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È ancora l’automotive il barometro dell’industria

Il settore automobilistico guida il crollo della produzione industriale italiana. Varie le cause, come le nuove norme Ue e una domanda interna più debole. È una dinamica negativa da tenere sotto controllo, perché l’auto pesa molto su Pil e occupazione.

Il settore dell’auto guida il crollo dell’industria

È giunta, non a sorpresa in realtà, la notizia sulla produzione industriale italiana. A novembre c’è stato un crollo del 2,6 per cento su base annua che, sommato a un semestre al di sotto delle aspettative, fornisce un quadro dell’economia alquanto preoccupante.

Capofila della débâcle è il settore automobilistico, con vendite in calo anche nel resto d’Europa (-13 per cento in Spagna, -10 in Germania e -5 in Francia). In Italia, nei primi undici mesi del 2018 la produzione è stata inferiore del 5,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. E solo a novembre ha toccato un -19 per cento su base annuale e -8,6 rispetto a ottobre.

Sicuramente fra le cause si possono individuare una domanda non particolarmente sostenuta e un clima di tensione commerciale a livello internazionale. Inoltre, le nuove regole europee in materia di emissioni e consumo di carburante hanno probabilmente rallentato non poco il mercato delle auto tradizionali. Tuttavia, per capire meglio la situazione economica generale, è bene fare mente locale su cosa rappresenta per noi il settore automobilistico. Ma anche chiedersi: come sono andati gli ultimi anni? E come siamo messi rispetto all’Europa e al mondo?

Quanto pesa il settore automobilistico

A livello mondiale, il mercato dell’auto è tendenzialmente in espansione. A parte un crollo in concomitanza della crisi finanziaria del 2008-2009, la produzione mondiale di autoveicoli (inclusi veicoli commerciali, autocarri e autobus) è passata da 58 milioni di unità nel 2000 a 97 nel 2017.

Figura 1 – Produzione mondiale di autoveicoli (milioni di unità)

Fonte: Statista

Negli ultimi dieci anni la produzione mondiale è aumentata del 33 per cento, un incremento che vale 24,5 milioni di autoveicoli. Le sole aree con produzioni inferiori a quelle del 2007 sono il Sud America (-13 per cento) e l’Unione Europea (-2,6 per cento).

La produzione di autoveicoli in Unione Europea si è ridotta rispetto a dieci anni fa (toccava quasi il 27 per cento della produzione mondiale nel 2007, mentre oggi solo il 19,7), ma il 2017 è stato comunque migliore 2016 (+2,7 per cento). Si tratta di un’industria molto significativa per la Ue: sono impiegati nella fabbricazione di autoveicoli e componenti rispettivamente 2,5 milioni di addetti diretti e 921 mila addetti indiretti. Complessivamente si tratta di 3,4 milioni di occupati, ossia l’11,3 per cento della manodopera del settore manifatturiero. La Germania conta oltre 857 mila di addetti diretti, seguita da Francia (216 mila), Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Regno Unito.

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Tabella 1 – Produzione di autoveicoli per macro aree e paesi (milioni di unità)

Fonte: Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2018

I primi produttori al mondo di auto si confermano la Cina, gli Stati Uniti e il Giappone, che da soli producono oltre il 40 per cento dei veicoli totali.

Tabella 2 – Classifica dei paesi produttori di auto

Fonte: Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2018

Le auto in Italia

Nel 2017 il settore automobilistico italiano ha prodotto 742 mila unità (+4,2 per cento rispetto al 2016). Il fatturato delle attività produttive (dirette e indirette) del settore vale 93 miliardi di euro nel 2015 (ultimo dato disponibile), pari a un decimo del fatturato dell’intera industria manifatturiera e al 5,6 per cento del Pil a prezzi correnti.

I veicoli prodotti non sono destinati solo al mercato interno, ma hanno un ruolo importante nelle esportazioni italiane. Nel 2017, il valore degli autoveicoli esportati ammonta a 24 miliardi di euro, il 5,3 dell’export totale, mentre le importazioni valgono 33 miliardi e l’8,3 per cento del totale dell’import italiano.

Nel 2016 (ultimo dato pubblicato da Istat) la filiera automotive nazionale occupa 166 mila addetti diretti (il 4,5 per cento del manifatturiero), in aumento dai 160 mila del 2015. Per addetti diretti in questa industria, nel 2016 l’Italia è diventato il settimo paese nella Ue, dopo Germania, Francia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Regno Unito. Con gli addetti indiretti, l’industria tocca i 250 mila occupati (circa il 7 per cento degli addetti del settore manifatturiero).

Figura 2

Proprio per l’importanza che il settore riveste in termini di reddito e occupazione, i recenti tentennamenti del mercato hanno destato preoccupazione, soprattutto se inseriti in un quadro più ampio, nel quale l’Italia non ha mai recuperato i risultati pre-crisi. Rispetto al 2007, le immatricolazioni sono un quarto in meno. L’evoluzione del carico fiscale, per esempio, ha rappresentato un problema non da poco per il settore.

C’è da dire che comunque le immatricolazioni annue sono in ascesa dal minimo del 2013. Il 2018 rappresenta il primo anno di rallentamento.

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Figura 3

La dinamica delle immatricolazioni è legata a doppio filo con quella della produzione. Che, tuttavia, resta al sesto posto in Europa con un rapporto tra nuove immatricolazioni e auto prodotte dello 0,38 per cento. Il mercato interno rimane comunque un’incognita per le aziende automobilistiche nazionali. Dal 2008 a oggi la quota delle marche italiane sul totale delle auto immatricolate è scesa dal 32 al 28 per cento. Mentre in Francia e in Germania le stesse percentuali salgono al 53 e 61 per cento. L’incapacità delle aziende italiane di dominare il mercato domestico è tuttavia bilanciata dalla crescita dell’export che è risalito ai livelli di un tempo, espandendosi in mercati, come quello cinese.

Figura 4

Un aspetto che ha caratterizzato positivamente gli anni più recenti è la transizione verso un parco auto più ecologico. Nell’ultimo decennio è cresciuta la quota di immatricolazioni diesel e diminuita quella di benzina, mentre sono notevolmente aumentate le autovetture elettriche e ibride. Conseguenza immediata: la diminuzione di oltre il 20 per cento di emissioni medie di CO2 delle nuove autovetture negli ultimi dieci anni. Quanto al mercato della componentistica, fiore all’occhiello italiano, da anni vede crescere fatturato, export e addetti.

Figura 4

Questo è il quadro del settore automobilistico in questo inizio d’anno. Un anno che non si preannuncia facile per l’economia europea e in particolare per quella italiana. Se dunque l’auto rappresenta, come si è visto, una parte importante della manifattura, il suo momento difficile contribuirà negativamente alla probabile recessione.

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  1. Michele

    « L’incapacità delle aziende italiane di dominare il mercato domestico« ? Guardi, in Italia di aziende automobilistiche da tempo immemore ne era rimasta una sola, e qualche anno fa se ne è andata anche l’ultima rimasta, tra gli applausi di tutti quelli che non ne capivano nulla. Ora in Italia vengono solo prodotte auto – molto poche – di una società USA.

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