Il nuovo Codice della strada prevede pene molto più severe per chi guida in stato di ebbrezza. Di conseguenza, ristoranti e locali hanno perso clienti. Perché in Italia mancano quelle alternative all’uso dell’auto privata che invece ci sono in altri paesi.
Cosa prevede il nuovo Codice della strada
Il 14 dicembre è entrato in vigore il nuovo Codice della strada. Prevede una serie di misure per scoraggiare comportamenti rischiosi alla guida: dall’incremento delle pene per chi si mette al volante sotto l’effetto di alcol e droghe a quelle per chi supera i limiti di velocità o usa il cellulare. Il ministro competente, Matteo Salvini, ha affermato che la riforma ha già prodotto un calo del 25 per cento degli incidenti mortali, anche se queste dichiarazioni sono state contestate in quanto basate su dati parziali e quindi ritenute fuorvianti.
L’incremento delle pene in caso di guida in stato di ebbrezza desta particolari preoccupazioni tra tutti i soggetti coinvolti nella produzione, distribuzione e vendita di bevande alcoliche.
Per assicurarsi di rispettare le precedenze e i limiti di velocità, infatti, il guidatore può affidarsi alla segnaletica stradale e al tachimetro del proprio veicolo, mentre per rispettare i limiti di alcol nel sangue non ha alcun strumento di misurazione affidabile. Gli etilometri in vendita su internet e in farmacia non sono ritenuti attendibili dal legislatore; le uniche apparecchiature con valore probatorio sono quelle – molto più sofisticate e costose – in dotazione alle forze di polizia, omologate dal ministero dei Trasporti secondo le disposizioni di legge.
La situazione è resa ancor più intricata dal fatto che farmaci comunemente prescritti, come ansiolitici, antidepressivi, antiepilettici e antistaminici, sembra possano generare falsi positivi nei test salivari antidroga previsti dalla nuova normativa, benché ci sia chi smentisce. Il risultato – piuttosto prevedibile – è che nell’incertezza generale molte persone decidano di rimanere a casa o comunque consumare meno, spesso ben al di sotto delle soglie indicate.
Tutela della salute e diritto allo svago
L’obiettivo del legislatore deve essere quello di garantire il benessere della collettività trovando un giusto equilibrio tra tutela della salute pubblica e diritto allo svago. Il nuovo Codice della strada appare a molti troppo severo e foriero di danni all’economia e ci si interroga dunque se esistano altre vie percorribili.
In economia del crimine i due strumenti cardine per scoraggiare i reati sono l’intensità della pena e l’effettiva applicazione delle leggi. Il primo strumento richiede una modifica delle normative e si attua con una riga d’inchiostro su un decreto legge, quindi è una riforma a costo zero e immediatamente operativa. Il secondo strumento consiste nel potenziamento del sistema dei controlli da parte delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario che deve rendere esecutive le condanne, il che richiede uno sforzo organizzativo ed economico importante, nonché molto tempo prima di sortire effetti.
Negli ultimi decenni incrementare le pene è stata una pratica sempre più diffusa per governi di diverso colore – si pensi all’introduzione della patente a punti nel 2002 a del reato di omicidio stradale nel 2016 – perché consente di mostrare il volto feroce a un certo elettorato senza effetti sulle finanze pubbliche, perlomeno nel breve periodo. La letteratura, peraltro, ha ampiamente dimostrato l’efficacia dell’inasprimento delle normative, abbassando i limiti di alcol nel sangue consentiti, e dell’incremento delle pene in caso di violazioni. Ma esistono altre soluzioni per ridurre gli incidenti stradali causati da guidatori in stato di ebbrezza senza limitare la libertà delle persone e danneggiare gli esercenti? La risposta è sì.
La prima è applicare sanzioni più miti – soprattutto in caso di prima violazione dei limiti – e aumentare la probabilità della punizione, lasciando invariata la pena prevista. Ciò può avvenire intensificando in modo permanente i controlli del tasso alcolemico – non limitandoli quindi al solo periodo immediatamente successivo alla riforma – così da consentire ai guidatori di (ri)conoscere i propri livelli di alcol nel sangue misurati da apparecchiature con valore probatorio. Ciò sarebbe in linea con l’analisi su dati italiani dell’introduzione della patente a punti nel 2002 (pene contenute, ma alta probabilità di essere puniti) e del reato di omicidio stradale nel 2016 (evento raro, ma con conseguenze giuridiche molto gravi): la prima riforma si è dimostrato più efficace nel ridurre la mortalità stradale.
Potenziare il trasporto pubblico
La seconda soluzione è potenziare il sistema di trasporto pubblico e privato per offrire un’alternativa all’auto privata alle persone che intendano consumare bevande alcoliche.
Potenziare il trasporto pubblico di linea richiede risorse ingenti e tempi lunghissimi, specie se occorre realizzare infrastrutture ferroviarie. Ma rafforzare quello pubblico e privato non di linea è molto più agevole. Incrementare il numero di licenze dei taxi – ormai ampiamente insufficienti a soddisfare una domanda cresciuta a dismisura – comporta entrate (dalla vendita delle licenze) anziché uscite fiscali e si può attuare nell’arco di un paio di anni. Purtroppo la lobby dei tassisti è potente e invece di aumentare l’offerta propone di ristabilire l’equilibrio incrementando le tariffe per scoraggiare la domanda, magari con un ulteriore incremento in corrispondenza dei picchi di attività. Anche concedere l’autorizzazione a piattaforme come Uber o Lyft – che mettono in contatto passeggeri e autisti privati – non comporterebbe alcun aggravio per le finanze pubbliche e consentirebbe di abbassare le tariffe, invogliando le persone a lasciare l’auto a casa. In quest’ultimo caso i tempi sarebbero rapidissimi dal momento che le piattaforme operano già con successo in decine di paesi e centinaia di città. Anche qui i tassisti adoperano tutti i propri metodi di persuasione, più o meno legali, per evitare l’ingresso delle piattaforme.
In merito, la letteratura ha riscontrato conseguenze nulle del ridesharing sul numero di incidenti stradali negli Stati Uniti e in Inghilterra, presumibilmente a causa di un effetto sostituzione tra trasporto pubblico e trasporto privato non di linea. In altre parole, molte persone che prima usavano i mezzi pubblici ora si affiderebbero a piattaforme come Uber, determinando un aumento del traffico e un conseguente aumento degli incidenti, neutralizzando così l’effetto positivo imputabile alla riduzione della guida in stato di ebbrezza. Tutto ciò in paesi e città che hanno un sistema di trasporti pubblico sviluppato ed efficiente. In Italia, però, a parte Milano, la rete di trasporti è fortemente deficitaria e i cittadini devono scegliere tra guidare la propria auto in stato di ebbrezza o rimanere a casa. Sarebbe meglio adeguarsi al resto del mondo e offrire alternative ai cittadini.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Lascia un commento