La famiglia svolge un ruolo centrale nella trasmissione dei tratti etnici e culturali. Ma quali sono i motivi che spingono i genitori nei loro sforzi di socializzazione? Tanto più appartengono a una minoranza etnica o religiosa, tanto più rigidi saranno nel tramandare la loro identità ai figli. Ma proprio per questo, con il crescere dell’immigrazione e il rafforzamento delle comunità etniche, i comportamenti più conflittuali tenderanno naturalmente a scomparire. Questo vale anche per i gruppi religiosi più coesi, come i mussulmani.

Il recente disegno di legge sull’immigrazione ha riaperto il dibattito su se e come favorire in Italia l’assimilazione delle minoranze etniche e religiose. Cosa ci insegnano i dati sui processi di assimilazione degli immigrati? Quali i casi storici che rivelano dinamiche fondamentali per provare a comprendere se e come il nostro paese diventerà davvero multi-etnico?

Imparare dagli errori

Prima di tutto è necessario imparare dagli errori. Molti sociologi che hanno arrischiato previsioni sulle dinamiche di assimilazione etnica e religiosa hanno preso colossali cantonate. Ad esempio, tutti quelli (e sono tanti, troppi da citare) che negli anni Cinquanta avevano previsto per gli Stati Uniti la formazione di una cultura comune in termini di valori, attitudini, stili di vita, un grande “melting pot” di razze e religioni. E poi quelli che hanno previsto, negli anni Settanta, la rapida decadenza degli ebrei ortodossi negli Stati Uniti, quando oggi, invece, negli Usa si scrivono articoli che evidenziano la eccezionale persistenza del “capitale etnico” tra gli immigrati di seconda e terza generazione e libri sul “rinascimento” degli ebrei ortodossi, senza peraltro evitare di ricadere negli stessi metodi per prevedere la fine dell’ebraismo, in toto, negli Stati Uniti. (1)
In realtà, la storia ci insegna che i tratti culturali (non solo quelli etnici e religiosi, ma soprattutto quelli) risultano estremamente persistenti, spesso capaci di resistere al declino demografico e talvolta anche ad attive politiche di sterminio: mi pare che la storia degli ebrei lo dimostri, così come la rinascita del cristianesimo nella Russia post-sovietica. Non che non esistano esempi contrari, naturalmente, ma l’elemento comune che caratterizza la dinamica dei tratti etnici e religiosi è proprio la loro persistenza, cosicché i figli degli italiani emigrati negli Stati Uniti mantengono addirittura le “abitudini abitative” della madre patria. (2)

Il ruolo della famiglia

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A cosa è dovuta tale persistenza dei tratti culturali e in particolare di quelli etnici e religiosi? Innanzitutto, è necessario notare la funzione della famiglia. L’evidenza esistente è concorde nell’identificare nella famiglia la sede della trasmissione culturale. Non che le chiese, i gruppi istituzionali e sociali, gli amici non abbiano effetto nella determinazione dell’identità culturale di un individuo, ma nel caso dei tratti etnici e religiosi in particolare, il loro effetto impallidisce in confronto a quello della socializzazione diretta in famiglia. I volumi del Journal of Marriage and the Family o del Journal for the Scientific Study of Religion sono pieni di studi su questo. (3) Ma anche il cinema lo prova: si pensi a Bend It Like Beckam, East is East, My Son the Fanatic.

Le ragioni dei genitori

Una volta compresa la centralità della famiglia nella trasmissione dei tratti etnici e culturali, la chiave per spiegarne la persistenza consiste nello studiare i motivi che più spingono i genitori nei loro sforzi di socializzazione dei figli. Il mio lavoro (assieme a Thierry Verdier) ha teso a identificare la funzione di “sostituibilità culturale” tra famiglia e società. In altre parole, i genitori tendono a trasmettere ai figli i propri tratti culturali e religiosi in modo più diretto e intenso quando questi tratti non siano facilmente assimilabili dai figli nell’ambiente sociale in cui vivono. Di conseguenza, le famiglie che appartengono a una minoranza etnica o religiosa sono molto più attive, attente e efficaci nel “socializzare” i propri figli, scegliendo in modo appropriato scuole, attività di culto e luoghi di residenza.
L’evidenza empirica che riguarda i più importanti gruppi religiosi negli Stati Uniti e varie minoranze etniche e religiose nel Regno Unito (4) conferma sostanzialmente questa tesi. Altri hanno raggiunto conclusioni simili. (5)
L’evidenza empirica, sia essa storica o relativa a fenomeni di immigrazione, non rassicurerà dunque coloro che già temono che i processi di assimilazione siano lenti e parziali. D’altra parte, estrapolare dalle tendenze demografiche e di comportamento delle minoranze etniche e religiose oggi in Europa è un errore. Proprio perché le minoranze assumono comportamenti estremi nel tentativo di tramandare la propria identità culturale e religiosa, questi comportamenti tenderanno ad affievolirsi naturalmente con l’accentuarsi del fenomeno dell’immigrazione e con lo sviluppo di comunità etniche e religiose più consistenti. In altre parole, non dobbiamo aspettarci una facile assimilazione, ma senz’altro una netta diminuzione degli atteggiamenti di conflitto culturale e sociale oggi abbastanza frequenti.
Infine, una parola sul timore che la storia sia di poco aiuto per capire la recente immigrazione in Europa, e in Italia in particolare, per la possibile specificità delle popolazioni mussulmane. I dati sul Regno Unito, nonostante siano pochi e carenti, ci permettono una prima analisi delle pratiche di socializzazione dei mussulmani. I mussulmani adottano sì metodi di socializzazione più stringenti di altri gruppi religiosi, ma l’effetto di “sostituibilità culturale” è presente anche in questo caso. E anche per i mussulmani dovremmo dunque aspettarci in futuro una minore conflittualità con lo sviluppo delle loro comunità in Europa.

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(1) Si veda rispettivamente Borjas, G. 1992. “Ethnic capital and intergenerational income mobility”. Quarterly Journal of Economics 57, 123–50; Mayer, E. 1979. From Suburb to Shetl: The Jews of Boro Park. Philadelphia: Temple University Press; Dershowitz, A.M. (1997). The vanishing American Jew. Toronto: Little, Brown and Co.
(2) Giuliano, P. 2006. “Living arrangements in Western Europe: does cultural origin matter?” Journal of the European Economic Association 4, forthcoming.

(3) Citazioni precise si trovano in Bisin, A and Verdier, T. 2000. “Beyond the melting pot: cultural transmission, marriage and the evolution of ethnic and religious traits”, Quarterly Journal of Economics 115, 955–88.

(4) Bisin, A., Topa, G. e Verdier, T. 2004a. “Religious intermarriage and socialization in the United States”. Journal of Political Economy 112, 615–64 e Patacchini, E. and Zenou, Y. 2004. “Intergenerational education transmission: neighborhood quality and/or parents’ involvement?” Working Paper No. 631. Stockholm: Research Institute of Industrial Economics.

(5) Cohen-Zada, D. 2004, “Preserving religious identity through education: economic analysis and evidence from the US”, Mimeo, Ben-Gurion University.

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