Il 28 settembre 2000, il Bureau of Labor Statistics, uno degli istituti federali di statistica degli Stati Uniti incaricato della raccolta e dell’elaborazione degli indici dei prezzi al consumo, ha annunciato con un comunicato stampa di aver rilevato un errore nella procedura di elaborazione dei dati campionari per la misura dell’inflazione. Si trattava di uno scambio di segno algebrico nel codice del software costruito e usato per valutare i prezzi degli affitti residenziali o le imputazioni degli stessi per i proprietari degli alloggi. Un errore, tutto sommato, banale: per rendere i confronti intertemporali plausibili, nella determinazione dei prezzi operata su scala campionaria sono necessari aggiustamenti alle differenze di qualità dei prodotti e dei servizi. Nel caso in questione, il cambiamento dell’impianto di aria condizionata usato nell’alloggio (da centralizzato a non, e viceversa), dichiarato dalla famiglia inclusa nel campione, comportava un aggiustamento al prezzo dell’affitto (nel primo caso positivo, nel secondo negativo). Ebbene nel programma di calcolo, probabilmente per un “copia e incolla” di righe di codice, si imponeva un aggiustamento negativo in entrambi i casi (si noti che la responsabilità è stata asetticamente attribuita al software, non al programmatore).
Scoperto l’errore, i dati di otto mesi (da gennaio ad agosto 2000) sono stati rivisti con un impatto sull’inflazione (per le aree urbane) che coincidenza vuole sia dello 0,1 per cento.
Come ci si è accorti dell’errore? In maniera altrettanto banale: un number-cruncher, un analista del Bls addetto al processo, si è accorto che una famiglia del campione aveva dichiarato due cambiamenti diversi nell’impianto di aria condizionata utilizzato e che in entrambi i casi era stata apportata una correzione negativa al prezzo dell’affitto. Fin qui, appunto, un evento di scarsa importanza. E invece, nei tre mesi trascorsi dalla scoperta dell’errore alla piena valutazione dei suoi effetti, si è notato che da un mese all’altro le famiglie del campione molto spesso cambiavano dichiarazione sulla natura dell’impianto di condizionamento usato e che quindi i dati a essa relativi erano inattendibili. La vicenda ha almeno tre insegnamenti: gli errori sono possibili anche negli Stati Uniti, il paese nel quale le statistiche ufficiali hanno la maggiore tradizione di affidabilità, tempestività e trasparenza; le informazioni raccolte sono campionarie e possono essere non accurate; gli errori, quando si trovano, si riconoscono e si cerca di migliorare il servizio.
Nel suo comunicato, infatti, Bls riconosceva, scusandosi, di aver fallito nel raggiungimento degli standard a cui l’agenzia aspira, ma aggiungeva anche una lunga lista di miglioramenti implementati e da implementare, con ulteriori controlli per assicurare accuratezza.
La reazione del pubblico? Accanto alle preoccupazioni sulle conseguenze di un aumento espresse da diversi giornali , il Los Angeles Times commentava che forse l’incidente era avvenuto perché il Bls, istituto di così vitale importanza, non aveva fondi a sufficienza per svolgere in maniera adeguata il proprio lavoro.
In Italia, sarebbe forse l’ora di riconoscere l’importanza del ruolo dell’Istat e la necessità di fornire fondi congrui alla ricerca per il continuo miglioramento delle tecniche di costruzione degli indicatori economici e sociali. Sfiduciare le statistiche ufficiali è un boomerang per tutti, a destra e a sinistra.
Per saperne di più
Il comunicato del Bureau of Labour Statistics
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