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Tre articoli per rendere equa la maturità

Affidare la correzione delle prove scritte di maturità a una commissione nazionale. È una proposta che introduce il principio di competizione in modo equo e trasparente. Potrebbe tornare il bonus maturità.
UNA SEMPLICE PROPOSTA
Il “pacchetto per scuola, università e ricerca” del Governo prevede, tra le altre misure, l’abrogazione del cosiddetto “bonus maturità”. Secondo il comunicato stampa del Miur, una commissione sta già lavorando “per definire proposte alternative per la valorizzazione del percorso scolastico”. Con questa nota, vorrei sottoporre all’attenzione del ministro una proposta che a mio avviso ha numerosi pregi: è semplicissima, di facile comprensione per i media e l’opinione pubblica; se adottata oggi, potrebbe essere in opera già dal 2014. Non solo non costa, ma darebbe un notevole risparmio. Introduce nelle scuole il principio di competizione in modo equo, trasparente e oggettivo. È in opera da molto tempo in moltissimi paesi il cui sistema scolastico è spesso addotto ad esempio di efficienza. La proposta è in tre articoli:
Articolo 1. La correzione delle prove scritte dell’esame di maturità è affidata a una commissione nazionale.
Articolo 2. La prova orale è abolita (o resa facoltativa, o può togliere o aggiungere fino a un massimo di 3 voti a quello ottenuto nelle prove scritte, o è sostituita da una quarta prova scritta). Come organizzare la correzione di quasi un milione e mezzo di elaborati? Una singola commissione non potrebbe ovviamente correggerli tutti. Nel Regno Unito c’è un sistema gerarchico in cui ogni gradino ri-corregge una parte degli elaborati di ogni correttore del gradino inferiore, ricalibrando le valutazioni degli elaborati non ri-corretti sulla base delle modifiche apportate ai voti. Questo garantirebbe un grado di omogeneità tra le valutazioni molto superiore a quello attuale, convincendo inoltre il pubblico che il giudizio è uniforme e oggettivo. Quanti correttori servono? Nel 2012 c’erano 111.793 studenti di liceo scientifico; assegnare a ciascun correttore 300 elaborati di matematica e richiedere al livello successivo di ri-correggerne il 25 per cento impegnerebbe meno di 400 correttori di primo livello, 100 di secondo livello, 25 di terzo livello, con una commissione nazionale di sei membri: senz’altro meno di quelli richiesti adesso. E i correttori potrebbero espletare il loro compito in una settimana, magari tranquillamente nella casa in montagna, o di notte, quando fa fresco. Nel Regno Unito gli elaborati sono ancora spediti per posta, ma è concepibile che ogni elaborato sia scannerizzato, consentendo così una completa randomizzazione territoriale della distribuzione degli elaborati, per cui un correttore di primo livello potrebbe correggere un compito di Cavarzere, uno di Bitonto, uno di Battipaglia, eccetera. Personalmente, abolirei la prova orale, credo che a pochi studenti e docenti dispiacerebbe non poter provare l’ebbrezza immortalata magistralmente da Nanni Moretti. Ma se la si vuole lasciare, se ne riduca l’importanza e il ruolo, come ormai avviene per molti esami universitari.
COMPETIZIONE ED EQUITÀ
Con questa proposta, verrebbe introdotta nella scuola una forte iniezione di competitività. Il voto di maturità medio di una scuola non dipenderebbe più dalla severità dei commissari di quell’anno, ma sarebbe una misura oggettiva, che permetterebbe ai genitori di valutare se il liceo Giordano Morin sia migliore o peggiore del Bruno Ugo, e di mandare i figli all’uno piuttosto che all’altro. E visto che moltissimi insegnanti prendono il lavoro seriamente, sono fieri se i loro studenti fanno bene, son convinto che darebbero il meglio di sé per il successo della propria scuola. Non solo, ma se un preside vedesse che gli studenti della sezione A, dove insegna il professor Zombieri, prendono, anno dopo anno, voti migliori di quelli della sezione B, dove insegna il professor Bichichi, potrebbe dedurre che il primo è un insegnante migliore del secondo, e magari, se ministero e sindacati glielo permettono, concedere al primo e non al secondo aumenti di stipendio e scatti di carriera discrezionali. Premiare e incoraggiare la capacità e l’entusiasmo degli insegnanti può solo incoraggiare i più capaci, e a lungo termine escludere i lavativi dalla formazione delle giovani generazioni. Come tutti, gli insegnanti rispondono agli incentivi, e quindi la proposta va completata.
Articolo 3: In ogni scuola, la vigilanza durante le prove scritte è effettuata da personale non appartenente a quell’istituto. Perché? Penso sia ovvio: non induciamo in tentazione l’insegnante che conosce Gianni da tre anni, che sa che è bravo in matematica, che lo vede in difficoltà in un passaggio facile facile, e che pensa che se superasse questo piccolo blocco finirebbe il compito a pieni voti. La vigilanza durante gli scritti non è un compito pedagogico, non richiede insegnanti, può venir fatta da altri dipendenti pubblici, sufficientemente addestrati, così come gli scrutatori elettorali. E senza alcun interesse al successo degli studenti in aula. Oltre a migliorare la trasparenza e la competizione, tale semplice proposta permetterebbe alla commissione di “valorizzare il percorso scolastico” semplicemente re-introducendo il “bonus maturità”, evitando così che la vita di uno studente sia determinata solo da un foglio a crocette compilato in un mattino in autunno. Non solo: con la maturità oggettiva ed equa sarebbe semplice e accettabile introdurre il bonus nella versione originale, mai operativa, in cui il voto della maturità è ponderato, così come avviene per l’ammissione nelle università inglesi più prestigiose, con i risultati degli studenti della stessa scuola. Questo per riflettere il fatto che il figlio di un operaio non specializzato e di una casalinga con la licenza elementare, cresciuto nella provincia calabrese e mandato dopo la media al professionale, che ha lavorato alla sera durante gli ultimi due anni, e che con 90 risulta tra i migliori della sua scuola, è “più capace e meritevole” e ha più “diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” di un figlio di avvocati che ha vissuto nel lusso e ha studiato al miglior liceo classico di Milano maturandosi con 91 grazie a regolari lezioni private individuali.

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18 commenti

  1. Enrico

    Articolo1: concordo 100%
    Articolo2: concordo 100%
    Articolo3: concordo 100%
    Sulla competizione ed equità (premi e scatti di carriera discrezionali): non si riuscirà mai ad arrivare a tanto nel settore pubblico in Italia, almeno non fino a che i sindacati manterranno la presa sulla categoria, appoggiati dalla politica in cerca di consensi.

  2. gmn

    Opportunità uguali per tutti, con attenzione al contesto di ognuno premi per capaci e meritevoli
    non riesco ad immaginare niente che sia più di sinistra salvo che i risultati saranno numeri piuttosto testardi.

  3. Riccardo

    Non mi sembra che copiare pari pari questo sistema inglese sia una buona cosa: l’organizzazione è piuttosto cervellotica e non assicurerebbe assolutamente maggiore obbiettività alla correzione e alla valutazione. Inoltre mi sembra veramente assurda l’idea di abolire la prova orale: è vero che purtroppo è questa la via che si va imponendo anche all’università, ma la trovo pessima! Chi lavora nella scuola lo sa: l’espressione orale ha una sua peculiare importanza che viene, ahimè, trascurata sempre più. I nostri studenti stanno diventando progressivamente afasici, non sono in grado di sostenere una tesi, di argomentare un discorso, di costruire una frase appena un pochino più complessa di soggetto-verbo-complemento oggetto. Vogliamo che un pò alla volta i nostri giovani si esprimano a grugniti? Perchè dobbiamo sempre copiare, ma in ritardo, gli errori del mondo anglosassone?

    • Marco

      Assolutamente d’accordo. I ns. ragazzi ‘tipo’ ‘cioè’ ‘ehh’ di tutto hanno bisogno tranne che venga tolto loro quel poco di impegno orale che è rimasto nella scuola. Ormai compiti scritti anche di storia (!!!), filosofia (!!!!)…. semmai il contrario, costringiamoli a parlare, confrontarsi col professore, cosa che renderebbe anche inutile la vigilanza risolvendo uno dei problemi elencati.

    • pietrodn

      Noi giovani non saremo in grado di costruire una frase complessa, però tu scrivi “un pò” con l’accento. 🙂

  4. ehi

    Sono ottime considerazioni, totalmente d’accordo. importantissimo stimolare la competizione tra docenti e se possibile anche concedere aumenti sulla base della performance degli stessi, che in questo caso potrebbe essere finalmente valutata in modo (almeno tendenzialmente) oggettivo.
    Non dimentichiamo che l’investimento scolastico è uno dei migliori investimento, nel medio-lungo periodo, per un paese.

  5. Chiara Fabbri

    La proposta è interessante ma tralascia di affrontare rilevanti problemi a monte della valutazione finale nella scuola secondaria. In particolare, come evidenziato in maniera egregia dalle tracce per la maturità di quest’anno, che senso ha valutare il percorso svolto da alunni e professori che investono moltissimo (su indicazione ministeriale peraltro, perchè i programmi comunque li fa il ministero) su Foscolo e Leopardi e poi vengono valutati su Magris e Harry Potter? Bisogna valutare ciò che si è fatto, non ciò che solo ex post si scopre sarebbe stato utile aver fatto. Inoltre, anche ammettendo che il prof X sia bravissimo e che quindi meriti un di più in termini di stipendio, comunque le sue classi non potranno arrivare a contenere tutti gli allievi magari meritevoli del prof Y, pessimo, che però non avendo accesso a un insegnante di livello adeguato sono destinati a essere “marchiati” da una votazione scadente che non rispecchia la loro inattitudine allo studio quanto quella del proprio insegnate all’insegnamento. Che fare per garantire a tutti gli studenti “pari opportunità” di accesso a insegnanti qualificati? E che fare per rimuovere o riqualificare insegnanti di livello inadeguato? Su questo nulla si dice, eppure è in gran parte questo il problema della scuola. Infine una notazione, si afferma che la proposta sia a costo zero, tuttavia non si dice chi dovrebbe scannerizzare i compiti da correggere (a penna? sul pc? e chi lo da ai correttori un PC? usano il proprio?) e quanto siano retribuite le ore (notturne?) di correzione dei compiti. A meno che non si intenda che questo lavoro non vada fatto gratis. Anche la vigilanza, come viene descritta, non è necessariamente gratis, comportando costi di trasferta. Per inciso, la vigilanza attualmente viene fatta dagli stessi insegnanti perchè a costo zero, non perchè si pensi che sia efficace. Per chiarezza, ritengo le proposte molto interessanti, ma non a costo zero e non idonee a superare quello che ritengo il problema cardine della scuola, cioè assicurare a tutti gli allievi meritevoli la possibilità di avere insegnanti idonei, che non si risolve [solo] a partire da come calcolare il voto finale.

  6. Fabio

    Mi piace la proposta.
    Sono scettico sull’abolizione dell’esame orale. Ho studiato e lavorato in Italia, Francia, Spagna e Regno Unito e ora insegno in università britanniche e americane. Chi non è mai (o poco) abituato ad esami orali, stenta molto nelle presentazioni. E per raggiungere un buon livello deve faticare (mediamente) molto di più. Vero che anche all’università alle volte ne è ridotta l’importanza ed anche questa scelta mi lascia fortemente dubbioso.
    Essere in grado di esprimersi correttamente ed efficacemente in una situazione sotto stress è di indubbio valore.

  7. loredano

    un sistema di valutazione deve avere due caratteristiche:
    -esprimere una misura certa della preparazione
    -essere confrontabile
    Se non si risolve il problema dello svolgimento in condizioni consimili delle prove ( esiste una pubblicistica diffusa su aiuti,aiutini,disattenzione) a valle i due criteri di cui sopra saranno falsati nonostante tutti i sistemi di controllo
    Ci sono visioni antropologicamente diverse del significato di un test all’interno della varie zone d’Italia: i risultati saranno irrimediabilmente diversi
    bisogna affrontare il problema alla radice con prove nazionali in contesti geograficamente diversi;il possibile antagonismo forse potrebbe portare ad un controllo procedurale migliore

  8. bellavita

    in Francia, il voto del Bac è ponderato con i voti trimestrali degli ultimi 3 anni

  9. uqbal

    Ottime proposte.
    Credo però che la valutazione dell’insegnante, più che ad automatismi matematici, vada affidata ad una valutazione locale, che tenga conto della situazione di partenza degli studenti, delle attività svolte. Insomma, un preside, coadiuvato da un team che renda la valutazione il meno arbitraria possibile e che tenga conto anche di questi risultati, potrebbe forse ottimizzare il sistema della valutazione degli insegnanti.
    Approfitto per dire la mia sulla proposta del governo di corsi integrativi per docenti i cui studenti vanno male all’INVALSI: per come è stata formulata, è raffazzonata e confusa a dire poco.

  10. uva63

    Forse un’idea, magari peregrina, ma non più del bonus partorito dal ministero, potrebbe essere quella di legare il voto della maturità ai risultati dei test invalsi. Concedere, cioè, il bonus per il voto dell’esame, agli studenti le cui scuole hanno risultati coerenti con i test.
    In sostanza: buoni voti alla maturità, con buoni risultati della scuola agli Invalsi, i ragazzi prendono il bonus. Buoni voti, con pessimi risultati agli Invalsi, niente bonus. La situazione inversa è abbastanza improbabile. Pessimi voti, con pessimi risultati agli Invalsi, gli studenti che hanno preso un buon voto, prendono il bonus.
    I casi di grossa discordanza, evidenzierebbero problemi sistemici della scuola, ed il fatto che alcune scuole sul medio termine garantiscano il bonus, altre no, potrebbe generare una corsa, non più al rialzo del voto, quanto ad una maggiore omogeneità delle valutazioni. Forse, un sistema simile renderebbe meno appetibile il cheating (la tendenza all’aiutino), che un sistema legato solo agli Invalsi tenderebbe a generare, ed il voto della maturità sarebbe meno strettamente legato al risultato del test Invalsi del singolo studente.

  11. Giampaolo Sbarra

    Di proposte complicate se ne possono fare un’infinità, ma in Italia non siamo in grado nemmeno di far svolgere le prove Invalsi. Inutile perdere tempo, in una scuola così sindacalizzata. Più semplice abolire il valore legale del titolo di studio.
    Ma probabilmente non si farà nulla di nulla, e le novità saranno assorbite ed annullate dal pachiderma “scuola”, piegato alle assunzioni del personale, invece che alla formazione degli studenti.

  12. Martina

    Sono pienamente d’accordo, anche perché ritengo che il sistema attuale di ammissione all’università sia totalmente ingiusto e che bisognerebbe invece dare rilievo all’impegno e al profitto scolastico. Tuttavia anche con questo metodo, che assumiamo funzionare perfettamente, resta un problema. Ossia che esistono moltissimi tipi di scuola superiore con insegnamenti diversissimi tra loro. Al contrario, nel regno unito per esempio, le scuole sono tutte “uguali” per insegnamenti ed è lo studente a scegliere alcune materie. In un sistema come il nostro , invece, ci sono tanti tipi di maturità, con prove diverse che sviluppano competenze diverse. Come giudicar in modo unico, tutte su uno stesso piano? E se invece decidiamo di riconoscerne le specificità, come stabilire quale tipo di maturità “vale” di più di un altro, per esempio ai fini dellammissione all’università?

  13. Antonio

    La scuola (e non solo…) in Italia non è fatta per gli studenti, ma per gli insegnanti, ovvero per la maggior parte, per persone demotivate che, non riuscendo a trovare altro si buttano sull’insegnamento. L’idea di stabilizzare cosi’, ope legis, altri 70000 precari non va certo nella direzione di garantire ai nostri figli un insegnamento qualificato e mi meraviglio molto che una simile proposta venga da un ministro (la Carrozza), che nella sua vita scolastica e professionale ha avuto accesso, ai più alti livelli, a scuole che privilegiano il merito senza se e senza ma. I posti dovrebbero essere messi a concorso (serio…), quelli che passano (anche neolaureati, senza alcun percorso preferenziale per nessuno) hanno diritto al posto, gli altri, nella vita, faranno altro. Questo, a mio parere, è il primo presupposto perchè la scuola funzioni. Condivido in pieno lo sforzo di chi ha scritto l’articolo verso una oggettivazione delle valutazioni e le proposte fatte sono condivisibili ed intelligenti. Inoltre ingenererebbero una vera, sana competizione (verso l’alto e non verso il basso) tra le varie scuole. Faccio notare però che un timodo tentativo in proposito è già stato fatto: se si volesse, esistono già le prove invalsi, alle quali, non si sa perchè, non viene dato però il giusto peso. Infine altre tre considerazioni. La prima: pur con tutti i suoi limiti e difetti il test per il numero chiuso a medicina ha risolto il problema (che esisteva prima dell’introduzione dello stesso) del contenimento del numero dei medici che, qualcuno ricorderà, rischiavano di diventare più dei pazienti. In media (ripeto, in media), tra tutti quelli che si presentano, quelli che riescono a superare il test sono comunque i migliori; la seconda: Martina ha ragione, ergo, sarebbe proprio così scandaloso ritornare a selezionare in partenza gli accessi all’università solo per chi proviene dal liceo? La terza: non si riesce a capire il perchè, in Italia, a fronte di pur semplici rimedi possibili a situazioni critiche, non si riesce a fare mai niente e ci si trascina alla bell’e meglio…

    • Enrico

      Sarebbe scandaloso selezionare gli accessi all’università solo per chi proviene dal liceo. Per come è strutturato il sistema scolastico italiano, si chiederebbe di fare a 14 anni una scelta che impatterebbe tutta la vita; senza contare che nei 5 anni di superiori le condizioni economiche della famiglia possono migliorare e permettere l’iscrizione all’università (magari fuori sede), cosa che invece alla fine della terza media non era pensabile, orientando la scelta verso scuole diverse dal liceo.
      In ultimo: perchè dal liceo sì e dall’itis, ragioneria, geometra no?

  14. Pino

    Condivido in pieno i rilievi di Riccardo. La proposta del dott. De Fraja mi pare comunque del tutto insensata. Ben altri sono i problemi della nostra scuola: ordinamento, mezzi a disposizione, cultura e preparazione da parte del personale direttivo e ispettivo, formula stessa dell’esame di maturità, assurda “liberalizzazione” degli accessi universitari. Pensare di affrontarli a partire (e in modo assolutamente cervellotico) da un cambiamento dei modi di valutazione, mi sembra decisamente assurdo.

  15. giuseppe

    Scusate ma ho letto soltanto adesso l’articolo. Lavoro non mondo della scuola e mi viene da piangere a leggere tutti questi articoli sul bonus maturita’ scritti da persone che scrivono di scuola pensando che si e’ fermi a quando la frequentavano loro. Ma come si fa? Adesso vi spiego come si prende 100 nella scuola di oggi: innanzitutto esistono i crediti ( cioe’ la media dei voti dell’anno, incluso condotta ed educazione fisica) per avere il massimo la media deve superare il nove, in pratica non ti puoi permettere un 8 perche’ nella gran parte dei casi molti professori non mettono dieci manco se ne sai piu’ di loro. E questo deve accadere per tre anni, per cui basta che un anno i tuoi genitori si separano, ti fai la ragazza o hai un problema di salute, oppure molto semplicemente cambia il professore di una materia e addio 100! Ma non e’ finita pur avendo la media superiore al nove devi ancora sostenere l esame e devi avere il massimo in tutti gli scritti e nell’orale. Alla fine in qualsiasi parte del mondo a questo ragazzo/a gli si aprirebbero tutte le universita’, invece in Italia ‘ viene l una ministra Carrozza e gli dice mi dispiace non basta, devi fare un corso di 3 mila euro, pagare la tassa all’universita’ e fare i test. P.S. pero’ il voto di diploma vale in tutte le universita’ private a partire dalla Bocconi.

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