Il Fondo monetario internazionale ha aggiornato le sue previsioni economiche rispetto a quelle di aprile, incorporando gli sviluppi più recenti dei primi mesi del 2018. Il quadro che ne esce è quello di un’economia mondiale in crescita inalterata al 3,9 per cento sia nel 2018 che nel 2019, grazie alla prosecuzione della crescita negli Stati Uniti (+2,9 nel 2018) e nei paesi emergenti (con una crescita che si conferma vicina al 5 per cento). C’è però un’area del mondo in rallentamento ed è l’Europa. A rallentare sono i grandi paesi dell’Eurozona come Germania, Francia e Italia (cresceranno nel 2018 e 2019 ma meno del previsto) e il Regno Unito dove la congiuntura post-Brexit continua gradualmente a peggiorare. Per Francia e Germania il Fondo monetario registra il rallentamento senza offrire spiegazioni dettagliate. Per l’Italia si cita l’aumento dello spread e l’incertezza sulle politiche economiche. I dati 2019 indicano un rallentamento anche più pronunciato. Sullo sfondo a pesare sul rischio di ulteriori revisioni al ribasso le crescenti tensioni indotte dalle guerre commerciali dichiarate dal presidente Trump.
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È stato Professor of Macroeconomic Practice alla School of Management dell'Università Bocconi, dove insegnava Macroeconomics, Global Scenarios ed è stato direttore del Full-Time MBA. Ha insegnato in varie università come l’Università Cattolica (sede di Piacenza), Parma, Brescia, Monaco e Lugano. Ha svolto attività di consulenza presso il Ministero dell’Economia, la World Bank, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo. Le sue ricerche si sono concentrate sulla relazione tra le riforme economiche, l’adozione delle nuove tecnologie e l’andamento della produttività aziendale e settoriale in Italia, Europa e Stati Uniti. Ha collaborato con il Corriere della Sera e ha fatto parte del comitato di redazione de lavoce.info, di cui è stato Managing editor dal 2014 al 2020. Scomparso il 29 dicembre 2021.
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