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DILUIZIONE IN LEGGE IN UN DECRETO

Una serie di veti incrociati dei partiti nella X Commissione del Senato sembra stia riducendo la portata delle liberalizzazioni previste nel decreto “cresci Italia” del 24 gennaio scorso. Quel provvedimento, lo avevamo scritto, andava rafforzato per essere davvero incisivo nello stimolare la crescita. Invece, viene sistematicamente diluito. I partiti pretendono che sui taxi si rimettano le decisioni sulle licenze e sulle tariffe nelle mani dei sindaci, da sempre straordinariamente attenti alle richieste e, talvolta, ai ricatti dei tassisti e poco alle esigenze di chi il tassista vorrebbe fare e dei cittadini che un taxi vorrebbero prendere. Alla costituenda Autorità dei trasporti verrebbe lasciato il compito di esprimere un parere in materia: si dovrebbe trattare di un parere obbligatorio e quindi i sindaci dovrebbero motivare adeguatamente le loro eventuali decisioni difformi, ma si sa che la politica locale tende ad avere un senso della vergogna piuttosto basso. L’assalto lobbistico sta anche rimettendo in discussione la possibilità di aprire nuove farmacie e la liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Sta anche cercando di diluire nel tempo (fino forse a perderla in un indeterminato futuro) la separazione tra Snam (rete gas) ed Eni, e di azzerare quel pochissimo che il decreto conteneva sulle banche. E quando si parla del settore dell’energia e di quello del credito nessuno può dire che si tratti di noccioline!
Al di là dell’importanza dei pezzi persi dal provvedimento nel suo passaggio parlamentare, rimane il segnale politico.  Il presidente del consiglio aveva invitato i partiti a non stravolgere l’impianto del decreto. Oggi proprio questo sta avvenendo. Inoltre ad avere un impatto significativo non sono tanto le singole misure, sui taxi o sulle farmacie, ma l’insieme dei provvedimenti. Se l’insieme si assottiglia, il rischio è che il risultato finale sia molto rumore per nulla. Ci sono tanti veti incrociati anche nella trattativa sul mercato del lavoro. Al punto che, cercando misure condivise da tutti, delle tante riforme messe sul piatto non sembra rimanere proprio nulla. Come pensa il governo di andare avanti senza il consenso dei partiti e delle parti sociali nella cruciale (ma ancora poco delineata) riforma del mercato del lavoro quando appare disponibile a cedere ai veti incrociati di lobbies ristrette ma ben rappresentate in Parlamento?

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LA RICETTA SPAGNOLA SUL LICENZIAMENTO

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L’ATTESA

  1. enzo ciminari

    Tra gli emendamenti concernenti la liberalizzazione dei taxi vi è il ritorno ai comuni della responsabilità sulla definizione del numero delle concessioni, rendendo obbligatorio ma non vincolante il parere della costituenda Autorità dei Trasporti. Condivido pienamente la considerazione espressa nell’articolo con riferimento al fatto che l’eventuale “ricorso” dell’Autorità avverso le determinazioni dei Comuni sarà verosimilmente quasi sempre privo di effetti. Ciò dato, mentre continuo a ritenere che si dovrebbe ritornare al testo originario del governo, mi chiedo se, nell’ipotesi che prevalgano gli emendamenti proposti, non sia il caso di cancellare ogni previsione di intervento dell’Autorità dei Trasporti (e, quindi, di rinunciare a ogni intervento di liberalizzazione nel settore). Enzo Ciminari

  2. Guido Di Massimo

    Purtroppo sembra si continui a far ben poco per far conoscere nomi e cognomi dei lobbisti.

  3. Gabriele Brini

    L’Authority per il rilascio delle licenze taxi ha tutte le caratteristiche dell’anticostituzionalità. Non è conforme al titolo V della Costituzione, nello specifico gli articoli che vanno dal 117 al 120. I Sindaci ritengono che queste attribuzioni spettino a loro.

  4. franco.benincà

    Attendevo il momento della liberalizzazione nei confronti degli avvocati, farmacisti, taxisti ecc.. Prof. Monti Lei sa benissimo che il muro difensivo delle categorie e anche delle organizzazioni sindacali sia difficilissimo da perforare, anche se le decisioni appartengono a Governo e Parlamento. Lo dimostra il fatto che il decreto sta perdendo pezzi e finirà per essere smontato. La rappresentività della quale godono queste categorie in Parlamento è ben solida, non è una questione di potere lobbystico in se. L’ex ceto medio non è così munito in quanto a parlamentari e gli stessi rappresentanti di quelle categorie minacciate sono seri professionisti nel regolamentarsi. Purtroppo, Prof. Monti, è un fatto storico e sociale: solo determinate élite danno i loro uomini e donne alla politica. I Gary dinners citati nel testo di economia industriale di Scherer, sono le sedi degli accordi ed alla fine partoriscono gli onorevoli che sanno aggirare e contrastare ogni minaccia . Il monopolio e l’oligopolio da loro esercitato non è stato scalfito da nessuna crisi economica, nemmeno in quella di guerra. Buon lavoro Prof. Monti e sentiti auguri.

  5. Savino

    E’ la dimostrazione che l’assetto istituzionale italiano sotto l’aspetto decisionale non funziona più. Ha colpito molto vedere il Presidente del Senato imbarazzato di fronte all’assalto fisico soffocante messo in atto dai lobbisti. Occore un iter legislativo preferenziale per certi provvedimenti, un pò come è stato modificato l’iter della Finanziaria. Personalmente, mi viene da dire che, così come giustamente lo Stato combatte i no-tav che ostacolano i cambiamenti necessari, con altrettanta durezza esso dovrebbe agire nei confronti delle lobby, anch’esse di traverso sulle innovazioni per propri interessi.

  6. LUCIANO GALBIATI

    Il DL liberalizzazioni prevede per i taxi il mantenimento di un sistema regolamentato (prevalente in Europa e USA). Si è evitato l’errore di scegliere tra 2 estremi sbagliati. La totale deregulation; che comporta x i taxi il fenomeno -ben noto in letteratura- della “concorrenza distruttiva” (i taxi di Dublino). All’estremo opposto il “cumulo delle licenze”; che genera oligopoli e sfruttamento del lavoro (i taxi di New York). Il Governo ha scelto di efficientare attraverso maggiore flessibilità (orari,tariffe,territorialità).Se questa direzione è giusta enorme perplessità suscita l’authority nazionale x disciplinare il servizio taxi. Nel metodo: non è una liberalizzazione,ma un atto dirigista. L’illusione della concorrenza per via burocratica e centralista. Tariffe, licenze e turni sono in tutto il mondo gestiti dai comuni;anche nella iper-dirigista Francia. Nel merito: può davvero un autorità centrale conoscere meglio delle autorità locali le esigenze di servizio degli 8.000 comuni italiani? Realtà caratterizzate da enormi differenze socio/economiche. Anche al più timido liberista è chiaro che l’authority dei taxi è l’ennesimo carrozzone italico.

  7. P. Magotti

    Monti, a mio modesto parere, dovrebbe mettere la fiducia sul decreto. Voglio proprio vedere chi non la vota. Già il decreto è blando, si poteva fare di più, se poi viene ulteriormente depotenziato. Monti è li soprattutto per le liberalizzazioni, se non le fa, non serve che stia li. E’ il momento di mostrare gli attributi, Presidente Monti.

  8. arnaldo pascoli

    Lo spread cala …hanno ragione le lobby, evidentemente…

  9. Eugenio Stucchi

    Capisco il vostro punto di vista da economisti, ma da giurista non posso non rilevare che il potere legislativo spetta al Parlamento e non certo al Governo, che può esercitarlo solo temporaneamente ed in precise e definite situazioni di necessità ed urgenza. Nessuno mette in dubbio la gravità della crisi, ma piuttosto a mio avviso sono del tutto arbitrari i supposti collegamenti tra provvedimenti adottati e crisi. Cosa centrino i taxi o i farmaci di fascia C con lo spread nessuno è in grado di spiegarlo. Il re è nudo, e bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di dirlo. Più che di diluizione di un decreto, direi si tratta di ripassare il potere a chi deve esercitarlo secondo la nostra Costituzione. Anche la favola delle lobby che assediano il Parlamento, eccettuata la categoria degli avvocati, è fantasia. I farmacisti in parlamento sono direi meno di 5, i notai sono 3 o 4, i tassisti penso siano assenti. La questione delle liberalizzazioni è una mera bufala. La Germania cresce più di tutti con un’economia molto meno liberalizzata. Vigono infatti in Germania tariffe vincolanti, professioni strettamente regolamentate. Non viene a nessuno il dubbio che abbia ragione la Germania?

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