La cassa integrazione guadagni Covid-19 ha ben svolto il ruolo di ammortizzatore anticiclico. Ha contenuto, in costanza di rapporto di lavoro, la caduta dei redditi dei lavoratori e l’aumento delle disuguaglianze, soprattutto per donne e giovani.
Il ruolo della cassa integrazione
La cassa integrazione guadagni è un ammortizzatore concepito per far fronte a fasi di crisi o di temporanea contrazione delle attività produttive dell’impresa. Nonostante la peculiarità degli eventi che hanno caratterizzato il 2020, alla Cig è stato assegnato un ruolo cardine nel complesso degli strumenti impiegati per far fronte alla pandemia da Covid-19, semplificandone l’iter di fruizione e abbattendo i costi per le imprese, ma senza stravolgimenti sostanziali dello strumento.
Aldilà della finalità di tutelare le imprese e la conservazione dei posti di lavoro durante il periodo della pandemia, è interessante capire quanto sia stato efficace l’ammortizzatore sociale nella protezione dei redditi dei soggetti coinvolti e nel confrontarsi con le categorie più fragili ed esposte del mercato del lavoro nel nostro paese (si veda qui per altre analisi su ammortizzatori).
Per rispondere all’interrogativo, nel rapporto Inps abbiamo utilizzato i dati relativi ai rapporti di lavoro del 2020 e le informazioni relative ai soggetti coinvolti in almeno un evento di Cig Covid-19 nel periodo marzo-dicembre 2020; abbiamo quindi ricostruito il reddito che il soggetto avrebbe percepito con la riduzione della sua prestazione lavorativa in assenza di Cig (l’imponibile), e confrontato questa variabile con una stima della retribuzione effettivamente percepita, comprensiva quindi anche della tutela economica garantita dall’ammortizzatore (imponibile compensato, dove la parte del leone la fa la Cig, ma che include anche eventuali altri eventi figurativi nel mese in questione). Con le variabili così costruite, ci concentriamo sui valori mediani e sull’indice di concentrazione di Gini e operiamo un confronto, al fine di valutare l’impatto sulle retribuzioni e sulle disuguaglianze in assenza e presenza di tutela.
La figura 1 mostra i valori mediani e l’indice di Gini dell’imponibile e dell’imponibile compensato per la generalità dei lavoratori coinvolti: si noti innanzitutto la forte caduta dell’imponibile tra marzo e aprile, seguita da una netta ripresa nei mesi estivi, che vedono sorprendentemente ritornare le retribuzioni ai livelli pre-lockdown. Tale andamento, presumibilmente, è legato alla presenza della contrattazione collettiva e della stabilità dei minimi tabellari nel periodo, che hanno consentito di riportare i livelli salariali alla situazione precedente una volta ridimensionatosi il ricorso alla Cig da parte delle aziende.
Ma quanto hanno perso i lavoratori nella crisi pandemica? In assenza di tutela, l’imponibile mediano sarebbe crollato del 60 per cento circa (assumendo pertanto che per la quota parte spesa in Cig i lavoratori non avrebbero recepito alcuna remunerazione). La caduta effettiva stimata, includendo pertanto anche la Cig, si limita a circa il 33 per cento: un valore comunque molto elevato, ma che consente di ammortizzare in modo sostanziale l’impatto della crisi pandemica sui soggetti coinvolti. Allo stesso modo, l’indice di Gini passa dal valore di 0,29 nel periodo gennaio-febbraio allo 0,42 di marzo e 0,56 di aprile, mentre la disuguaglianza calcolata sull’imponibile compensato aumenta ma in misura molto più limitata (dallo 0,29 a circa lo 0,45 ad aprile): in definitiva, l’impatto della crisi pandemica sulla disuguaglianza dei redditi risulta quasi dimezzato, crescendo del 55 per cento anziché del 93 per cento.
Figura 1 – Valori mediani e indice di Gini per imponibile e imponibile compensato
La tutela dei lavoratori più deboli
Abbiamo poi focalizzato l’analisi su specifici gruppi di lavoratori, individuati seguendo alcune delle linee che delineano i profili di maggior fragilità sul mercato del lavoro italiano. Anche in questo caso, i risultati ottenuti sono confortanti e mostrano, ad esempio, che le donne e i lavoratori più giovani risultano relativamente più protetti.
Per quanto riguarda le differenze di genere (figura 2) si rileva in primo luogo che i livelli salariali pre-Covid delle donne sono decisamente più bassi rispetto a quelli degli uomini. La caduta dell’imponibile che si sarebbe registrata tra febbraio e aprile per le lavoratrici è di circa il 62 per cento, ma si limita al 30 per cento per opera delle compensazioni (55 per cento e 33 per cento per gli uomini), segnalando quindi che sebbene la perdita ipotetica per le donne sarebbe stata più elevata, vi è stata una maggior tenuta delle loro retribuzioni rispetto agli uomini, proprio in virtù delle decurtazioni legate ai massimali meno penalizzanti per i salari più bassi che più sovente caratterizzano le donne. Lo stesso andamento si rileva per l’indice di Gini, il cui valore pre-pandemia è più elevato per le donne, ma aumenta meno nel periodo successivo grazie agli ammortizzatori.
Figura 2 – Valori mediani e indice di Gini per imponibile e imponibile compensato, per uomini e donne
La figura 3 mette a confronto l’impatto su redditi e Gini per i lavoratori divisi in tre fasce d’età. Si nota chiaramente che i giovani (età inferiore o uguale ai 29 anni) avrebbero perso relativamente di più in assenza di tutele, sperimentando una perdita di imponibile pari al 73 per cento contro il 50-60 per cento registrato per gli altri gruppi. Le compensazioni invece consentono di contenere la caduta al 30 per cento circa, contro il 33-35 per cento dei lavoratori di età maggiore. Non meno importante l’effetto delle compensazioni sull’indice di Gini, la cui crescita sarebbe stata più importante proprio nel gruppo dei giovani, caratterizzato da disuguaglianze più moderate nel periodo pre-pandemia.
Figura 3 – Valori mediani e indice di Gini per imponibile, imponibile compensato ed età
Alla luce di questi risultati si può pertanto constatare che, pur di fronte a una contrazione importante dei redditi dei lavoratori, il contrasto agli effetti della crisi pandemica attuato attraverso la Cig ha consentito di contenerne le cadute e smussare i divari che ne sarebbero seguiti, soprattutto per le componenti più fragili del mercato del lavoro, con la conferma dell’efficacia dell’ammortizzatore economico anticiclico. Tale evidenza può pertanto contribuire al dibattito attuale sulla riforma degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, tenendo tuttavia ben presente che il nuovo equilibrio dovrà essere basato principalmente su andamenti congiunturali “ordinari” dell’economia e solo in secondo luogo sulla tenuta del sistema in condizioni eccezionali, come la pandemia: queste andranno comunque sempre affrontate con regimi, almeno parzialmente, in deroga.
* Questo contributo è apparso contemporaneamente anche sul Menabò di EticaEconomia.
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