“L’Italia ha bisogno di un governo in grado di dare un calcio alle zuffe interne, per concentrarsi sulla riduzione del debito pubblico e sulla riforma di pensioni, sanità e mercato del lavoro. Ma, al momento, le probabilità che tutto questo accada sono molto basse”. Sono le parole del quotidiano economico inglese Financial Times, subito dopo il declassamento del debito italiano da parte di Standard & Poor’s. Il giornale rosa salmone non usa mezzi termini anche quando dà del “ridicolo” alle liti nell’alleanza di centro-destra tra chi vuole ridurre le imposte per 14 miliardi di euro e chi, invece, chiede che il fiume di sussidi che da Roma scende al Mezzogiorno continui senza interruzioni.

Per l’americano Wall Street Journal, il declassamento di Standard & Poor’s non poteva capitare in un momento peggiore, attribuendo maggiore risalto ai problemi di Berlusconi nel dare forma a una qualche politica economica e nel tenere unito e in piedi il governo. Inoltre, il downgrading è probabilmente più dannoso di un “early warning” da Bruxelles, perché Roma dovrà così pagare un onere maggiore per il debito, spingendo nuovamente verso l’alto il deficit. Quali, invece, le cause del declassamento del rating? Per Giovanni Zanni, economista di CSFB a Londra, “dietro la decisione di Standard’s & Poor’s, oltre alla crisi politica, c’è la mancanza di chiarezza nei conti pubblici italiani”. Ma non solo. A rincarare la dose ci pensa l’Economist, la bibbia dei settimanali economici mondiali: sono le tante, troppe misure una tantum ad aver spinto l’agenzia di rating verso il giudizio AA- (da AA) sul debito del Bel Paese. Intanto, continua l’Economist, i provvedimenti strutturali scarseggiano, il primo ministro lavora per dipanare la matassa dei propri problemi legali e le audaci promesse elettorali sembrano dimenticate. Con il risultato che oggi l’Italia è in gara con la Germania per il titolo di “malato d’Europa”.

Anche la stampa dell’America latina non ha mancato di riportare e commentare la notizia. La testata argentina Mercado, per esempio, ironizza sul giudizio AA-, che mette l’Italia, quarta economia dell’Unione Europea, sullo stesso piano di Slovenia, Cipro e Andorra. E ancora, il declassamento di Standard & Poor’s è il primo per un paese del G7 dall’aprile del 2002, quando il Giappone era passato da AA ad AA-. E’ un paragone non felice per Roma, dopo i tanti e prolungati problemi di Tokyo, alle prese per anni con stagnazione e deflazione. Tutto questo, secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, comporta una grossa perdita d’immagine per l’Italia, che, stando ai giudizi dell’agenzia di rating, è meno meritevole di paesi come il Portogallo. Restando in Germania, per la Sueddeutsche Zeitung il declassamento può aprire la porta a nuovi downgrading per altre capitali europee, tra cui la stessa Berlino.
Ma il problema, come evidenzia il francese Le Figaro, non è limitato al 2004. Anzi, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi due anni con un deficit al 4% del Pil, se i promessi tagli alle imposte saranno implementati senza ridurre anche la spesa pubblica.

 

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