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L’impossibile grosse koalition

Dopo il risultato delle elezioni, qualcuno ha proposto di seguire la strada della Germania e formare una grande coalizione. Ma importare il modello tedesco non si può, a meno di un significativo cambiamento nel panorama politico italiano. Perché la grosse koalition ha un senso solo con la fine del bipolarismo, altrimenti in Parlamento non ci sarebbe opposizione. Né sembra possibile un accordo su un programma condiviso dai due schieramenti. E poi quali partiti dovrebbero entrare in questo Governo di coalizione?

Con i due schieramenti in sostanziale parità, diventa difficile immaginare un Governo stabile che possa affrontare i problemi del paese. Ma cos’altro si può fare? Molti guardano all’esempio della Germania, dove una coalizione, una cosiddetta “grosse Koalition” sembra funzionare bene. Ma importare una ricetta politica non è così facile. Ci sono essenzialmente due ragioni per ritenere che non si possa copiare il modello tedesco.

 

Il modello tedesco

 

Prima di tutto, non è concepibile che i due schieramenti italiani si mettano d’accordo per fare un Governo insieme: sarebbe la fine della democrazia in Italia perché non ci sarebbe più nessuna opposizione (almeno nel Parlamento).

È la prima grande differenza tra l’Italia e la Germania: in Germania ci sono due grandi partiti che si autodefiniscono “del popolo” e che si posizionano sempre vicini al centro. Insieme dispongono di una larghissima maggioranza nel Parlamento, ma rimangono pur sempre altri tre partiti che possono assicurare la presenza di un’opposizione non trascurabile (con il 20 per cento dei voti). Una grosse Koalition non è compatibile con il bipolarismo. Infatti, in una logica simile, in Germania non ci sarebbe stato bisogno della grande coalizione: lo schieramento di sinistra (i rosso-verdi) avrebbe avuto una maggioranza netta se avesse collaborato con il nuovo partito a sinistra della Spd (Linkspartei).

Secondo, l’elemento chiave che fa funzionare la grande coalizione tedesca non è tanto la volontà dei due grandi partiti di governare insieme, ma il fatto che abbiano raggiunto un accordo programmatico. È questo accordo, dettagliato e lungo più di un centinaio di pagine, a far funzionare il Governo, e non la sola paura di nuove elezioni. A renderlo possibile è stato il fatto che durante la campagna elettorale lo scontro si è concentrato su alcune proposte chiave avanzate dalla Cdu. Ad esempio, la proposta di semplificare e abbassare radicalmente le aliquote Irpef, che è costata al partito la maggioranza e lo ha costretto ad accettare lo status quo. Ma la grosse Koalition esisteva già prima della sua formazione, almeno in parte: nella legislatura precedente, molte misure riguardanti il mercato del lavoro sono state approvate alla seconda Camera del Parlamento tedesco soltanto con l’avallo dell’opposizione.

Per l’Italia non si vede pertanto la risposta a due questioni chiave: chi entrerebbe nella grande coalizione e con quale programma. 

 

Due anomalie italiane

 

Per di più pesano due anomalie nel panorama politico italiano. Una grosse koalition dovrebbe essere formata dai maggiori partiti vicini al centro. Ma in questo caso non si vede un ruolo per Romano Prodi che è leader di uno schieramento, ma non è segretario di nessun partito. La seconda anomalia è che la campagna di Forza Italia, che avrebbe la vocazione a essere il maggiore partito del centro, è stata molto radicale, rendendo difficile la cooperazione con gli avversari acerrimi di ieri.

La conclusione è semplice: una grosse Koalition secondo il modello tedesco non è possibile senza un cambiamento radicale nel panorama politico italiano, significherebbe infatti la fine del bipolarismo.

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Nonostante la legge elettorale

  1. Federico Manzoni

    Premesso che concordo sul fatto che formare oggi in Italia una grosse Koalition sarebbe un errore,
    non capisco però perchè essere così espliciti nel negarne la fattibilità.
    Certamente qualsiasi grosse Koalition è impossibile con i due leader attuali, Prodi e Berlusconi. Impossibile per il primo perchè non riesce a concepire nulla di diverso dall’Ulivo; impossibile per il secondo perchè è persona che con i modi e le provocazioni crea divisione sociale e contrapposizione forzata.
    Forse proprio la grosse Koalition potrebbe essere la possibilità per i due schieramenti di scaricare dei leader un po’ scomodi e sicuramente attempati.
    In ogni caso si dovrebbe riflettere sul fatto che un bipolarismo è maturo nella misura in cui sa lasciare fuori dai due poli le estreme (vedi Germania o Francia) e non – come in Italia – dove si sono imbarcati oves et boves.

  2. Massimo GIANNINI

    Si leggono tante opinioni in merito ma qualcuno deve ancora spiegare come si fa a dialogare con chi:
    – ha avvelenato la campagna elettorale e “dato fuoco ai pozzi” prima del voto;
    – chi ha dato del “coglioni” a metà paese;
    – chi ha giocato fuori dalle regole e non solo quelle della par condicio;
    – chi é responsabile del presente stato dell’economia e dei conti pubblici;
    – chi ha contribuito ad una “certa” immagine dell’Italia all’estero;
    Ecco perché non solo é impossibile la grosse koalition ma anche non si debba troppo dialogare, ma governare con una prestigiosa squadra di governo, un po’ diversa dalla precedente…

  3. Gaetano Vecchione

    Personalmente, ritengo che l’ipotesi di una grande coalizione, basata su accordi programmatici ed un generale abbassamento dei toni della politica, possa essere l’unica vera opportunita’ di rilancio per il nostro Paese. Una grande coalizione permetterebbe:
    -di intraprendere riforme (liberalizzazioni, introduzione di meccanismi privatistci nel “monolite pubblico”, sanita’, ecc.) scollandosi dall’onta massimialista di alcune frange interne alle due coalizioni;
    -di eliminare i veleni post tangentopoli che bloccano il nostro paese in una dialettica ed in un riformismo politico che sanno di periodo storico subito successivo la seconda guerra mondiale.

    Non sono d’accordo con l’ idea che la grande coalizione possa essere dannosa per la nostra democrazia. Al contrario, potrebbe creare i presupposti per farne nascere una seria da qui alle prossime elezioni, a condizione che si faccia e che duri, almeno, un paio di anni.
    Cordialmente.
    Gaetano Vecchione

  4. Roberto Furlanetto

    Una Grosse Koalition avrebbe senso in un clima di estrema emergenza economica; una situazione da pre dafault dei conti pubblici per esempio. Sarebbe una necessità cui far fronte con un Governo del Presidente capace di imporre al paese misure drastiche. Tipo il governo di Giuliano Amato del ’92 moltiplicato per 100 per intenderci. Per ora le scadenze sono solo politiche e istituzionali e tutti ritengono di poter fare ancora la partita. Il popolo della sinistra non potrebbe tollerare alcuna coalizione con FI. Berlusconi è il male assoluto. Il politico che la proponesse verrebbe preso a calci nelle piazze. Forse però qualcuno potrebbe pensare ad una Kleine Koalition , magari con UDC e perché no Lega.

  5. alias

    Mi sembra che l’idea di un governo alla tedesca, o quantomeno di una sua parvenza, che lo simuli, non sia così peregrina. Dopotutto, il rinvio dell’incarico a Prodi non si spiega, anche, col fatto che ha una maggioranza molto (troppo?) risicata? attendere il rinnovo delle cariche istituzionali può (potrebbe) dare spazio per una trattativa. Quanto alle analisi sul voto, vorrei azzardare l’esistenza di elettori-dilemma (naturalmente > 25 anni) che abbiano votato disgiuntamente per Camera e Senato. Se la cosa, lungi dall’essere un’anomalia, fosse abbastanza diffusa, attribuire semplicisticamente i voti delle “partite iva,, alla Cdl, e di insegnanti e lavoratori dipendenti all’Ulivo, rischia di falsificare la realtà. Non crede? chi ha votato, a naso chiuso, in un certo modo, può averlo fatto proprio nella preferenza, consapevole o meno, per una maggioranza stretta; e quindi per una sorta di desiderio di convergenza al centro, che purtroppo si fa ancora fatica a cogliere nel panorama politico. saluti,

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