Lavoce.info

Come ti recupero vecchi edifici e risparmio energia

Il presidente dell’Enea ha proposto la creazione di un fondo pubblico per dare impulso alla riqualificazione degli edifici, soprattutto di quelli che potrebbero garantire grandi risparmi energetici. Il meccanismo, però, è tutto da studiare. Capire i motivi del fallimento del green deal britannico.

Un fondo pubblico per riqualificare i condomini

Durante la presentazione del quinto Rapporto sull’efficienza energetica (Raee), il presidente dell’Enea Federico Testa ha proposto di istituire un fondo pubblico per accelerare la riqualificazione degli edifici ad alto potenziale di efficientamento energetico. Le valutazioni dell’Enea contenute nel Rapporto stimano gli investimenti possibili nell’edilizia in circa 27 miliardi di euro annui. Tra le varie forme di incentivo, la detrazione fiscale fino al 65 per cento dell’intervento è quella che oggi meglio si presta al settore residenziale. L’Enea ha stimato che la spesa oggetto di detrazioni è stata di circa 3 miliardi di euro nel 2014. Senza ulteriori azioni di accompagnamento, l’attuale meccanismo non permetterà però una rivoluzione come quella prospettata dal presidente Testa. Le detrazioni fiscali infatti non risolvono la situazione delle famiglie meno abbienti, finora scoraggiate dall’investimento iniziale necessario nonostante l’ecobonus.

Figura 1

gallott4

gallottini2

Modello Green Deal inglese

L’introduzione di un fondo pubblico per l’efficienza energetica spetta alla politica e non a caso il presidente dell’Enea ha rimandato a essa l’architettura del meccanismo. Data la rilevanza dell’argomento, è comunque utile formulare qualche ipotesi. L’organizzazione del fondo verosimilmente dovrebbe ruotare intorno alla Cassa depositi e prestiti. E il riferimento dovrebbe essere il Green Deal introdotto nel 2013 dal governo inglese: le parole di Testa (e degli esponenti politici presenti al convegno) ricalcano lo schema britannico. Gli interventi di efficientamento sarebbero ripagati per una parte da incentivi diretti pluriennali dello Stato che sostituirebbero le attuali detrazioni fiscali. Le utenze finali stipulerebbero poi un contratto di “efficienza energetica” (Epc-energy performance contract) ripagando la parte rimanente dell’investimento tramite i risparmi in bolletta generati dall’intervento. Nel Green Deal britannico in realtà le famiglie partecipano in minima parte anche all’investimento iniziale, ma gli alti tassi di interesse previsti per i finanziamenti e un meccanismo poco attraente per gli investitori hanno portato il governo inglese a bloccare l’erogazione di incentivi al fondo in attesa di un adeguamento dello schema. Un report del National Audit Office ha valutato che in due anni di attività solo 14mila famiglie britanniche hanno sottoscritto il piano di efficientamento con una spesa per il governo di 240 milioni di sterline, pari a circa 17mila sterline a famiglia (se rapportato al parco residenziale italiano sarebbe una spesa di oltre 500 miliardi di euro). Se il nostro governo raccoglierà la sfida lanciata dall’Enea, le difficoltà maggiori saranno nel bilanciare l’esigenza di non aumentare eccessivamente il deficit pubblico attraverso l’erogazione di incentivi diretti al nuovo fondo con la necessità di costruire un meccanismo che permetta un ritorno adeguato degli investimenti ai privati. Fondi di investimento, fornitori di energia e servizi dovranno valutare l’economicità della proposta, in particolare se il risparmio conseguito in bolletta basterà a garantire un guadagno accettabile dall’investimento. Peraltro, l’attuale parco di tecnologie utilizzabili nel settore residenziale in molti casi non ha garantito ritorni tali da giustificare una ricaduta totale del rischio sul fornitore e la garanzia di redditività solo sulla base dei risparmi energetici ottenuti.

Leggi anche:  Bollette elettriche: concorrenza non è solo prezzo più basso

Favorire lo sviluppo del mercato

La sfida del futuro sarà quella di promuovere l’innovazione tecnologica al fine di abbassare i costi degli interventi. La vera efficienza energetica è infatti quella che gradualmente abbandona ogni forma di incentivazione. Per raggiungere il traguardo sarebbe utile una maggior standardizzazione degli interventi (magari a carico della stessa Enea) per creare punti di riferimento per soluzioni tecnologiche che favoriscano l’abbassamento del grado di rischio delle iniziative e di conseguenza i tassi di interesse applicati dalle banche. Lo stato (magari tramite la Cassa depositi e prestiti) dovrebbe poi fare una grande opera di sensibilizzazione: oggi molti interventi non vengono effettuati perché gli amministratori di condominio o le stesse famiglie non sono a conoscenza dei vantaggi che ne potrebbero derivare, anche in termini di valorizzazione dell’immobile. In parallelo bisognerebbe poi favorire forme contrattuali come quelle di partnership pubblico-privato. La mera sostituzione delle attuali forme di incentivazione fiscale con un fondo pubblico rischia di non essere sufficiente per stimolare gli investitori alla ricerca di soluzioni tecnologiche efficienti in termini di costi e resa energetica. Andranno poi studiate attentamente le cause del fallimento del Green Deal britannico, partito proprio con la costituzione di un fondo pubblico che ha solo aumentato i costi degli interventi, anziché abbassarli.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Se l'auto elettrica rallenta

Precedente

Questo bail-in non s’ha da fare

Successivo

La corruzione sconfitta dalla libertà e dalle donne*

  1. paolo

    mi sembra che l’articolo colga il punto chiave, ovvero che questi interventi hanno una redditività adeguata per i privati che li fanno con fondi propri, ma insufficiente per costruirci una sovrastruttura con ESCO, banche e oneri finanziari vari. L’idea che possa coprire tutto lo stato con gli incentivi è fallace: lo stato farebbe meglio ad usare i soldi, se li ha, per riqualificare i propri edifici (e degli enti locali, e magari delle ausl, visto che gli ospedali mediamente sono i più energivori in assoluto e quindi quelli dove ci sono le migliori occasioni di risparmio). dirottare i fondi FESR interamente sulla riqualificazione impiantistica degli ospedali sì sarebbe una svolta, e permetterebbe di ricostituire in pochi anni il capitale iniziale, per spenderlo una seconda volta.

    se si vuole dare una svolta nel settore civile e residenziale, lo si faccia invece introducendo graduali obblighi di eliminazione del gasolio e del BTZ nelle zone metanizzate (è davvero uno scandalo usare ancora questi combustibili pestilenziali), nonchè di sostituzione delle caldaie a metano con caldaie a condensazione una volta raggiunti i 10 anni di vita: si tratta di investimenti semplici, standard, senza rischi, in cui le aziende italiane hanno posizioni di leadership, ad altissimo tasso di rientro economico, che sono però bloccati nei condomini dai veti incrociati e dalle maggioranze irraggiungibili in assemblea.
    i benefici sarebbero non solo ambientali, ma anche per i polmoni e per le tasche.

    • Davide

      Molto interessante. Infatti sarebbe interessante capire quanti edifici pubblici (anche scuole, che sono ovunque e più numerose anche degli ospedali) hanno installato pannelli fotovoltaici sui loro enormi e piatti tetti.

  2. Deve esserci un refuso: 240 mio di sterline non possono in alcun modo essere simili a 500 mld di euro. Erano forse milioni?

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén