Lavoce.info

Un Plafond in cerca di casa

Il Plafond casa è un fondo istituito per favorire l’accesso al credito per acquistare o ristrutturare una casa. Il bilancio dopo sei mesi evidenzia uno scarso interesse da parte delle banche. E ben pochi mutui concessi su questa base. Il problema è che mancano le risorse per abbattere i tassi.

ADESIONI SENZA ENTUSIASMO

Il Plafond casa è un fondo, con una dotazione di 2 miliardi, istituito dalla Cassa depositi e prestiti (articolo 6, c. 1, lett. a, Dl 102/2013, convertito in L 124/2013) per favorire l’accesso al credito del settore dell’edilizia residenziale.
Le banche che hanno carenza di liquidità possono ottenere un finanziamento dal Plafond per concedere mutui a chi intende acquistare o ristrutturare un’abitazione (prioritariamente quella principale e da parte delle giovani coppie, famiglie numerose e con disabili). La provvista dovrebbe avere un costo inferiore a quella di mercato, e, di conseguenza, anche i mutui dovrebbero essere stipulati a tassi di interesse più bassi di quelli di mercato. Le condizioni del finanziamento del Plafond alle banche sono stabilite da un protocollo Cdp-Abi.
Al di là dell’adesione formale, alcuni indizi fanno ritenere che l’interesse degli istituti di credito per l’iniziativa della Cdp sia scarso.
Il protocollo Cdp-Abi prevede che le banche dovrebbero: 1) in occasione della richiesta di un mutuo da parte di un cliente informarlo dell’esistenza di prodotti che si avvalgono della provvista Plafond; 2) dare pubblicità ai mutui Plafond anche diffondendo la relativa documentazione informativa a stampa o via web.
È difficile verificare se gli addetti ai mutui delle agenzie assolvono questo impegno. Va segnalato, però, che il ministro delle Infrastrutture Lupi, competente per materia, ha comunicato ad Abi e Cdp di aver ricevuto e-mail di cittadini per segnalare che alcuni funzionari delle banche, interpellati sull’argomento, affermano di non sapere nulla del Plafond casa.
Anche la diffusione dell’informazione sui mutui Plafond casa, consultando i siti delle banche, appare estremamente carente. Sul sito della Cdp (consultato il 21 maggio) sono elencate 47 banche che hanno sottoscritto un contratto per ottenere un finanziamento a valere sul Plafond casa: tre sono grandi banche nazionali (Unicredit, Mps, Intesa-San Paolo), mentre le restanti sono piccole casse di risparmio e banche di credito cooperativo (con poche eccezioni), tutte con un numero ristretto di sportelli. E solo sei di esse riportano, sui loro siti internet, notizia della loro adesione all’iniziativa della Cdp, con livelli di informazione molto differenti da una all’altra. Due pubblicano i fogli informativi dei mutui, con informazioni sia sui tassi di interesse che sulle condizioni accessorie, mentre le altre quattro forniscono informazioni generiche e rinviano ai fogli informativi disponibili nelle filiali, dove, però, non pare che le notizie abbondino.

Leggi anche:  Quell'ottimismo in eccesso sulle coperture della legge di bilancio

MUTUI CON SCARSO APPEAL

L’obiettivo ultimo del Plafond dovrebbe essere quello di rendere meno costosi i mutui per chi vuole acquistare una casa (anche se non è la prima abitazione), facendo provvista alle banche a un tasso di interesse agevolato.
Dagli elementi di valutazione di cui si può disporre, non sembra che le condizioni alle quali vengono concessi i mutui siano tali da migliorare sensibilmente le condizioni di accesso ai mutui da parte dei soggetti che non sono nelle condizioni economiche per sottoscriverne uno ai tassi di interesse di mercato. Tradotta in importo della rata, la differenza tra i tassi di interesse è di sole poche decine di euro al mese, per mutui di 100mila euro. In un caso viene proposto uno spread sui mutui a tasso variabile del 4,5 per cento, un livello molto alto rispetto a quanto offre il mercato per mutui ordinari, sempre a tasso variabile; a un livello di poco superiore a questo, alcune banche oggi offrono mutui a tasso fisso con provvista fatta sul mercato.
Sulle ragioni per le quali le condizioni dei mutui Plafond si discostano così poco da quelle dei mutui ordinari, si possono avanzare due ipotesi: 1) il vantaggio che le banche ottengono rifornendosi dal Plafond è rilevante, ma ne trasferiscono solo una minima parte ai mutuatari; 2) poiché la differenza tra i tassi di interesse del finanziamento Plafond e di quelli alternativi di mercato è molto piccola, anche trasferendola interamente, o quasi, ai mutuatari, i tassi dei mutui restano alti.
La prima ipotesi contrasta con lo scarso interesse che le banche sembrano riservare all’iniziativa della Cdp, altrimenti farebbero la fila per usarlo, mentre non è così , la seconda potrebbe, invece, spiegarlo. In situazioni in cui le banche non hanno difficoltà a fare provvista sul mercato, il ricorso al funding del Plafond diventa poco conveniente, o non conveniente del tutto, quando la differenza tra i tassi di interesse non crea un vantaggio tale da compensare lo svantaggio derivante dallo svolgimento di operazioni assoggettate a maggiori vincoli e costi di un’operazione standard (campagne informative, oneri di rendicontazione con la Cdp).
Se si ritiene plausibile che la seconda delle ipotesi formulate sia la principale ragione del mancato “assalto alla diligenza”, che ci si poteva aspettare al momento dell’istituzione del Plafond, occorre intervenire sul livello del tasso di interesse applicato alle banche. Abbassando quel tasso, cala il rendimento del Plafond. Ma per la Cdp – che formalmente non un ente pubblico – il Plafond è un investimento, mentre i governanti lo ritengono una strumento di politica per la casa. Solo che le politiche pubbliche costano, ed è difficile finanziarle con i soldi degli altri. Forse, il punto è tutto qui, per spiegare perché a sei mesi dalla sottoscrizione della convenzione Cdp-Abi, il Plafond cerca ancora di accasarsi. Ed è quello da cui ripartire: reperire le risorse pubbliche necessarie per finanziarie un abbattimento dei tassi di interesse a carico della famiglie che vogliono acquistare la loro prima casa.

Leggi anche:  Chi guadagna e chi perde con l'inflazione

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  E alla fine arriva la procedura di infrazione

Precedente

L’Iva? La Pa la paghi allo Stato

Successivo

La lente dell’Antitrust sugli appalti *

  1. Per acquistare la casa occorre una tranquillità sul proprio posto di lavoro, ciò precisato si deve intervenire prima sulle imprese, oggi tutte stanno chiudendo per mancanza di liquidità, li si deve agire subito, poi si potrà parlare di casa per i lavoratori

  2. Manshoon

    Mi si perdoni la domanda ingenua ma una banca non dovrebbe già guadagnare dal mutuo in quanto prestito ad interesse?
    Se non è capace di farlo chiuda, che senso avrebbe “intervenire sul tasso di interesse applicato alle banche”? A parte finanziare banchieri scarsi, si intende.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén