Quella di Volkswagen è una vicenda che ha dell’incredibile. Ma può avere conseguenze disastrose per la casa tedesca e ricadute su tutta l’industria automobilistica. Dai nuovi standard per i motori diesel alla confusione che regna nel mercato e che richiede l’attenzione delle autorità di vigilanza.
Le conseguenze della truffa
C’è un solo aggettivo per definire quello che è successo alla Volkswagen: incredibile! Un gigante del settore automobilistico, in procinto di diventare il primo produttore al mondo, già emblema di qualità e affidabilità, ha truccato i motori diesel per ridurre artificialmente le emissioni inquinanti durante i test. L’imbroglio è stato scoperto e ora la casa di Wolfsburg è in guai seri, al punto da mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’impresa. Già molto è stato detto sull’argomento. Mi limito quindi pochi punti meno sottolineati nel dibattito.
Ho definito “incredibile” l’evento perché mette veramente a rischio l’esistenza di una delle società più importanti del mondo. Come è possibile che sia successo? Chi si è preso la responsabilità di mettere in atto una truffa di questo genere? Tanto più che il software è installato su 11 milioni di veicoli: come si poteva pensare che prima o poi qualcuno non se ne sarebbe accorto? Chi ha fatto questa scelta suicida doveva esserne consapevole. Siamo quindi di fronte a un fallimento eclatante della corporate governance dell’impresa, che ricorda per certi versi i casi di Enron o le truffe finanziare all’origine della grande crisi. Perseguire i colpevoli non è quindi solo un atto di giustizia. Servirà anche a capire quale sia stato il processo all’interno di Volkswagen che ha portato a questo disastro, possibilmente fornendo spunti per evitare che si ripetano casi del genere.
Le conseguenze per la Volkswagen sono di due tipi. Da un lato, ci rimette la reputazione. Ciò implica che la domanda di automobili a marchio Volkswagen potrebbe diminuire. Il danno, seppur grave, è rimediabile con una seria operazione di trasparenza interna e con un po’ di pazienza. I consumatori hanno la memoria corta.
L’altra serie di conseguenze riguarda le possibili cause legali, le multe che possono essere comminate, i costi per mettere a norma le automobili in circolazione. A questo stadio sono aperte tutte le opzioni. I conti saranno sicuramente salati, ma è impossibile dire quanto. Negli Stati Uniti su questioni simili non ci vanno certo leggeri. In questo caso, poi, non si devono neppure preoccupare del fatto di danneggiare un’impresa americana, quindi non aspettiamoci sconti.
Non è ancora chiaro quanto la truffa sia diffusa al di fuori degli Stati Uniti, ma sembra che solo una piccola parte delle macchine truccate sia stata venduta negli Usa. Bisogna quindi vedere cosa succederà negli altri paesi. Nell’ipotesi più pessimistica, i costi potrebbero portare Volkswagen sul lastrico. L’Europa si trova quindi di fronte a un dilemma. Da una parte, punire un’impresa che ha imbrogliato i consumatori su un aspetto fondamentale per la saluta pubblica. Dall’altra, preservare il contributo dell’impresa alla società europea, particolarmente in termini di posti di lavoro. Non sarà un percorso facile. L’aspetto ironico della vicenda è che ora il cerino è nelle mani dei tedeschi, che nella gestione della crisi europea hanno sempre anteposto la questione “morale” (chi sbaglia paga) a quella economica. Anche da questo punto di vista sarà interessante seguire gli sviluppi.
Confusione nel mercato
L’aspetto più sorprendente della vicenda è stata, però, la reazione dei concorrenti. Normalmente, ci si aspetterebbe che problemi per Volkswagen significhino buone notizie per gli altri produttori, che si possono avvantaggiare della sua perdita di clienti. La reazione dei mercati è invece stata opposta, con i titoli di tutte le aziende del settore in forte perdita, anche se in maniera più contenuta rispetto al -30 per cento di Volkswagen.
Le ragioni possono essere molteplici. La prima possibile spiegazione è che gli investitori pensino che, se l’ha fatto l’impresa ritenuta un gigante di integrità e tecnologia, allora è possibile che anche altre imprese abbiamo adottato trucchi per aggirare le regolamentazioni sulle emissioni. Per ora non sono emersi altri casi, e auguriamoci che rimanga un fatto isolato.
La seconda possibilità è che, in seguito allo scandalo, il sistema dei controlli divenga più rigido e gli standard più stringenti. Ciò porterebbe a un aumento dei costi di produzione per le imprese automobilistiche, con conseguenze negative sui loro rendimenti. Ad esempio, già si parla della fine dei motori diesel. Ci vuole molto sangue freddo. È opportuno rimettere mano alla regolamentazione delle emissioni inquinanti. Ciò dev’essere però fatto senza fini punitivi. Vanno chiuse eventuali falle nel sistema di controlli. Per determinare i livelli ottimali di limiti, bisogna utilizzare l’evidenza scientifica più recente sui danni alla salute e all’ambiente delle varie emissioni da una parte, e valutare i costi che le case automobilistiche devono sopportare per ridurle (che si traducono inevitabilmente in prezzi più alti per i consumatori) dall’altra.
L’ultima spiegazione del crollo di borsa delle imprese del settore è la più semplice: nei momenti di incertezza, gli investitori preferiscono vendere. E in questo momento il settore è totalmente nel caos. La confusione che regna può incentivare comportamenti di aggiotaggio: basta mettere in giro la voce che una casa automobilistica è coinvolta nello scandalo per farne crollare il prezzo. Le autorità di vigilanza devono stare all’erta, in particolare perché le azioni delle case automobilistiche entrano direttamente o indirettamente nel portafoglio di molti piccoli, incolpevoli risparmiatori.
* Una versione di questo articolo è disponibile anche su www.tvsvizzera.it
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Savino
Tutto sarà più chiaro quando uscirà la notizia che anche altri marchi hanno fatto i furbetti.
Questa è la Lehman Brothers dell’auto.
nino
Ma se adottassimo lo stesso parametro per tutti i prodotti non a norma che arrivano specialmente dalla Cina che cosa succederebbe? Probabilmente chiudiamo quel mercato e finalmente sarebbero più competitive le nostre aziende.
Andrea
Secondo quanto scritto qui le altre case costruttrici più che in silenzio stanno tremando…
http://www.automoto.it/news/vw-e-i-trucchi-delle-emissioni-ma-quale-scandalo.html
speriamo che alla fine non tocchi ai cittadini europei pagare per il salvataggio della VW
Emanuele
Ennesimo caso di fallimento del mercato, e la cosa divertente è il fiorire di articoli (non su lavoce.info per ora) che accusano sindacati, stati, UE… come responsabili.
Pazzesco.
Finirà come al solito con un enorme salvataggio pubblico, deficit statali, abbassamento dei salari sia nel private che nel pubblico e eliminazione di ferie/tutele per incrementare la “competitività”.
Michele
Qualcuno ha stimato quanto può costare il crollo di wv in italia, visto il grande indotto che genera anche nel nostro paese?Non solo in termini di pil ma piuttosto di posti di lavoro.
Piero
Il saldo della bilancia dei pagamenti e’ favorevole alla Germania, sicuramente vi saranno meno importazioni dei prodotti tedeschi che compenseranno il calo delle nostre esportazioni, i sub fornitori che oggi stanno lavorando per i tedeschi era il tessuto dei sub fornitori della Fiat, speriamo che oggi tornino alla loro attività iniziale. Il settore della meccanica tedesco ha raddoppiato le vendite all’interno dell’Ue, grazie all’euro, dispiaciuti di tale scandalo, ma grazie ad esso si potrà tornare ad un rapporto più equilibrato con la Germania.
Piero
Non vorrei che la preoccupazione odierna di Padoan, sia un modo per fare finire a tarallucci e vino una grande occasione per l’Italia; abbiamo una possibilità di chiedere i danni alla casa tedesca, circa 40 miliardi di euro, si potrebbe eliminare in un colpo l’Irap sulle imprese; diminuirà il peso politico della Germania, la Merkel sapeva tutto e ha legalizzato il comportamento della casa automobilistica, ci possiamo avvantaggiare politicamente di questo scivolone tedesco.
Padoan oggi si preoccupa dell’indotto italiano, che dovrà essere assistito ma troverà sicuramente altri clienti, Delrio, ieri si è preoccupato di fare controlli su altre case automobilistiche, al fine di alleggerire le colpe tedesche. Perché il governo non chiede subito i danni?
Giorgios
MI è chiaro l’aspetto mediatico, ma ritengo necessaria una impopolare nota tecnica. La verifica delle emissioni viene fatta con una procedura convenzionale, consapevoli che l’uso su strada dell’auto porterà ad emissioni maggiori. Il concetto è che una riduzione delle emissioni convenzionali si porterà dietro anche una riduzione delle emissioni reali. Quindi la soglia convenzionale non implica il raggiungimento di una analoga soglia reale, ma è solo un indice relativo di accettabilità. In quest’ottica è chiaro che VW ha prodotto e venduto auto rigorosamente a norma. Un esempio in un altro campo: per i cementi è richiesta una resistenza dopo 28 giorni, con l’uso di una certa ricetta. La resistenza la si può ottenere usando calcari selezionati (ottenendo resistenze molto alte nel tempo) o accelerando la reazione chimica aumentando la macinazione, ottenendo resistenze uguali a 28 gg, ma minori nel tempo. Entrambe sono rigorosamente a norma.
Norbert
Questa differenza tra test di laboratorio e valori effetivi sono saputi da tutti e da tanto tempo. La VW, per quanto ho capito, è andato oltre installando un software specifico che fa funzionare il catalizzatore in una situazione di laboratorio efficace, mentre su strada lo disattiva parzialmente per abbassare consumi e costi e allungando gli intervalli di manutenzione in officina. Tutto quanto, devono aver pensato gli ideatori, nell’ interesse del consumatore automobilista.
Raf
Per quanto chiara e credo accettabile l’annotazione, mi permetto di osservare che certamente non è prevista e non fa correttamente parte della “procedura convenzionale” l’esistenza al suo interno di un sistema di alterazione delle condizioni di misura delle prestazioni; quale è stato accertato essere stato fraudolentemente messo in atto.
bob
..a parte la solita ” americanata” tale è in termini reali la vicenda, basterebbe solo immaginare quanto inquinanano quegli orrendi carrozzoni 6000 di cilindrata che producono loro, mi chiedo se per gli interessi di 4 “texani” nel 2015 facciamo viaggiare le auto con una tecnologia del ‘800 ( motore a scoppio). Si dice “le norme americane severissime” quali quelle che permettono (a loro) per legge di produrre carne stracariche di ormoni oppure di produrre orrendo cibo spazzatura? Tanto per fare esempio in un altro settore. Sono uno storico cliente WV seguitero’ ad esserlo per la loro qualità e serietà. Non mi sono simpatici i tedeschi in certi atteggiamenti, ma questa vicenda dovrebbe far capire a noi “europei” di aprire gli occhi e difendere la qualità della vita del ns Continente che non ha uguali al mondo. Per non parlare della vergognosa sanità USA e di un Paese che a fronte di un delitto ne commette uno molto più grave e crudele, 200 anni fa da noi scriveva un certo Cesare Beccaria gli USA non esistevano ancora.
rosario nicoletti
Finalmente ho letto un articolo equilibrato e realistico sulla incredibile vicenda. Ed è giusto chiedersi quali possono essere le soluzioni: non basta riprogrammare le centraline delle auto. Si avrebbero auto o con prestazioni inferiori o con caratteristiche ecologiche inferiori. In entrambi i casi i clienti andrebbero risarciti. Che fare?
marcello
L’aggettivo giusto non è incredibile ma criminale: perchè reiterato per anni e condiviso da diversi livelli della catena di gestione aziendale con il solo obiettivo di procurare illeciti profitti all’azienda a tutti i suoi livelli. Non un comportamento anomalo ma coerente per esempio con quello della Deutsche Bank condannata per aver manipolato il Tasso LIbor ecc. Uno stile di corporate governance altro che storie.
bob
…aggiungo che la cosa si sta profilando sempre più come una “pericolosa americanata” . Siria, Crimea e altri segnali lo confermano