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La valutazione della ricerca – Intervista con Franco Cuccurullo, presidente del Civr

In questi mesi, università ed enti di ricerca si sono sottoposti a un complesso sistema di valutazione della ricerca, messo a punto dal Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca. Efficace solo se sono note con largo anticipo le conseguenze della valutazione sulla distribuzione delle risorse. Invece la comunità scientifica conosce poco l’attività del Civr e le conseguenze che i giudizi di valutazione avranno sulla ripartizione dei fondi del ministero. Cerchiamo di fare maggiore chiarezza sulla questione con questa intervista a Franco Cuccurullo.

In questi mesi, università ed enti di ricerca si sono sottoposti a un complesso sistema di valutazione della ricerca, messo a punto dal Civr, il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, presieduto da Franco Cuccurullo. Partecipano all’esercizio di valutazione tutti e settantasette gli atenei nazionali, dodici enti pubblici di ricerca e tredici enti convenzionati.
Un sistema di valutazione è davvero efficace quando sono note, con largo anticipo, le conseguenze della valutazione (positiva o negativa) sulla distribuzione delle risorse. Solo così si può sperare che la valutazione orienti le scelte del corpo accademico, migliori la qualità della ricerca e stimoli la concorrenza tra università.
Dopo più di un anno dall’inizio del processo di valutazione, tuttavia, la comunità scientifica conosce poco l’attività del Civr e le conseguenze che i giudizi di valutazione avranno sulla ripartizione dei fondi del ministero. Né è chiaro se l’esperienza sarà ripetuta in futuro, e con quali modalità. Per capire come procede la valutazione e che conseguenze avrà per le università e gli enti di ricerca, abbiamo rivolto alcune domande al presidente del Civr, Franco Cuccurullo.

Come sono stati selezionati i prodotti da valutare?

“Nel 2004, ciascuna struttura (università o ente di ricerca) ha selezionato e trasmesso al Civr, per via telematica, i migliori prodotti della ricerca, riferiti al triennio 2001-2003. In questo primo esercizio di valutazione, il numero dei prodotti da presentare è pari al 50 per cento del numero dei ricercatori equivalenti che operano all’interno della struttura, per un totale di circa 18.500 prodotti, nel rispetto delle seguenti tipologie: articoli su riviste, brevetti, libri e loro capitoli, manufatti e progetti. (1)
Contemporaneamente, le strutture di ricerca sono state impegnate nel compito di fornire al Civr una serie di indicatori di performance, da mettere in correlazione con la valutazione dei prodotti, per giungere al giudizio finale del Civr sulla struttura. (cfr. Slide 1). In relazione al taglio disciplinare, i prodotti sono stati trasmessi agli specifici panel di area, in totale venti, di cui quattordici relativi alle aree scientifiche del Consiglio universitario nazionale, integrati da ulteriori sei, relativi ad altrettante aree scientifiche speciali, previste dal Civr. La numerosità dei prodotti presentati in ciascuna area è sintetizzata in tabella”. (Slide 2)

Da chi sono composti i panel di valutazione?

“Per definire la composizione dei panel, sono stati individuati specifici criteri, alla cui determinazione hanno partecipato osservatori esterni, provenienti dal mondo dell’università, degli enti di ricerca e dell’industria. I panel, costituiti complessivamente da centocinquantasei esperti italiani e stranieri, sono stati nominati dal ministro Letizia Moratti lo scorso mese di gennaio, su indicazione del Civr. L’elezione dei presidenti dei panel, cui spetta il compito di affidare ai componenti del panel i prodotti da valutare (in relazione alle specifiche competenze di ciascuno), è avvenuta telematicamente”. (Slide 3)

Come vengono valutati i prodotti della ricerca?

“I componenti dei panel affidano la valutazione dei prodotti a esperti esterni, attingendoli dalla banca dati del Civr (che ne comprende circa 13mila) ovvero, qualora ne ravvisino l’esigenza, integrando la stessa con ulteriori esperti. Ciascun prodotto deve essere valutato da almeno due esperti esterni, in termini di qualità, rilevanza, originalità/innovazione, internazionalizzazione, impatto economico-occupazionale, anche potenziale (Slide 4), mentre il terzo giudizio è affidato direttamente al panel. Per ciascun criterio, gli esperti formulano un giudizio di merito descrittivo, sintetizzandolo in una delle seguenti categorie: eccellente, buono, accettabile e limitato (Slide 5). Il panel ha il compito di ricondurre all’unicità i giudizi separati degli esperti, tramite valutazione collegiale, con assoluta trasparenza.
Il processo esiterà in ranking list di area, che coinvolgeranno tutte le strutture che hanno presentato prodotti nella specifica area. Ai panel è affidato anche il compito di redigere un rapporto finale, dal quale emergeranno i punti di forza e di debolezza delle aree, anche in un confronto internazionale. (Slide 6) Non saranno previste ranking list delle strutture, che saranno soggette, invece, a un giudizio articolato e circostanziato del Civr. La pianificazione temporale ufficiale del processo prevede la conclusione entro il 30 giugno del 2006, ma è verosimile che si possa anticipare in maniera consistente questa data”.

Quando saranno resi pubblici i risultati della valutazione?

“A oggi, quasi tutti i prodotti selezionati dalle strutture sono stati valutati. In fase avanzata sono anche i giudizi di consenso dei panel, in base ai quali si costruirà la ranking list delle strutture che hanno partecipato all’esercizio. I panel dovranno anche consegnare una relazione generale sullo stato dell’area. Ranking e relazioni saranno rese pubbliche anche separatamente, mano a mano che i panel concluderanno i loro lavori. Anche i dati informativi richiesti alle strutture sono in avanzato stato di elaborazione e saranno resi pubblici in tempi brevi. La relazione finale del Civr, già in fase di elaborazione, si concluderà quando tutti i panel avranno trasmesso i loro rapporti”.

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Il ministro Moratti ha ribadito spesso che in sede di assegnazione delle risorse pubbliche per la ricerca, si terrà conto dei risultati della valutazione. I risultati dei panel verranno utilizzati per distribuire una parte dei finanziamenti del Miur alle università e agli enti di ricerca?

“Così dovrebbe essere, ma questa è comunque decisione politica. Il Civr fornirà una serie di criteri e indicatori per la ripartizione delle risorse sulla base dei risultati dell’esercizio”.

Quali e quanti fondi saranno distribuiti sulla base della valutazione Civr? Quali meccanismi saranno concretamente utilizzati dal Miur per ripartire i fondi? E a partire da quale data?

“L’ultima proposta del Miur prevede che il 30 per cento del Fondo di funzionamento ordinario sia calcolato sulla base delle performance di ricerca delle varie strutture. Ricordo che, al momento, l’unico indicatore, per il quale esiste al momento una proposta articolata, applicata in via sperimentale dal Cnvsu per il Fondo di funzionamento ordinario 2004, è tarato sui risultati dei bandi dei progetti di ricerca nazionali (Prin)”.

Come incideranno i giudizi di valutazione sul comportamento delle singole università, la ripartizione dei fondi all’interno delle università, la selezione dei docenti?

“I rettori hanno piena autonomia nel decidere se usare le risorse loro assegnate per implementare aree di successo o per irrobustire aree deboli, ma strategiche. Ricordo, inoltre, che la valutazione triennale è nata per valutare le strutture, non i singoli ricercatori. Anche se, opportunamente modificato, il sistema del Civr potrebbe rappresentare un prezioso strumento per la valutazione del curriculum scientifico dei singoli ricercatori”.

I prodotti della ricerca del triennio 2004-2006 saranno valutati con le stesse modalità?

“Il decreto ministeriale prevede la continuazione a cadenza triennale, tuttavia è anche necessario che il decreto venga reiterato. Questo nuovo decreto ministeriale dovrebbe uscire nel dicembre 2006, a tre anni di distanza dal primo, per rendere possibile un tempestivo svolgimento del nuovo esercizio e la sua conclusione in tempi molto rapidi”.

Perché la Conferenza dei rettori ritiene che sia necessaria una nuova agenzia di valutazione? Non condivide la procedura adottata dal Civr?

“La Conferenza dei rettori ha appoggiato con grande chiarezza l’esercizio Civr, fin dal suo inizio, come dimostrato da uno specifico parere ufficiale, nel quale sono stati inseriti diversi suggerimenti integrativi, completamente recepiti dal Civr e introdotti nel decreto ministeriale istitutivo della valutazione triennale. Inoltre, durante lo svolgimento della valutazione triennale, la Conferenza dei rettori ha promosso diversi incontri con il Civr, che hanno fornito l’occasione per utili approfondimenti. Non va infine dimenticato il notevole numero di incontri (circa novanta) con il presidente del Civr, organizzati per iniziativa delle varie sedi universitarie, che hanno favorito una capillare diffusione della comprensione dei meccanismi e dei principi sui quali si fonda la valutazione”.

(1) Nell’università, essendo due i compiti istituzionali (ricerca e formazione), due ricercatori sono assimilati a un ricercatore equivalente; negli enti di ricerca, invece, in considerazione dell’unicità del compito istituzionale (ricerca), ciascun ricercatore corrisponde a un ricercatore equivalente.

Risposta ai commenti ricevuti all’intervista del Prof. Franco Cuccurullo

I commenti ricevuti all’intervista rilasciata dal Prof. Cuccurullo al Prof. Jappelli meritano una breve risposta, al fine di precisare alcuni aspetti relativi al lavoro condotto dal CIVR per la Valutazione Triennale della Ricerca (VTR). A causa di precedenti urgenti e indifferibili impegni del Prof. Cuccurullo, mi è stato affidato l’incarico di formulare tale risposta, i cui contenuti sono stati peraltro concordati con il Prof. Cuccurullo stesso.
Il primo importante punto si riferisce all’uso che verrà fatto dei risultati della valutazione, se, in altre parole, essi saranno utilizzati come strumento per l’allocazione delle risorse alle strutture sottoposte a valutazione.
Sotto questo profilo si deve ricordare che il CIVR ha ripetutamente sottolineato alle autorità ministeriali l’importanza di questo collegamento (cfr. Relazioni annuali del CIVR) e in effetti, anche nel DM istitutivo dell’esercizio, viene ricordato che si terrà conto della mancata partecipazione di una struttura in sede di allocazione delle risorse. Inoltre, il nuovo modello per la ripartizione dell’FFO, tiene conto in modo importante dei risultati della ricerca. E’ senz’altro da attendersi che il MIUR prenderà in considerazione i risultati dell’esercizio in questo senso. Mentre è previsto che il CIVR, nella sua Relazione finale, proponga modalità di collegamento tra risultati della valutazione e attribuzione delle risorse, è già esplicito il peso che avranno i 6 criteri scelti dal CIVR (qualità della produzione: 4, proprietà della produzione: 2; mobilità internazionale, impatto socio-economico, attrazione delle risorse, gestione delle risorse (1 ciascuno, vedi Bando di partecipazione). Va da sé che l’adozione di un modello piuttosto che un altro fa parte di scelte politiche, ma certamente i 6 criteri sovra esposti saranno considerati.
Infine, il VTR fornirà un’ampia gamma di conoscenze sulla qualità e sulle caratteristiche complessive del potenziale scientifico degli atenei, fondate sui giudizi di autorevoli personalità scientifiche e su indicatori quali-quantitativi. Il VTR, infatti, consentirà agli atenei di conoscere i propri punti di forza e di debolezza nell’ambito delle rispettive aree disciplinari, in modo da poter intervenire con un opportuno apparato di premi e di incentivi per valorizzare le aree di eccellenza e migliorare le aree che presentano una performance più limitata. Non si tratta, dunque, di impedire il miglioramento dei soggetti più deboli attribuendo loro meno risorse, ma, al contrario, di rendere evidenti per tutti le debolezze esistenti per poterle superare.
Un secondo punto sottolineato nei commenti è quello relativo al costo e ai tempi della valutazione. La risposta già fornita dal prof. Jappelli che quantifica il costo del VTR in un ammontare inferiore a 4 milioni di Euro è sostanzialmente esatta (il costo massimo del VTR è stato stimato in 5 milioni di Euro che non saranno interamente spesi) e sembra accettabile rispetto alle attività previste. Per quanto riguarda la comparazione di questi costi con quelli sostenuti da altre esperienze estere, occorre ricordare che un confronto corretto impone che i termini posti a paragone siano simili o assimilabili.
Pertanto il paragone proposto con l’esperienza dello CSIC, analogo al CNR in Italia, non sembra appropriato, sia per le dimensioni dell’esercizio (il VTR valuta 101 strutture, anche molto differenti tra di loro, tra cui il CNR stesso, e 17.570 lavori scientifici), sia per il tipo di attività svolta (peer review da parte di almeno due esperti esterni, giudizio di sintesi da parte del/dei panelist competente/i e giudizio finale da parte del panel).
Più consono appare, invece, instaurare un paragone con il Research Assessment Exercise (RAE) britannico, che prima della recente riforma, si svolgeva ogni cinque anni, utilizzava circa 70 panel e 700 panelist (contro i 20 panel e 151 panelist del VTR) per valutare un insieme di oltre 200.000 prodotti ed aveva un costo intorno ai 30 milioni di Sterline (45 milioni di Euro). L’enorme differenza di costi è dovuta alla utilizzazione integrale di un processo telematico, che ha potuto ridurre in maniera drastica le dimensioni ed i costi di funzionamento dei Panel. Va notato che la differenza tra i lavori valutati nei due esercizi (ca. 20.000 contro ca. 200.000) è solo apparente, tenendo in considerazione che il VTR è triennale e il RAE quinquennale, che moltissimi dei 200.000 lavori sono ripetuti (essendo stati presentati non da strutture ma da singoli professori, in ragione di 4 per ciascuno) e comunque sussiste l’obbligo di un giudizio specifico per ca. il 20% di essi. E’ improbabile che i costi del VTR possano ridursi nel futuro, anzi dovranno aumentare, dato che per alcuni panel (particolarmente eterogenei e/o letteralmente “inondati” di lavori da valutare) si dovrà prevedere un maggiore numero di panelist.
I tempi (18 mesi) per lo svolgimento dell’esercizio sembrano del tutto adeguati. In termini tecnici, il prossimo esercizio (2004-6) potrebbe chiudersi, se effettivo dal gennaio 2007, nella primavera del 2008.
Un terzo punto dei commenti tocca l’aspetto delle cautele poste in essere per garantire l’imparzialità della valutazione dei pari, e in particolare il mancato uso del “blind referee”. Si deve innanzi tutto ricordare che la valutazione condotta dai panel attraverso l’ausilio degli esperti è una valutazione che si riferisce a lavori già pubblicati, che spesso, specie se eccellenti, sono già stati letti ed eventualmente citati dalla comunità scientifica di riferimento. Pertanto l’omissione dei nomi degli autori non costituisce una reale garanzia di imparzialità del giudizio. Il CIVR ha invece perseguito questo fondamentale obiettivo attraverso tre strumenti principali: un’attenta sorveglianza sulla composizione dei Panel, che garantisse la presenza di soggetti di diversa provenienza istituzionale e di membri stranieri (la % degli accademici italiani è inferiore al 50%), l’elaborazione di regole di condotta per i Panel e di blocchi automatizzati per evitare l’insorgere di conflitti di interesse, un monitoraggio costante sull’attività dei Panel, svolto dal CIVR stesso, per poter verificare il rispetto delle regole stabilite.
Infine, il problema relativo al mancato aggiornamento del sito web del Comitato. Il CIVR da circa un anno ha dedicato tutte le risorse umane disponibili alla gestione del VTR, che ha contemplato, tra l’altro, un’estesa assistenza a referee e panelist, con ca. 10.000 messaggi e-mail smistati nelle 24 ore e l’organizzazione delle spedizioni dei ca. 1000 volumi in cartaceo dagli autori verso i referee, garantendo il più rigoroso anonimato. Inoltre, il 14 Dicembre p.v. sarà ufficializzato un portale specifico finalizzato alla ricerca, gestito, come è giusto che sia, direttamente dal MIUR, con personale specificamente destinato alla manutenzione e aggiornamento del sito. Stiamo procedendo, comunque, anche all’aggiornamento del sito CIVR attuale.

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Roma, 12 dicembre 2005

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  1. Enrico Santarelli

    Caro Professore,
    La tua intervista al collega Cuccurullo non tocca un aspetto a mio avviso fondamentale: i costi della valutazione. Per valutare i singoli prodotti, gli esperti (tra i quali il sottoscritto, tu (immagino) e tanti altri) hanno ricevuto un compenso di 50 euro per ciascun prodotto. Visto che, come afferma Cuccurullo, ognuno dei 18.500 prodotti è stato valutato da almeno due esperti, questa parte dell’intera procedura ha avuto un costo di circa un milione e ottocentocinquantamila euro. A questo vanno aggiunti i compensi (di cui ignoro l’ammontare) percepiti dai 156 membri dei venti panel di area e dai sette (mi pare) membri del Civr stesso, cui vanno infine sommati i costi di gestione delle strutture coinvolti. Faccio notare al riguardo, che alcuni Comitati Prin (tra i quali quello della nostra area) dispongono di un budget per il finanziamento di progetti di ricerca di interesse nazionale non superiore alla somma di 1.850.000 euro menzionata sopra.
    Non vorrei che la valutazione si limitasse ad essere un costoso (e su questo non mi pare ci siano dubbi) esercizio accademico. In fondo, ciascuno di noi sa bene chi fa cosa e dove all’interno della propria area scientifica. Ed esistono strumenti (per noi economisti Econlit, usato con la giusta cautela e competenza) grazie ai quali è possibile effettuare una valutazione relativamente affidabile dei risultati della ricerca.
    Pertanto, auspico che a partire dal prossimo (eventuale) esercizio di valutazione della ricerca siano adottati gli strumenti più idonei per contenere i costi della procedura. Soprattutto fino a quando non sarà davvero chiaro che il Fondo di funzionamento ordinario sia effettivamente calcolato sulla base delle performance di ricerca delle varie strutture

    Grazie per l’attenzione e un cordiale saluto
    Enrico Santarelli
    (Ordinario di Politica Economica nell’Università di Bologna)

    • La redazione

      Caro Enrico Santarelli,

      girerò la domanda al Prof. Cuccurullo, insieme ad altre che stiamo ricevendo. Per parte mia, non avendo valutato nessuno dei prodotti CIVR, non sapevo dei 50 euro. Francamente, gli ammontari mi sembrano modesti.
      Leggo dal sito del CIVR che per l’incarico di ciascuno dei 156 panelist è previsto un compenso una tantum di 10.000 euro lordi (12.000 per il presidente). I costi dell’esercizio di valutazione triennale dell’intero sistema universitario e degli enti di ricerca sono quindi inferiori ai 4 milioni di euro per l’insieme dei 20 panel (1,85 milioni per la valutazione dei prodotti e 1,6 milioni per i panelist). L’intero fondo PRIN erogato nel 2004 ammontava a 137 milioni di euro (di cui 4,1 milioni al settore economico). Il costo della valutazione a regime dovrebbe essere fatto ogni tre anni; ammonta quindi a meno di 1,2 milioni di euro annui, meno del l’1% del PRIN.

      La valutazione comunque costa. Lo stesso PRIN si avvale di una commissione di 9 membri (retribuiti) e di alcuni collaboratori a tempo pieno (retribuiti) per la selezione ex-ante delle proposte. La valutazione ex-post dei progetti PRIN viene remunerato con 250 euro (non ho valutato nemmeno questi, la fonte è il DM del 23 febbraio 2005). Concordo comunque con il principio generale: vale la pena pagare cose che servono. La mia speranza è che la valutazione serva. Altrimenti, saranno state sprecate risorse, oltre naturalmente all’energia e al tempo dei valutatori e dei panelist.
      Tullio Jappelli

  2. Rosario Ballatore

    La ricerca accademica in italia, sembra peccare di una mancanza di “attinenza alla realtà”. Per realtà intendo mondo produttivo-industriale. L’obbiettivo che secondo me deve porsi ogni metoto di valutazione della ricerca è di incentivare le università a fare meglio, ciò sarebbe possibile rendendo pubblici i risultati di tale valutazione, e sulla base di questi giudizi erogare i fondi agli atenei. Un’altra proposta sarebbe quella di aggiungere tra i parametri per la valutazione un indicatore che quantifichi i risultati economici (intermini di produzione industriale) della ricerca, cioè quanto quella particolare attività di ricerca ha inciso nella soluzione di un particolare problema produttivo. Per finire, quello che ci vuole è la competizione tra gli atenei italiani, e applicare i meccanismi di mercato anche per il reclutamento dei ricercatori. Un pò di competizione non ha mai fatto male.
    Un saluto a tutti.

  3. Roberto Battiston

    Il Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC) e’ l’ analogo spagnolo del CNR. Esso conta piu’ di 10.000 dipendenti, distribuiti su 116 Istituti, di cui 40 collegati all’ Università. Si tratta complessivamente di 2.400 ricercatori a tempo indeterminato, 3.900 a tempo determinato, 4.100 tecnici e amministrativi, per un bilancio annuale di circa 530 M€ di cui 200 M€ ottenuti in modo competitivo (programmi nazionali, regionali, comunita’ europea,…). Come il CNR lo CSIC copre tutti i principali campi di ricerca.. Nel febbraio 2005, il neo presidente dello CSIC, D. Carlos Martinez-Alonso, ha chiesto ad ogni Istituto, di preparare un dettagliato piano strategico quinquennale. Ha quindi sottoposto ad un processo di valutazione esterna i 116 piani strategici, richiedendo all’ European Science Fundation (ESF) di fornire nominativi di esperti internazionali, rigorosamente non spagnoli, per formare dei comitati tematici. Il comitato che ho coordinato, ad esempio, era formato da tre italiani, e due tedeschi e un olandese e ha valutato il settore della fisica, che comprende otto Istituti. La valutazione ha riguardato una ventina di punti specifici oltre a raccomandazioni di carattere generale.Si tratta della prima procedura sistematica di valutazione messa in atto nel corso dei cento anni di vita del principale Ente di Ricerca spagnolo, e una cura particolare e’ stata messa nell’ evitare influenze interne e possibili conflitti di interessi, rivolgendosi ad organismi e valutatori internazionali. La procedura si e’ rivelata piuttosto rapida ed efficiente, in quanto una ventina di comitati hanno svolto il loro lavoro in meno di due mesi. L’ investimento fatto dallo CSIC si aggira su 400.000 €, del tutto ragionevole date le dimensioni dell’ Ente, e la netta impressione e’ che queste valutazioni saranno tenute in seria considerazione nella pianificazione, riorganizzazione e distribuzione delle risorse dello CSIC nei prossimi anni.

  4. Enrico Santarelli

    Purtroppo, e non per sua colpa, i numeri di Jappelli sono sbagliati per eccesso. Sia nel suo sito che nei comunicati stampa a firma del Ministro, il MIUR mischia le proprie erogazioni ai finanziamenti complessivi (costi ammissibili) dei PRIN. In realtà, questi ultimi sono progetti di cofinanziamento, nei quali (cito dalle note esplicative trasmesse dal MIUR agli estensori dei progetti stessi) “la quota Ministeriale assegnata potrà salire fino ad un massimo del 70% del costo ammissibile”. Le cifre di Jappelli, per correttezza, vanno dunque riscalate nel modo seguente per quanto riguarda l’e.f. 2004:
    – Erogazione netta (massima) del MIUR sui PRIN: non oltre 95,9 milioni di euro;
    – Erogazione netta (massima) del MIUR sui PRIN del settore economico-statistico: 2,87 milioni di euro.

    Fatta salva la buona fede, il MIUR potrebbe evitare di far percepire le proprie erogazioni come coincidenti con i costi ammissibili dei progetti. Basterebbe aggiungere una colonna con l’intestazione “di cui quota a carico dei richiedenti”.
    Grazie e buon lavoro
    Enrico Santarelli

  5. Matteo Olivieri

    Supponendo che il metodo elaborato dal comitato sia corretto in termini di dati da inserire nel sistema, proviamo ad immaginare le applicazioni in itinere del suddetto.
    La quantità di informazioni, essendo nata per valutare le strutture di ricerca, difficilmente restituirà valori o classifiche errate, a meno di un corposo conflitto di interesse che considereremo rischio accettabile per la valutazione delle strutture.
    La stessa mole di dati, se indirizzata in ipotesi alla valutazione del singolo ricercatore, sarà ridondante, falsificata dai condizionamenti della struttura cui il ricercatore appartiene, insomma è meglio lasciar perdere.
    Quali proposte? Partiamo elencando due necessità:
    – abbiamo bisogno di premiare il singolo, altrimenti va all’estero;
    – dobbiamo limitare i costi.
    Prima proposta: teniamo buono questo sistema per valutare le stutture anche in futuro, cercando però di abbassare drasticamente i costi anche solo come impegno morale.
    Seconda proposta: imperniamo un sistema costoso per la valutazione dei singoli, ovviamente delegato solo e dico solo a ricercatori stranieri.
    Questo secondo sistema potrebbe consistere in:
    – selezione iniziale su solo impact factor delle pubblicazioni o equivalente;
    – incrocio preliminare con fondi spesi per le ricerche iniziali, determinando un coefficiente iniziale che chiameremo 1;
    – incrocio con la struttura di appartenenza (2), per esaltare chi dal letame fa nascere fiori.
    Si trasmettono i dati a valutatori stranieri con un modulo che aiuti a tener conto di 1 e 2. Si stila una classifica dei migliori e
    si destinano molti dei fondi a pioggia attuali al singolo.
    Non è forse questo il sistema più simile a quello vigente nelle università californiane?

    Siccome non è tutta farina del mio sacco invito a consultare http://www.cse.ucla.edu/.

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