In tempi di grandi crisi, con forti discontinuità nell’andamento di alcuni indicatori macroeconomici, è fondamentale tenere sempre come riferimento i livelli a cui eravamo prima della crisi.
Ieri l’Istat ha pubblicato i nuovi dati sulla produzione industriale. Anche questa volta la notizia è stata diffusa da molti giornali o telegiornali in modo fuorviante o errato.
Ad esempio Il Tg2 dell’11 ottobre delle ore 20.30 lanciava così la notizia:
Buone notizie per la nostra economia la produzione industriale ad agosto ha fatto un balzo in avanti del 9,5 per cento rispetto ad agosto del 2009 e dell’1,6 per cento rispetto a luglio. Si tratta del miglior dato annuo dal dicembre del ’97.
Anche Repubblica.it, pochi minuti dopo la pubblicazione del comunicato, titolava la notizia in modo errato: Produzione agosto +9,5 per cento sull’anno il dato migliore da dicembre del 1997.
Oppure la versione cartacea del Corriere della sera che titola così:
Più macchinari scatto della produzione. E nel sottotitolo per l’Istat ad agosto è salita del 9,5 per cento il livello più elevato dal 1997.
Il dato non è il migliore dal 1997, come si può facilmente evincere guardando il grafico 1 costruito sui numeri resi pubblici ieri: la produzione industriale è ancora lontana dai livelli dellaprile 2008, per l’esattezza è del 17,1 per cento inferiore rispetto a prima della crisi.
Bisogna poi tener conto che il mese di agosto è statisticamente ballerino a causa dell’effetto destagionalizzazione. La destagionalizzazione è una metodologia applicata allo scopo di identificare e rimuovere le fluttuazioni di carattere stagionale che impediscono di cogliere correttamente l’evoluzione di breve termine dei fenomeni considerati. (1)
Chi, con l’ausilio dei numeri, volesse capire meglio la situazione, guardi le serie storiche dell’Istat. Nella colonna dedicata ai dati grezzi il mese di agosto registra livelli molto più bassi del mese precedente: i dati grezzi di luglio 2010 registrano un 99,2 mentre ad agosto siamo a 51,9. Con i dati destagionalizzati, il valore di luglio 2010 è 89,1 che sale a 90,5 in agosto.
Agosto è il mese in cui molte aziende chiudono per le ferie estive e risulta quindi estremamente sensibile all’effetto della destagionalizzazione. Inoltre questo mese di agosto, al pari di quello dell’anno precedente, è diverso dal passato, perché molte aziende hanno dato ferie più lunghe del normale ai loro dipendenti, e perché, purtroppo, non è detto che a settembre tutte le aziende abbiano riaperto .
Per capire meglio l’andamento della produzione industriale sarà dunque importante aspettare il dato di settembre che è, statisticamente parlando, più significativo. A guardare le previsioni di Confindustria, non sarà particolarmente positivo. Il comunicato, oltre a evidenziare come la produzione industriale sia ancora del 17 per cento inferiore rispetto ai livelli precedenti alla crisi, stima una leggera flessione per il mese di settembre. Previsione che sembra confermata da un’altra stima dell’Ocse.
Ieri infatti è stato pubblicato anche l’aggiornamento del Cli, il famoso superindice dell’Ocse, che per mesi è stato utilizzato da televisioni e giornali per sbandierare la ripresa economica. Da quattro mesi il superindice (che prevede con circa sei mesi di anticipo l’andamento del ciclo economico) mostra segnali di flessione. E, come già segnalato da sotto l’ombrellone, la notizia continua a passare inosservata.
Riportiamo qui sotto la traduzione di uno stralcio del comunicato Ocse.
Il Composite leading indicator (Cli), ossia il Superindice Ocse relativo al mese di agosto 2010, rafforza i segnali di rallentamento della crescita economica già evidenziatisi negli ultimi mesi. Il Superindice relativo ai paesi Ocse scende di 0,1 punti nell’agosto 2010. È il quarto mese consecutivo in cui l’indice mostra variazioni irrilevanti o una crescita negativa.
Le previsioni per Canada, Francia, Italia, Regno Unito, Brasile, Cina e India mostrano segnali di flessione. I segnali più forti di flessione emergono per gli Stati Uniti. Per Germania, Giappone e Russia, il Superindice prevede un proseguimento della fase espansiva.
Nel grafico 2 si può vedere l’aggiornamento del Cli riferito all’Italia.
(1) Definizione Istat.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
maurizio sbrana
E’ evidente che nella maggior parte dei TG italiani le redazioni economiche sono nelle mani di cretini, oppure (peggio…) di ‘maggiordomi’ di qualcuno. Cosa ci sarebbe di male nel dire le cose come stanno, anche perchè, seppur molto faticosamente, i dati stanno riprendendo. Come siamo indietro!
Tommaso Pieragnoli
Buonasera, leggo sempre molto volentieri gli articoli più strettamente economici del sito. Devo dire, però, che la sensazione a leggere le precisazioni che enumerate nell’articolo è quella di chi vuole a tutti i costi abbattere qualsiasi dato che possa sembrare positivo. Io giro molto per lavoro e vado spesso da imprenditori: lo sanno benissimo che non siamo ai livelli del 2007, ma sicuramente sapere che l’economia a stento sta comunque riprendendosi può aiutare ad affrontare le difficoltà quotidiane. Domanda: Secondo voi l’economia si basa sulla fiducia e sull’emotività? Grazie. Tommaso Pieragnoli
La redazione
Gentile Tommaso Pieragnoli,
non è nostra intenzione mettere in risalto solo i dati negativi. Semplicemente crediamo che dovere dei mass media sia dare un’informazione corretta cosa che spesso, purtroppo non accade. Confondere un livello con una variazione è un errore grossolano ed è nello spirito de lavoce evidenziarlo.
Alex
Il punto più elevato si registrò nell’Aprile 2008. Fammi ricordare un po’ che capitò in quei mesi… uhm uhm… da allora buio totale!
Robert
Vorrei proprio vedere un grafico della produzione industriale italiana dal 1985 a oggi. Il valore odierno di 90 circa rispetto all’indice 100=2005 non mette infatti in risalto come già nel 2005 il valore della produzione industriale fosse stagnante da molti anni. Probabilmente il valore odierno è simile a quello degli inizi degli anni 90… abbiamo perso 20 anni di crescita industriale! E proprio nel periodo di più forte espansione dell’economia globale. Ma dove vogliamo andare?
michele
Chiaro e oggettivamente esaustivo. Non ci sono margini di interpretazione quando un fenomeno e’ spiegato e scandagliato nella sua globalita’.
Antonikku
Non uso le stesse parole del sig. Sbrana, ma ho più volte avuto conferma, per fatti che conoscevo personalmente, che i giornalisti che si occupano di economia nel migliore dei casi siano di un’ignoranza bestiale. E non solo nei giornali "generalisti".
X
L’aspetto che mi sembra sia del tutto trascurato è quello delle revisioni a cui viene sottoposta la serie storica dell’indice di produzione industriale. Il processo di destagionalizzazione applicato ai dati più recenti (le "code") fornisce risultati che successivamente possono subire considerevoli revisioni, soprattutto nel caso del mese di Agosto (dove è molto forte la componente stagionale). Un esempio per tutti: il dato congiunturale destagionalizzato relativo al mese di Agosto 2009 fornito dall’Istat il 9/10/2009 era +7%, dunque fortemente positivo ed accolto con forte entusiasmo. Nell’ultimo comunicato del 11/10/2010 al mese Agosto 2009 si legge -1.9%….
Giulio Gavi
Era da qualche giorno che rimuginavo il dato della ripresa del +9,5% ad Agosto. Finalmente trovo riscontro nei miei dubbi. Resto attonito di fronte a una menzogna generalizzata e ripetuta da più mass media come :… è il dato migliore da dicembre del 1997. Al contrario di qualcuno che giustifica le menzogne propinate quotidianamente da alcuni mass-media, ritengo che almeno i numeri debbano essere super partes. A questo proposito mi complimento con voi per l’articolo.
Alessandro Sciamarelli
Mi permetto solo di aggiungere un paio di dati eloquenti. L’indice della produzione industriale (destagionalizzato e corretto per i giorni lavorativi) ha perso complessivamente un’inezia come 27.9 punti percentuali tra il picco dell’aprile 2008 ed il minimo storico toccato nell’agosto 2009 (trattasi di minimo storico dal 1990!..). Da allora, di tale perdita non ha recuperato che 7.6 punti, e l’ultimo dato disponibile attesta che non siamo tornati che ai livelli osservati nel I trim.1994. Come si possa parlare di"massimi storici" o di "ripresa" è cosa che desta meraviglia. Quale che ne sia la ragione (scarsa voglia di analizzare i dati o malafede) si vede che il livello del giornalismo economico in Italia è piuttosto sconfortante.
Tarcisio Bonotto
Mi impressionano i dati snocciolati a confermare un rialzo o un ribasso della produzione industriale, un aumento o diminuzione delle esportazioni, statistiche e dati economici. L’impressione che ci si perda in particolari e non si lasci emergere il fatto che la nostra, come quella a livello mondiale, sia una crisi sistemica. E’ il sistema economico così com’è, che fa acqua. Quindi qual’è la soluzione ad una crisi sistemica? Non qualche rattoppo qui e lì, ma un vero e proprio sistema economico non capitalistico, perchè questo ha fallito ci sta seppellendo in un oceano di debiti… Certo una maggiore scientificità di analisi e quindi conoscenza dei fatti e degli andamenti economici, potrebbero aiutarci a riconfigurare la nostra economia, a tappare le falle della teoria economica attuale che necessita di una forte trasformazione. Oltre a questo ho proposto a Verona che gli economisti, uniscano le proprie voci in un’unica voce, a chiedere i cambiamenti socio-economici necessari per una svolta in Italia. Dovremmo arrivare a questo perchè i politici non fanno "Economia", non ne sanno granchè. Che cosa possiamo aspettarci da loro?
umberto impresefficace.it
I numeri dimostrano che la crisi è ancora in pieno atto (basta vedere i livelli di disoccupazione) ma il problema non è il capitalismo visto che le imprese sono le uniche che tirano la carretta; i debiti li hanno creati le istituzioni finanziarie (che vorrei ricordare sono istituzioni sociali e dovrebbero essere soggette a regole) e il nostro sistema politico, un vera macchina per fare danni da 40 anni a questa parte, incapace di pianificare alcunchè a livello economico, fiscale e lavorativo; non bisogna cambiare il sistema capitalistico, ma la classe politica in toto e le regole del mercato…