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TERREMOTO ED EFFETTO TELETHON

Quando accade un disastro naturale e terribile, a molti viene spontaneo dare il proprio aiuto. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, è possibile ad esempio inviare un sms alla protezione civile per donare due euro. Per rendere l’iniziativa più efficace sarebbe opportuno diffondere in tempo reale l’ammontare totale di contributi fino a quel momento ricevuti. Perché secondo studi recenti sapere che gli altri hanno contribuito alla causa comune induce il singolo individuo a essere più generoso. E aiuta a fermare l’attenzione su quel tema, a farlo diventare più saliente.

Quando accade un disastro naturale e terribile come un terremoto, a molti viene spontaneo dare il proprio aiuto, in forme diverse che vanno dal volontariato diretto all’invio di denaro. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, è possibile ad esempio inviare un sms al numero 45500 della protezione civile per donare due euro (tra parentesi: fatelo)

COME SCATTA L’ALTRUISMO

Si può riflettere lungamente sulla natura dell’altruismo umano, ma in questi casi bisogna essere pragmatici e trovare modi che aumentino in maniera significativa i contributi da parte dei cittadini. Qui propongo una soluzione semplice, che sembra supportata da buona e rigorosa evidenza empirica: l’idea è quella di seguire l’approccio di Telethon e diffondere in tempo reale – ad esempio attraverso una scritta in sovraimpressione trasmessa durante i programmi televisivi – l’ammontare totale di contributi ricevuti. Tale informazione dovrebbe indurre un aumento nelle donazioni future, specialmente da parte di chi non ha ancora contribuito. È questo il risultato di un recente esperimento sul campo effettuato da Jen Shang e Rachel Croson. (1)
Dal punto di vista teorico non è chiaro se gli atti altruistici compiuti da altri individui verso una causa comune inducano a diminuire o aumentare il mio contributo individuale. Se mi interessa l’ammontare totale ricevuto e non il mio contributo in se stesso, allora quelli altrui sono un perfetto sostituto rispetto al mio, da cui consegue un effetto di spiazzamento totale: un euro in più da parte degli altri mi induce a versare un euro in meno.
Vi sono però modelli alternativi secondo cui il mio contributo è in una relazione di complementarietà con i contributi altrui. I risultati nel pezzo di Shang e Croson supportano per l’appunto questa seconda classe di modelli, secondo cui sapere che gli altri hanno contribuito alla causa comune mi induce a essere più generoso. Per quale motivo? In realtà i motivi plausibili sono più di uno.
In primis
, potrebbe innescarsi un meccanismo di reciprocità: ho voglia di donare se gli altri fanno altrettanto. Oppure può giocare un ruolo la voglia di conformismo: se gli altri donano non voglio apparire diverso ed essere giudicato negativamente dal punto di vista sociale. Un terzo meccanismo ha senso in una situazione di informazione incompleta, in cui non so esattamente se una certa causa comune (o un certo ente benefico) è di buona qualità e dunque meritevole del mio sostegno: il fatto che altri diano un contributo può segnalare questa buona qualità della causa o dell’ente benefico.
Aggiungo una quarta motivazione, di carattere informativo/mediatico: la mente umana è occupata da mille temi che necessitano di attenzione, che ahinoi risulta essere una risorsa limitata. Fornire informazioni sulla causa comune e sull’ammontare finora ricevuto rende più saliente il tema, cioè induce gli individui ad attribuirvi maggiore importanza.
A questo proposito, forse non basta dare l’informazione sul numero di sms (45500), ma è mediaticamente molto più efficace mostrare la performance delle donazioni totali, e – perché no – Regione per Regione, così da innescare una gara benefica.

(1) Jen Shang e Rachel Croson (2009). “Field Experiments in Charitable Contribution: The Impact of Social Influence on the Voluntary Provision of Public Goods.” Economic Journal, 119: 1422-1439, disponibile qui.

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PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

  1. marco

    Ho già fatto una donazione. Amo la mia gente. Vivo in Emilia da sempre e nella mia vita ho vissuto tanti terremoti in media uno ogni qualche anno; a Ferrara solo 500 anni fa, un batter di ciglia se ragioniamo in tempi geologici, è avvenuto un terremoto distruttivo-In Emilia la normativa antisismica è stata introdotta solo nel 2003-Perchè? Di chi è la colpa di questa imprudenza? Chi è che se ne è fregato per decenni? Chi in questi anni ha continuato e continua a progettare autostrade inutili distruggendo il territorio e se ne è fregato di mettere a norma antisismica scuole e ospedali con la scusa che non ci sono i soldi? La procura che indaga sui crolli dovrebbe cercare negli uffici dei politici- Il rischio è che vada in galera qualche ingegnere pollo un po’ superficiale che comunque voleva rispettare le regole- E’ facile scaricare i costi sulla gente comune facendo breccia sulla generosità sull’abnegazione e sulla dedizione al volontariato degli italiani e nascondendo le vere colpe e i veri colpevoli- Siamo ancora ai tempi dei Promessi Sposi-Le risposte le dovrebbe dare lo Stato, ma non punendo i cittadini con una nuova tassa che non toglieranno mai…

  2. msp

    il consorzio parmigiano reggiano, consiglia di contribuire acquistando più’ parmigiano presso il proprio negozio abituale. mi sembra una buona idea. meglio del contributo sms che non si sa mai dove finisca veramente. io l’ho fatto.

  3. Giacomo

    Sapere che lo Stato funziona indurrebbe forse a più ottimismo i cittadini vessati da calamità naturali. Di fronte a situazioni simili l’idea che debba scattare la raccolta dei due euro – visto poi quanto paghiamo di tasse – è davvero deprimente, soprattutto perché una protezione civile efficiente e piani di prevenzione adeguati richiedono soldi ex ante, non ex post sull’onda dell’emotività. Non vedo la differenza con la tassa di scopo, a questo punto.

  4. Stefano Arturo Priolo

    Concordo pienamente con l’articolo di Riccardo Puglisi tanto che mi capita sovente, chiederlo ad alta voce ai tanti inviati che ci ricordano il n. 45500 (é strano che con tanta messe di strumenti comunicativi non ce ne sia uno diretto con la RAI – Radio televisione italiana).

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