Il ruolo dell’Oms è stato messo a dura prova negli ultimi anni dal rapido modificarsi dello scenario globale, con nuove priorità sanitarie e con l’emergere di nuove forme di collaborazione pubblico-privato, con annessi conflitti di interesse. Una riforma è dunque necessaria, ma non tutti sembrano volerla. Eppure il suo ruolo guida è insostituibile. Passa però da provvedimenti per la qualità della gestione e la stabilità finanziaria dell’organizzazione, dal recupero di sostegno e fiducia degli Stati membri, dalla drastica riduzione della dipendenza dal settore privato.

Il 26 maggio si sono conclusi a Ginevra i lavori della sessantacinquesima Assemblea mondiale della sanità, massimo organo dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’Oms è l’agenzia specializzata della Nazioni Unite cui nel 1948 si assegnò l’obiettivo del “raggiungimento per tutte le popolazioni del più alto livello possibile di salute”, assicurandole a tal fine considerevoli poteri normativi e il mandato “di agire come l’autorità di direzione e coordinamento del lavoro internazionale in salute”. (1)

LE NUOVE SFIDE

Un ruolo messo a dura prova soprattutto negli ultimi anni dal rapido modificarsi dello scenario globale sia in termini di priorità sanitarie, sia sul piano della governance.
La trasformazione del profilo epidemiologico globale, con tre decessi su cinque a livello mondiale  causati ormai da malattie non trasmissibili (come diabete, malattie cardiovascolari, cancro, depressione, eccetera) e l’80 per cento di quelle morti registrate in paesi a basso e medio reddito, che si aggiungono al persistente carico da malattie infettive associate alla povertà, richiede nuove strategie di intervento, con maggiore enfasi sulla prevenzione e su interventi normativi e regolatori.  Di qui, la necessità di un’organizzazione in grado di difendere le esigenze di salute su tavoli negoziali e strategici diversi da quelli che tradizionalmente rientrano nell’area di competenza dei ministeri della sanità (politiche agricole, commerciali, industriali, economiche, etc.). (2)
Sul piano della governance, le sfide derivano principalmente da uno scenario sempre più frammentato e affollato di nuove organizzazioni, iniziative globali pubblico-private, e programmi bilaterali, spesso focalizzati sul controllo di singole malattie, per lo più autonomi e non coordinati tra loro che hanno spesso relegato l’Oms a un ruolo di secondo piano. Tanto che già dal 2010 qualcuno ha iniziato a chiedere se l’Organizzazione non stesse “divenendo irrilevante”. (3)
Con i contributi obbligatori congelati dalla metà degli anni Ottanta, l’Oms dipende oggi per l’80 per cento dai contributi volontari degli stessi Stati membri e in modo crescente da quelli di partner privati – prima fra tutti la Fondazione Bill & Melinda Gates  – che ne condizionano fortemente l’autonomia decisionale e pongono, in alcuni casi, non trascurabili questioni di conflitto di interesse. (4) Peraltro, complice anche la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro rispetto al franco svizzero (divisa in cui opera l’onerosa sede dell’Oms a Ginevra), con un deficit di 300 milioni di dollari, lo scorso anno l’Organizzazione ha dato il benservito a un quarto del proprio personale. (5) Considerevoli inefficienze organizzative e gestionali, non fanno che rendere ancora più urgenti alcuni interventi correttivi.

LA RIFORMA NECESSARIA

Tra i principali punti all’ordine del giorno dell’Assemblea mondiale c’era perciò proprio la riforma dell’Organizzazione. (6) In particolare gli Stati membri hanno discusso le proposte di riforma in tre aree: criteri per la definizione delle priorità, governance e management. Nel dibattito si è insistito sulla necessità per l’Oms di divenire più efficace in entrambi i ruoli normativo e di assistenza tecnica, migliorando al tempo stesso trasparenza e responsabilità, ponendo maggior enfasi su qualità dei risultati e della governance. Rispetto al nuovo Programma generale di lavoro (2014-2019) che la prossima Assemblea mondiale dovrà approvare, i delegati hanno richiesto maggiore e concreta attenzione ai temi sociali, economici e ambientali. (7)
La sensazione degli osservatori della società civile, da tempo preoccupati della eccessiva attenzione che la Oms presta al settore privato (commerciale o filantropico che sia), è che il segretariato – alla cui guida l’Assemblea ha riconfermato la cinese Margaret Chan (unica candidata) – non voglia un vero processo di trasformazione per un rilancio politico della Oms sulla scena della governance globale per la salute. (8)
Un simile rilancio richiederebbe probabilmente strumenti che assicurino una maggiore influenza normativa alla Oms attraverso la promozione di accordi internazionali legalmente vincolanti, che sarebbero poi attuati sotto la sua supervisione, sull’esempio dei soli due strumenti del genere finora esistenti in campo sanitario: la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Framework Convention on Tobacco Control) e il Regolamento sanitario internazionale (International Health Regulations). (9) L’idea di una Convenzione quadro sulla salute globale (Framework Convention on Global Health) è già stata avanzata da una coalizione di accademici e società civile e avrebbe già ottenuto il sostegno del Segretario generale delle Nazioni Unite. (10)
Ma è poco probabile che nelle condizioni attuali l’Oms possa guidare il complesso negoziato necessario per raggiungere un simile obiettivo. Eppure, il compito non potrebbe spettare che all’Organizzazione. Un suo ruolo guida è comunque insostituibile, ma richiede inderogabili provvedimenti per la qualità della gestione e la stabilità finanziaria dell’organizzazione, il recupero di sostegno e fiducia degli Stati membri, la drastica riduzione della dipendenza dal settore privato e da contributi “legati”, e la riaffermazione della difesa della “salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. (11)

(1) WHO, Constitution of the World Health Organisation, in Basic Documents, 42nd Edition, Geneva 1999, p. 1.
(2) Devi Sridhar, Lawrence O. Gostin, and Derek Yach, “Healthy Governance. How the WHO Can Regain Its Relevance”, Foreign Affairs, May 24, 2012. http://www.foreignaffairs.com/articles/137662/by-devi-sridhar-lawrence-o-gostin-and-derek-yach/healthy-governance?page=2
(3) Chow J. C. “Is the WHO Becoming Irrelevant?” Foreign Policy, December 8, 2010
(4) L’ammontare del contributo della Bill and Melinda Gates Foundation (466 milioni di dollari) è pressoché pari a quello volontario degli Stati Uniti d’America (474 milioni di dollari). Si veda: WHO, “Sixty-Fifth World Health Assembly, Voluntary contributions by fund and by donor for the financial period 2010-1011”, A65/29 Add.1, 5 April 2012
(5) Thomas Bollyky. “Reinventing the World Health Organization”. Council on Foreign Relations, May 23, 2012. http://www.cfr.org/global-health/reinventing-world-health-organization/p28346
(6) Per un estesa trattazione del processo di riforma dell’Oms avviato nel 2011 si veda: Eduardo Missoni. “WHO Reform: threats and opportunities. A Healthier Political Functioning”. Bulletin of Medicus Mundi Switzerland No. 122, December 2011.
(7) Vedi 65th World Health “Assembly closes with new global health measures”. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2012/wha65_closes_20120526/en/index.html
(8) “Cala il sipario sull’Assemblea mondiale della sanità”. http://saluteglobale.it/2012/05/27/cala-il-sipario-sullassemblea-mondiale-della-sanita/
(9) Tikki Pang, Laurie Garrett, “The WHO must reform for its own health”. Nature Medicine, 18:5, 646, May 2012
(10) Si tratta di JALI (Joint Action and Learning Initiative on National and Global Responsibilities for Health). Si veda anche Lawrence O. Gostin, “A Framework Convention on Global Health. Health for All, Justice for All”. JAMA, May 16, 2012, 207:19, 2087-2092.
(11) Così recita la Costituzione della Repubblica italiana all’articolo 32.

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