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Disimpegno sulla casa

Il Governo Monti non ha fatto praticamente nulla per l’edilizia abitativa a condizioni più favorevoli di quelle di mercato. Come l’esecutivo precedente. Esigue le risorse destinate al piano nazionale per la riqualificazione delle aree urbane degradate. Proroga degli sfratti solo per poche famiglie

EDILIZIA SOCIALE AL PALO

Il resoconto del suo anno di attività pubblicato dal Governo, mette in luce la sostanziale continuità con l’inazione del Governo Berlusconi nel campo dell’edilizia abitativa a condizioni più abbordabili di quelle di mercato. Sul disimpegno del Governo Monti, molto deve avere influito il proposito del ministro Passera, competente per materia, di chiamarsi fuori dalle politiche per la casa, ritenedole un compito degli enti locali.
La sola iniziativa programmata e avviata è il piano nazionale per le città, finalizzato a riqualificare le aree urbane degradate. Potrebbe produrre anche un’offerta di alloggi sociali, ma le risorse con cui è stato finanziato sono relativamente esigue (240 milioni di euro circa) e sono state stornate da altri programmi destinati all’ediliza abitativa.
Dubbi si possono nutrire anche sugli effetti “sociali” dell’eliminazione del tetto del 40 per cento alla partecipazione del Fondo investimento per l’abitare, della Cassa depositi e prestiti, agli investimenti dei fondi immobiliariari locali. Sull’efficacia di questa decisione qualche perplessità deve averla anche il Governo, visto che non l’ha menzionata nel suo resoconto.

LA QUESTIONE SFRATTI

La stessa sorte di non essere citata nel documento del Governo è toccata anche alla proroga (al prossimo 31 dicembre ) degli sfratti per finita locazione a favore di famiglie che versano in condizioni di disagio particolarmente gravi, residenti nei comuni capoluogo di provincia e limitrofi (con almeno 10mila abitanti) e in quelli ad alta tensione abitativa. È l’unica misura assunta per fronteggiare un’emergenza che diventa sempre più acuta, ma della quale potrà usufruire un numero esiguo di famiglie.
La “questione delle abitazioni” è sostanzialmente assente anche nell’agenda Monti: è vagamente evocata (“va favorito l’accesso alla casa”) nel capitoletto sulla famiglia in una società che cambia.

Autovalutazione del Governo sulle politiche per la casa

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  1. Vincesko

    La casa deve costituire una delle misure principali, assieme al reddito di cittadinanza universale, per consentire a milioni di persone di far fronte al meglio alla crisi economica che sarà dura e lunga (almeno 15 anni), poiché è frutto del riequilibrio in ambito planetario della produzione, della ricchezza e del benessere. In Italia, negli ultimi 20 anni, per lo strapotere degli immobiliaristi e dei costruttori edili, si sono costruiti 1/10 di alloggi pubblici rispetto ai Paesi europei più evoluti. Occorre: 1. una rigorosa legge sul regime dei suoli, 2. un piano corposo pluriennale di edilizia residenziale pubblica di qualità (sovvenzionata, convenzionata e autocostruita; e 3. un piano di rottamazione edilizia. Il governo Berlusconi, non appena insediato, ha varato il “Piano casa”, che si è rivelato un bluff, perché è tale solo nel nome, essendo un piano di aumento delle… volumetrie; in più ha tagliato, per il 2009, 550 milioni già stanziati allo scopo dal governo Prodi nel 2007.

  2. Licia

    Basterebbe incentivare il mercato dell’affitto, ci sono case sfitte a volontà. Come? Riduzione a quasi zero dell’IMU sulle case date in affitto, e riduzione drastica della tassazione, ancora di più se l’affitto è agevolato. Costruendo ex novo lo stato spenderebbe molto di più, poi è inutile continuare a consumare suolo per creare edilizia popolare, le case vuote ci sono. Anzi, Nel Veneto ci sono circa 23.000 nuovi appartamenti in vendita e nessuno li compra da diversi anni. Con l’attuale tassazione si fa di tutto perchè i proprietari non affittino. Incomprensibile.

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