’’occhiata in giro per capirlo. Non c’’è nessun tetto agli extracomunitari né in Germania né in Olanda e in Spagna c’’è un tetto di tre giocatori non comunitari. La coppia Abete -– Albertini non può portare nulla di buono al calcio italiano. Per fortuna Prandelli ha detto parole chiare sui cosiddetti oriundi: chiunque abbia un passaporto italiano sarà considerato. Ma è improbabile che in Italia ci siano gli stessi effetti visti in Germania, dove la vera rivoluzione è stata il cambiamento nei criteri per concedere la cittadinanza agli stranieri.

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Grandi protagonisti di questa fase sono diventati i portieri. Nel bene, come Casillas, che ha parato un importantissimo rigore al Paraguay. Nel male, come Julio Cesar, autore di una papera sul primo gol dell’’Olanda. L’’errore di Julio Cesar (primo premio per giocatore con la peggior divisa, con i suoi calzettoni sopra il ginocchio e i pantaloncini troppo lunghi e larghi) a molti ha ricordato l’’errore di un altro grande portiere, quello di Zenga nel 1990 contro l’’Argentina. Ho cercato di ricordare quali sono stati i portieri che mi hanno colpito ai Mondiali in questi anni. Nel 1974, Jan Tomasweski, il polacco pararigori. Nel 1978 l’’argentino Ubaldo Fillol e il peruviano Ramon Quiroga (mio idolo assoluto prima che vendesse, per ragioni ancora non chiarite la partita all’’Argentina). Qui vedete i magnifici due. Qua trovate la storia di Quiroga e Argentina –- Perù. Nel 1982 senza dubbio l’’immenso Dino Zoff. Nel 1986 Joel Bats, forse il miglior portiere francese di tutti i tempi. Nel 1990 l’’argentino Sergio Goycochea, che ci eliminò nella triste notte del San Paolo. Nel 1994 il belga Preudhomme, nel 1998 Chilavert (ma forse sarebbe meglio dire nessuno), nel 2002 Oliver Kahn e nel 2006 senz’’altro Gigi Buffon. Per il 2010 non lo so ancora ma sono sicuro che non sarà Marchetti, purtroppo.

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Brasile e Olanda hanno fatto una scelta ormai inconsueta: hanno dato ai titolari i numeri dall’’1 all’’11. In tutte le altre squadre le numerazioni seguono ragioni di marketing. Nel passato ovviamente la scelta dei numeri fatta quest’’anno da brasiliani e olandesi era la regola. Ma c’’erano delle eccezioni. L’’Argentina del 1978, per dare forse un’’idea della maggiore importanza del collettivo rispetto al singolo assegnò le maglie in stretto ordine alfabetico. Per questa ragione, il portiere, Fillol, ebbe il numero cinque. Per la stessa ragione, privilegiare il collettivo sul singolo, l’’allenatore argentino dell’’epoca Menotti non convocò una giovane promessa, tale Diego Armando Maradona. Per sua fortuna vinse il Mondiale lo stesso.

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  1. Gabriele T.

    Aspetterò ancora la semifinale di domani Germania-Spagna e nel caso vincesse la Spagna mi procurerò anch’io un polpo teutonico che sostituirà ogni mia decisione… Mi unisco invece sin da subito al tifo pro Uruguay per i suoi stessi motivi, eccetto la sua simpatia verso la seconda squadra di Torino!

  2. Andrea Ponziani

    Quell’uruguagia mano, che disse no ai ghanesi nel modo che sappiamo, s’è arresa agli olandesi. Gli "onesti picchiatori", come qualcun li chiama, vengon sbattuti fuori: nessun rigore li ama. Di Ghiggia e di Schiaffino, quegli undici celesti, non hanno nel destino di rinverdire i fasti. E i tulipani in fiore, cui tutto gira giusto, a vincer col sudor…,ehm, col sedere, ormai ci han preso gusto.

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