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IL FISCO DIVIDE LE GENERAZIONI

Modalità diverse per ridurre il carico fiscale hanno implicazioni diverse sulla ripartizione del beneficio tra le varie classi di età. Perché queste differiscono per reddito medio e propensione al consumo, ma anche per dotazione di patrimonio. E’ allora importante considerare non solo l’impatto distributivo di eventuali sgravi fiscali, ma anche quali generazioni sarebbero avvantaggiate nelle varie ipotesi. L’abolizione dell’Ici sulla prima casa, per esempio, favorirebbe i più anziani.

Nel dibattito economico e politico italiano, la riduzione della pressione fiscale e l’equità tra le generazioni hanno ormai da tempo conquistato una posizione centrale. Sulla questione della riduzione delle imposte si è raggiunta una convergenza politica molto ampia, anche se differenze sussistono sulle modalità per attuarla. Il tema dell’equità tra le generazioni è più o meno esplicitamente dietro al dibattito sulle pensioni e, più recentemente, sulle politiche per la non autosufficienza; è tuttavia estraneo alla discussione sul fisco.

SE SI ABOLISCE L’ICI

Manca infatti un’adeguata consapevolezza del fatto che modalità diverse per ridurre il carico fiscale hanno implicazioni assai diverse sulla ripartizione del beneficio tra le varie classi di età. Ciò è riconducibile al fatto che le diverse classi di età non solo differiscono per reddito medio e propensione al consumo, ma hanno anche diverse dotazioni di patrimonio. Quest’ultimo punto è ovviamente rilevante per l’Ici e le forme compartecipazione al costo dei servizi basate sull’Isee, Indicatore delle situazione economica equivalente. Due esempi possono chiarire il punto.
Un primo esempio riguarda il confronto tra le conseguenze della abolizione dell’Ici, da un lato, e della riduzione dell’Irpef a parità di gettito.
Dopo la significativa riduzione dell’Ici approvata dal governo Prodi nell’ultima Finanziaria, oggi l’abolizione complessiva dell’Ici sulla prima casa avrebbe un costo molto simile a quello della riduzione di mezzo punto di tutte le aliquote dell’Irpef (circa 2,5 miliardi). La tavola 1 mostra come si ripartirebbe, nei due casi alternativi, la perdita di gettito tra le famiglie italiane, classificate in base all’età della persona del capofamiglia. Il 16 per cento dello sgravio totale derivante dalla abolizione dell’Ici sulla prima casa andrebbe a favore delle famiglie con persona di riferimento fino a 40 anni, cioè circa la metà della somma che complessivamente andrebbe a favore degli ultrasessantenni. Se invece si agisse sull’Irpef, queste due classi di età otterrebbero una percentuale molto simile dello sgravio complessivo. Dopo l’ultima Finanziaria, inoltre, l’eliminazione integrale dell’Ici sulla prima casa avrebbe non solo un chiaro effetto redistributivo a vantaggio di alcune generazioni, ma sarebbe anche regressivo, cioè andrebbe a favore dei nuclei più ricchi.

Tavola 1: Ripartizione percentuale del beneficio di una riduzione del carico fiscale per classi di età del capofamiglia

  Abolizione Ici Riduzione di mezzo punto aliquote Irpef
<=40 16% 22%
41-50 23% 25%
51-60 24% 24%
>=61 33% 25%
Totale 100% 100%

Fonte: modello di microsimulazione Capp-Università di Modena

L’IMPOSTA PROPORZIONALE ALL’ISEE

L’utilizzo dell’Isee ha importanti effetti distributivi non solo all’interno delle generazioni, ma anche tra le diverse generazioni. In uno studio recente abbiamo esaminato gli effetti distributivi di modalità alternative di finanziamento di un medesimo programma per la non autosufficienza e abbiamo, tra l’altro, confrontato due ipotesi: i) un’imposta sul reddito dalla quale, come accade in  Giappone, sono esentati tutti i cittadini con meno di 40 anni e ii) un’imposta (del tutto ipotetica) proporzionale all’Isee del nucleo familiare.
Il confronto è dunque tra un criterio (quello giapponese) in cui si sposta l’onere fiscale in modo semplice, ma arbitrario, sulle generazioni più anziane e un criterio in cui l’onere fiscale grava sugli anziani solo nella misura in cui questi siano “ricchi”. Il risultato forse sorprendente è che sui contribuenti con più di 65 anni grava il 22 per cento dell’onere contributivo nel caso “giapponese” e il 23 per cento nel caso di “imposta Isee”: l’uso dell’Isee avrebbe quindi il vantaggio di spostare l’onere a carico dei più probabili beneficiari di un fondo per la non autosufficienza, senza la necessità di rozzi criteri basati sull’età.
Anche se un’imposta proporzionale all’Isee è irrealistica, i risultati possono avere una rilevanza nel dibattito sull’utilizzo di questo strumento nel determinare i livelli di compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi sociali.
Dato anche il progressivo invecchiamento dell’elettore mediano, esiste il ragionevole rischio che i politici cerchino modalità di riduzione del carico fiscale capaci non tanto di garantire l’equità tra le generazioni, ma piuttosto di conquistare il massimo numero di consensi elettorali. Èquindi importante considerare non solo l’impatto distributivo degli sgravi fiscali di cui si parla, ma anche quali generazioni sarebbero, nelle varie ipotesi, più di altre avvantaggiate. 

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TESTIMONIANZA DI PIER LUIGI VIGNA E DONATO MASCIANDARO

11 commenti

  1. massimo p.

    Per favorire gli anziani è sufficiente una detrazione Ici più alta (mi sembra ci sia in questa finanziaria), l’abolizione tout court favorirebbe i grandi patrimoni immobiliari a sfavore dei comuni e di chi ha più bisogno dei servizi pubblici da questi erogati. Se si vuole, però, investire sul futuro le opzioni sono altre: favorire le famiglie,con una politica fiscale adeguata, sia questa fatta attraverso deduzioni o detrazioni ed investire su scuola e ricerca, per esempio.

    • La redazione

      Siamo d’accordo. Una sola precisazione: l’aumento della detrazione ici prevista dalla finanziaria 2008 vale per tutte le famiglie, indipendentemente da particolari caratteristiche.

  2. Paolo Borghese

    Mi stupisco del fatto che, invece di preferire le ipotesi più semplici, chiare e comprensibili (da preferirsi specialmente in materia fiscale, come già detto da Adamo Smith ad Einaudi ed oltre), anche economisti seri propongano soluzioni complicate ed irrealistiche. Vorrei che prima di tutto faceste un’ipotesi di ritaratura degli scaglioni Irpef in base all’attuale costo della vita, come sarebbe giusto ed equo, visto che negli ultimi anni l’amministrazione fiscale ha vergognosamente speculato sul “fiscal drag”. Sono persino state ridotte le pensioni, non adeguandole all’aumento del costo della vita. Sarebbe anche opportuno sapere da voi come sono modulate le imposte progressive negli altri paesi europei, sia in relazione ai redditi espressi in euro, che all’effettivo potere di acquisto in detti paesi (per cui esistono specifiche tabelle). Eventuali interventi più complicati potrebbero poi seguire, dopo aver corretto le attuali macroscopiche distorsioni.

    • La redazione

      Siamo ovviamente d’accordo sulla necessità di annullare l’effetto del fiscal drag; la prima finanziaria del governo prodi qualcosa ha fatto in questo senso per i redditi bassi. Il tema della progressivita’ delle imposte nei diversi paesi europei è molto interessante e vasto, ci piacerebbe tornarci sopra con calma. Non e’ nostra intenzione proporre una tassazione in base all’Isee: noi stessi nell’articolo definiamo una siffatta ipotesi "del tutto ipotetica". L’ipotesi di una tassazione in base all’isee non è tuttavia del tutto estranea rispetto a quanto accade in alcune realtà locali: in alcuni comuni la tariffa dell’asilo nido è una percentuale dell’Isee familiare, se la famiglia non vuole presentare la dichiarazione Isee, allora le si applica la fascia tariffaria più alta.

  3. luca

    Mi domando se da domani si possa ipotizzare che le famiglie diventino imprese familiari. Scaricando in tutto o in parte (magari stabilendo per legge) i costi sostenuti, ogni famiglia potrebbe applicare un ‘imposta fissa sulla somma algebrica (entrate – uscite) del suo reddito. Inoltre, i redditi sommersi emergerebbero in automatico. Faccio presente, inoltre, che il valore ISEE è sempre alto per i lavoratori dipendenti e quasi sempre basso per i possessori di partita IVA. In pratica avviene sovente che un lavoratore paga l’asilo del figlio più dell’imprenditore che gli da lavoro. Un’anomalia cui nessuno provvede.

    • La redazione

      Il paradosso è che l’Isee è stato pensato anche per contrastare l’evasione, obbligando gli evasori a dichiarare almeno il patrimonio. Sulla possibilità per le famiglie di scaricare i costi, siamo scettici: l’Irpef attuale già prevede molte deduzioni o detrazioni, in linea con quanto fanno gli altri paesi europei o gli usa. Forse si potrebbe agire ancora sulle spese di trasporto. Ma un ampliamento dell’area della deducibilità avrebbe due effetti negativi: un forte aumento dei costi amministrativi e di controllo, un aumento delle aliquote per compensare la perdita di gettito. Dubitiamo che il possibile recupero di evasione sia così forte da superare questi inconvenienti.

  4. lodovico malavasi

    A leggere le detrazioni che i vari comuni applicano alla prima casa ci si accorge della creatività di quest’ultimi quando maneggiano le imposte. Per certi comuni l’aliquota è zero, altri applicano aliquote maggiori poi ci sono le riduzioni progressive per reddito diverse comune per comune, etc. Sotto questo profilo determinare chi se ne avvantaggia per classi di età è puro esercizio accademico, specialmente in presenza di comuni che attuano politiche di aiuti per gli anziani.

    • La redazione

      I risultati non sono generalizzabili a tutti i comuni ma il nostro non é un puro esercizio accademico: per esempio, abbiamo ottenuto lo stesso risultato anche considerando uno specifico comune (quello di Modena), applicando le regole ici locali alla distribuzione locale del reddito. Obiettivo del nostro articolo era semplicemente mostrare che diverse modalità per ridurre la pressione fiscale hanno un impatto significativamente diverso sulle diverse generazioni. Il fatto che diversi comuni abbiano politiche di trasferimenti più o meno generosi verso gli anziani è certamente vero ma non riduce a nostro avviso la rilevanza dei dati da noi riportati. Certo si può alleviare il peso dell’ici sugli anziani, ma resta vero che questi ultimi sono, rispetto ai giovani, "house rich, cash poor", come spesso si dice.

  5. mauro

    Gentili autori, desidero chiedervi un chiarimento. Nell’articolo parlate dell’abolizione dell’ICI sullla prima casa come di un’operazione avente un costo di 2,5 miliardi. Tuttavia ho avuto l’impressione leggendo diversi quotidiani che l’attuale gettito dell’Ici sulla prima casa sia ben maggiore (7-8 miliardi, credo di aver capito). La differenza di valori è forse dovuta al fatto che non sono stati presi in considerazione immobili di certe categorie catastali superiori, oltre certe metrature? Potete spiegarmi meglio quale sia effettivamente il costo dell’operazione ed il gettito Ici da prima casa (senza distinzione di reddito, di categoria catastale, di metratura)?

    • La redazione

      Il gettito complessivo dell’ICI si aggira attorno ai 10 miliardi. Solo 3, più o meno, provengono dalla prima casa. Il resto deriva da seconde case, negozi, capannoni, uffici. Visto che il governo Prodi ha già aumentato la detrazione ICI sulla prima casa con l’ultima finanziaria, il costo della abolizione ici prima casa sarebbe inferiore ai tre miliardi. Si farebbe bella figura con (relativamente) poco…

  6. MLV

    Lo scontro generazionale, stante l’attuale sistema fiscale, si rafforzerà sempre più. Il Fisco attuale si basa più sul reddito che sulle "cose" e quando lo stato ha bisogno di più entrate per le sue spese correnti ricorre sempre più al reddito e alle accise e non alle "cose". Oggi il reddito è prodotto dai giovani che non riescono a comprare le "cose" (se c’è un debito trentennale la "cosa" è del creditore e le azioni del creditore non le hanno certo i giovani) mentre le "cose" libere da debito sono di proprietà degli anziani. E’ vero anche che c’è una larga parte di pensionati che percepiscono una pensione da fame (sarei cursioso però di sapere il perchè) e questi vanno paragonati sicuramente ai precari o ai lavoratori di oggi con stipendi minimi, ma esiste anche una larga parte di anziani che percepiscono una pensione piuttosto alta oltre a possedere cose in abbondanza, per cui lo scontro generazionale diviene, stante la crisi e l’immobilismo delle dinamiche sociali, inevitabilmente sempre più attuale.

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