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IL GRANDE ASSENTE ALLE PRIMARIE

Nel dibattito intorno alle elezioni primarie del partito democratico è rimasto in ombra l’aspetto principale sul quale l’assemblea costituente dovrà pronunciarsi: lo statuto. E’ invece importante discutere delle regole. Che dovrebbero essere semplici, chiare ed efficaci, soprattutto sulle questioni del codice etico, della struttura organizzativa e della gestione finanziaria. E non solo perché da queste norme potrà dipendere il successo del nuovo partito, ma anche per dare concreti messaggi sulla riforma della politica.

Il protagonista

Nelle primarie del partito democratico c’è un grande protagonista del quale nessuno finora si è accorto e che, tranne qualche sporadico accenno, è del tutto assente nel dibattito tra i candidati segretari: il partito.
I membri eletti all’assemblea, oltre a dover scegliere il segretario qualora nessuno dei candidati raggiunga la maggioranza, avranno il compito fondamentale di approvare il manifesto e lo statuto nazionale del partito e cioè le regole che reggeranno e ispireranno la nuova formazione politica.
Pur essendo l’assemblea "costituente", saranno però in pochi ad avere un’idea su cosa devono deliberare perché mentre il dibattito elettorale ha offerto un ricco panorama sulle strategie e le proposte politiche dei candidati e delle liste collegate, è rimasto in ombra il confronto sulla natura e le caratteristiche dello statuto; ed è del tutto evidente che senza gambe adeguate, strategie e proposte faranno fatica ad affermarsi. Senza tener conto della importanza, in un periodo nel quale la politica non ha certo uno straordinario "appeal", di lanciare anche sul terreno delle regole di casa propria qualche messaggio innovativo.

Regole serie

Bisogna dire che già il manifesto redatto a suo tempo dai 12 saggi dell’Ulivo conteneva alcune indicazioni, come la limitazione del numero dei mandati, la rappresentanza di genere, la democraticità nelle procedure di selezione nelle cariche e l’introduzione di un codice etico: Indicazioni che però sono, in alcuni casi, troppo generiche. Per fare un solo esempio, nessuno potrà contestare l’idea del codice etico, ma tutti sanno che al centro dei più grandi episodi di malaffare della storia recente spesso vi erano società con meravigliosi, roboanti e del tutto inutili codici etici.
Un codice applicato a un partito, per essere efficace, deve ben individuare le informazioni che i suoi esponenti devono rendere trasparenti, i comportamenti vietati, le modalità di controllo affidate a magistrature interne realmente indipendenti e con adeguati poteri, un serio e innovativo apparato sanzionatorio. Non si tratta, è bene precisarlo, di cedere alle tentazioni integraliste in questi giorni tanto di moda, ma semplicemente di darsi regole che abbiano (e soprattutto appaiano con) una qualche possibilità di funzionare effettivamente, altrimenti non servono a niente. Ed è di questo che bisogna discutere.

Regole semplici

Un altro degli aspetti importanti delle future regole del partito investe la struttura organizzativa, che sarà federale. Dovranno infatti convivere tanti statuti approvati dalle singole assemblee regionali nel rispetto dei principi definiti da quello nazionale. È un modello in parte già sperimentato, seppur con modalità diverse, dai due partiti fondatori, la Margherita e i Ds, che prevedono grandi spazi di autonomia per le articolazioni territoriali, ma spesso con una molteplicità di livelli partecipativi e relative rappresentanze, dei quali è veramente difficile comprendere la reale funzionalità. Sarebbe interessante fare una ricerca per verificare quanti degli iscritti ai due partiti sono riusciti a leggere fino in fondo i ponderosi 28 e 31 articoli dei rispettivi statuti e quanti sarebbero in grado di districarsi tra circoli, associazioni, gruppi, comitati, unioni regionali, autonomie tematiche, associazioni di tendenza, e via specificando.
Una struttura che sappia coniugare autonomia, partecipazione e coerenza di indirizzi deve essere, non solo per i propri iscritti ma anche per come si presenta all’esterno, semplice e chiara. Nel nostro ordinamento da tempo si cercano di introdurre i principi di semplificazione, proporzionalità ed economicità nella regolamentazione, sarebbe bene che i partiti cominciassero ad applicarli innanzitutto a se stessi.

Soldi e speranze

Un ultimo esempio dell’importanza delle regole riguarda la gestione finanziaria: di norma non c’è grande fiducia dei cittadini nel rapporto tra soldi e politica, è quindi importante che un nuovo partito lanci su questo terreno espliciti segnali di trasparenza e professionalità. Sottoporre le proprie finanze a sistemi di rendicontazione ispirati alle best practices, e soprattutto a reali, rigorosi e autonomi controlli esterni potrebbe rappresentare la migliore cartina di tornasole per riaffermare un serio e concreto impegno nella riforma della politica.
La nascita del partito democratico può divenire, non solo per chi ci crede, ma per l’intero e un po’ acciaccato sistema dei partiti, una grande momento di partecipazione e di mobilitazione di nuove energie e speranze: trovare un modello di partito che sappia accoglierle evitandone la rapida dispersione è la vera sfida del futuro.

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  1. lodovico malavasi

    Credo sarebbe stato più opportuno prima fondare il P.D con un suo statuto, un suo codice etico e prima di tutto con un manifesto firmato dai vari segretari politici del centro-sinistra in cui si precisavano i capisaldi ed i credi essenziali delle loro azion comuni politiche. In un secondo tempo, in certo senso contestualmente, poi si potevano sciogliere i partiti che lì volevano confluire. La frittata è fatta, mi dispiace.

  2. Russo Giovanni

    il cuore mi fa ritenere che la costituzione di questo partito sia fuori tempo massimo, ovvero una operazione del tutto oscurantista tipica di una socieà statica che deve conservare le rendite di posizione attraverso l’organizzazione del consenso ,al di là delle tante buone intenzioni.. Perchè liquidare l’antipolitica come una forma di infantilismo qualunquista e non considerarla come una protesta contro i partiti che si sono arrogati il diritto ad essere gli unici depositari della fede democratica?!!! (nell’ambito degli stessi partiti la selezione avviene nell’ambito di chi si accoda alla processione, anzi "è meglio sbagliare con il PARTITO che avere ragione da soli) per cui l’antitodo ai partiti caserme, dovrebbere essere le associazioni tematiche rivolte ai tanti temi irrisolti al fine di rompere le oligarchie e il regime di oligopolio instaurato dai partiti che si lettimano a vicenda (basta pensare a Berlusconi per capire quanta legittimazione ha procurato..) Nè le piccole formazioni partitiche sono indice di maggiore democrazia, ma sostegno all’oligopolio esistente. La mente , però mi fa ritenere che in una società di interessi in cui quello che conta è detenere il capitale (voti) di comando, il Partito Democratico è una ottima strategia per competere in regime di oligopolio politico e sindacale ed assicurare così ai soliti noti il potere politico ed economico.(Veltroni, Rutelli, Letta, Franceschini, Bindi etc. non mi sembrano che siano dei rigorosi pensatori da preconizzare una "Citta del sole " e tanto meno eretici tipo Savanarola, Galileo, Giordano Bruno, ovvero La Pira o Dossetti) al massimo solo qualcuno ha cercato di fare il "cattolico adulto" a buon mercato. Attingendo ai miei ricordi mi viene da chiedere dov’è finito lo slogan "bisogna combattere con il potere democratico la dinamica invadente dei monopoli" dimenticavo che oggi abbiamo l’antitrust !!! se va bene così buona camicia a tutti…! primarie permettendo alla quale mi asterrò per la delusione che mi ha procurato " la fabbrica del programma" e il Premier votato da 5 milioni di elettori… il tutto ridotto a 12 punti affidati a Sircana!!!. Grazie per la cortese attenzione.

  3. Parma Massimo

    Emerge evidente l’assenza nel dibattito della "forma partito", grave perchè di costituente si tratta e non di semplice fusione. Il presupposto per ottenere attenzione e risultati su questo fronte è separare nettamente l’attività politica da quella "di partito". Come il Presidente della Repubblica ha compiti "di garanzia" per il corretto funzionamento delle istituzioni, così il Presidente del PD deve preoccuparsi di garantire la trasparenza (anche in assenza di leggi, è possibile produrre bilanci e documentare la propria attività), la democraticità (deve essere una ossessione fare in modo che le opinioni dal basso raggiungano il vertice, su tutto quanto è possibile, con tutti i mezzi possibili. Ed il vertice deve rispondere alle interpellanze della base, magari opponendo rifiuti, me deve rispondere), la corretta selezione dei dirigenti del partito (una griglia di presupposti che deve essere sempre rispettata). Siamo abituati a Presidenti più politici dei segretari di partito e non ci scandalizza se il Presidente, precisa o smentisce il segretario sulla linea politica (mentre sappiamo ad es. che ciò non sarebbe permesso al Presidente della Repubblica nei confronti del Capo del governo). Occorre sentire questo incarico (e gli altri che strutturano la macchina partito) preziosi per il partito, totalmente separato e gestito da chi (come Romano Prodi potrebbe fare) è al di sopra delle parti che competono per la direzione politica: il partito è di tutti e in tanti potremmo sentirci a casa nostra anche quando la linea politica ci pare debole o discutibile.

  4. ruggero morelli

    Giustissimo: ho suggerito a due segretari ex ds e margherita di convocare gli eletti e discutere di quali aspetti portare all’assemblea costituente.ad esempio: regole chiare e poche direi, che consentano la libera scelta dei rappresentanti nelle città e da queste al centro-altro che liste bloccate!. criteri netti per la scelta dei candidati a sindaco ecc. con obbligo di presentare consuntivo e preventivo personale sul quale poter giudicare per scegliere.

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