La pubblica amministrazione ha difficoltà a utilizzare le tecnologie con efficienza e efficacia. Lo dimostra la limitata diffusione di software open source. Per non aggravare i ritardi già accumulati servono scelte precise e un sistema di incentivi e disincentivi per realizzarle. E si potrebbe così rivitalizzare lindustria italiana del software. Il 63 per cento nel mondo, ma solo il 38 per cento nell
Da un punto di vista pratico, e con qualche approssimazione, la differenza tra software “proprietario“ e Os consiste nel fatto che nel primo caso, di solito dopo il pagamento di una licenza d‘uso, l‘utente può “eseguire“ il programma, ma non vede come è stato scritto e non può modificarlo, mentre il software open source può essere modificato e ulteriormente distribuito, ed è gratuito.
Non sempre vince il migliore
La scelta tra software proprietario (come quello prodotto da Microsoft) e Os non è ovvia. È importante considerare la presenza di “effetti di rete“, che si hanno quando il beneficio del possesso di un prodotto dipende positivamente dal numero di consumatori che già ne dispongono. Come telefono o fax, anche il software è tanto più utile quanto più è diffuso. Per questo è difficile contrastare un prodotto che gode di un mercato ampio anche quando si dispone di una tecnologia più vanzata: nelle industrie in cui vi sono effetti di rete, non sempre vince il migliore.
Ed è questo il vantaggio di cui godono i prodotti Microsoft nel mercato del software per la “produttività di ufficio“ (videoscrittura e fogli di calcolo, per esempio): abbandonarli significa anche rinunciare all‘estrema comodità con cui si scambiano per e-mail documenti in un formato che è divenuto uno standard de facto, oltre che alla consulenza gratuita dei vicini di scrivania.
Nel mercato “lato server“, come nel caso del server web Apache, la situazione è diversa. Per esempio, Apache è dominante, gratuito, eccellente, ben documentato e utilizza un sistema operativo, Unix, disponibile (anche) a titolo gratuito, secondo molti migliore del concorrente Microsoft. Al di là di una generale avversione per il software che non proviene da un produttore importante, con la relativa deresponsabilizzazione dei tecnici che comporta una tale attitudine, vi sono dunque poche ragioni per non adottarlo: la ridotta diffusione di Apache nell‘amministrazione pubblica indica una scarsa propensione ad avvalersi di soluzioni tecnologiche efficaci ed efficienti.
Dalla commissione le consuete raccomandazioni
Il Governo dovrebbe riflettere. Il ministro dell‘Innovazione, Lucio Stanca, istituì lo scorso novembre una commissione sul software Os che ha da poco terminato i suoi lavori.
Senza prendere posizione precisa, e cercando di accontentare un po’ tutti, la commissione propone l‘usuale armamentario: qualche misura concreta, qualche risorsa, ma soprattutto raccomandazioni assortite, il più delle volte senza occuparsi degli incentivi e disincentivi perchè queste non rimangano sulla carta. Invece, trascura completamente il fatto che la scelta di una tecnologia di rete non è analizzabile al livello del singolo utente, ma deve tenere conto degli effetti che abbiamo indicato e del conseguente problema del coordinamento delle scelte individuali. Esiste un‘ampia letteratura scientifica su questo tema, e Stanca avrebbe fatto bene a non affidarsi soltanto, o prevalentemente, a (ingegneri) informatici, le cui competenze sono altre.
È
tempo di decisioniNei fatti se non nelle intenzioni, le commissioni dagli esiti ecumenici, molto spesso servono per non decidere, o per decidere di non fare nulla. Per il software Os, con i ritardi già accumulati e dopo decenni di decadenza dell‘industria italiana del software, sono invece necessarie iniziative, magari di portata ridotta, ma concrete.
Un obiettivo ragionevole consiste nel promuovere il software Os “lato server“, dove gli effetti di rete non sono avversi. Servirebbe un misto di prescrizioni e di incentivi verso quei tecnici e quelle amministrazioni che si comportano virtuosamente, e un servizio di consulenza e di formazione, all‘interno di strutture già presenti, che permetta ai tecnici di adeguarsi e renda ingiustificabili le eventuali resistenze. Si otterrebbero risparmi, si incoraggerebbe l‘utilizzo di tecnologie avanzate, si creerebbe un primo presupposto per un maggiore controllo delle tecnologie e si valorizzerebbero le competenze tecniche migliori dentro l‘amministrazione.
Esistono però obiettivi più ambiziosi, che il Governo farebbe bene a considerare con attenzione maggiore di quanto non abbia fatto sino ad ora, e senza timore reverenziale verso Microsoft. L‘amministrazione pubblica spende per il software circa 700 milioni di euro all‘anno. C’è spazio per una politica che promuova l‘insieme della produzione Os, tanto più che uno spostamento della domanda dell‘amministrazione pubblica sarebbe di grande beneficio per l‘industria italiana del software, in un certo senso la reinventerebbe. Ma sarebbero necessari interventi veramente incisivi e una notevole capacità di gestire una strategia coraggiosa e innovativa.
Il primo, più modesto, obiettivo, può essere considerato intermedio rispetto al secondo: l‘analisi dei primi risultati ottenuti potrebbe servire per decidere se allungare il passo.
In ogni caso, però, il Governo dovrebbe dichiarare che cosa vuole fare e con quali strumenti. Tenendo presente che le scelte, o le non scelte, del passato, hanno già danneggiato la diffusione del software Os nell’amministrazione pubblica.
(1) I dati derivano da una rilevazione realizzata presso il corso di laurea in Economia di Internet dell‘Università di Bologna, e si riferiscono a un campione di siti dei soli comuni, province e regioni. Oltre alla diffusione del server web Apache, essi mostrano la diffusione degli analoghi prodotti Microsoft, utilizzati nel 58 per cento dei casi, contro il 27 per cento a livello mondiale (il confronto mondiale è reso possibile dalla rilevazione di Netcraft).
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Lascia un commento