Cresce l’attenzione alla qualità e completezza dell’informazione statistica. E l’Istat, pur con scarso personale e mezzi, riesce a sostenere il confronto almeno con gli istituti europei. Ma per ottenere una più ampia e rapida base di produzione e diffusione di statistiche ufficiali è necessario coinvolgere maggiormente il mondo accademico e della ricerca pubblica e privata. È quindi opportuno varare un piano di sviluppo che definisca la cornice normativa e finanziaria in cui dovranno operare i diversi soggetti.

Tradizionalmente, la classe dirigente italiana tende a non attribuire soverchia importanza ai numeri e, in particolare, alla statistica ufficiale.

Le critiche appassionate che da qualche tempo piovono sull’Istat sono perciò benvenute, perché segnalano l’emergere di una nuova, crescente attenzione dell’opinione pubblica alla qualità e completezza dell’informazione statistica ufficiale (anche se talvolta esse rivelano un’ancora modesta diffusione della cultura statistica).

In effetti, nella situazione attuale, l’Istituto di statistica italiano, pur disponendo di una dotazione di personale che, in rapporto alla popolazione, è pari al 40 per cento della media dell’Unione e di un bilancio che, rapportato al Pil, è pari al 50 per cento della media dell’Unione (si vedano i dati presentati da Fabio Rapiti su lavoce.info), è chiamato ogni giorno e da più parti a produrre più informazione ufficiale, di migliore qualità e in modo più tempestivo.

Molto lavoro, scarsi mezzi

Da un lato c’è l’impegno a tappe forzate nella costruzione del Sistema statistico europeo che, sotto la sanzione di decine di Regolamenti comunitari, obbliga l’Istat a correre al passo di paesi partner meglio attrezzati e con profonde tradizioni di diffusione della cultura statistica e di sensibilità per la statistica ufficiale.

Nel Programma statistico nazionale per il triennio 2003-2005, ben 140 sono le rilevazioni o elaborazioni che l’Istat produce sulla base di regolamenti o direttive comunitarie. Tra questi ricadono l’insieme dei conti nazionali, la rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro, le rilevazioni quadriennali sulle retribuzioni e il costo del lavoro, l’indice trimestrale sul costo del lavoro e le retribuzioni di fatto, la rilevazione panel europea sulle famiglie (Tab. 1)

Dall’altro c’è la necessità di corrispondere tempestivamente alle esigenze informative che nascono dal procedere del decentramento amministrativo, dalle urgenze del mondo dell’università e della ricerca, dallo sviluppo dei mercati, dall’affacciarsi di associazioni, individui e famiglie sul palcoscenico della società dell’informazione.

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L’Istituto, tra l’altro, è comunque gravemente sottodimensionato anche rispetto alla sua stessa pianta organica (Tabella 2), che è coperta solo al 75,6 per cento e, per il personale con titolo universitario, solo al 58,3 per cento.

Per sopperire alle urgenze e alla necessità di riqualificazione, l’Istat ha attraversato negli anni recenti numerose fasi di riorganizzazione; e, soprattutto, ha notevolmente incrementato la quota del personale laureato, con master o con dottorato di ricerca, nonostante gli impedimenti di natura burocratica e finanziaria, con l’attivazione di quasi 500 contratti a termine, dei quali l’83,4 per cento è ricoperto da personale con titolo universitario (Tabella 3).

Come si costruisce il Sistan

Tuttavia il legislatore italiano, per corrispondere alle necessità statistiche fortemente crescenti del paese e dell’Unione europea, non ha scelto la strada di rafforzare l’Istat (le cui dimensioni, per poter svolgere un ruolo paragonabile alla media dei grandi paesi europei, dovrebbero essere almeno raddoppiate), bensì quella di dare vita – a costo zero – al Sistan, il Sistema statistico nazionale (legge 322 del 6/9/1989).

L’idea è quella di coinvolgere nella produzione delle statistiche ufficiali, con il coordinamento e la supervisione metodologica dell’Istat, un numero crescente di istituzioni pubbliche e private, che concorrano alla realizzazione del Piano statistico nazionale (Psn) con la produzione di studi, indagini o elaborazioni finanziati autonomamente.

Questo disegno ha richiesto che l’Istat assumesse, sempre a costo zero e senza poter distribuire risorse premianti né fissare regole cogenti, un ulteriore compito di governo del Sistan, che va a sommarsi e a sovrapporsi a quello della produzione delle statistiche ufficiali.

La costruzione del Sistan, purtroppo, non ha ancora coinvolto in misura apprezzabile le università e i centri di ricerca pubblici o privati, i quali da un lato spesso non dispongono di risorse autonome tali da consentire loro di essere titolari di progetti Psn mentre, dall’altro, se decidono di reperire sul mercato le risorse necessarie a finanziare iniziative di questo tipo, rischiano di contravvenire al principio della fruibilità a basso costo delle informazioni prodotte, uno dei cardini della statistica ufficiale.

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Un confronto ingeneroso

In questo contesto, proporre a benchmark di riferimento per l’Istat il Bls americano o altre agenzie di eccellenza, è quanto meno ingeneroso e comunque inappropriato. Troppe sono le differenze di dimensioni, di risorse e di tradizioni, per proporre paragoni sensati.

I confronti vanno fatti, semmai, con l’Eurostat o con gli Istituti di statistica dei nostri partner europei, sempre tenendo conto dei drammatici limiti dimensionali che contraddistinguono l’Istat (Figura 1).

Una volta scoperto, però, che l’Istat (pur con tutte le sue gravi carenze) non se la cava così male nel confronto, resta il problema vero: come potenziare in tempi rapidi l’efficacia del Sistan e come accrescere, nella cornice del suo sviluppo, le sinergie tra l’Istat e il mondo accademico e della ricerca (pubblica e privata) in modo da consentire una più ampia, pronta e completa base di produzione e diffusione di statistiche ufficiali.

L’opinione di chi scrive è che sarebbe quanto mai opportuno che il legislatore procedesse rapidamente alla compilazione di un vero e proprio Piano di sviluppo della statistica ufficiale in grado di costituire, per almeno il prossimo decennio, la cornice normativa e finanziaria di riferimento al cui interno collocare il ruolo dell’Istat e quello del Sistan, ivi inclusi gli organi di governo decentrato, le università e gli stessi soggetti privati che intendano sottomettersi alla disciplina che regola la produzione di statistiche ufficiali.

 

* Ovviamente le opinioni dell’autore sono espresse a titolo del tutto personale e non coinvolgono in alcun modo l’Istituto di appartenenza.

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