Lavoce.info

PERCHÉ L’ITALIA SI DIVIDE SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA

A Napoli si producono in media le stesse quantità di rifiuti pro capite delle altre province italiane, più di un chilo al giorno. Ma a Torino i cittadini ne raccolgono in modo differenziato circa il 40 per cento, a Roma e Bari la percentuale è vicina al 10 per cento mentre nella città campana siamo sotto l’8 per cento. A spiegare tanta differenza non sono solo ragioni economiche, ma anche le norme sociali. E allora, la vera questione diventa quali siano le politiche da adottare per incrementare il capitale sociale e, di conseguenza, la raccolta differenziata.

Il 2007 si è chiuso all’insegna dell’emergenza rifiuti in Campania. All’inizio del 2008 il governo è stato costretto ad affrontare la situazione con un piano straordinario, arrivando a coinvolgere persino le forze armate. La notizia ha fatto il giro del mondo, e Napoli, e forse l’Italia intera, hanno subito un indubbio danno d’immagine.
Ma quali sono le cause dell’emergenza rifiuti? Come si può agire in modo duraturo per eliminarle alla radice?

RIFIUTI DA NORD A SUD

Un’analisi basata su dati statistici raccolti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) aiuta a capire la situazione rifiuti del nostro paese.
A Napoli si producono in media le stesse quantità di rifiuti pro capite delle altre province italiane più popolose (tabella 1), ovvero circa 1,30 kg al giorno. Roma, probabilmente per via del turismo, ha una produzione maggiore. Quindi è nello smaltimento e non nella produzione che si deve annidare il problema di Napoli. Il riciclaggio dei rifiuti ottenuto tramite la raccolta differenziata rappresenta il metodo di smaltimento più efficiente (meno sprechi) ed ecologico (minore utilizzo di discariche e termovalorizzatori). La percentuale di rifiuti che viene raccolta in modo differenziato, separando carta, plastica, vetro, alluminio e sostanze organiche, evidenzia abissali differenze tra il Centro-Sud e il Nord. Mentre a Torino e a Milano i cittadini raccolgono in modo differenziato circa il 40 per cento dei loro rifiuti, a Roma e Bari la percentuale è vicina al 10 per cento e a Napoli è addirittura sotto all’8 per cento. (1) Napoli potrebbe quindi ridurre la domanda di discariche e termovalorizzatori di circa il 30 per cento se solo i cittadini partenopei separassero carta, plastica, vetro e organico, come si fa a Milano e Torino.
Perché la raccolta differenziata funzioni occorre, da una parte, che lo Stato predisponga i mezzi necessari (cassonetti e smaltimento differenziato) e, dall’altra, che il cittadino compia un minimo sforzo per dividere la propria spazzatura. La responsabilità del divario Nord-Sud può quindi dipendere sia dall’operato dei governi locali sia dalla volontà degli abitanti, anche se si potrebbe comunque argomentare che gli stessi governi locali altro non sono che espressione dei cittadini votanti.

CAPITALE SOCIALE E RACCOLTA DIFFERENZIATA

Partiamo da una premessa: il modo più efficace ed economico per ridurre i rifiuti da smaltire è convincere i cittadini a differenziare. Differenziare i rifiuti costa al singolo cittadino tempo e fatica e può anche essere sgradevole (pensiamo alla puzza dei rifiuti organici), mentre i vantaggi economici ed ecologici vanno all’intera comunità. Paradossalmente, è proprio questo il problema. Se si riuscisse in qualche modo a premiare, o sanzionare, l’attività del singolo di modo che sia incentivato a tener conto dei vantaggi che la raccolta differenziata porta alla intera società, il problema dei rifiuti verrebbe in parte risolto. In assenza di controlli esisterà sempre la tentazione di vivere la situazione dei rifiuti in modo parassitario, ovvero facendo riciclare gli altri. Come mai allora al Nord la raccolta differenziata è cosi diffusa? Sicuramente le regioni settentrionali sono spesso più efficienti nella raccolta porta a porta, però crediamo che la differenza dipenda anche da un concetto relativamente nuovo per noi economisti: le norme sociali.
La tabella 1 mostra infatti che Milano e Torino primeggiano non solo nella raccolta differenziata, ma anche nelle donazioni di sangue pro capite e nella percentuale media di votanti ai referendum (tenutisi tra il 1974 e il 1999). La teoria dell’agente economico individualista fa molta fatica a spiegare perché le persone donano il sangue, vanno a votare e riciclano i rifiuti: ognuna di queste attività comporta dei costi mentre i benefici sono risibili per l’individuo e enormi per la società.
Il concetto del capitale sociale, norme sociali o semplicemente buona cittadinanza rappresenta una possibile soluzione del rebus. Tale concetto si è affermato in ambito sociologico a partire dalle fine degli anni Ottanta grazie al contributo di Robert Putnam che ha definito il capitale sociale come “la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo”. Diversi recenti contributi mettono in relazione il capitale sociale con lo sviluppo economico e finanziario. (2)
Il grafico 1 evidenzia che la percentuale di votanti ai referendum è positivamente correlata con la percentuale di raccolta differenziata. Usando le donazioni di sangue si ottiene un grafico molto simile. Una ragionevole obiezione è legata ai maggiori costi della raccolta differenziata rispetto a quelli della raccolta semplice, come emerge dai dati dell’Apat. La stima dei costi peraltro non considera, da un lato, le economie di scala legate al processo di raccolta differenziata e, dall’altro, i benefici che derivano dal riutilizzo del materiale riciclato. Quindi, ci si potrebbe aspettare che la raccolta differenziata sia maggiore laddove le finanze delle amministrazioni siano più cospicue, ovvero nelle aree più ricche. 
La nostra analisi, fatta a livello provinciale, mostra che anche se in parte la differenza è dovuta a differenze economiche (Pil pro capite netto e tasso di occupazione), il capitale sociale, misurato in base alle donazioni di sangue e alla partecipazione referendaria, ha comunque un enorme effetto sulla raccolta differenziata, fino a spiegarne circa la metà.
E allora, la vera questione diventa quali siano le politiche da adottare per incrementare il capitale sociale e quindi la raccolta differenziata.
Ogni qual volta si tenta di modificare norme sociali, il processo è necessariamente lento e faticoso. Servono campagne informative nelle scuole e nei quartieri, ma anche norme severe per le aziende, che sono solitamente più facilmente monitorabili. Inoltre si potrebbero anche introdurre incentivi economici, come ad esempio il vuoto a rendere, un meccanismo semplice e molto efficace per riciclare vetro, lattine e bottiglie di plastica, praticamente assente nel nostro paese ma utilizzato quasi ovunque nel Nord Europa e negli Stati Uniti e in Australia. (3)
È altrettanto importante evitare l’accumularsi di rifiuti come si è verificato a Napoli, non solo per i possibili danni alla salute, ma anche perché tali fenomeni riducono la fiducia che il cittadino ha nello Stato e quindi nella società, innescando così comportamenti ancora meno rispettosi del bene comune, che in questo caso esiste e è l’ambiente e, di conseguenza, la nostra salute.

(1)La raccolta differenziata è in costante crescita in tutta Italia, soprattutto nelle province con livelli ancora bassi. Tuttavia, nella provincia di Napoli, tra il 2001 e il 2005, è passata dal 4,9 al 7 per cento.
(2)Vedi i lavori su questi temi di Giovanni Peri e di Luigi Guiso, Paola Sapienza e Luigi Zingales. In un recentissimo studio, Luigi Guiso, Paola Sapienza e Luigi Zingales fanno risalire indietro di un millennio le origini storiche del senso civico in Italia, riconducendole alle diverse esperienze vissute nel Medio Evo dalle città indipendenti e da quelle sotto il dominio borbonico.
(3)Il meccanismo consiste nel restituire una piccola somma di denaro al consumatore che riconsegna al negozio i contenitori vuoti.

Tabella 1

  Raccolta totale pro capite (kg al giorno)

Percentuale di raccolta differenziata

(anno 2005)

Percentuale di raccolta differenziata

(anno 2001)

Donazioni di sangue

(anno 2001)

Percentuale votanti referendum (1974-1999)
           
Bari 1.34 10.31 5.97 24.39 58.14
Milano 1.35 43.35 37.87 33.25 73.69
Napoli 1.43 7.71 4.89 1.33 55.72
Roma 1.82 11.79 3.83 3.62 69.53
Torino 1.43 36.36 20.46 38.95 72.00

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Lo spalma-detrazioni? Un emendamento di scarsa rilevanza finanziaria
Leggi anche:  Per la casa non c'è un euro

Precedente

LUCI E OMBRE DELL’AZIONE COLLETTIVA

Successivo

SANITA’

39 commenti

  1. Massimo GIANNINI

    Analisi ineccepibile. Avete mai sentito un politico farla chiaramente? Perché da quest’analisi se ne deduce anche che i famosi termovalorizzatori non hanno più senso ed é ed era inutile costruirli se per risolvere il problema sono sufficienti la raccolta differenziata e il famoso vuoto a rendere. Comunque tra le norme sociali si deve includere la legalità e la lotta all’abusivismo, e non solo delle discariche. Se per aver messo fuori un sacchetto di spazzatura non differenziata non si fanno multe o controlli, in una regione come la Campania come si fa a risolvere il problema? Un suggerimento ai Campani amanti di giochi tipo lotterie, lotto e simili. Per aumentare la raccolta differenziata si associ una lotteria, gratta e vinci o tombola ai sacchetti, magari sponsorizzata. In Belgio esiste per le pile. Sono sicuro che vista la propensione al gioco piuttosto che alla donazione del sangue dei Campani il sistema funzionerà. Oppure si torni a pagare un ammontare per kg di carta, lattina, bottiglia o altro portata a un centro di raccolta come esisteva negli Stati Uniti o in Brasile, Italia anni ’70, e alcuni poveri o giovani si daranno da fare per garantire il sistema…

  2. mirco

    Vi scrivo da una città della Romagna. Lavoro nella Polizia Municipale. L’obbigo di indossare il casco per i minorenni che conucono ciclomotori fu introdotto a metà degli anni ottanta. Allora qui da noi si operò fin da subito in questo modo: 1) si verbalizzava il minorenne che circolava senza casco 2) si sequestrava il motorino per un mese 3) si caricava il pargolo pestifero in macchina e lo si consegnava ad uno dei genitori facendosi firmare un verbale di riconsegna del minore.Si disturbava il genitore anche al lavoro.Vi giuro che per i genitori vedere delle persone in divisa riconsegnarti il figlio era una piccola umiliazione! Dico questo perchè anche se le norme sono un pò cambiate , l’impatto che questa procedura ebbe sulla popolazione fu enorme ed ora veramente pochi circolano senza casco anche generazioni dopo.Ecco un esempio di come mantenere un capitale sociale! Per il pattume deve essere uguale occorre molta severità iniziale.

  3. giuseppe

    E’ vero. Purtroppo al Sud c’è tendenzialmente minor consapevolezza (e rispetto) della cosa pubblica rispetto al Centro e al Nord Italia, probabilmente per ragioni storiche. Detto questo, il Mezzogiorno non è un "blocco" omogeneo: vi sono territori e Comuni "virtuosi", dove le cose funzionano, e bene. In genere la qualità dei servizi e della vita è migliore in provincia che nelle grandi città, dove il "collante sociale" è inferiore. Non sorprende, infatti, che in alcuni piccoli comuni meridionali (nella stessa Campania), la raccolta differenziata sia praticata con percentuali "scandinave". Il primato italiano di donazioni di sangue è detenuto da Polignano a Mare, in provincia di Bari, con una percentuale quasi del 5% sulla popolazione.

  4. Vittorio Tauber

    La facile scusa per non intervenire seriamente a livello legale è "ma le leggi non cambiano le abitudini dei cittadini". Come se tra civismo etico e osservanza alle norme legale (o regolamentare) ci fosse un legame lineare a unidirezionale dal primo alla seconda, e non un gioco sistemico a retroazione. Molta della disaffezione del nord nei confronti del sud è dovuta proprio a questo scollamento etico. (Devo generalizzare. Ed è anche vero che i settentrionali, con forti differenze da città a città, sopravvalutano la loro reale osservanza alle norme).

  5. Massimiliano Bratti

    E’ un chiaro "fallimento di mercato", e come tale richiede l’intervento pubblico. Credo che sia in parte vero che vi siano differenze culturali e di senso civico tra Nord e Sud, ma credo anche che gli individui reagiscano agli incentivi che vengono loro forniti. Per cui, ad esempio, se a Napoli non si fanno le multe a chi non mette il casco, dopo che è diventato obbligatorio indossarlo, in genere non lo si metterà. Credo pertanto, anche se adesso sembra andare di moda, che una buona parte della responsabilità vada attribuita alla classe politica locale che aveva (ed ha tuttora) il dovere di prendere le misure atte a risolvere il problema una volta per tutte (ad esempio adottando politiche di "vuoto a rendere", multando chi non differenzia, dotando il territorio di raccoglitori per la differenziata, come suggeriscono gli autori). Al contrario, essa ha agito poco, male ed in maniera non strutturale, e non risulta ora più credibile agli occhi dei cittadini (le discariche "temporanee" sono divenute "permanenti"). Se vogliono esigere comportamenti coerenti da parte dei cittadini, le istituzioni dovrebbero prima di tutto mantenere un comportamento coerente dinanzi agli stessi.

  6. Nico

    Ricondurre la questione rifiuti al concetto di capitale sociale è importante ma allora spiegatemi come mai gli italiani che emigrano a nord si adeguano quasi subito alle norme sociali li esistenti. Secondo me è determinante l’idea di controllo sociale congiunta a quella dell’autorità pubblica: io al sud non farei notare al mio vicino che non differenzia perchè non posso contare su un’appoggio delle istituzioni. C’e’ anche da dire questo: culturalmente le pubbliche amministrazioni del nord sono più attrezzate a rispondere a nuovi problemi e riescono a gestirle per tempo.

  7. giorgio vergnano

    La raccolta differenziata deve diventare un obiettivo principale e deve riguardare tutte le tipologie di rifiuti. Attualmente ci sono dei problemi di raccolta per alcune tipi di plastiche ( Corepla tratta imballaggi in plastica e non le altre) in merito alla raccolta di carta ci sono alcune limitazioni " carta inquinata " va nel sacco nero! possibile ? I cittadini non sono informati in modo chiaro, il sistema delle campane non funziona ( sempre piene con rifiuti tutt’ intorno). Non vi sono vantaggi economici che premino il comportamento virtuoso. I dati disponibili per una corretta analisi del fenomeno mancano ( vedi rapporto rifiuti). Normativa europee e italiane vengono disattese dalle stesse istituzioni. Riuso e riutilizzo sono termini sconosciuti in ambito gestione rifiuti. I rifiuti vengono considerati una forma di energia ( CDR). Una corretta gestione dei rifiuti renderebbe gli inceneritori inutili o comunque sufficienti e brucerebbero sostanze correttamente identificate senza problemi di smaltimento delle ceneri. La filiera " gestione rifiuti" è un processo di trattamento industriale gestito ad isole, manca una gestione del processo.

  8. federico bigongiari

    L’indice di correlazione tra il successo della raccolta differenziata ed i parametri socio economici è purtroppo positivo, ma non spiega di per se i fenomeni in esame. Contano infatti le disposizioni organizzative che a loro volta interagiscono con l’intero comportamento di una collettività. Portando un esempio al limite: un buon regolamento per l’uso degli ascensori non si può trovare tra gli abitanti di una bidonville.La Tariffa di Igiene Ambientale può essere utilizzata, penalizzando non marginalmente, ma con elevatissimi parametri, coloro che non sottoscrivono una carta di servizio della raccolta differenziata e non risultano adeguati alla raccolta porta a porta. Ad esempio, il Comune può indicare una ‘tariffa ordinaria’ per una famiglia tipo in 300 € annui. Solo i virtuosi avranno una riduzione a 100 € se si constata una perfetta selezione dei rifiuti, lasciati all’ingresso, nei tempi e giorni convenuti. Gli operatori ecologici non devono emettere sanzioni, solo preavvisare e motivare l’esclusione dal beneficio. Toccare il portafoglio educa i riottosi.

  9. Antonella Manno

    Mi risulta, per esperienza personale, che il comune di Milano applichi multe salate a condomìni e cittadini che violano le regole della raccolta differenziata. Sarebbe interessante conoscere il contributo di questa misura al risultato.

  10. Gaspara

    Arrivati a questo punto, penso che solo rendendo conveniente per il cittadino differenziare avremo qualche speranza in più, Affidandoci anche alle best practices di qualche comune modello. Si può anche "copiare" senza perdere la dignità!

  11. ROSSANO ZANIN

    Donare sangue non costa nulla ed e’ un atto notevole a favore di altre persone in stato di bisogno. Queste dati hanno due sole risposte: o una parte dell’Italia è indifferente ed egoista oppure il sistema sanitario di alcune regioni non è in grado di far funzionare i centri trasfusionali.
    Cordiali saluti

  12. Giovanni Scotto

    Capitale sociale significa fiducia reciproca diffusa. Un dato di cui poco si parla e’ il crollo verticale di quel poco di fiducia negli attori pubblici che poteva esserci tra i cittadini campani: promesse di chiusura delle discariche regolarmente disattese, rifiuti urbani che celano come "sorpresa" scorie tossiche, tassi di malattie tumorali in ascesa vertiginosa, conflitti d’interesse e ruberie in politica, e pesanti infiltrazioni camorristiche. Perche’ i cittadini di Pianura, Acerra, Marigliano, dovrebbero fidarsi dei "signori della citta’", di chi comanda a napoli (e a Roma) e li ha sistematicamente presi per i fondelli? ll capitale sociale si costruisce sul medio periodo, creando un sistema di norme e sanzioni certe, favorendo una comunicazione limpida e istituendo un sistema di responsabilita’ (accountability) da parte degli attori pubblici. Tutto questo insieme a un intervento deciso e di emergenza sui flussi di rifiuti, e una ragionevole promessa di bonifica dei siti inquinati dai rifiuti tossici ("esportati" spesso dal nord) Non sembra ad oggi che si sia fatto un solo passo avanti in questo senso.

  13. linda monte crotone

    Sono stata tra le prime nella mia città ad esaltare la raccolta differenziata.La prima donna (avevo 18 anni) per la donazione di sangue. Poi ho osservato come finiva la mia fatica per differenziare e studiato bene la bolletta di pagamento rifiuti e differenziata.L’azienda a maggioranza privata raccoglieva con un unico carico ciò che era separato in casa, in più il pagamento era ed è il più alto d’Italia.Per questo motivo sono tre anni che obietto in modo pubblico: pago soltanto la tassa relativa alla pulizia normale dele strade, mi rifiuto di differenziare e pagare aziende che spargono in modo non controllato la spazzatura.Mi pesa non differenziare e cerco di limitare i miei consumi, fino a quando non ci sarà chiarezza e trasparenza ed il comune smetta di avere consiglieri nei consigli d’amministrazione di chi costruisce imperi economici (non sempre limpidi) sulla spazzatura.

  14. bellavita

    Sarà una banalità, ma a Berlino e negli USA funziona. In ogni supermercato ci sono 3 compattatori, uno per il vetro,uno per le lattine uno per la plastica. L’utente introduce la sua raccolta che viene pesata e il compattatore emette gettoni da spendere nel supermercato. A monte ci saranno senz’altro accordi con l’azienda che raccoglie i rifiuti, a valle, soprattutto a Napoli, sarà bene curare che i gettoni non siano falsificabili.

    • La redazione

      L’azienda privata che lei ci descrive e’ inadempiente e sembra perseguibile a livello civile e forse anche a livello penale.

  15. Maria Cristina Migliore

    Io vorrei chiedere ai napoletani che oggi protestano per i cumuli di spazzatura per le strade di farsi un esame di coscienza e pensare a quale classe politica hanno appoggiato in questi decenni, e alle connivenze di tutti, cittadini e politici, nel costruire un sistema di clientelismo che ora dà i suoi risultati.

  16. FRANCESCO COSTANZO

    Ringrazio gli autori, ritengo che il sito La Voce dovrebbe concentrarsi moltissimo sulla necessità del rispetto delle regole per ottenere risultati utili a tutta la comunità.
    Ricordo di aver ascoltato una recente dichiarazione di Piercamillo D’Avigo, che a Rai 3 ha detto di aver lasciato la magistratura perchè in Italia non esiste più un modo di “relazionarsi con le regole”: ovvero, ognuno fa quello che vuole, tanto resta impunito…
    In Germania (Basilea), bisogna lasciare i rifiuti da raccogliere davanti alle case, in appositi spazi dedicati, in determinati giorni (a seconda del tipo di rifiuto) ad una certa ora, perchè a quell’ora passa una squadra di quartiere a raccoglierli: se si viola la norma, il rifiuto viene raccolto ed il condominio/cittadino viene multato. Se non si è puntuali, i rifiuti vanno trattenuti a casa…
    A Dresda non riuscivo a comperare una bottiglietta d’acqua in vetro, perchè i bar vengono pagati a seconda del numero di vuoti che consegnano alla raccolta differenziata…
    In Italia, non si sa perchè, anche il biglietto dell’autobus lo pagano solo alcuni, mentre in altri paesi le obliteratrici sono vicino al conducente… stranezze italiane!!

  17. Alessandro

    In Italia ci sono molte, forse troppe leggi: solo, a molta severità “teorica” non corrisponde una vera pena! A Napoli ed in molte regioni del sud la questione assume livelli drammatici: a Napoli il 39% della popolazione (poppanti inclusi) è pregiudicata! Solo l’effettività della pena rischiara le menti sull’esistenza di una legge: in posti dove regna la camorra (o la mafia, o la sacra corona unita), le leggi dello Stato non sono ritenute vincolanti.

    • La redazione

      Ci sono sicuramente troppe leggi, e troppe sono disattese. Riguardo invece al dato di Napoli che riguarda i pregiudicati ci sembra alto. Che fonte usa?

  18. Fabio Sabatini

    In risposta al commento di Nico, vorrei rilevare che le norme sociali non sono "innate", e dipendono invece dall’ambiente sociale circostante. La stessa persona si comporterà diversamente trovandosi in Sicilia oppure in Trentino Alto Adige, dove è meno rischioso avere fiducia nei confronti degli estranei e delle istituzioni, ed è più remunerativo tenere comportamenti cooperativi. Ciò dimostra che le istituzioni esercitano un ruolo fondamentale nella coltivazione delle norme sociali di fiducia e reciprocità. In altri termini, la politica influenza l’accumulazione di capitale sociale. Politiche economiche che riducono le disuguaglianze tra le categorie sociali 1) attenuano la diffidenza generalizzata che (quasi) tutti proviamo nei confronti degli altri 2) favoriscono l’affermazione di un “senso di appartenenza” alla collettività e la sensibilità verso il "bene comune". Se i servizi pubblici sono efficienti ed erogati su base quanto più possibile universale, allora differenze e diffidenze tra i cittadini si attenuano, e diviene più fertile il terreno per eventuali campagne di promozione della raccolta differenziata. Comunque complimenti agli autori per l’ottimo intervento!

  19. Paolo Ermano

    Egr. Autori, mi pare quantomeno ovvio sostenere che in Campania manca capitale sociale: già Putnam lo evidenziò per periodi anteriori alproblema della raccolta differenziata. Non credete che sarebbe meglio parlare di altro che di capitale sociale? Senza i bidoni per differenziare il cittadino non può dividere l’immondizia. E allora parlare di Camorra, di classi politiche inadeguate centrerebbe meglio il problema campano: in genere i cittadini si adeguano agli incentivi presenti. Ma queste considerazioni sono dure da fare tanto per i nostri giornali cartacei, quanto per quelli elettronici.

    • La redazione

      L’articolo mette in relazione il capitale sociale con la raccolta differenziata in tutta Italia, non solo in Campania. E’ fuori discussione
      che le eco-mafie impediscono un corretto smaltimento dei rifiuto. Anche la criminalità organizzata e’ pero’ forte dove il capitale sociale e’ basso. Purtroppo entrambi questi aspetti si modificano molto lentamente nel tempo e quindi e’ estremamente difficile stabilire la direzione di causalità.

  20. Lorenzo Marzano

    Da napoletano di famiglia e di studi mi complimento per il vostro articolo .tre notazioni:
    1)La classe media e alta napoletana ha delle gravi colpe secolari :non fornisce certo esempi di differenziata ed è spesso collusa/tollerante con la malavita . Invito a leggere :Lazzaroni Napoli sono anche loro di A. Lamberti (Graus editore )
    2)In certi quartieri o con certi ceffi imporre l’uso del casco o tentare di multare costituisce rischio ,al limite di vita e i VVUU tengono famiglia . Di converso i VVUU fermano e multano i “borghesi “: un amico medico in ospedale alla Sanità avev raggiunto un accordo con vigili di potersi togliere il casco entrando nel quartiere in quanto i Killer indossano caschi quando vanno “in esecuzione “e non voleva rischiare .
    3)Apologo: A piazza del Gesù avendo invitato un mio amico una ragazza a raccogliere una bottiglietta e portarla in un cestino a 5 m ,ottenuto un reiterato rifiuto dalla stessa si rivolgeva a due Carabinieri . Uno dei due non trovava di meglio che raccogliere lui stesso la bottiglia. Con buona pace di chi vuole l’esercito a NA che peraltro in generale svolge compiti soft di raccolta rifiuti . Cordiali saluti da un pessi Lorenzo marzano

  21. Piccinali Tino

    Mi trovo totalmente d’accordo con i commenti espressi da Buonanno e Mastrobuoni in merito alla relazione, apparentemente strana, tra la % di rifiuti riciclati, le donazioni di sangue e la % di votanti ai referendum (ma se andiamo a vedere le % di volontariato avremmo conferme). Gli autori parlano di necessità di incrementare il capitale sociale; io da molto tempo mi interrogo sulla mancanza di "coscienza civica" in Italia e specialmente al Sud. Non è qui la sede per complesse analisi, ma credo che 2 dovrebbero essere i rimedi: riprendere ad insegnare educazione civica dalle elementari per formare cittadini-amministratori del futuro e introdurre in università due esami obbligatori per tutti: appunto "educazione civica" e "insegnamento", per insegnare ai futuri professori a trasmettere il sapere. grazie

  22. Alessandro Mancini

    Nell’ormai lontano ’98,in un piccolo centro nei pressi Lahti (Finalndia),vidi per la prima volta delle macchine poste all’ingresso di un grande supermercato.Queste macchine dotate di un software di lettura ottica,erano in grado di valutare forma,materiale e peso dei vuoti che i cittadini finlandesi riportavano disciplinatamente alla fonte.In cambio un scontrino/buono, spendibile nel supermercato stesso.Tornato in Italia presi contatti con l’azienda produttrice di queste macchine.Lavorai a questo progetto e conobbi i vari consorzi (CONAI e altri) e iniziai ad indagare sul mercato del rifiuto e sul valore che esso aveva nella cosidetta “borsa” del rifiuto.Mi resi conto immediatamente che un intervento isolato (il mio) non avrebbe portato da nessuna parte.Servivano e servono interventi strutturati che vadano ad impattare in primo luogo sulle aziende che producono milioni di contenitori inutili.Servono delle leggi di attuazione delle direttive europee che già 10 anni ponevano il riciclaggio in cima alla lista delle priorità.Poi avrà senso parlare di incentivi, di investimento in capitale sociale.Suggerisco ai bravi autori di questo articolo, di estendere questa analisi ai paesi europei

  23. fernanda di massa

    Premesso che l’articolo mi trova perfettamente d’accordo, vorrei utilizzare questo spazio per avanzare due proposte utili ad incentivare la raccolta differenziata da parte dei cittadini. La prima riguarda un incentivo economico: ad oggi, nonostante nel mio comunie (Milano) si faccia la raccolta differenziata, la tassa sui rifiuti solidi urbani è ancora calcolata sulla base del numero delle persone e dei mq dell’appartamento e dunque non premia la fatica che oggettivamente il cittadino incontra nell’eseguire la differenziazione dei rifiuti. Un meccanismo di incentivo fiscale legato alla percentuale di raccolta differenziata raggiunto dalla popolazione potrebbe aiutare a mettere in moto il meccanismo virtuoso. In seconda battuta, perchè non agire anche sul lato dell’industria di produzione degli imballaggi dei prodotti? I miei rifiuti giornalieri consistono per oltre il 50% da imballaggi ed involucri (di plastica, pet, carta…) che oltre ad essere ingombranti, sono di difficile smaltimento.

  24. Curzio Foghini

    Le immagini dei telegiornali sulla "monnezza" ci dicono che l’inceneritore di Acerra non potrà funzionare perché in strada oltre i soliti sacchetti di pattume si notano bidet, wc, reti, mobilia ecc. indice che la raccolta differenziata non si fa. Ma si osservava anche nella ex discarica di Pianura i vecchi tubi delle emissioni gassose in stato miserrimo, indice della sciatteria dei poteri locali. Si verifichi come sono ancora oggi le discariche di Vizzolo Predabissi e di Dalmine. Nel vostro articolo parlate di "Capitale sociale" per promuovere comportamenti sociali negli individui. Sarebbe troppo comodo pensare che la colpa sia della gente comune. Forse, ma non solo. In Campania la classe dirigente è quella che è ed ha scarsa considerazione del bene comune. La legge Ronchi mi sembra sia del 1998 e gli enti locali in questi anni hanno fatto pochissimo o nulla. Anzi hanno fatto di peggio investendo denaro pubblico nel confezionamento di cioccolatoni di monnezza indifferenziata. Ma possibile che a nessuno della cosiddetta società civile sia venuto il desiderio di confrontarsi con altre realtà e di cacciare un urlo come un’eruzione del Vesuvio di fronte a simile mostruosità?

  25. elio

    Anche Catania gode di relazione negativa fra raccolta differenziata e donazione di sangue. La prima quasi inesistente, la seconda con numero di donanti inferiori a quelli di Ragusa, quattro volte più piccola per numero di abitanti. Il senso civico è da costruire. Anche se ci fosse, manca la filiera differenziata, a partire dai cassonetti colorati, quasi inesistenti o adibiti a contenitori generici. Il senso civico è da costruire a partire dai vertici: amministratori, operatori del traffico e controllori in testa.

  26. Giovanni Giuseppe Savini

    E’ innegabile che l’Italia presenti una cultura civile che si avvicina ai canoni di Paese Industrializzato man mano che si scorre la cartina verso nord. Bisognerebbe smettere di scaricare le proprie responsabilità sulle istituzioni (che rappresentano i cittadini!) e compiere umilmente azioni volte al miglioramente della propria condizione. Le norme non sono purtroppo applicate uniformemente in Italia (io metto la cintura, il casco, pago il biglietto, le multe, l’ecopass, le tasse universitarie, seguo piani regolatori, faccio la raccolta differenziata, non faccio blocchi stradali etc.. perchè certo di incappare in determinate pene se non lo facessi). Perchè dunque la prassi di Napoli deve differenziarsi cosi da quella che al nord deriva da disposizioni normative? L’articolo è interessante e si potrebbero aggiungere un’infinità di dati, il rapporto contributi versati/ricevuti dalle regioni, gli incassi comunali derivanti da sanzioni, il numero di decessi medio per regione (non si muore solo a Napoli),i contributi statali ricevuti per lo smaltimento di rifiuti, il numero di addetti napoletani assunti per la raccolta differenziata etc.. Ci si accorge solo ora delle assurdità italiane?

  27. Roberto Marsicano

    L’esperienza mi dice che la maggior parte delle persone che conosco a Milano non sono mai state a Napoli e, dei pochi che ci sono stati, hanno visto solo la parte turistica e quindi non possono avere un’idea dei problemi sociali che sono molto legati anche al degrado urbanistico della città nel suo centro. Come andare a Parigi, girare per Place Vendome ma non andare nelle banlieu dove forse non va nemmeno Sarko. Napoli è una città urbanisticamente molto degradata, ci sono ancora migliaia di bassi, abitazioni a livello strada, e in 30mq scarsi è difficile fare la differenziata e l’autorità caina si subisce e non si capisce Sanzioni severe come applicate a Milano a chi non fa la differenziata sono utopie perchè bisognerebbe prima eliminare il degrado, ma la classe dirigente non lo vuole eliminare perchè: 1) su questo degrado i proprietari "borghesi" ci campano con i fitti parassitari; 2) i politici, populisti di destra e pseudo-riformatori di sinistra, hanno interesse che questo lumpenproletariat continui ad esistere per prenderne il voto clientelare. Basti vedere Bagnoli dove non si fa niente perchè ricostruire con case di lusso in riva al mare altererebbe il mix elettorale.

  28. Flavio Pintarelli

    L’idea di incrementare il capitale sociale è naturalmente ottima e credo, nel caso in questione perlomeno, che un ottimo sistema sarebbe quello di introdurre dei cassonetti intelligenti a cui accedere tramite un badge o chiave elettronica e la cui funzione sarebbe quella di pesare i rifiuti, naturalmente previa differenziazione. Quanto più il cittadino riciclerà tanto più basse saranno le tasse sull’immondizia. La tecnologia già esiste ed è applicata con successo in alcuni comuni altoatesini.

  29. Ciro Pellegrino

    L’articolo è molto bello, davvero. I commenti meno: noto che molti additano i napoletani quali corresponsabili della mancata raccolta differenziata. Senza voler fare il difensore d’ufficio dei miei concittadini, porto la mia esperienza. Voglio fare la differenziata, non mi è possibile farlo. Non ci sono campane, isole ecologiche, non c’è nulla che a livello istituzionale indichi come si differenziano i rifiuti. Eppure i piani per il riciclaggio sono stati fatti, eccome. In uno di questi piani comunali si prevedeva – per interi quartieri – il deposito dei sacchetti (di plastica ovviamente forniti dal Comune) sotto una palina stradale. Cioè cumuli di pattume a prescindere dalle emergenze. Se non è follia questa…

  30. Pasquetta Cherchi

    Abito in un piccolo paese della provincia di sassari, e da due anni abbiamo la raccolta differenziata, tutto bene da parte anche delle persone anziane non abituate, che con il loro esempio riescono ad essere più avanti degli ambientalisti che talvolta lo sono solo a parole. L’unica cosa che non riesco a far riciclare i fiaschi di vetro da 5 litri di vino che sono vuoto a perdere. Non entrano nel cassonetto. Non sarebbe meglio il vuoto a rendere?

  31. marco capelli

    Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici) http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews.html?IDn=1758

  32. fazios

    Nella parte dell’Italia dove non viene effettuata la raccolta differenziata porta a porta, la colpa grava in via esclusiva sui politicanti, i loro funzionari inerti e le ditte incaricata del servizio , non in grado per mentalità e risorse. In Campania per risolvere il grave disservizio bastava trasferire diligenti funzionari pubblici ed efficienti ditte che già esperivano in modo soddisfacente la raccolta differenziata porta a porta. E’ stato facile dire che la colpa è della camorra. I soldi pubblici spesi inutilmente e finite nelle tasche di gente inetta e inerte sono stati una motagna. Quando abitavo a Cusano Milanino (MI) – adesso abito in Calabria -, mi ricordo che l’amministrazione comunale, dopo aver predisposto il servizio con la ditta, diede inizio alla raccolta porta a porta e i cittadini si abituarono in poche setimane senza problemi. Sicuramente bisogna dotarsi anche di efficienti termovalorizzatori e allontanare tutti quei signori che dicono no a tutto e poi non sono in grado di fare nulla di nulla, se non di parlare male di quelli che vogliono fare. Cordiali saluti Fazios

  33. Mauro

    Di articoli come questi ne ho letti a bizzeffe. Nessuno però riesce a spiegarmi come mai in Campania, o ancora meglio, nella provincia napoletana, spesso basta passare da un comune all’altro, per trovare situazioni diversissime riguardo alle percentuali di raccolta differenziata. Mi spiego meglio, perchè Marigliano arriva al 46% di raccolta differenziata ? Perchè Monte di procida supera il 50% ? Praticamente, se ho capito bene, basta fare qualche Km affinchè il capitale sociale muti radicalmente?

  34. Mauro

    “Il 39% dei napoletani ha un procedimento giudiziario in corso quindi anche abuso edilizio e contenzioso sulle multe”.
    Tanto per capirci, in Parlamento escludendo contenziosi per multe e abusi edilizi, arriviamo al 10% di pregiudicati.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén