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Quant’è avara la Finanziaria con il signor V.A.

Una Finanziaria non si limita a ridistribuire un reddito dato. Influenza la convenienza a produrne di nuovo, modificando gli incentivi a investire e a creare posti di lavoro: gli effetti davvero importanti per la crescita, il problema numero uno dell’Italia di oggi e di domani. La legge per il 2007 non incide sui nodi che un imprenditore affronta quotidianamente: costo dell’energia, risorse umane e difficoltà di sbocco sul mercato interno. Non c’è neanche la riduzione delle tasse sulle società. Eppure sono proprio le ragioni per cui nel nostro paese non si fa innovazione

Quant’è avara la Finanziaria con il signor V.A.

La Finanziaria 2007 è stata finora giudicata in base a quanto dà o toglie: alla “classe media”, ai lavoratori autonomi, ai dipendenti, alle imprese; in breve, per i suoi effetti redistributivi. Ma una Finanziaria non si limita a ridistribuire un reddito dato: influenza anche la convenienza a produrne di nuovo, modificando gli incentivi a investire e a creare posti di lavoro. Sono questi gli effetti davvero importanti per la crescita – il problema numero uno dell’Italia di oggi e di domani.
Valutare gli effetti delle varie misure della Finanziaria sulla crescita è un compito difficile, adatto a uffici studi e agenzie di rating e comunque soggetto ad ampi margini di errore. C’è un modo alternativo per farlo. Anziché fare conti complicati si può considerare il caso di un’impresa innovativa del Nord-Est che ha recentemente spostato la produzione nell’Est Europa e chiedersi cosa fa la Finanziaria per indurre questa impresa a tornare sui suoi passi.

Il caso: l’azienda del signor V.A.

Il signor V.A. (Vado All’estero) è un imprenditore veneto, a capo di un’azienda (di famiglia, ma da lui molto ingrandita e globalizzata negli ultimi anni) che progetta e produce componenti meccaniche di alta precisione – la quintessenza del progresso tecnologico incorporato nei macchinari. Gli affari vanno bene per l’azienda, che ha anzi necessità di ampliare la sua scala di produzione. Il signor V.A. ha però deciso di farlo spostando la produzione di una parte di queste componenti fuori dall’Italia, e cioè in un paese dell’Est europeo.
Perché lo fa? Per varie ragioni: energia, risorse umane, tasse e difficoltà di sbocco sul mercato interno. Vediamole brevemente una alla volta.
Per produrre componenti di precisione ci vuole tanta energia, che è costosa e poco accessibile per le imprese italiane. In Italia, i tempi per ottenere una cabina da 500 kilowatt sono lunghi e variabili: 6, 11, 15 mesi? L’Enel non lo dice in anticipo al signor V.A., ma i soldi li vuole comunque in anticipo. Nel paese dell’Est Europa bastano quattro mesi e il pagamento è alla consegna della cabina.
Secondo, in Italia non si trovano i laureati (in ingegneria meccanica e scienze dei materiali) e i tecnici per aumentare la produzione. Da noi, un neo-laureato con quelle caratteristiche prende 1500 euro al mese, che raddoppiano nei conti dell’impresa. Nei paesi dell’Est Europa, l’istruzione tecnica è diffusa e di buon livello qualitativo; e gli stipendi richiesti dai tecnici sono ovviamente inferiori.
Una terza ragione per delocalizzare è il regime fiscale nei confronti dei profitti societari, molto più favorevole nel paese dell’Est Europa rispetto all’Italia.
Infine, una quarta ragione è il desiderio di produrre vicino a un grande mercato di sbocco, la Germania. Il signor V.A. ha provato a fare il sub-fornitore in Italia, ma si è trovato di fronte termini di pagamento svantaggiosi rispetto a quelli che offerti in Germania da concorrenti diretti delle aziende italiane acquirenti. Come si leggeva l’estate scorsa sul Sole-24Ore, il suo caso non è isolato: le aziende italiane non brillano certo in Europa per puntualità nei pagamenti differiti. È un peccato perché, come mostra l’esempio della Nokia e del suo “Ict cluster” in Finlandia, la diffusione dell’innovazione riceve spesso un impulso fondamentale dall’esistenza di proficue interrelazioni tra clienti e fornitori all’interno di un paese.

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C’è poco nella Finanziaria per il signor V.A.

La Finanziaria mette a disposizione sette miliardi di euro per le imprese, scoraggiando in vari modi comportamenti individuali dannosi per l’ambiente. Finanzia progetti di innovazione industriale che mirano ad aumentare l’efficienza energetica. Ma non contiene misure per migliorare l’accesso e ridurre il costo dell’energia per il signor V.A.
Nella Finanziaria c’è l’intervento sul cuneo fiscale che riduce il costo del lavoro per le imprese che creano posti di lavoro a tempo indeterminato. In questo modo, si darà un po’ di ossigeno alle imprese che fanno tessile, abbigliamento e scarpe. Ma mancano sgravi fiscali preferenziali – o una politica di immigrazione selettiva – per le imprese che assumono i tecnici (ingegneri e scienziati dei materiali, ma anche semplici diplomati).
Nei sette miliardi per le imprese, non c’è la riduzione delle tasse sulle società perché si è preferito finanziare varie forme di supporto per le imprese. Ci sono crediti di imposta per chi investe nelle aree svantaggiate e in ricerca e sviluppo – di utilizzo più flessibile che in passato. Il credito è maggiore per le imprese che fanno ricerca con enti pubblici, ma non per le grandi imprese che condividano la loro tecnologia con le piccole. Ci sono soldi anche per “promuovere la competitività nei settori ad alta tecnologia” e perfino 5 milioni per un’Agenzia Nazionale per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. Tutte scelte legittime, non le uniche possibili.

Morale della storia

La politica economica può e deve consentire alle imprese del Made-in-Italy di spostare una parte delle loro produzioni in paesi lontani. Ma deve convincere le imprese che producono innovazione a farlo in Italia. A questo servono le politiche per l’energia e per le risorse umane, e una riduzione delle tasse sul reddito d’impresa. Più che con progetti industriali in aree depresse e altre politiche industriali più sofisticate, è risolvendo i problemi quotidiani del signor V.A. che l’Italia ricomincerà a crescere.

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Errata corrige dell’autore

Nella versione dell’articolo pubblicata sul sito parlavo erroneamente di neo-laureati in ingegneria che prendono 1500 euro netti al mese. La parola neo è di troppo. dalle varie lettere arrivate apprendo che i neo-laureati in ingegneria ricevono uno stipendio molto inferiore. E anche gli imprenditori con cui ho parlato mi avevano parlato di ingegneri e tecnici, non neo-laureati.

Mi scuso con i lettori per l’imprecisione che ha urtato la suscettibilità di una categoria di persone che incontra difficoltà sul mercato del lavoro.

Ribadisco tuttavia che la sostanza dell’articolo non cambia. Come riportato dalle società di ricerca del personale e dal Sole 24 Ore del 31/10/06, le imprese del Nord-Est affermano di non trovare tecnici. Come spiegavo nell’articolo, la presenza di elevate tasse sul lavoro fanno convivere basse paghe (salari netti) e alto costo del lavoro per l’impresa.

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23 commenti

  1. Antonio

    I liberisti dicono, tra i quali l’economist, che se l’Italia non vuole perdere la sua competitività dovrà TAGLIARE del 20% i salari reali dei lavoratori italiani.Però bisognerebbe domandarsi “perchè abbiamo perso competitività?”L’abbiamo persa perchè i salari sono stati troppo alti o la tassazione alta? O perchè sono mancati gli investimenti che avrebbero dovuto aumentare la produttività? I paesi scandinavi come hanno fatto ad aumentare la produttività? Uno studio della BCE dice che nel settore dei servizi l’uso di ICT spiega l’INTERO differenziale di crescita della produttività lavorativa oraria! Perchè non si parla più di investimenti? E’ forse morto il keynesismo buono?

    • La redazione

      E’ brutto auto-citarsi, ma in questo caso non posso farne a meno. ho scritto vari articoli – accademici e non – sull’argomento. si trovano alla mia pagina web in inglese. in un recente articolo con cecilia jona abbiamo mostrato che gli investimenti non sono andati poi tanto male negli ultimi dieci anni. Il problema non è stato tanto la mancanza di investimento o di investimento in ICT, ma l’incapacità e la non convenienza per le nostre imprese di adattarsi alle nuove forme organizzative

  2. marcello

    pare che nessuno nel governo attuale si renda conto dei costi che derivano alle piccole imprese e anche ai privati cittadini da una serie crescente di adempimenti gravosi quanto discutibili e che creano una mole di lavoro inutile della pubblica amministrazione.E’ sufficiente citare la normativa sulla privacy, la complessità e la farriginosità della legislazione fiscale che delega al contribuente l’onere e la responsabilità di calcolare l’imposta, mentre lascia all’esercito di impiegati il ruolo di controllori che ci tormentano con numerose contestazioni in gran parte infondate e quasi sempre di natura formale.
    In questo quadro vi è da aspettarsi che la sbandierata “lotta all’evasione”si debba trasformare in una persecuzione alla ricerca degli errori -inevitabili in questo marasma normativo, commessi dal cittadino e non in una ricerca degli evasori sostanziali, che le armi spuntate del fisco non riusciranno a colpire.

    • La redazione

      Non è vero che il governo e la coalizione che lo sostiene non conosca questi problemi. Direi piuttosto che una parte della coalizione li sottovaluta in favore di altri obiettivi come (provare a) perseguire obiettivi di equità.

  3. Paolo Gabriele

    Il sginore V.A. va all’estero con motivazioni inoppugnabili, ma può andare all’estero un intero distretto? Si può trasferire l’80% della produzione del Made in Mezzogiorno? E cosa si fa per attrarre investitori stranieri e del centro-nord nel sud? Insomma perchè tante università al sud se poi si producono braccia e cervelli per altri? Non sarebbe più logico delocalizzare anch’esse? Forse meno attenzione agli avanzamenti biennali di carriera e stipendio e al nepotismo potrebbe evitare di annoverarli fra i “postifici” di alta fascia, con buona pace degli scienzati e docenti che credono nel loro lavoro? Dopo, peraltro, che la gran parte dei pochi centri decisionali esistenti è stato trasferita per meriti e logisitica altrove. Un Nokia cluster è sostituibile con un RAI o Telecom Italia cluster? Dove sono sennò i grandi “aggregatori” di competenze rimasti? Grazie e complimenti a tutti, scusate ma sono preoccupato!

    • La redazione

      Anch’io sono preoccupato. Al Sud ci sono tante università e pochi poli di sviluppo. le università sono tante perchè andare al nord a studiare costa molto per le famiglie. le università del sud producono tanti avvocati e pochi tecnici perchè, purtroppo, il sud è in gran parte un’economia di rendite più che di produzione. l’altra faccia della medaglia è che i pochi tecnici meridionali vanno al nord o all’estero perchè al Sud ci sono pochi poli di sviluppo. Per la politica economica non è facile “produrre poli” nè incoraggiare lo sviluppo.
      Quando si prova a farlo è spesso un disastro come insegna l’esperienza della Cassa per il Mezzogiorno e la sua recente riedizione chiamata Sviluppo Italia.
      Ma Nokia non è nata grazie all’intervento dello Stato.

  4. Silvia Larcheri

    Sono perfettamente d’accordo con l’analisi che viene fatta in questo articolo, a parte una cosa: come possiamo affermare che in Italia non ci sono giovani laureati da assumere nelle aziende?? Che possano “costare” di piu’ di un laureato dell’est europeo e’ cosa vera, che non ci siano… mi sembra davvero poco rispondente al vero!!! Giovane laureata in Fisica della Materia in cerca di lavoro

    • La redazione

      All’impresa del Signor V.A. un ingegnere costa tanto (3000 euro al mese). Sepotesse far lavorare un ingegnere nell’ultimo anno di università per provare la
      sua competenza per uno stipendio defiscalizzato, la sua convenienza ad assumereingegneri in Italia aumenterebbe sensibilmente.

  5. Antonio Badalamenti

    Dott. Daveri,
    nel suo articolo afferma che l’obiettivo principale del nostro Paese deve essere la crescita economica. Mi scusi, secondo lei, il PIL, l’indice preso quale riferimento dell’eventuale crescita economica, rappresenta realmente un eventuale miglioramento del benessere dei cittadini. Un indice inventato più di 50 anni fa ancora oggi può essere preso come riferimento in una società totalmente cambiata. Io credo di no.

    • La redazione

      Il PIL non è un riassunto perfetto del benessere e – parafrasando Musil – può essere definito un indice senza qualità. puoi trovare una discussione dei pro e
      dei contro nell’usare il PIl nel mio articolo “In difesa del PIL”
      (www.igier.unibocconi.it/daveri, click su: Newspaper articles).

  6. pietro della casa

    Egr. dottor Daveri,
    temo di non condividere un punto del suo peraltro interessante articolo: il fatto che in Italia non si trovino i laureati, ed i tecnici, mi sembra semplicemente la conseguenza di due fattori totalmente imputabili ai limiti culturali di molte delle nostre imprese. Il primo fattore consiste nel fatto che la ricerca di personale viene fatta spesso sulla base delle conoscenze personali, o comunque è limitata all’area geografica dove è situata l’impresa (diciamo a livello provinciale). Il secondo é l’idea che un laureato in discipline tecnico-scientifiche, o un buon tecnico, non vadano pagati più di un fattorino. E’ chiaro che, con queste limitazioni, può essere MOLTO difficile trovera del personale qualificato.

    cordiali saluti

  7. bartolomeo

    mi sembra che due dei fattori che, secondo la sua analisi, avrebbero indotto V.A. a trasferire l’azienda non possano essere controllati con una finanziaria; mi riferisco ai tempi e costi dell’energia e soprattutto all’inefficienza del sistema di pagamenti italiano. Per ciò che riguarda invece l’imposizione fiscale e il costo del lavoro mi chiedo: ci sarà sempre concorrenza tra gli stati sia nel mercato del lavoro che in quello “fiscale”, fino a che punto è lecito per uno stato, che non è solo un’economia, subire i dettami di tale concorrenza?

    • La redazione

      Tempi e costi dell’uso dell’energia possono essere influenzati da una finanziaria. In questa non lo sono. Collegato alla finanziaria, il governo ha però depositato un disegno di legge sull’energia di cui si discuterà nei prossimi mesi. Vedremo.
      La riduzione delle risorse fiscali causata dalla concorrenza tra paesi è un fatto ineluttabile della globalizzazione ma anche un utile stimolo per i nostri politici perchè usino al meglio le risorse pubbliche senza sprecarle.

  8. Paolo Gabriele

    Ringrazio per l’esauriente risposta. Ma rilancio: è vero che Nokia non è nata con l’aiuto dello Stato, ma i grandi poli di sviluppo tecnologico in Europa, per non parlare di quelli USA, godono di risorse da noi inimmaginabili. Una politica di lungo termine tesa a rimuovere cause strutturali (criminalità, infrastrutture, costo del lavoro indifferenziato, mobilità sociale etc.) che incidenza può avere? Mi sembra che, da qualche decina di anni, si sia passati da una teoria dello sviluppo esogeno a quella di uno sviluppo endogeno del sud. Ma nel frattempo perfino gli enti pubblici e le Authority con sedi nel territorio hanno trasferito altrove le proprie attività. E la realizzazione di infrastrutture ha segnato il passo, con la sola eccezione degli ultimi anni. Nel frattempo, viaggiando molto e amando questi paesi, ho constatato l’incredibile “salto” compiuto in pochi anni da Irlanda e Spagna, la prima puntando sulla leva fiscale, la seconda principalmente sulle infrastrutture, come ad esempio l’alta velocità ferroviaria, i porti. Da noi resistono regioni senza un aeroporto degno di tal nome, con ferrovie e autostrade al limite della decenza (che guarda caso conducono agli stessi luoghi). Per non parlare della sanità che, a differenza dell’università, spinge a viaggi fuori sede. Ora al governo non c’è più la lega accusata di far da tappo, ma ci sono molti, alcuni molto competenti, ministri del mezzogiorno. E’ pensabile una vera spinta riformista che tenga conto della costituzione e preveda una normativa differenziante per il sud; che, inoltre, premi i virtuosi ed arrivi a commissariare gli enti locali che non raggiungono un minimo grado di efficienza nel fornire i servizi di loro competenza? O è meglio lasciar andare tutto a rotoli e occuparsi degli evasori? Non siamo solo noi a preoccuparci. La percezione è comune a molti, purtroppo!

  9. Marco Lovetti

    Come fate a dire che non si trovano ingegneri meccanici? Chi dice ciò non conosce assolutamente il mercato del lavoro italiano. Un ingegnere meccanico dipendente guadagna mediamente 1150 euro al mese netti (e non 1500 come indicato da voi). Leggetevi questo:http://it.wikipedia.org/wiki/Politecnico_di_Milano#Sbocchi_lavorativi e meditate.

    Saluti alterati

    • La redazione

      Grazie del messaggio e dell’invito alla meditazione che è sempre utile.
      Il signor V.A. non si chiama davvero Vado all’Estero, ma è un imprenditore in carne e ossa che mi ha riportato le cifre dell’articolo. può essere che 1500
      uro sia un dato relativo al caso della sua impresa o della zona in cui opera(non credo, ma ammettiamolo pure). Rimane il fatto che, con lui, vari altriimprenditori mi hanno confermato le difficoltà che incontrano nel trovare ingegneri e tecnici in Italia. Cito ad esempio i titoli del sole 24 ore del 31ottobre 2006 (p.17): “Ripresa a corto di tecnici. La crescita rischia di esserefrenata dalla mancanza di competenze”. Nell’articolo si legge di un’indagine diManpower Italia, e di interviste e opinioni di vari imprenditori (di Treviso,Brescia, etc) in cui si afferma che avrebbero assunto più gente se avessero
      avuto a disposizione più periti e ingegneri. insomma, il problema esiste.
      Wikipedia a volte è utile ma non è il vangelo. anche leggere il giornale può aiutare a formarsi un’opinione.

      Francesco Daveri

  10. Angelo

    Mi indigno nel vedere articoli come il suo che parlano di neoingegneri pagati 1500 euro al mese appena assunti. Non discuto che l’azienda del signor V.A. sia il paese delle meraviglie, non conosco il nome della stessa e quindi non posso verificare.
    Io sono laureato da 4 anni e tra la mia situazione e le centinaia di colleghi di studi e amici considero di avere una casistica ben rappresentativa.
    Per chi fa un lavoro di natura dipendente NESSUNO alla prima occupazione (ingegneri meccanici e non) riesce a spuntare contratti a più di 1300 euro lordi e SEMPRE sono contratti a tempo determinato.
    I più sfortunati si arrabattano tra stage e contratti a progetto che li privano di alcuna tutela a livello di contribuzione, sanitario e ferie. Ci sono moltissimi casi di persone laureate in ingegneria che se la devono vedere con i rimborsi spesa degli stage a 500 euro al mese con cui non si pagano nemmeno il trasporto e il pranzo.
    Parlare di stipendi da neolaureati in ingegneria a 1500 euro è un’offesa a tutti coloro che dopo anni di sacrifici delle loro famiglie si accorgono di essere presi per i fondelli con le proposte di lavoro che gli vengono offerte.
    Sto raccogliendo tutta una serie di esperienze maturate dai neolaureati.
    Chiedo semplicemente:
    1) Nome proprio + Età
    2) Città
    3)Tipo di laurea
    4) Colloqui sostenuti
    5) Eventuali esperienze di lavoro (mansioni, inquadramenti, tipologia
    di contratto, trattamento da parte degli uffici personale ecc….)

    Se riuscirò a raccogliere sufficiente materiale vedremo di usarlo per smentire articoli che descrivono una realtà che non è quella di cui troopi si riempiono la bocca ma che non conoscono assolutamente.

    • La redazione

      Può senz’altro essere utile avere informazioni più precise di quelle fornitomi dal signor V.A. Come ho già risposto tornerò senz’altro sull’argomento.
      Mi ricordo tuttavia che il signor V.A. non parlava di neo-ingegneri ma di ingegneri tout court, dal che capisco che per il suo lavoro lui ha bisogno o preferisce assumere persone con una precedente esperienza lavorativa.

  11. Marco

    Sono Veneto, e vivo circondato dall’effervescente mondo delle piccole imprese e dei piccoli imprenditori che dicono di non trovare tecnici. Falso.
    Dicono di pagare 1500 euro un neolaureato. Falso.
    Scuse per giustificare il fatto che se ne vanno dove tutto costa meno, non ci sono controlli, non ci sono burocrazie.

    Sono ingegnere gestionale, una laurea tosta, di 5 anni, orientata alle tecniche di produzione moderne. Ho fatto una tesi sulle nanotecnologie. Ho lavorato studiando, facendo esperienza nel lavoro d’ufficio. E adesso… adesso, dopo un anno di ricerca di lavoro, dopo che sempre mi hanno preferito periti o ragazzi con la terza media ma con esperienza, mi ritrovo a nascondere la mia laurea e a cercare un lavoro da operaio.
    Non li vogliono i tecnici, non le vogliono le novità. Producono roba a bassa tecnologia e con metodi vecchi di 50 anni. Per fare questo si può andare anche nel terzo mondo.
    Date un’occhiata alle ricerche di personale, basta andare sul sito delle agenzie di lavoro interinale. Cecano “periti/ingegneri”, per loro la laurea è ininfluente. Lo stipendio è di 900 euro al mese. Hanno paura ad assumere ingegneri.
    Partecipo a colloqui per stage (non pagati) e trovo decine di colleghi imploranti.

    No ragazzi, non studiate ingegneria. Fatelo solo se raggiungete 110 e lode a 22 anni e decidete di andare all’estero.

    • La redazione

      Grazie del commento.

      prima di tutto bisogna dire che, se un’impresa va all’estero a produrre (adesempio per il mercato tedesco), forse tanto antiquata nei metodi di produzione non è altrimenti non riuscirebbe a vendere i suoi prodotti. infatti, come si
      capisce dall’articolo – basato su colloqui con vari piccoli imprenditori veneti- ci sono varie ragioni per cui imprese innovative vogliono aprire filiali neipaesi dell’est europa. una di queste è il fatto che un ingegnere meccanico costa
      troppo in italia, soprattutto a causa delle tasse sul lavoro. In più ci sono i problemi energetici, le tasse sui profitti e i problemi nei rapporti con le grandi imprese.
      Tutto ciò ha poco a che vedere con la propensione della maggior parte dei piccoli imprenditori a voler sotto-pagare le competenze, che pure è una brutta abitudine delle imprese italiane e in ultima analisi determina se un ingegnere
      può portare a casa 1500 o 1200 o 900 euro al mese. Capisco bene che 900, 1200 o 1500 fa una bella differenza per chi le riceve o per un laureato che si vede preferire un diplomato. un’azienda che deve moltiplicare quasi per due qualsiasi
      stipendio netto si trova di fronte ad un aggravio di costi non indifferente che può contribuire ad indurla ad andare all’estero.
      Infine, un ingegnere gestionale non è un ingegnere meccanico. può essere che le piccole imprese italiane preferiscano tecnici veri e propri piuttosto che aspiranti manager che possono finire per essere un po’ sovversivi (con i loro moderni metodi gestionali imparati sui banchi di università) in un’impresa di piccole dimensioni ancora basata su un “padrone” di vecchio tipo.
      Prometto che tornerò sull’argomento in un articolo.

  12. Salvatore

    Ho una laurea in ingegneria informatica di primo livello da un Anni di sacrifici alle spalle, da parte mia e dei miei per mantenermi agli studi. Sono del sud, e ulteriori sacrifici in quest’ultimo anno li ho dovoto sostenere insieme alla mia famiglia per fare i colloqui di lavore nei cosi detti poli tecnologici italiani, ROMA, MILANO, BOLOGNA. in due casi ero riuscito ad entrare in azienda. I° stage di 4 mesi a Roma in una SPA con rimborso spese di 400 € mensili ( a roma non ci paghi manco la stanza), sempre a roma corso su sybel CMR di 3 mesi co possibilità di assunzione previo superamento esame, rimborso spese 500 € mensili (nesun contratto, nessuna garanzia), altri colluqui di cui era richiesto un minimo di esperienza, ma quando ti presentavi li chiedeveno ad uno Junior la massima autonomia individuale e una competenza paragonabile ad un Senior. Ultimo di una serie di colloqui, a Roma mi si propone un lavoro in java – j2ee anche con minima esperienza, mi presento li …senta guardi prima lei dovrebbe fare un corso su java in azienda totalmente gratuito, poi se supera l’esame c’è la concreta possibilità di inserirla nell’organico dell’azienda! …..NO COMMENT. Un semplice calcolo vendendo 100 granite al giorno per 4 mesi l’anno a 1,5 € la granita, si guadagnano ben, 150 € lordi al giorno x 90 gg sono 13500 € …quanto mi basta per starmene a grattarmi per il resto dell’anno a casa mia dove non pago affitto e mia mamma mi cucina pure! ….Scherzi a parte avere una buona idea e mettersi in proprio oggi come oggi in Italia e la soluzione migliore per non buttare via gli anni di sacrificio e di studi per chi come me ha conseguito una laurea in discipline tecnico scentifico.

  13. cosimo benini

    Analisi largamente condivisibile, ma trascura alcuni elementi: il primo è la autoreferenzialità dell’Università italiana rispetto al resto del paese. I laureati, tutti quelli che debbono inserirsi in un contesto produttivo, scontano una formazione sui libri. E’ tutto il sistema della formazione che va rivisto: potremmo accorgerci che il nostro concetto di “ingegnere” non coincide affatto con quello che hanno in altri paesi. Almeno all’uscità dagli Atenei. Secondo problema: la nostra classe dirigente deve decidere che vuole fare. Vogliamo la socialdemocrazia nord europea? Benissimo. Vogliamo il liberismo anglosassone? Benissimo. Il problema è: siamo certi di sapere dove vogliamo andare e con che mezzi? Non si può fare una finanziaria-macedonia e pretendere che abbia effetti rilevanti: è come gettare venti diversi tipi di seme in un campo adatto alle patate e pretendere di veder crescere grano e ortaggi, alberi da frutta e funghi tutti insieme.

  14. Ing. Marzatico

    Sto leggendo commenti allucinanti riguardo la laurea in ingegneria. C’è davvero gente che dopo 5 anni di lavoro e una laurea in ingegneria prende 900 euro al mese? Io sono laureato in ing telecomunicazioni al politecnico di milano, è ovvio che i primi mesi di lavoro erano pagati 500 euro al mese. Adesso che lavoro da due anni prendo 1300 euro netti al mese per 13 mensilità, non è tantissimo ma nemmeno 900 come dice qualcuno, e fra circa un anno (cioè dopo 3 anni di lavoro) dovrei arrivare a prendere 1500 con il 5° livello di contratto. Ho molti amici del politecnico e più o meno percepiscono questa retribuzione quindi non riesco a capire di che tipo di lauree si parla in questo sito e soprattutto dove sono state prese. Certo se si parla di lauree di ingegneria di università di provincia, non si va da nessuna parte.

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