L’annunciata svolta epocale in campo fiscale non c’è. Anche accettando le cifre del Governo, la Finanziaria per il 2005 contiene un aumento delle imposte, non una loro diminuzione. Mentre sono andate deluse le aspettative delle imprese per misure sulla competitività, la manovra fiscale ben difficilmente potrà costituire il grimaldello che ci farà uscire dalla crisi economica. Mettendo così in discussione anche alcune voci di autocopertura. Né si sa bene cosa accadrà per studi di settore, revisione degli estimi e inasprimento sulle locazioni immobiliari.

Nella conferenza stampa di giovedì scorso, presentando in modo irrituale l’emendamento del Governo alla Finanziaria 2005 prima ancora che fosse approvato dal Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio lo ha annunciato come una svolta storica: il più significativo taglio delle imposte che si sia mai verificato negli ultimi decenni.
Si tratta di una affermazione davvero sorprendente. Se si prendono per buone le cifre ufficiali proposte dal Governo, prescindendo quindi da ogni valutazione critica sulla loro credibilità, la Legge finanziaria che il Parlamento si appresta a varare contiene un aumento delle imposte, non una loro diminuzione.
Procediamo per gradi.

Se si accettano le cifre del Governo

Con la presentazione dell’annunciato emendamento, il Governo completa il disegno della manovra finanziaria per il 2005 (manovra che secondo le norme vigenti avrebbe dovuto essere presentata nella sua interezza entro il 30 settembre). Il “dibattito” nelle due Camere dovrà quindi avvenire in meno di un mese. Non è da escludere che per evitare l’esercizio provvisorio e l’aprirsi di nuove crepe nell’accordo così faticosamente raggiunto fra i partiti della maggioranza, si ricorra al voto di fiducia, svilendo ancora una volta il ruolo del Parlamento.
Comunque sia, l’emendamento come tale diviene parte integrante della legge in questione, che già contiene interventi in campo fiscale sia di aggravio che di sgravio. Gli interventi di aggravio servono a coprire buchi di bilancio e, in parte, gli sgravi fiscali. La Legge finanziaria prevede altre forme di entrata, da cui si prescinde in questa analisi, esclusivamente focalizzata sulle entrate fiscali.
Il quadro complessivo e dettagliato che ne emerge è riportato nella tabella 1.
Ne risulta un dato inconfutabilmente chiaro: per effetto della manovra finanziaria le entrate fiscali aumenteranno nel 2005 di quasi 4 miliardi. Neppure nei due anni successivi, quando lo sgravio dell’Irpef e quello dell’Irap andranno congiuntamente a regime, il saldo per i contribuenti nel loro complesso sarà favorevole: si avrà comunque un aggravio di imposta pari rispettivamente a circa 140 e 280 milioni di euro (a prescindere ovviamente da eventuali altre misure fiscali che verranno intraprese con le manovre finanziarie dei prossimi due anni).
Il saldo potrà essere negativo (pari a uno sgravio di circa 200 milioni di euro) solo nel 2006, se, come è stato ventilato dai giornali nei giorni scorsi, verrà accantonato l’intervento sulle cooperative inizialmente previsto dall’emendamento.

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Se si accettano le cifre del Governo, quindi, la svolta fiscale epocale si traduce in una discutibile ricomposizione del prelievo: dagli alti redditi ai bassi redditi, per gli effetti redistributivi della riforma dell’Irpef  e per l’aumento dei tributi indiretti regressivi, sui giochi e sulle sigarette, curiosamente aumentati in due rate (prima dalla versione della Finanziaria di settembre e ora dall’emendamento governativo).
Il bilancio è negativo per il mondo delle imprese nel suo complesso: sono andate deluse le aspettative per misure a favore del rilancio della competitività, anche rispetto a quanto prospettato nei giorni scorsi. Per le piccole imprese, gli sgravi fiscali Irap e Irpef potrebbero essere più che compensati dagli aggravi degli studi di settore e dai più alti acconti delle imposte dirette. Le cooperative subisco un aggravio di prelievo (anche considerando solo gli interventi inizialmente previsti nella versione della Finanziaria di settembre). Il bilancio è probabilmente negativo anche per i lavoratori autonomi, che hanno visto sfumare la promessa di un allargamento della deduzione dall’Irap per i soggetti con bassa base imponibile.
Se si accettano le cifre del Governo, la manovra fiscale ben difficilmente potrà costituire il grimaldello che ci farà uscire dalla crisi economica. In particolar modo sarà difficile che un aumento delle imposte, probabilmente ai danni dei soggetti a più alta propensione al consumo, possa tradursi in un rilancio dei consumi.
In assenza del rilancio dei consumi, però, perderebbe credibilità una voce di copertura della manovra finanziaria nel suo complesso, prevista dall’emendamento governativo e che non abbiamo considerato fra quelle strettamente “fiscali”: si tratta di 400 milioni di euro di “autocopertura” (e cioè capacità della manovra di autofinanziarsi attraverso gli effetti indotti sul prelievo fiscale) già previsti per il 2005 (500 milioni e 450 milioni rispettivamente per il 2006 e 2007), che dovrebbero venire principalmente proprio dall’Iva sull’aumento dei consumi.

Se non si accettano le cifre del Governo

Ma ci sono buone ragioni per dubitare delle cifre del Governo? Concentrando sempre l’attenzione esclusivamente sulle poste fiscali, possiamo avanzare due osservazioni.
L’Agenzia delle entrate, delegata dal ministro dell’Economia ad aprire un tavolo tecnico con le categorie imprenditoriali e professionali sugli studi di settore, ha convenuto che sotto il profilo tecnico l’aggiornamento automatico non è percorribile e che la modalità di accertamento tramite studi di settore non può prescindere dalle diverse garanzie che vengono dai soggetti in contabilità ordinaria per opzione o per obbligo. Ma è proprio dall’estensione ai soggetti in contabilità ordinaria dei criteri di accertamento utilizzati per quelli in contabilità semplificata e dall’aggiornamento automatico degli studi che si prevedeva di ottenere larga parte del gettito previsto nelle cifre riportate nella tabella 1. Il ministro che ha delegato l’Agenzia e il Governo daranno seguito all’accordo raggiunto tra questa e le categorie? È una questione che, come risulta dalla tabella 1, vale 3,8 miliardi nel 2005, 1,8 miliardi nel 2006 e 2 miliardi nel 2007.
Un atteggiamento dilatorio è poi stato assunto dal Governo anche sulla revisione degli estimi e sull’inasprimento sulle locazioni immobiliari (sono rispettivamente altri 400, 800 e 900 milioni nei tre anni a venire).
Non si tratta di due voci qualsiasi: sono le uniche voci “innovative” della manovra sul fronte delle entrate fiscali. Tolte queste, resta il tradizionale ricorso a entrate straordinarie (il condono edilizio), accise e altri balzelli.
Il venir meno di queste due entrate non sarebbe sufficiente, per il 2005, a trasformare l’aggravio complessivo delle imposte in uno sgravio. Si aprirebbe però un buco non indifferente nelle coperture previste.
Se si considerano anche le altre forme di copertura previste (taglio alle spese e altre entrate) è un buco destinato con ogni probabilità a non rimanere il solo, come sottolineato da osservatori indipendenti quali il Fondo monetario internazionale.


Tabella 1: sgravi e aggravi fiscali in finanziaria

          
Fonte: nostre elaborazioni su allegato 7 al disegno di Legge finanziaria per il 2005 e    
sulla tabella relativa alla copertura dell’emendamento governativo distribuita alla     
conferenza stampa di giovedì 25 novembre. 

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