La pandemia ha accentuato il senso di solitudine tra gli anziani. Se gli uomini lo hanno ridotto grazie a Internet, non altrettanto è accaduto per le donne. Serve una visione multidimensionale per rendere la rete uno strumento di inclusione sociale.

Tra isolamento e connessione

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato una sfida senza precedenti: ha imposto misure di distanziamento fisico che hanno profondamente influenzato la vita quotidiana, in particolare quella degli anziani. Questa fascia della popolazione, che è già vulnerabile rispetto all’isolamento sociale, ha sofferto di un aumento nella sensazione di solitudine durante i periodi di confinamento. Le restrizioni hanno limitato le interazioni faccia a faccia, rendendo più difficile mantenere legami sociali significativi e accedere a servizi essenziali.

L’uso di Internet è stato proposto come una soluzione per mitigare l’isolamento, perché offriva strumenti per la comunicazione virtuale, e poteva dunque ridurre i sentimenti di solitudine tra gli anziani. Tuttavia, non è ancora chiaro se il ricorso web abbia davvero dato i risultati sperati nel ridurre la solitudine in età anziana. Le ricerche condotte finora propongono risultati contrastanti, con fattori come il genere, il contesto e le modalità d’uso della tecnologia che influenzano in modo significativo gli esiti.

La solitudine degli anziani durante il Covid: i numeri

Secondo i risultati di un recente studio che analizza i dati di un’indagine condotta in Europa durante la pandemia, circa il 13 per cento delle persone over 65 ha riportato un peggioramento dei livelli di solitudine rispetto al periodo pre-pandemico. Tuttavia, la maggioranza, pari all’86,5 per cento non ha segnalato aumenti di questo tipo. Solo lo 0,7 per cento dei rispondenti ha dichiarato di sentirsi meno solo rispetto al periodo antecedente l’inizio della pandemia.

I dati suggeriscono anche che Internet possa avere un effetto protettivo contro la solitudine (figura 1). In particolare, gli anziani che lo usano hanno meno probabilità di sentirsi più soli rispetto a chi non lo utilizza (11,3 per cento contro 13,9 per cento). Il risultato si conferma per entrambi i sessi: si sente più solo il 6,9 per cento degli uomini che ricorrono alla rete contro il 10,2 per cento di coloro che non lo fanno, mentre tra le donne la percentuale è del 14,9 per cento contro il 16,2 per cento.

Figura 1 – Uso di Internet e solitudine durante la pandemia (2020), valori percentuali

Note: nostra analisi di dati dell’indagine Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (Share). Totale: N=20,698 (χ²=32.24, d.f.=2, p.=0.000). Maschi: N=8,506 (χ²= 29.25, p = 0.000). Femmine: N=12,192. (χ²=4,17, p= 0.041).

Un quadro più complesso

In realtà, il quadro risulta più complesso di quanto i dati iniziali possano suggerire. Un’analisi più approfondita ha rivelato differenze di genere marcate nella relazione tra l’uso di Internet e il peggioramento della solitudine tra gli anziani durante la pandemia. I dati mostrano che, a parità di condizioni individuali, per le donne l’uso del web è associato a un aumento della solitudine, mentre per gli uomini, l’effetto è in direzione opposta, seppur non statisticamente significativo, suggerendo che il beneficio percepito potrebbe essere limitato o influenzato da altri fattori. Il risultato porta a concludere che la tecnologia potrebbe avere impatti diversi a seconda del genere, in virtù del diverso modo con cui la utilizzano.

Lo studio ha anche evidenziato che la severità delle misure di contenimento ha avuto un impatto specificamente negativo sulle donne anziane, aggravando il loro senso di isolamento nonostante l’uso di Internet. L’intensità delle restrizioni imposte dai governi sembra avere esercitato quindi un effetto maggiore sulle donne, accentuando la loro solitudine e il loro disagio, sebbene questo fattore non abbia effetti significativi sulla relazione tra l’uso di Internet e il peggioramento della solitudine.

Una visione a più dimensioni

In conclusione, l’analisi degli effetti dell’uso di Internet sulla solitudine degli anziani durante la pandemia di Covid-19 rivela un quadro complesso e sfaccettato, che va oltre una semplice dicotomia tra connessione e solitudine. I risultati evidenziano l’esistenza di marcate differenze di genere, una dimensione cruciale che media significativamente l’impatto della tecnologia in età anziana. Se da un lato l’utilizzo di Internet sembra esercitare un effetto protettivo contro la solitudine per gli uomini anziani, contribuendo a mantenere e rafforzare i legami sociali in un periodo di forzato distanziamento fisico, dall’altro lato, per le donne anziane, l’uso di Internet appare paradossalmente associato a un aumento della sensazione di solitudine.

Le differenze di genere suggeriscono che l’interazione con la tecnologia non sia un’esperienza neutra, ma un fenomeno mediato da una pluralità di variabili individuali e sociali. Le modalità d’uso di Internet, ad esempio, sembrano giocare un ruolo determinante: le donne tendono a utilizzare la rete principalmente come strumento per la raccolta di informazioni, un’attività che, pur utile, potrebbe non soddisfare pienamente il loro bisogno di interazione sociale e vicinanza emotiva. Gli uomini, al contrario, sembrano privilegiare l’uso di Internet per mantenere e coltivare le relazioni interpersonali, traendone un maggiore senso di connessione e supporto sociale.

In sintesi, la pandemia ha messo in luce l’importanza cruciale di esplorare e adottare soluzioni digitali per contrastare la solitudine tra gli anziani, ma ha anche evidenziato con forza che l’efficacia delle soluzioni non può essere data per scontata. È fondamentale adottare una visione multidimensionale, che tenga conto della complessa interazione tra genere, modalità d’uso della tecnologia, contesto socio-culturale e specifiche circostanze individuali. Solo attraverso un approccio olistico e personalizzato, che riconosca e risponda alle esigenze specifiche di donne e uomini anziani, la tecnologia potrà realmente diventare uno strumento efficace di inclusione sociale, benessere e miglioramento della qualità della vita per tutti.

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