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La crisi pagata dai giovani

La disoccupazione giovanile è al 36 per cento. È anche una conseguenza di riforme del mercato del lavoro rimaste incomplete. Abbiamo raccolto alcuni articoli sul contratto unico, una proposta lanciata su lavoce.info, e altri interventi sul precariato giovanile. 

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  1. Savino

    Questa società ha ridotto i suoi giovani alla stessa stregua dei clochard. Il problema, quindi, è innanzitutto di tipo morale e sociologico, da parte delle generazioni precedenti, che stanno esprimendo un egoismo contro natura mai visto nella storia dell’umanità. Mai visto, davvero, genitori che vogliono avere così tutto per sè e lasciare zero per i propri figlied il loro avvenire.
    Sul piano tecnico, bisogna dire alla gente la verità: la così tanto bistrattatta riforma Fornero sul mercato del lavoro è una signora riforma, che pone per la prima volta al centro di tutto il giovane precario o addirittura inoccupato e pone come contratto di lavoro prevalente quello a tempo indeterminato. Da questi punti fermi bisogna ripartire e non bisogna dare retta alla demagogia di chi vuole cambiare quella legge, perchè chi lo vuole fare ha intenzione di arretrare ulteriormente nei diritti dei giovani e dei precari per estendere le agevolazioni in favore dei datori, in favore di quei tanti “prenditori” che pensano solo al profitto e che, con un garage pieno di Ferrari a loro disposizione, preferiscono comprarsi una Ferrari in più anzichè assumere decine di giovani investendo in innnovazione e ricerca. Come ha anche detto Papa Francesco, la crisi certamente non si risolve pretendendo il massimo del profitto.
    Quindi, nel momento in cui si parla di disoccupazione giovanile è chiarissimo chi siede sul banco degli imputati: la generazione dei padri che sono stati baby-boomers e la classe imprenditoriale italiana deli ultimi decenni innamorata del guadagno facile senza investimenti in organizzazione per la competitività nel mondo.

  2. Piero

    Non è un problema di riforme, ma di soldi, il debito pubblico italiano e’ un peso sull’economia italiana attuale, quindi sulle generazioni attuali, se le imprese e i lavoratori devono agare questi debiti non vi sarà mai crescita e quindi nuovi posti di lavoro, vi saranno nuovi posti di lavoro con il pensionamento degli occupati attuali. L’attuale tentativo di pagare il debito con moneta “buona” sta provocando questa crisi. Cosa fare, pagare il debito con la moneta “cattiva”, ossia con l’inflazione, i proprietari del capitale saranno più poveri ma i avoratori e le imprese saranno più ricche, alla fine la ricchezza della classe della rendita e stata formata con l’eccesso della spesa degli anni 80, quindi con il debito, l’inflazione rimette le cose al suo posto.
    Per fare ciò o l’Itala torna alla gestione della moneta o l’Europa cambia politica monetaria, tanto tutti i paesi hanno lo stesso problema del debito eccessivo (oltre 20 paesi non hanno rispettato il psc).

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