Quasi 17 milioni di italiani devolvono il 5 per mille dell’imposta sul reddito ad associazioni e onlus. Ma l’efficacia dello strumento è messa in discussione da un quadro normativo confuso e dalla complessità delle procedure. Le donazioni vanno in particolare a volontariato e ricerca sul cancro.

COS’È IL 5 PER MILLE

Nella metropolitana milanese, in questi giorni la maggior parte delle affissioni pubblicitarie rimanda un solo messaggio: testimonial famosi o immagini di povertà e degrado invitano a devolvere il 5 per mille a onlus e associazioni. Ma cosa sappiamo davvero di questo meccanismo?
L’istituto del 5 per mille prevede, in base alla scelta del contribuente, la destinazione di una quota Irpef per finalità predefinite. (1)
Istituita nel 2005 con una norma provvisoria mai stabilizzata, la misura vuole rappresentare “un’apertura di credito nella capacità del privato sociale di farsi interprete di istanze solidali e mutualistiche”. (2) Tuttavia, la sua efficacia è inficiata da un quadro normativo confuso e inadeguato.
Ciononostante, i dati relativi al 2011, resi noti in marzo dall’Agenzia delle Entrate, rivelano che quasi 17 milioni di italiani hanno firmato per il 5 per mille, per un totale di oltre 395 milioni di euro. (3) In media, ogni firma corrisponde al versamento di circa 23 euro.
Ma come si diventa destinatari del contributo? Il processo è complesso, prevede una lunga serie di adempimenti che si protraggono ben oltre il mese di maggio. E mentre per gli enti della ricerca sanitaria l’iscrizione negli elenchi avviene una tantum, per gli altri soggetti l’iter va ripetuto ogni anno. Di conseguenza, sono agevolati gli organismi più strutturati, con maggiori capacità organizzative nel gestire le adempienze. In secondo luogo, molti soggetti che vengono scelti dai cittadini potrebbero risultare non idonei a posteriori: in questo caso la quota loro devoluta rimarrà allo Stato. (4) Infine, la gestione da parte dell’amministrazione pubblica è molto onerosa: controlli e verifiche, sia a priori che a posteriori, mettono seriamente in discussione l’efficacia dello strumento nella sua forma vigente. (5) Fra l’altro, data la complessità della gestione, i contributi vengono stanziati con ritardi imprecisati.
Considerato tutto questo, a un soggetto conviene davvero ottenere la registrazione? Secondo un’indagine del 2010, per l’81 per cento dei beneficiari, “il 5 per mille 2007 incideva sui bilanci (2009) tra l’1 e il 14 per cento”. (6)
Al di là di tutte le criticità, però, i dati su come 17 milioni di cittadini decidono di destinare questa piccola quota andrebbero studiati con attenzione: potrebbero fornireuna chiara indicazione di quello che gli italiani considerano prioritario e, di conseguenza, su ciò che lo Statodovrebbe tenere in considerazione nelle decisioni sulle politiche di welfare.
Nel complesso, il volontariato è il settore che raccoglie maggiori donazioni: più di 260 milioni di euro nel 2011. In generale, si assiste a una forte polarizzazione: pochi soggetti ottengono cifre cospicue, mentre molte piccole associazioni che non ricevono nulla (per legge, i contributi sotto i 12 euro non vengono erogati).

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Tabella 1
Cattura
* considerando solo i soggetti ammessi
Fonte: dati dell’Agenzia delle Entrate, elaborazione dell’autore

NUMERI SIGNIFICATIVI

Ecco qualche numero significativo in tema di 5 per mille.
Sono 2001 i soggetti senza nemmeno una firma. Questa situazione paradossale suggerisce che il complesso meccanismo di iscrizione non è volto ad assicurare che i soggetti siano effettivamente di interesse sociale, sollevando qualche dubbio sulla loro reale consistenza, visto che nemmeno i membri esercitano l’opzione a loro favore.
Il massimo raccolto da un soggetto sono i 55,5 milioni di euro ottenuti dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, presente in ben tre differenti categorie (volontariato, ricerca scientifica e ricerca sanitaria). In generale, le associazioni attive nella cura e ricerca sul cancro sono molto presenti nelle scelte degli italiani.
Il minimo registrato da un beneficiario è di 0,06 euro (il comune di Colle S. Magno). In linea di massima questa categoria non gode di grande popolarità: il comune di Roma è in cima alla lista con solo 11mila firme.
Il valore medio più alto per singola opzione riservata a un soggetto specifico è 403 euro destinati alla Fondazione italiana per il notariato. Alcuni soggetti si distinguono infatti per raccogliere cifre molto elevate nonostante un esiguo numero di firme, essendo sostenuti da contribuenti facoltosi. Ciò può produrre effetti distorsivi, rischiando di piegare un istituto di rilevanza sociale a finalità private.
In sostanza, le scelte si concentrano su enti molto conosciuti: solo quindici soggetti superano le 100mila firme, tra cui Emergency e Medici senza frontiere. Complessivamente, poco più di duecento enti ricevono quasi il 40 per cento del totale. (7)

UNA MISURA DA MIGLIORARE

Quanto conta la capacità di promozione di un ente a discapito della sua efficienza sociale? (8) Se è vero che la frammentazione non aiuta, anche un’eccessiva concentrazione, guidata solo da logiche di marketing, non è auspicabile.
Sostenere il cosiddetto “privato sociale” è certamente importante, ma non vi è dubbio che l’istituto del 5 per mille possa essere migliorato e snellito. Le principali criticità sono due. In primo luogo, l’instabilità delle disposizioni sembra essere il nodo centrale: se ogni anno l’istituto dipende dalla reiterazione di leggi come la Finanziaria, è periodicamente dubbia non solo la sua vigenza, ma anche il tetto massimo e la procedura per la registrazione dei beneficiari. Ne deriva un generale senso di precarietà che non giova a nessuno.
In secondo luogo, la tendenza negli anni è stata quella di allargare la base dei beneficiari. Questo ha appesantito la gestione, già onerosa, incoraggiando gli investimenti in campagne pubblicitarie mirate e generando una sorta di discriminazione sulla base delle disponibilità economiche.
Per migliorare la situazione, si può prevedere un’unica anagrafe per gli enti del terzo settore, predisponendo liste dei beneficiari definitive ed eliminando l’onere dell’iscrizione annuale. Dall’altro lato, si può elevare il limite al di sotto del quale il contributo non viene erogato: ad esempio, un limite di mille euro cancellerebbe la gestione dell’erogazione di oltre 11.600 contributi solo nel settore volontariato. D’altra parte verrebbe da dire che se tutto è di interesse sociale, allora nulla è di interesse sociale. Allargare le liste dei beneficiari non pare una strategia vincente: l’interesse dei contribuenti continua a focalizzarsi su organizzazioni e temi precisi.

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* Le opinioni espresse nell’articolo sono riferibili solo all’autore e non rappresentano in alcun modo la posizione della società per cui lavora.

 

(1) Sul meccanismo si veda http://www.5-per-1000.it/le_origini.asp
(2) Corte dei conti (2013) “Destinazione e gestione del 5 per mille”
(3) http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Documentazione/Archivio+5permille/
(4) Si tratta, per il 2011, di meno dell’1 per cento del totale, ovvero circa 3.195.000 euro.
(5) È previsto che i soggetti che ricevono i contributi rendicontino entro sei mesi l’uso fatto delle risorse. Un eventuale uso improprio (rispetto a quelli definiti per legge) potrebbe dare luogo al recupero dei contributi, con ulteriore aggravio delle procedure a carico della Pa.
(6) Fonte: Assif– Associazione italiana fundraiser.
(7) Corte dei conti (2013) “Destinazione e gestione del 5 per mille”
(8) Ai destinatari del 5 per mille, a differenza dei destinatari dell’8 per mille, è fatto divieto di utilizzare i fondi raccolti per campagne di promozione ad esso mirate.

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