Ringraziamo i lettori per i loro numerosi commenti al nostro articolo. Vorremmo innanzitutto ribadirne lo scopo, che era quello di capire se una riduzione dei compensi dei parlamentari possa indurre anche una riduzione della loro qualità.
La teoria, come ricordiamo, fornisce predizioni ambigue. La (non vasta) letteratura empirica a nostra conoscenza suggerisce invece una relazione tra livello dei compensi e qualità degli eletti (misurata come livello di istruzione). Ma – e questo è l’ultimo punto del nostro pezzo – tali risultati empirici si riferiscono a un diverso contesto, nella fattispecie l’elezione di sindaci in Italia e di governatori negli Stati Uniti. Difficile trarne lezioni per il caso dei parlamentari italiani, almeno con leggi elettorali che prevedono liste bloccate.
I lettori nei loro commenti suggeriscono di considerare altri fattori, come il fatto che la retribuzione dei parlamentari italiani è più elevata di quella dei loro colleghi europei o che essa dovrebbe essere più legata alla performance (come la presenze in aula e il numero di proposte legislative). Sono considerazioni indubbiamente importanti, ma che esulano dal punto di vista che volevamo considerare nel nostro intervento, cioè quello del rapporto tra compenso e selezione della classe politica.
Rispetto alle accuse di essere filo-governativi, suggeriamo sommessamente di fare una ricerca web di quello che abbiamo scritto sui vari temi di attualità negli ultimi mesi. Infine, rispetto all’imputazione di essere amici di Tito Boeri, fondatore di questo sito, ci dichiariamo – senza esitazioni – colpevoli.
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Massimo GIANNINI
Gli autori non hanno evidentemente capito il senso dei commenti ovvero che il problema non è quello di giustificare uno stipendio alto con la qualità del singolo parlamentare. L’analisi è quindi distorta in partenza visto che il mercato del lavoro del politico è piuttosto particolare e non è che bisogna attrarre i più bravi o selezionare i migliori. Non è un problema di qualità ma di produttività del politico di turno.
Henri Schmit
Non ho mai pensato che gli autori potessero mancare di senso critico nei confronti del governo. Secondo il mio modesto punto di vista hanno commesso due errori, entrambi molto comuni: supporre che la misurazione possa fornire risposte neutre; non è così perché dipende sempre da criteri qualitativi; secondo: in democrazia il criterio della competenza (caro ai professori, professionisti, grandi manager etc) è relativo e può essere pernicioso. Essendo bottom up la democrazia è in permanente conflitto con la competenza che è top down.