Lavoce.info

L’Europa degli italiani

Un nostro sondaggio conferma che i giovani italiani continuano a essere filo-europei e voterebbero a favore del Trattato costituzionale europeo perché hanno poca fiducia nel sistema politico e nelle istituzioni nazionali. L’Europa piace perché ci protegge dai nostri stessi errori. La maggioranza degli intervistati ritiene però che l’euro abbia danneggiato l’economia italiana. Da questi dati si possono trarre alcune indicazioni sull’atteggiamento che il Governo dovrebbe tenere al Consiglio europeo e nel negoziato con Bruxelles sul riequilibrio dei conti pubblici. E ci sarebbe materia di riflessione anche per la Bce.

Cosa pensano gli italiani del progetto di integrazione europea, dopo l’esito negativo dei referendum francese e olandese? I dubbi che hanno scosso la Francia e l’Olanda si vanno diffondendo anche nel nostro paese? È necessario un ripensamento sull’Europa, come hanno dichiarato nei giorni scorsi diversi esponenti del Governo? Alla vigilia di un importante Consiglio europeo, e in prossimità di una delicata trattativa tra Governo e Commissione europea sui conti pubblici italiani, queste domande sono più che mai rilevanti.

La fiducia resta

Un sondaggio condotto lo scorso fine settimana da Erminero & Co. su di un campione di 800 utenti di Internet fra i 18 e i 35 anni ci aiuta a rispondere. Questa è la fotografia che emerge dai dati.

– L’esempio di Francia e Olanda non sembra avere intaccato i consensi per l’Europa nel nostro paese, semmai è vero il contrario: i favorevoli al Trattato costituzionale europeo sono più del 50 per cento e sono addirittura aumentati dopo il voto francese e olandese (vedi il grafico qui sotto).
– I giovani si fidano più dei funzionari europei che dei nostri politici.
– Una parte rilevante degli intervistati apprezza il ruolo dell’Europa nell’imporre disciplina sui conti pubblici e nell’aprire i nostri mercati alla concorrenza, mentre non si teme uno smantellamento dello stato sociale (sebbene l’immigrazione sia percepita come una minaccia).



Questi dati confermano che non vi è rottura con il passato. I giovani italiani continuano a essere filo-europei, essenzialmente perché hanno poca fiducia nel loro sistema politico e nelle istituzioni nazionali. L’Europa piace perché ci protegge dai nostri stessi errori. I politici che cercano di scaricare sui burocrati europei la colpa dei loro fallimenti devono stare attenti, perché rischiano di non essere creduti.

Leggi anche:  2004: il miracolo europeo dell'allargamento*

È l’Europa a proteggerci, non la sua moneta. La maggioranza degli intervistati ritiene addirittura che l’euro abbia danneggiato l’economia italiana (vedi il grafico più sotto). Questa è una sorpresa soprattutto per gli economisti, che sono convinti che l’euro ci abbia salvato da una crisi finanziaria altrimenti quasi certa. Così non la pensa la maggioranza degli intervistati, più preoccupata invece dalla perdita di potere d’acquisto nel passaggio da lira a euro, o dall’eccessivo apprezzamento del cambio. Questa delusione riflette anche il modo in cui siamo entrati nell’euro: l’ingresso nella moneta unica era stato venduto dal Governo di allora come l’ultimo traguardo prima del paradiso, e invece sembra di essere arrivati all’inferno. Alla luce di questi dati, non sorprendono le sortite populiste del Governo di oggi contro l’euro.

Tre considerazioni

Questa fotografia delle opinioni degli italiani suggerisce tre considerazioni generali.


La prima riguarda l’atteggiamento dell’Italia nel Consiglio europeo che si apre oggi in Lussemburgo. Nel difficile negoziato sul bilancio, ogni paese cercherà di migliorare la propria posizione netta, anche a costo di far vacillare il fragile edificio europeo. Ma i giovani sembrano consapevoli del fatto che l’integrazione europea non è un gioco a somma zero. I cittadini italiani potrebbero apprezzare di più un Governo che spinga per aumentare la capacità dell’Europa di fornire beni pubblici, anche mettendo in secondo piano gli interessi nazionali.


La seconda considerazione riguarda il Patto di Stabilità. In passato il Patto è stato un’arma importante con cui il ministro dell’Economia riusciva a imporre un vincolo di bilancio alle decisioni del Governo. Sarebbe sbagliato pensare che quest’arma sia oggi spuntata. I giovani italiani continuano a fidarsi dei burocrati europei più che dei nostri politici, e mostrano di apprezzare la disciplina imposta dall’Europa. Da qui all’11 luglio il ministro dell’Economia dovrà negoziare con la Commissione un programma di riequilibrio dei nostri conti pubblici. Ma il vero negoziato non sarà tra ministro e Commissione, bensì all’interno del Governo, tra chi spinge per una Finanziaria elettorale e una spesa finanziata con trucchi contabili, e chi invece vorrebbe accelerare il riequilibrio dei conti pubblici con interventi incisivi sulla spesa pubblica. È ovvio da che parte stia il vero interesse del paese. E i giovani italiani sembrano essere consapevoli che, come in passato, l’Europa può essere un loro prezioso alleato.

Leggi anche:  "EU Critical Mass Program": reti di imprese per tornare a crescere


L’ultima considerazione, infine, riguarda l’euro. Non può non destare preoccupazione il fatto che i giovani si siano già dimenticati dei benefici della moneta unica. Sicuramente non sarà l’Italia ad abbandonare l’euro. Se qualcuno mai sceglierà di farlo, saranno i paesi più forti, non quelli più deboli. Ma se perfino gli italiani ritengono che l’euro sia stato un danno, cosa penseranno i tedeschi o gli olandesi? Qui non c’è nulla che l’Italia possa fare. Ma c’è da augurarsi che questi sondaggi (e altri simili in Europa) siano valutati con attenzione dalla Banca centrale europea, per chiedersi se sarebbe stato possibile fare di più per evitare in passato il forte apprezzamento dell’euro, o per agevolare anche con la politica monetaria la crescita dell’economia europea.


Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  "EU Critical Mass Program": reti di imprese per tornare a crescere

Precedente

Sommario 13 giugno 2005

Successivo

La Cina è vicina. Nell’innovazione

  1. bb

    Non so come voterei ad un referendum di ratifica della Costituzione europea, comprendo perchè si può ritenere più professionale ed affidabile un “tecnico” europeo rispetto ad un politico italiano, però il politico lo posso cambiare, alle prossime elezioni, se non mi va, il tecnico europeo, membro di qualche organo comunitario ( ad eccezione del Parlamento, che ha però, anche nel progetto di costituzione europea non ratificato da Francia ed Olanda, poteri non paragonabili a quelli di un parlamento nazionale ) lo mettono lì, indicativamente, i governi. Anche le decisioni più importanti a livello europeo le prendono i governi ( non solo il governo che ho avuto la possibilità di promuovere alle elezioni italiane, ma anche i governi degli altri paesi ) con controlli abbastanza limitati da parte degli organismi più rappresentativi sia a livello europeo ( Parlamento ) sia a livello nazionale.
    Penso che finora l’Europa, soprattutto nel caso italiano, abbia frenato derive contabili molto pericolose, fatico ancora a vedere benefici in senso promozionale, ma del resto la congiuntura economica ha un suo trend che non si può contrastare più di tanto.
    Credo che in altri paesi europei, che hanno classi politiche meno screditate e tradizioni democratiche più antiche della nostra il fatto di trasferire così massicciamente quote di sovranità ad organi non rappresentativi, assieme alle difficoltà economiche del momento, abbia creato malumore e scontento ed abbia portato alla mancata ratifica.
    Il fatto che in Italia non si senta come problema questa poca rappresentatività degli organismi europei, perchè sostanzialmente ci si fida comunque meno della nostra classe dirigente (democraticamente eletta ), dovrebbe far pensare.
    Mi sembra più una resa all’interno che un sì all’europa, ed il rischio è anche che non ci si chieda veramente che europa si vuole, ma semplicemente ci si affidi ad un mito, che risolva problemi di cui a livello nazionale abbiamo rinunciato ad assumerci la responsabilità.
    Voi che ne pensate?
    Grazie BB

    • La redazione

      Le sue considerazioni ci sembrano largamente condivisibili. Grazie per questo suo lucido commento.

  2. Franco Pischedda

    Nell’introduzione dell’euro è mancata una corretta informazione sulle conseguenze a cui si sarebbe andati incontro. Una volta stabilito che la parità 1 euro uguale 1936,27 lire fosse quella giusta (e anche sulla necessità di questa scelta non si è stati a suo tempo molto chiari), sarebbe stato opportuno dire agli italiani che da quel momento in poi, si sarebbe prodotto un livellamento (nel nostro caso verso l’alto, fino quasi a raddoppiare) dei prezzi intorno alla media europea. Forse per qualche mese, relativamente ai prodotti già disponibili, c’è stato anche qualche effetto speculativo, ma poi i prezzi sono aumentati anche alla produzione, per le note interrelazioni fra i mercati. Si parla in abbondanza e giustamente dell’aumento dei prezzi ha colpito i consumatori, rendendoli più “poveri”. Ma anche la pubblica amministrazione centrale e locale non può non aver subito lo stesso effetto inflattivo, con deleteri effetti sui relativi bilanci, rendendo estremamente difficile, se non impossibile il rispetto del limite del 3 per cento del patto di stabilità.
    Ora non si può tornare indietro, perché gli effetti sarebbero disastrosi. Ma non si può pretendere in sede europea di applicare solo regole restrittive (giuste e liberamente accettate) senza tenere conto dei perversi effetti prodotti nell’economia degli Stati europei dalle parità monetarie a suo tempo adottate. Ora non sono più possibili manovre di cambio correttive. Ma ci sarà pure un meccanismo che consenta all’Unione europea, nell’interesse comune, di sostenere fino al riallineamento le economie di Paesi come l’Italia particolarmente colpiti dagli effetti di una parità monetaria che si è dimostrata insostenibile.

  3. Leonardo Menchini e Giorgio Ricchiuti

    Nell’articolo ‘L’Europa e gli italiani’ due aspetti ci lasciano particolarmente perplessi. Il più importante legato al dibattito sulla costituzione europea e l’Europa, l’altro, strettamente metodologico, sulla significatività dell’inchiesta.
    Per quanto riguarda il primo aspetto riteniamo che fallace l’equazione ‘sì’ al trattato ‘sì’ all’Europa. Si può essere favorevoli ad una maggiore integrazione europea senza necessariamente riconoscersi nel trattato. Il dibattito francese, per chi lo ha seguito con attenzione, lo ha in parte mostrato. Forse nella vostra inchiesta sarebbe stato opportuno inserire una domanda filtro del tipo: ‘conosci il trattato costituzionale europeo?’, oppure ‘hai letto le oltre 400 pagine del trattato?’ ‘Conosci i contenuti del secondo titolo e del terzo titolo della costituzione europea?’. Probabilmente così ci saremmo accorti che i giovani italiani sono propensi ad approvare qualcosa che non conoscono. Perchè, allora, non accettare che almeno una parte dei francesi abbia risposto ‘no’ alla domanda posta: ‘Siete favorevoli alla Costituzione Europea?’?
    Inoltre non può essere tralasciata la questione relativa alle caratteristiche del campione indagato dalla vostra ricerca. Nell’allegato all’articolo rendete conto del fatto che il campione intervistato è un campione fortemente selezionato: gli individui di età compresa tra 18 e 35 che utilizzano internet (senza specificare se l’uso è saltuario o frequente!) rappresentano infatti poco più della metà dei membri di quella classe di età e poco più del 10% dell’intera popolazione italiana. Trarre da ciò conclusioni generali sull’orientamento degli italiani o anche dei soli giovani italiani ci sembra metodologicamente poco corretto.
    D’altro canto siamo portati a ritenere che qualora un simile sondaggio fosse stato condotto in Francia, con un campione così selezionato, i risultati non sarebbero stati molto dissimili da quelli trovati in Italia. Di conseguenza pensiamo che sarebbe più corretto chiarire meglio e sottolineare che i risultati si riferiscono ad un sottogruppo della popolazione ben specifico.
    Leonardo Menchini e Giorgio Ricchiuti
    Firenze

    • La redazione

      Grazie. Certamente il Trattato non è l’unica possibile forma di integrazione politica possibile in linea di principio. Ma è quella che oggi sembrava alla portata.
      Mettiamo in guardia il lettore sia nell articolo che nella scheda, parte integrante dell articolo. In ogni caso, piu del 50 per cento dei giovani in questa fascia di eta sono internauti e il campione è pesato sulla popolazione.

  4. Aguaplano

    Questo sondaggio che dimostrerebbe un filoeuropeismo in crescita nel nostro paese puzza di abbruciaticchio! Che la nostra classe politica in toto sia insufficente a gestire l’entrata in Europa dell’Italia, va bene. Ma che addirittura le persone consultate si definiscono più fiduciosi dei superburocrati di Strasburgo e dintorni, cioé di coloro che, ad esempio, finanziano gli agricoltori perché smettano di lavorare i campi …

    • La redazione

      Non parliamo di un filoeuropeismo in crescita. E’ la prima volta che poniamo questa domanda. E ci limitiamo a constatare che preferiscono ancora i burocrati di bruxelles ai politici nostrani. probabilmente non piacciono nè gli uni, nè gli altri. ma i buricratici di bruxelles sono ritenuti meno peggio degli altri. i rispondenti dovevano per forza scegliere tra gli uni o gli altri. spero che questo serva a fugare i suoi dubbi.

      Cordiali saluti

  5. Pierpaolo Sette

    Gentili Professori,
    Noto con gran piacere l’esisto di questo sondaggio. Personalmente sono un pò meravigliato, ma anche favorevolemte sorpreso.
    I giovani hanno compreso bene il valore, futuro, dell’Unione economica europea. Oggi che si parla addirittura di ritornare alla vecchia lira, questo sondaggio è davvero confortante.
    D’altronde non si tratta di essere euroentusiati o euroscettici, ormai si tratta di essere eurorealisti. La moneta unica è un dato di fatto e va sostenuto perchè i suoi benefici futuri possano essere per tutti.
    Le difficoltà iniziali, dovute alla costituzione di un’unione valutaria, erano prevedibili. Tuttavia il processo politico , che è fondamentale per la riuscita del progetto non deve arrestarsi proprio in questo momento.
    Nel momento in cui il processo politico pare essersi un pò arenato, la fiducia dei cittadini è un valore importante.
    Dato che il valore delle aspettative in economie è importante, speriamo che i nostri politici tengano conto di quelle di tutti i cittadini che comprendono quanto sia importante non far naufragare questo importante progetto.
    Cordiali saluti,
    Pierpaolo Sette

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén