Come già fatto per la Camera, anche per il Senato abbiamo individuato i candidati sicuramente eletti, gli incerti, e quelli di riempitivo. Ne abbiamo analizzato genere, età, istruzione, professione, esperienza. In particolare per le Regioni chiave. Ecco il Senato che uscirà dalle urne.
RIFLETTORI SU PALAZZO MADAMA
Mentre gli schieramenti sono impegnati nell’ultima settimana di campagna elettorale e si moltiplicano gli appelli al “voto utile”, diventa sempre più chiaro come la partita decisiva per gli equilibri del prossimo Governo si giocherà al Senato. Il Porcellum, con i suoi premi di maggioranza regionali, rende difficile la formazione di solide maggioranze a Palazzo Madama e decisive quelle Regioni contese che assegnano molti seggi (le cosiddette Regioni in bilico, o swing).
Di conseguenza, abbiamo ampliato l’analisi svolta per la Camera includendo i candidati al Senato, per capire come l’importanza politica di questo ramo del Parlamento e la presenza di Regioni chiave abbia influito sulla formazione delle liste. Il risultato presenta molte conferme di quanto emerso in precedenza, ma anche qualche sorpresa.
DONNE E GIOVANI
Nelle liste per Palazzo Madama di queste elezioni le donne sono più del 35 per cento tra i candidati sicuramente eletti e il 21 per cento tra gli incerti, configurando un Senato molto più rosa di quello uscente, quando trai banchi sedeva soltanto il 18 per cento di senatrici. Oltre ad avere una presenza femminile più cospicua rispetto a quella della Camera, le liste per il Senato mostrano anche un minor grado di ipocrisia. Infatti, è meno evidente la tendenza a candidare le donne in posizioni difficilmente eleggibili, con l’eccezione della lista Monti.
Se però si considerano separatamente le Regioni swing, si evince chiaramente come i partiti tendano a candidare un numero significativamente inferiore di donne nelle circoscrizioni chiave, con un calo medio del 6 per cento. E con alcuni casi eclatanti: nelle posizione sicure, la lista Monti non candida nessuna donna nelle Regioni chiave, unico caso tra i partiti maggiori.
Per quanto riguarda l’età, fisiologicamente più alta a causa del limite di 40 anni per l’elettorato passivo, si conferma la tendenza a candidare i giovani nelle posizioni più arretrate, con l’eccezione di Lista Monti e Sel, tra i quali la differenza d’età media tra sicuramente eletti e senza speranza è quasi nulla.
ISTRUZIONE E PROFESSIONI
Il nuovo Senato non sarà sostanzialmente diverso dall’assemblea uscente in quanto a laureati: la scorsa legislatura vedeva tre senatori su quattro in possesso di una laurea, esattamente come gli attuali candidati con ottime o buone probabilità di elezione. Le liste con il maggior numero di laureati tra i sicuramente eletti sono la Lista Monti e, a sorpresa, la Lega Nord. È il caso di ricordare come la nuova Camera avrà un numero di laureati molto simile, a testimonianza del fatto che anche nella formazione delle liste elettorali lo status di Palazzo Madama come “Camera alta” è sempre più sfumato.
Tra le professioni, numerose conferme e qualche sorpresa: insegnanti, professori, avvocati, magistrati e sindacalisti aumentano rispetto ai candidati alla Camera. Da notare la differenza minima nella composizione per il Movimento 5 Stelle (insegnanti esclusi), indice di come i vincitori delle parlamentarie siano stati candidati tra Camera e Senato in modo indipendente dalla professione.
Le professioni più rappresentate sono avvocati, magistrati, imprenditori e medici tra le fila del centrodestra; manager, insegnanti e politici di professione nel centro, soprattutto grazie alla lista unica tra Udc, Fli e Scelta Civica. Il centrosinistra invece candida soprattutto politici, sindacalisti – in forte crescita rispetto alla Camera – e impiegati. Il Movimento 5 Stelle, infine, si distingue per liberi professionisti e impiegati.
ESPERIENZE POLITICHE
Anche per quanto riguarda l’esperienza politica, i candidati al Senato confermano l’analisi svolta per la Camera dei deputati: il centrodestra mostra il più alto tasso di ricandidatura (72,6 per cento), mentre la Lista Monti attinge in simile misura da parlamentari uscenti e volti nuovi (circa il 40 per cento non hanno alcuna esperienza politica). Il centrosinistra al contrario sceglie tra i suoi eletti nelle amministrazioni locali, soprattutto grazie alle primarie: soltanto il 31 per cento dei candidati è già stato deputato o senatore, mentre ben il 43 per cento ha ricoperto un incarico nelle amministrazioni locali. Nelle regioni in bilico questa modalità di selezione è ancora più palese: ben il 32 per cento dei candidati proviene dai comuni, contro il 15 per cento delle regioni non critiche.
La mobilità geografica dei candidati conferma il risultato: nelle Regioni swing il numero di candidati nati nella circoscrizione in cui corrono è significativamente più alto per tutti gli schieramenti (+6 per cento). Possiamo quindi provare a delineare il profilo del candidato vincente scelto dai partiti per concorrere nel modo migliore nelle Regioni chiave: maschio, volto nuovo per il Parlamento, ma con una storia personale di impegno politico sul territorio o nelle amministrazioni locali.
Nota: vista l’importanza della Regione, abbiamo incluso le liste siciliane di Mpa e Lista Crocetta, che secondo i sondaggi Cise sicuramente eleggeranno senatori. Bisogna inoltre ricordare che lo schieramento centrista presenta una lista unica (Con Monti per l’Italia) che include i candidati di Udc, Fli e Scelta Civica.
Dato il numero molto ridotto di candidati probabilmente eletti (soltanto sette) abbiamo escluso la lista Rivoluzione Civile da questa analisi.
Le Regioni considerate come chiave sono Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia.
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Giuseppe
Come mai nei grafici sulle Donne e Laureati non compare il Movimento 5 Stelle? E’ un errore?
Grazie, saluti