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Perché non soffia il vento dell’eolico

Negli ultimi anni, la crescita del prezzo del petrolio e l’instabilità dell’area medio-orientale hanno accelerato l’espansione dell’energia eolica, con tassi di crescita del 20 per cento annuo. Non in Italia, dove gli investimenti su questa fonte di energia sono ben al di sotto di quelli realizzati da altri paesi europei. Tra le ragioni del ritardo, anche l’impatto sul paesaggio delle centrali a vento. Ma a questo si potrebbe ovviare con la costruzione di impianti off-shore o vicini ai porti. Con il vantaggio ulteriore di avere costi di produzione più bassi.

Negli ultimi anni, la crescita del prezzo del petrolio e l’instabilità dell’area medio-orientale hanno accelerato l’espansione dell’energia eolica. Cresce nel mondo del 20 per cento all’anno, con una potenza passata dai 2.500 megawatt (MW) del 1992 agli attuali 40.000 MW.

Le torri e il paesaggio

Nel mondo, ma non da noi. Pur avendo ampia disponibilità di energia eolica, l’Italia fino ad ora non ha investito su questa fonte energetica così come invece hanno fatto la Germania (15.239 MW), la Spagna (6.800 MW) e la Danimarca (3.094 MW, si veda la figura 1). Anzi, negli ultimi tempi si sono accentuate le diversità di opinioni tra il ministero dell’Ambiente, alcune Regioni e gruppi di ambientalisti e cresce la resistenza a costruire sul territorio le grandi torri per la produzione di energia eolica.

Le resistenze sono comprensibili: le torri eoliche hanno un’altezza che varia tra i sessanta e i cento metri ed eliche lunghe sino a trenta metri; andrebbero costruite in punti particolari del territorio, come i crinali montuosi dove la ventilazione è maggiore, ma con un pesante impatto sul paesaggio. Lo stesso vale per gli impianti realizzati nelle vicinanze delle zone costiere, che provocano disagi anche per il rumore. Un’alternativa potrebbe essere perciò la costruzione di piattaforme off-shore, distanti alcuni chilometri dalla costa. Oltretutto, hanno il vantaggio di sfruttare venti molto più forti e continui, e dunque consentono rendimenti energetici ben maggiori. Anche i costi di produzione sono inferiori rispetto alla terraferma perché si possono realizzare installazioni di dimensioni più ampie.
Le più importanti piattaforme eoliche off-shore sono in Irlanda e Danimarca. A Middelgrunden, di fronte al porto di Copenhagen, esiste una delle più grandi wind-farm del mondo che produce circa 100 milioni di kWh ogni anno. In questo caso, i mulini eolici sono stati posizionati in modo da non deturpare il colpo d’occhio della marina integrandosi nel paesaggio circostante. Nell’insieme le wind farm coprono circa il 20 per cento del fabbisogno elettrico della Danimarca con costi pari a 3 centesimi di euro/kWh, superiori solo ai costi delle centrali a carbone, che però producono notevoli quantità di CO2.
Anche in Irlanda, uno dei paesi più ventosi d’Europa, è stato inaugurato il primo grande impianto off-shore: è costituito da sette eliche, ognuna alta come un palazzo di trenta piani, localizzate a dieci chilometri dalla costa nella parte sud-orientale dell’isola, sul banco sabbioso di Arklow. Le turbine, che sono state costruite dalla General Electric, forniranno elettricità a circa sedicimila abitazioni. Dopo la fase dimostrativa di un anno, probabilmente saranno acquistate da Zeusford, una società posseduta da Airtricity (il maggior produttore irlandese di energia rinnovabile) e dalla spagnola Ehn, che ha intenzione di ampliare la struttura fino a produrre 520 MW di energia, il 10 per cento del fabbisogno energetico di tutta l’Irlanda, ben al di sopra degli attuali 175 MW.
Sulla terra ferma, proprio in questi giorni, è stato inaugurato nel Galles un “parco eolico” da 75 milioni di euro, il più esteso del Regno Unito, che soddisferà le esigenze di circa quarantamila famiglie inglesi. La centrale, che copre il 20 per cento della produzione eolica del Galles e consentirà un risparmio di 160mila tonnellate di CO2, è stata costruita da Falck Renevables, una società controllata dal gruppo italiano Falck.

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I progetti off-shore nel nostro paese

Nel nostro paese, in questo momento, i grandi progetti per la produzione di energia eolica sono tre, in Sardegna, in Calabria e in Puglia. Per il primo, siamo nella fase di individuazione del sito, in Calabria si sono rallentate le procedure per il cambio della giunta regionale, in Puglia i lavori di allestimento delle zone interessate procedono con una certa difficoltà, per l’impatto che decine di pale innalzate per sfruttare il vento possono avere sul paesaggio. Altre piattaforme eoliche off-shore potrebbero essere localizzate in prossimità dei porti, Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Ancona, Olbia, Cagliari, dove è elevato il consumo di energia elettrica e limitato l’impatto sul paesaggio.
Un programma di sviluppo dell’energia eolica incentrato sulle piattaforme off-shore potrebbe quindi rivelarsi molto interessante per l’Italia. Che ha bisogno di energia alternativa, pulita e a costi che non ci costringano a ridurre i consumi. Intanto, aspettiamo di vedere, tra qualche giorno, quale sarà l’adeguamento delle tariffe amministrative di luce e gas per il trimestre luglio-settembre 2005.

Per saperne di più

American Wind Energy Association, “Global Market Reports”, 2004, disponibile all’indirizzo http://www.awea.org/pubs/documents/globalmarket2004.pdf
Danish Wind Industry Association, “Annual Report”, 2004, disponibile all’indirizzo http://www.windpower.org/media/annual_report_2004.pdf
The British Wind Energy Association, “Annual Review”, 2004, disponibile all’indirizzo http://www.britishwindenergy.co.uk/pdf/reviewsmall.pdf

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29 commenti

  1. donato

    Mi chiedo se ha ancora senso interrogarsi circa l’impatto paesaggistico dell’eolico? Avete mai visto una centrale elettrica a carbone?

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti, riguardo il senso di interrogarsi circa l’impatto paesaggistico dell’eolico, bisogna tener presente che molti ambientalisti si sono dimostrati contrari all’installazione degli impianti. Tali opinioni al pari di altre vanno considerate.
      M.I. – S.S.L

  2. Roberto

    Danimarca, Inghilterra, Irlanda, Galles, … tutti quanti hanno una caratteristica comune che li distingue dall’Italia: si affacciano sull’Oceano Atlantico. I venti del Mediterraneo non sono paragonabili con quelli atlantici: non sono costanti e non sono altrettanto intensi. La costanza del vento è un fattore di valutazione importante: in Italia la fonte eolica si rileverebbe caratterizzata da forte aleatorietà così che potrebbe facilmente capitare che quando la domanda di energia eletrica in rete è consistente non è detto che la produzione eolica sia disponibile e viceversa. Insomma affidare, come in Danimarca, il 20% della produzione di energia elettrica a impianti eolici sarebbe, dal punto di vista della sicurezza della rete, una ipotesi folle.

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti. A ben guardare però, non ci risulta che la Germania abbia estesi tratti di costa che si affacciano sull’Oceano Atlantico eppure ha più di 15.000 MW di energia eolica. Nella nostra proposta non diciamo che l’Italia debba avere il 20% di energia elettrica prodotta con il vento, più semplicemente che si potrebbero realizzare delle centrali eoliche offshore nelle zone più ventose per verificare in modo diretto i pro e i contro di questa opportunità tecnologica e l’eventualità di sfruttarla in modo più intensivo.
      M.I. – S.S.L

  3. Mirco Rossi

    La fonte eolica – con qualche prudenza e con pregiudiziali analisi che garantiscano la reale convenienza energetica ed ambientale di ogni installazione (LCA – Life Cycle Assessment) – va sviluppata e promossa.
    Senza però cadere nel tranello della momentanea convenienza economica, magari a volte originata da contributi a carico della collettività (che vanno comunque limitati alla fase di ricerca e sviluppo della tecnologia).
    Ciò che serve all’umanità non sono utili di bilancio nè vettori energetici di moda, ma bensì reali possibilità di disporre di nuova energia risparmiando o evitando quella di origine fossile o nucleare.

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti, condividiamo pienamente le osservazioni da lei proposte.
      M.I. – S.S.L

  4. paolo

    Il vento certo. E circa i dubbi sulla disponibilità si potrebbe usare il vento per pompare acqua e non per produrre direttamente energia elettrica (probabilmente non in siti off-shore ma a terra). Ma anche fotovoltaico. Il sole manda sulla Terra 10000 volte l’energia che consumiamo e anche se le celle attuali hanno dei rendimenti bassi potrebbe dare un importante contributo. E cerchiamo di capire bene la fusione fredda, che nonostante il silenzio, si sta studiando; dal 1989 tante repliche e migioramenti dei risultati di Ponce e Fleishmann, decine di brevetti inerenti particolari aspetti del fenomeno.

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti, la varietà dei temi da lei esposti richiede degli approfondimenti mirati. Riguardo il fotovoltaico, benché il nostro Paese abbia disponibilità di energia ben superiore rispetto ad altri, finora non sono stati effettuati significativi investimenti in questo campo. La Germania, ad esempio, dispone attualmente di circa 700 MW, mentre l’Italia ha solo 20 MW di energia prodotta con il solare fotovoltaico (Fonte: EurObserver, 2005).
      M.I. – S.S.L.

  5. Michele Brugnatti

    Secondo me, in Italia dovremmo maggiormente investire nei pannelli solari (peraltro già presenti in alcune, poche, città). Recenti studi dimostrano che l’installazione degli stessi in Sicilia, Calabria e anche Puglia (beninteso nelle zone che hanno il più alto grado di siccità registrato annualmente) basterebbe a coprire l’intero fabbisogno nazionale. E tranttandosi di zone aride, non c’è pericolo di deturpare il paesaggio. E’ tuttavia, pure opportuno, studiare anche più approfonditamente questa alternativa, onde fare in modo che si riveli un’alternativa valida al petrolio.

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti, ad ogni buon conto va sottolineato che oltre all’eolico, ed alle altre fonti di energia rinnovabile (biomasse e biocombustibili), anche l’energia solare dovrebbe essere sfruttata in modo più ampio per ridurre la dipendenza dal petrolio.
      M.I. – S.S.L.

  6. luca wagner

    Gentili Signori,
    ho letto con molto interesse il Vs. articolo relativo all’eolico offshore in Italia.
    Vi comunico che alle iniziative da Voi citate, va aggiunta anche quella di Effeventi srl concernente una centrale offshore da 162MW in Italia meridionale il cui progetto, iter autorizzativo e Studio di Impatto Ambientale sono quasi ultimati.

    Cordiali saluti
    Ing. Luca Wagner
    Effeventi srl
    Via Caminadella 13
    20123 Milano

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti che arricchiscono l’approfondimento sull’energia eolica.
      M.I. – S.S.L.

  7. A.Ramacciotti

    Ho letto il vs. articolo sull’eolico offshore e i diversi commenti ad esso. Personalmente nutro qualche dubbio che impianto offshore siano realizzabili in Italia, soprattutto dal punto di vista economico (che ahimè rimane l’aspetto principale per gli investimenti di questo genere).
    Attualmente gli impianti eolici hanno un costo di investimento che li rende realizzabili a due condizioni fondamentali:
    1) Sovvenzione pubblica. E qui ci siamo perché in Italia i certificati verdi garantiscono un forte sostegno a queste iniziative
    2) Presenza di vento (sia come intensità media che come durata in termini di ore/anno), garantita da misurazioni certificate per almeno un paio di anni. Già questa condizione in Italia si può riscontrare solo in poche zone, principalmente Sud Italia e Sardegna, dove però possono presentarsi altri problemi legati più o meno giustificatamente all’impatto ambientale.

    Ora credo che l’investimento per un impianto offshore sia almeno il doppio di un eolico tradizionale (non ho numeri precisi, ma c’è una bella differenza tra mettere una turbina sulla terra ferma o in mezzo al mare!).
    Nel Mare del Nord le condizioni di vento sono tali da giustificare tali investimenti. Anche qui ammetto di non avere dati precisi, ma l’intensità del vento che c’è su quelle coste non è certamente paragonabile all’intensità media di quello presente nel mediterraneo. (basta andare a farsi un giro su quelle spiagge per rendersene conto. Alle volte si fa fatica a stare in piedi!)
    Certo ci sono eccezioni, per esempio le Bocche di Bonifacio, dove però altri vincoli di tipo paesaggistico, ma non solo, renderebbero impossibile l’installazione di un parco eolico.
    Quindi, forse mi sbaglio, ma a mio parere l’eolico offshore in Italia resta, con le attuali tecnologie, difficilmente realizzabile.
    Se qualcuno volesse smentirmi con dati più precisi, sarei ben lieto di studiarli ed eventualmente riconoscere la mia errata valutazione.

    • La redazione

      La ringraziamo per i suoi commenti. Riguardo la realizzazione degli impianti eolici off-shore in Italia, rileviamo le perplessità di carattere economico da Lei sollevate. Tali incertezze rafforzano l’esigenza di effettuare approfonditi monitoraggi e studi di fattibilità sulle singole piattaforme. Cogliamo l’occasione per segnalare il progetto di “fabbrica eolica” nel porto di Livorno (cfr. La Nazione 15/9/2005).
      M.I. – S.S.L.

  8. angelo mastri

    A tutti coloro che parlano di energia pulita vorrei segnalare (per me la scoperta è stata una folgorazione) la possibilità di creare energia attrverso torri solari. qualche dato?
    la prima vera torre solare verrà costruita in australia l’anno prossimo, costerà 500/700 milioni di dollari(dopodichè il costo di manutenzione sarà irrisorio). sarà alta circa 1 km. fornirà energia eletrica a circa 200mila famiglie e sopratutto è pulitissima. onore all’autralia che investe in questa direzione , il progetto è spagnolo la messa a punto tedesca ( to và tutto europeo) . curiosità : pare (ma non ho verificato) che in italia esistano 2 torri solari installate nel comune di empoli alte 20 mt. che alimentano credo al massimo l’illuminazione stradale. personalmente credo che l’aumento del costo del petrolio avrà quanto meno il merito di cercare meglio in altre direzioni.

    • La redazione

      La ringraziamo per la sua segnalazione. Il nostro contributo era però concentrato sull’energia eolica. Riguardo l’energia solare rileviamo numerosi studi recenti per l’ottimizzazione dello sfruttamento di questo tipo di fonte energetica.
      M.I. – S.S.L.

  9. Cinciripini

    Da poco tempo mi sti interessando a questo mondo dell’energia. Io vedrei un grosso potenziale nella possibilità di realizzazione di mini centrali eoliche di condizione tipo ‘condominiali’ che permettano di aiutare a ridurre i costi dell’energia elettrica.
    E’ un miraggio ?
    Se io installo una torrettina – in Lombardia – nel giardino di 8 metri con un motore che puo’ erogare 10 KWH , magari con un investimento di 6000 – 8000 € me la cavo.
    Ma, funziona il CONTO ENERGIA

    • La redazione

      La ringraziamo per il suo commento. L’ipotesi di realizzare piccole installazioni nelle zone abitate deve tenere conto dell’impatto acustico e visivo.
      M.I. – S.S.L.

  10. Salvatore Randazzo

    Il discorso sull’energia eolica, soprattutto sulle piattaforme offshore, è molto interessante. Certo occorre poter valutare l’effettiva convenienza valutata sul ciclo vitale completo delle installazioni. Ma, a costo di andare leggermente fuori tema, occorre chiedersi se e’ sensato pianificare esigenze energetiche sempre crescenti. Quanto potremmo ottenere da un ripensamento sulle nostre folli abitudini energetiche? E, d’altra parte, possiamo davvero credere che sia possibile continuare con un modello di sviluppo di continua crescita?

    • La redazione

      La ringraziamo per il suo commento. Ci trova concordi sulla valutazione preventiva del ciclo vitale delle installazioni. Per quanto riguarda il modello di sviluppo, sarebbe opportuno iniziare a contenere i crescenti consumi di energia registrati nel settore del trasporto privato.
      M.I. – S.S.L.

  11. Andrea Bartolazzi

    Le torri solari di cui parla il signor Mastri sono una tecnologia mista eolica-solare. La torre convoglia in quota l’aria raccolta da una serra alla sua base. L’energia deriva dal flusso di aria sfruttato da una turbina eolica.
    Saluti

  12. Antonio

    Io lavoro per una Società che realizza impianti eolici e stiamo facendo diverse rilevazioni anemometriche nel Sud dell’Italia. Il risultato e più che soddisfacente, se non uguale a quello dei mari del Nord.
    Ma forse a molti sfugge il fatto che una pala eolica per produrre una buona quantità di energia non necessita di vento forte, ma costante; infatti le moderne pale eoliche entrano in produzione con vento a 2,5 Ms e si bloccano con venti superiori a 17 – 18 Ms. I risultati ottimali si ottengono con venti costanti di 6 – 9 Ms.

    • La redazione

      Grazie per le importanti informazioni che ci ha trasmesso che contribuiscono ad arricchire il livello di conoscenza sull’argomento. La costanza del vento è uno dei punti cruciali per la produzione di energia eolica, per questo rivestono sempre un ruolo fondamentale le rilevazioni anemometriche nei progetti di prefattibilità.
      M.I. – S.S.L.

  13. david

    http://web.tiscali.it/energyrotor/

    Energia eolica : WIND-ENERGY-ROTOR
    BREVETTO dell’ AEREOGENERATORE a TECNOLOGIA AVANZATA
    e sua applicazione alle IMBARCAZIONI A PROPULSIONE VELICA ROTANTE
    denominate “WIND-ENERGY-ROTOR-FLY-BOAT”

    Il BREVETTO studia le prestazioni di un generatore eolico per la produzione di energia, ed anche su mezzi navali .

    La macchina si distingue da quelle tradizionali perché ottiene una apprezzabile quantità di energia anche in condizioni di vento debole (1,5 : 5 mt./s; 3-10 knt) e produce una spinta superiore (da 1,5 a 6 volte) rispetto ad aereogeneratori in commercio,e alla spinta delle vele moderne.
    ENTRA

    • La redazione

      Il tema da Lei proposto meriterebbe degli ulteriori sviluppi per diventare un’applicazione tecnologica ampiamente diffusa. La ringraziamo per il suo contributo che arricchisce questo approfondimento sull’energia eolica.

      M.I. – S.S.L.

  14. anna

    Nonostante le lungaggini amministrative e le difficoltà incontrate nei processi autorizzativi di alcune regioni italiane, quest’anno l’eolico ha raggiunto un significativo sviluppo delle installazioni.
    Con 452 nuovi MW, 26 nuovi progetti, l’Italia, si è collocata nel 2005 come settimo Paese per MW installati da fonte eolica dopo Stati Uniti, Germania, Spagna, India, Portogallo e Cina, registrando un tasso di crescita del 35%.
    Le ragioni di questo trend positivo vanno anche attribuite ad un interessante sistema di incentivazione attraverso il sistema dei Certificati Verdi, i cui vantaggi sono oggi meglio compresi e diffusi tra i diversi attori coinvolti, e soprattutto tra gli investitori.
    Inoltre continua ad aumentare l’interesse da parte di investitori stranieri a sviluppare delle wind farm nel “Bel Paese”: lo scorso Dicembre il colosso assicurativo inglese Allianz, è sceso in campo nel business dell’energia eolica acquistando un grande parco eolico in Sicilia, a Francofonte, sviluppato dalla tedesca WKN (Germania) con turbine Vestas V90, le più grandi in Italia. CesaEolica (Spagna), Greentech (Danimarca), Iberdrola (Spagna) sono altri esempi di prossimi investitori esteri in Italia.
    L’eolico ha dunque dimostrato ultimamente di essere una delle fonti rinnovabili a maggior potenziale, soprattutto alla luce degli impegni presi a livello comunitario in termini di riduzione di emissioni di CO2 e di quota di produzione da rinnovabile .
    Certo è che per raggiungere gli obiettivi posti dalla Direttiva comunitaria 2001/77/CE di produrre entro il 2010, il 25% di energia da fonti rinnovabili sul totale del consumo nazionale, bisogna puntare sull’eolico.
    Le fonti rinnovabili più diffuse in Italia, Grande Idro ed il Geotermico, hanno ormai raggiunto la loro saturazione e le altre rinnovabili, come il solare, la biomassa o il mini idro, non hanno ancora raggiunto uno sviluppo tale da poter garantire entro il 2010 il raggiungimento del target suddetto.

    • La redazione

      In Italia la consapevolezza delle potenzialità dell’energia eolica sta, negli ultimi tempi, progressivamente crescendo. Cogliamo l’occasione per segnalare (Quotidiano Energia) che in Gran Bretagna, a 25 km dalle coste della Scozia, è stato dato il via libera alla realizzazione del più grande parco eolico offshore del mondo (1.000 MW). Il ministro dell’Energia britannico, Malcolm Wicks, ha infatti autorizzato in questi giorni l’installazione delle prime 2 maxi-turbine eoliche dell’impianto, che sorgeranno nel campo petrolifero Beatrice, nel Moray Firth. Il progetto, del valore di 24 milioni di sterline (34,6 milioni di euro), prevede la realizzazione da parte di una joint-venture costituita dalla compagnia petrolifera
      canadese Talisman Energy (concessionaria di Beatrice) e dalle società elettriche britanniche Scottish e Southern Energy, di 2 aerogeneratori sperimentali da 5 MW ciascuno, che verranno installati su piattaforme ancorate ad un fondale di 45 metri (le iniziative eoliche offshore avviate finora non superano i 10 metri). Se questa prima fase avrà successo, Beatrice si trasformerà in un parco eolico composto da 200
      aerogeneratori con una potenza totale di 1.000 MW. Il progetto ha ricevuto i finanziamenti dell’Unione europea, del ministero della Tecnologia britannico e del governo scozzese per complessivi 15 milioni di euro.

  15. Donato

    Non sono contrario in linea di principio alla realizzazione di impianti eolici, capisco anche che vi sono dei siti a seconda degli studi fatti, affinchè questi impianti rendano al meglio, però realizzare un impianto di 54 pali a poche miglia dalla corta costa molisana è un vero e prorpio delitto. Si vuole far fallire quel già magro turismo marino del Molise.
    Possibile mai che non ci siano altri siti? Si mettano una mano sulla coscienza, ad una eventuale crisi truirsti sulla costa mloisana con pesanti ripercussioni su occupazione ed investimenti.
    Saluti Donato

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