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Il Parlamento a una dimensione

In una legislatura che ha visto succedersi due governi sostenuti da coalizioni diverse, basta una “dimensione” per individuare se i parlamentari appartengono alla maggioranza o all’opposizione. Analisi utile anche per prevedere futuri “cambi di casacca”.

Lo spazio politico dei parlamentari

Dopo il lungo periodo caratterizzato dallo stato di emergenza per l’epidemia di Covid-19 e da un ruolo assolutamente prominente del governo – e in particolare del presidente del Consiglio – il referendum confermativo sulla legge costituzionale che ha ridotto il numero di senatori e deputati ha rimesso al centro dell’attenzione politica il Parlamento e il suo funzionamento, almeno per un breve periodo.

In una repubblica parlamentare come quella italiana, l’aspetto cruciale consiste nel necessario voto di fiducia delle due Camere a favore del governo in carica. Sotto questo profilo, l’attuale legislatura è definita dal cambio di maggioranza tra il governo Conte I (sostenuto da Movimento 5 stelle e Lega) e il governo Conte II, nato nell’estate del 2019 e appoggiato ancora dal Movimento, dal Partito democratico, da Liberi e Uguali e dall’allora neonata Italia Viva di Matteo Renzi.

D’altra parte, anche in una repubblica parlamentare è possibile che sul singolo provvedimento deputati e senatori di maggioranza e opposizione votino in maniera non omogenea alla parte a cui appartengono, ma sulla base di alleanze temporanee che “tagliano” quella distinzione. In altre parole, si crea una provvisoria coalizione di parlamentari della maggioranza e dell’opposizione a favore di un dato provvedimento e una altrettanto provvisoria coalizione simmetricamente trasversale che vota contro.

In termini intuitivi, quanto più i parlamentari appartenenti allo stesso partito/coalizione votano in maniera omogenea al loro interno, tanto più piccolo lo spazio politico in cui essi si muovono: al limite, si tratta di uno spazio a una sola dimensione. Dall’altro lato, quanto più spesso avviene il rimescolamento tra parlamentari favorevoli e contrari a una data legge o emendamento – a prescindere dalle appartenenze iniziali – tanto maggiore il numero di dimensioni che risulta necessario per descrivere questo spazio politico.

Il termine “spazio politico” non è utilizzato a caso: l’idea è di distinguere una situazione in cui le posizioni dei diversi parlamentari possono essere semplicemente rappresentate su una linea retta (uno spazio a una sola dimensione) – perché la sola distinzione ideologica tra destra e sinistra è sufficiente per descrivere la diversità delle posizioni – rispetto a una situazione più complicata, in cui servono ad esempio due dimensioni (geometricamente: un piano) per rappresentarle. Si potrebbe pensare ad esempio alla dimensione ideologica a cui si affianca una dimensione geografica (parlamentari del Nord che votano diversamente da parlamentari del Centro e del Sud). Oppure lo spazio politico può essere tridimensionale, se non più ampio ancora.

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L’analisi sulla XVIII legislatura

Se si prendono i dati riguardanti le votazioni della attuale legislatura, ci si può chiedere dunque “Quanto spesso parlamentari appartenenti allo stesso gruppo votano insieme?”. Più nello specifico, se si prende lo spazio delle votazioni dell’ultima legislatura – la cui dimensione è uguale al numero di votazioni – quante dimensioni servono per prevedere, date le votazioni di un singolo parlamentare, a quale gruppo appartiene?

Sulla base dei dati diamo qui una risposta piuttosto semplice: servono due dimensioni, se si vuol prevedere il gruppo parlamentare di appartenenza e una soltanto se si vuole distinguere tra maggioranza e opposizione.

Utilizzando i dati riguardanti le votazioni chiave della attuale legislatura, la XVIII [openpolis.it], è possibile risalire a quali componenti, nello spazio delle votazioni, spiegano la maggior parte della loro variabilità. Lo si può fare con l’analisi delle componenti principali (principal component analysis o Pca) – si veda l’esempio in figura 1. Il riferimento è quindi all’analisi effettuata sul Congresso Usa da Keith Poole e Howard Rosenthal a partire dai primi anni Ottanta (i cosiddetti punteggi Nominate – Nominal Three-Step Estimation).

(a) Rappresentazione schematica di dati distribuiti all’interno di un’ellisse, in uno spazio a due dimensioni. (b) Dimensioni principali dei dati. La prima dimensione principale è quella che spiega la parte più grande della varianza del campione. (c) Un esempio: i due assi cartesiani, possono rappresentare peso e altezza di una persona. I dati corrispondono a un campione di persone. Immaginiamo si voglia classificare il campione in base all’età (bambini/ragazzi rispetto ad adulti). La prima dimensione principale sarebbe sufficiente per fare la classificazione, nell’esempio qui riportato.

A ogni voto viene assegnato un numero: +1 se Favorevole, -1 se Contrario e 0 se Astenuto o altro. Il risultato, riguardante le prime due dimensioni principali, è riportato in figura 2. La figura riporta sull’asse orizzontale la prima dimensione principale e sull’asse verticale la seconda. Ogni punto della figura rappresenta un parlamentare. I punti sono colorati in base al gruppo di appartenenza. Vicino all’origine (centro dell’immagine) sono presenti i parlamentari che partecipano meno alle votazioni o che si astengono più spesso. Si possono notare almeno quattro sottogruppi (clusters) ben distinti. Le prime due dimensioni sembrano essere sufficienti per caratterizzare i diversi gruppi parlamentari: Le due dimensioni principali sono capaci di spiegare, rispettivamente, il 45 e il 30 per cento della varianza totale nelle votazioni.

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Figura 2
Intera Legislatura – Camera

Intera Legislatura – Senato

Tornando alla questione iniziale, ovvero il succedersi durante la legislatura di due esecutivi sostenuti da maggioranze parlamentari diverse, possiamo eseguire la stessa analisi distinguendo tra governo Conte I e governo Conte II (figura 3).

In tutti e quattro i grafici si può notare che parlamentari appartenenti ai partiti di governo sono distribuiti nella parte sinistra del grafico, mentre quelli dell’opposizione sono nella parte destra. Questo significa che già la prima dimensione principale è sufficiente per distinguere maggioranza e opposizione. In questo caso, la prima dimensione spiega tra il 75 e l’80 per cento della varianza nei dati, mentre la seconda dimensione è responsabile di meno del 5 per cento. La seconda dimensione principale (sull’asse verticale) differenzia invece i partiti di opposizione, il che significa che su alcune questioni hanno votato in maniera differente.

Questa analisi può essere naturalmente estesa, ad esempio per identificare quali siano i temi politici oggetto di votazioni che hanno una maggiore capacità di distinguere i politici appartenenti alle diverse coalizioni, oppure di “tagliare attraverso” maggioranza e opposizione creando schieramenti trasversali. Infine, l’uso di questa tecnica può essere esteso ad analisi più dettagliate delle dinamiche parlamentari. Uno studio più approfondito potrebbe portare, ad esempio, a prevedere i cambi di casacca sulla base dell’evoluzione delle dimensioni principali nel corso del tempo, identificando quelle votazioni che anticipano (som)movimenti parlamentari futuri.

Figura 3
Conte I – Camera

Conte II – Camera

Conte I – Senato

Conte II – Senato

 

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  1. Savino

    Finora, in questa Legislatura, hanno prevalso la prepotenza, l’incompetenza e la cocciutagine dei due fronti populisti e si è indebolita di molto la figura istituzionale della Presidenza del Consiglio, che non è più espressione decisionale, ma di basse mediazioni. La stessa gestione della pandemia è stata affrontata da sempliciotti e provinciali, con la chiusura di tutto e la successiva riapertura a tarallucci e vino. Del resto non sono solo i parlamentari a manifestarsi in due versioni di sè stessi, credo che il trasformismo di convenienza sia nel DNA dell’elettorato medio.

  2. L’analisi è interessante, ma si potrebbero avere i vettori delle due componenti o almento una descrizione?

    • Leonardo Petrini

      Grazie della domanda. Si riferisce ad avere effettivamente il vettore di dati, in modo da poterli utilizzare? Nel caso provvedo a caricarli su github. O si riferisce piuttosto ad un’interpretazione di cosa significhino le due componenti? Domanda a cui è un po’ più difficile rispondere in generale. Guardando la figura 3a – ad esempio (Gov. Conte I, camera) – la prima componente sembra misurare il fatto di essere in maggioranza o all’opposizione, mentre la seconda, l’appartenenza a destra-sinistra – poiché distingue PD-LeU da FI-FdI.

  3. Enrico D'Elia

    Analisi interessante che però, a mio parere, non osa arrivare alle conseguenze di certi risultati. I dati confermano che i parlamentari non sono semplici soldatini, ma si comportano come agenti “complessi”, che si muovono su più dimensioni per adeguarsi al loro elettorato, che è anche più complesso. Questo significa che non ha senso la “forma partito” e tantomeno il voto ad un partito con liste bloccate o a candidati in collegi uninominali, perché questi sistemi elettorali comprimono troppo una varietà di opinioni e interessi che è nei fatti. Viceversa, se pretendiamo maggiore “disciplina” dai parlamentari basterebbe utilizzare il sistema francese delle deleghe di voto consegnate al capogruppo, che agisce così da super pianista legalizzato nelle votazioni. Mi sembra una barbarie, che rende sostanzialmente superflua l’elezione di tutta quella gente, ma a loro (e forse anche ai 5 stelle nostrani) piace così. You chose.

  4. Henri Schmit

    Strumento interessante, valido per “descrivere”, ma di scarsa utilità per “prevedere”, nonostante le affermazioni contrarie degli autori. Concludere che basta una solo dimensione per descrivere la polarizzazione magg-opp, ma due per l’ultima legislatura che ha conosciuto un cambio di coalizione, mi sembra francamente una banalità. La problematica della disciplina di voto (Fraktionsdiziplin, parliamentary party discipline), del libero mandato e della ricomposizione delle maggioranze in base ai temi legislativi proposto può essere utilmente descritto da un modello cartesiano, ma non risolto: per questo serve 1. il diritto positivo (che è prescrittivo) e 2. la comprensione della logica normativa, oggi nonostante la quantità di studi e l’alto numero di cattedre, ad un livello estremamente basso.

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