Nel 2015 il fisco ha recuperato una cifra record di imposte evase, vicina ai 15 miliardi. Ma nello stesso tempo si è indebolita l’attività di contrasto al fenomeno, con una caduta di accertamenti e controlli formali e degli incassi che ne derivano. Nessuna soluzione per la micro-evasione di massa.
Incassi dalla liquidazione automatica
Nel tracciare un bilancio dei primi “mille giorni” del suo governo, il presidente del Consiglio ha rivendicato i risultati ottenuti nella lotta all’evasione fiscale, additandoli come i più lusinghieri negli ultimi settanta anni di esperienza governativa. In effetti nel 2015, a seguito dell’attività di controllo, è stata riscossa la cifra record di 14,9 miliardi.
Se però si analizzano dettagli e risultati dell’attività svolta dall’amministrazione finanziaria, condensati dalla Corte dei conti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’anno 2015, si scopre una realtà assai diversa, ovvero – per usare le parole della magistratura contabile – un progressivo indebolimento dell’attività di contrasto all’evasione fiscale, che coinvolge tanto il numero dei controlli quanto il profilo degli incassi.
Partendo da questi ultimi, emerge anzitutto come il buon dato sugli introiti non sia affatto ascrivibile a un maggior impegno o efficacia nell’attività di controllo sostanziale, bensì alla liquidazione automatica delle dichiarazioni, conseguente al grande incremento dei casi di imposte dichiarate, ma non versate, sintomo della crisi economica e dell’ormai endemica tendenza dei contribuenti a finanziarsi differendo il versamento di quanto dovuto.
Per la Corte dei conti, “l’incremento degli introiti derivanti dalla liquidazione automatizzata delle dichiarazioni conferma (…) il crescente rilievo assunto dal fenomeno del mancato versamento delle imposte dichiarate (…) divenuto ormai diffusamente un’impropria forma di finanziamento delle attività economiche, quando non addirittura modalità di arricchimento illecito, anche attraverso condotte preordinate all’insolvenza”.
Dall’attività liquidatoria svolta nell’anno 2015 è dunque derivato un incasso di 6.887 milioni, con un incremento rispetto al 2014 di 783 milioni (+12,8 per cento). Ma si tratta appunto di cifre non ascrivibili all’azione accertativa dell’amministrazione; costituiscono anzi il riflesso di un fenomeno preoccupante. E paradossalmente il provvedimento sulla “rottamazione delle cartelle” potrebbe avere l’effetto perverso di incentivarlo ulteriormente nei prossimi anni, alimentando aspettative di futuri stralci di interessi e sanzioni. È peraltro un fenomeno che fa il paio con il crescente numero dei casi in cui gli accertamenti diventano definitivi per inerzia del contribuente, sintomo di disinteresse di soggetti verosimilmente privi di ogni risorsa patrimoniale e presagio di quote inesigibili.
Accertamenti in calo
Se poi si analizzano i risultati della vera e propria attività di controllo sostanziale e accertamento, emergono tendenze che dovrebbero indurre a ulteriore prudenza e non già a trionfalismi.
Tutti gli indicatori numerici e finanziari segnalano infatti una progressiva perdita di efficacia nell’azione di contrasto all’evasione. Il risultato monetario di controlli sostanziali e accertamenti ammonta nel 2015 a 7.753 milioni, con un calo di 300 milioni rispetto all’anno precedente (-3,9 per cento). Ma il dato più preoccupante è quello su numerosità ed efficacia dei controlli: diminuisce infatti il numero degli accertamenti (la Corte riferisce di una “progressiva e costante riduzione del numero dei controlli sostanziali eseguiti (…) con riferimento a tutte le diverse tipologie di attività”), scendono nettamente le verifiche esterne, si riduce la maggiore imposta accertata, secondo un trend decrescente da molti anni. E sono in continuo calo e oramai soltanto episodici gli accertamenti sintetici in base alla spesa, quelli basati sugli studi di settore (passati da circa 30mila nel 2010 a poco più di 8mila nel 2015), il numero di indagini finanziarie e così via.
La natura strutturale delle cause del progressivo indebolimento, individuate dai magistrati contabili nel “drastico e rilevantissimo depauperamento dell’apparato operativo” legato alla riduzione del personale e alla irrisolta questione degli incarichi dirigenziali, non autorizza peraltro a sperare in rapide inversioni di tendenza, e sollecita anzi ulteriori preoccupazioni per il futuro.
Anche perché resta irrisolto nel nostro paese il secolare problema dell’evasione di massa, della diffusa micro-evasione cui si è finora sopperito guardando altrove e recuperando gettito con sempre più discutibili rilievi interpretativi sulla ricchezza già dichiarata e assoggettata all’imposizione da soggetti di media e grande dimensione.
Come rileva la Corte dei conti, “la parte più rilevante dell’incremento di entrate effettive da attività di accertamento conseguito nel quinquennio 2011-2015 è derivata dall’attività di controllo svolta nei confronti di grandi contribuenti e, in generale, delle persone giuridiche”, mentre “la deterrenza esercitata dall’azione di accertamento nei confronti dell’evasione di massa risulta del tutto insufficiente, tenuto anche conto della sostanziale tenuità delle sanzioni concretamente applicabili in caso di violazioni”.
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Maurizio sbrana
Applichiamo l’Art.53 della Costituzione… Permettiamo la deduzione dall’imponibile delle spese di base familiari, con percentuali decrescenti al crescere del reddito (per eliminare il rischio della compravendita degli scontrini…).
Questa semplice misura abbatterebbe immediatamente gran parte del microsommerso: sarebbero richieste fatture e scontrini da parte di tutti! …
Massimo Orsi
In realtà il recupero dell’imposta evasa risulta ancora più modesto se si tiene conto che ad esso concorrono ( e in misura rilevante) anche quei controlli “a tavolino” che si risolvono nel semplice disconoscimento di oneri che il contribuente si è erroneamente attribuito sulla base di spese ( mediche, per mutui, ristrutturazioni edilizie ecc.) non documentate ovvero di detrazioni ( figli, coniuge a carico ecc.) che non corrispondono alla sua reale situazione personale. Si tratta infatti di un’attività che non comporta alcuno “sforzo” investigativo. Sarebbe interessante conoscerne l’importo esatto per avere un quadro più chiaro delle risultanze degli accertamenti
Alessandro Pescari
Il sistema fiscale domestico mostra tutti i limiti del caso. Sicuramente la cultura della “mini-evasione” è ben lontana da essere scardinata. Tuttavia una tassazione insostenibile e caotica per certi versi non aiuta un paese moderno. Si continuano a scrivere norme fiscali astruse senza un vero riordino della materia e ben che meno una semplificazione effettiva. Questo è un danno per tutti. Due semplici esempi: rottamazione delle cartelle; in questo caso la stragrande maggioranza dei “non pagatori” presenterà la domanda e poi dovrebbe versare in sole 5 rate il dovuto di cui il 70% nel giro di pochi mesi. È evidente che pochissimi soggetti potranno soddisfare la norma e guarda caso saranno proprio quelli che avrebbero comunque pagato (tutto) a prescindere dalla sanatoria. E ancora, nel sistema IRPEF sono state introdotte delle fattispecie a tassazione proporzionale (cd tassazione piatta), cedolare secca e IRI. Perché non estendere a tutta la platea dei contribuenti tali possibilitá? E’ chiaro che occorre provvedere una volta per tutte a riscrivere dei Testi unici fiscali, comprensibili ai più. Occorre in definitiva una visione diversa proiettata al sostenimento futuro del ns sistema produttivo e al tempo stesso perseguire concretamente una equilibrata tassazione.
Giuseppe Gargiulo
Si rileva che aumenta il fenomeno delle imposte dichiarate e non versate, come forma di autofinanziamento.
i dati sulla riscossione da liquidazione dicono però che molte di queste imposte dichiarate e non versate subito, vengono poi riscosse, anche a rate, tramite le successive iscrizioni a ruolo. questo mi sembra una dato positivo e non negativo in un momento di crisi finanziaria , soprattutto ove si consideri che tale fenomeno (di versamento a seguito di liquidazione ) non ha intaccato comunque il flusso delle entrate fiscali correnti spontanee, che anzi aumentano, a testimonianza di un parallelo aumento dell’adempimento spontaneo.
circa la riduzione del numero assoluto di controlli, lungi dall’essere un dato negativo, ove si parta dal dato condiviso ormai da tutti gli esperti che l’effetto dissuasivo dei controlli e la loro efficacia non dipende dal numero assoluto dei controlli (atteso che e’ talmente grande il numero delle posizioni da controllare ex post che non si riuscirebbe mai cmq a raggiungere una percentuale statisticamente significativa).
vi e’ consenso unanime in tutti gli studiosi che in un sistema fiscale formato a milioni di posizioni da controllare non si può fare affidamento sul numero assoluto dei controlli, quanto sulla capacita della Amministrazione, in base ad analisi preventiva del rischio (come si fa in attività di revisione contabile e di fraud analysis ), di orientare i controlli solo sulle posizioni più a rischio di evasione.
Giuseppe Gargiulo
Per quanto riguarda il problema della cd micro evasione da parte di tutti gli operatori medio piccoli che operano con i consumatori finali, atteso il numero elevatissimo di posizioni da controllare non è pensabile seriamente un controllo sostanziale ex post numericamente significativo di tutte queste posizioni.
per queste posizioni vi e’ unanime consenso che si rende necessario elaborare, come si e’ fatto e si sta facendo, a livello centrale delle stime di massima di normalità economica dei redditi dichiarati per avere delle grandezze di riferimento di massima su cui orientare i controlli e su cui indurre all’adempimento spontaneo.
e’ irrealizzabile infatti un controllo a tappeto di tutte le micro posizioni ex post.
inoltre sulle piccole imprese
padronali il cinyrollo della normalità economica de redditi di impresa si può e si deve coniugare efficacemente con un controllo d’ufficio (senza dover accedere ad indagine bancarie) sui dati finanziari bancari ormai disponibili in automatico nel sistema informatico della Agenza. eventuali stock di attività finanziarie e movimenti di c/c manifestamente incoerenti con i redditi dichiarati potrebbero suggerire (attraverso dei filtri informatici) l’opportunità di fare controlli mirati.ed efficaci.
per quanto riguarda l’accertamento inesigibile su società di capitali incapienti e decotte strumento e’ aumentare le richieste di fallimento fiscale in sede di riscossione (così da avere un curatore che puoi fare revocatorie ed aprire il
sandro urbani
non riesco a capire perché non sia possibile in Italia il sistema di dedurre integralmente una serie di spese , diventeremo tutti inflessibili esattori fiscali ,rimando a quanto successo con la detrazione per l spese di ristrutturazione della casa . sono emerse tante imprese edili che non pagavano o pagavano in misura esigua le tasse; terminerebbe anche la prassi di sentirsi fare l’ignobile domanda :”con ricevuta o senza?”