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UN ESERCITO NASCOSTO NELLA GUERRA DEI SONDAGGI

Ancora una volta il risultato elettorale ha smentito i sondaggi della vigilia. Che in Italia sono condotti su un campione estratto dall’elenco telefonico. Una pratica basata implicitamente sull’assunto dell’identità fra intenzioni di voto di chi è presente nella lista di campionamento e chi ne risulta sistematicamente escluso, perché il suo numero di telefono non è nella guida. Invece, i due gruppi manifestano a priori un livello di interesse e partecipazione alla politica ben diverso. Ragionevole ipotizzare che anche i loro comportamenti elettorali siano differenti.

Così come era già accaduto nel 2006, i sondaggi non hanno saputo prevedere l’esito delle elezioni politiche. Due esempi per tutti. Un’indagine campionaria condotta da Ipr  il 5 e 6 marzo 2008 ha attribuito alla Sinistra-l’Arcobaleno il 7,5 per cento dei consensi alla Camera e il 6,5 per cento al Senato, mentre ha stimato per la Lega Nord una percentuale fra il 4,5 a Montecitorio e il 5 per cento a Palazzo Madama. (1) Secondo un’altra rilevazione effettuata dalla Swg l’11 marzo 2008, la coalizione guidata da Bertinotti avrebbe ottenuto una quota dell’elettorato compresa tra il 6,5 e il 7 per cento, mentre il Popolo della Libertà avrebbe avuto un solo punto percentuale di vantaggio sul Partito democratico. Infine, alla lega Nord sarebbero andati circa il 7 per cento dei voti.
I risultati delle elezioni hanno smentito le previsioni, decretando l’esclusione della Sinistra-l’Arcobaleno dal Parlamento, sancendo l’ascesa della Lega fin oltre l’8 per cento su base nazionale e segnando uno scarto di più di quattro punti a favore del Pdl sul Pd. Già in tempi non sospetti abbiamo denunciato la possibilità di gravi errori nelle stime fornite dai sondaggi.
Quali sono, allora, le ragioni all’origine dello scarso potere predittivo delle indagini campionarie condotte in occasione delle ultime tornate elettorali? Perché, in altri termini, i sondaggi “sbagliano”?

COME SI COSTRUISCE UN SONDAGGIO

La qualità di un sondaggio, e con essa la precisione delle stime a cui dà origine, è determinata principalmente da due fattori: le scelte in merito alle procedure metodologiche adottate (definizione del piano di campionamento, scelta del metodo di rilevazione dei dati, livelli dei tassi di risposta, procedure di aggiustamento ex post dei dati eccetera) e la serietà scientifica con cui tali procedure vengono poi, nei fatti, implementate. In questa sede ci focalizziamo principalmente su questioni attinenti la definizione del piano di campionamento e la scelta del metodo di rilevazione dati.
I sondaggi condotti per indagare l’orientamento politico e le intenzioni di voto degli italiani sono effettuati principalmente con il metodo Cati, Computer Assisted Telephone Interview, ovvero attraverso interviste telefoniche. (2) Per quanto riguarda, invece, il campione da intervistare, sembrerebbe essere estratto dagli elenchi telefonici. (3)
La pratica di condurre sondaggi politici esclusivamente su un campione estratto dall’elenco telefonico si basa implicitamente su un forte assunto: l’identità fra comportamenti elettorali e intenzioni di voto di individui appartenenti a nuclei familiari presenti nella lista di campionamento, ovvero elettori potenzialmente intervistabili, e persone che fanno parte di famiglie che ne risultano sistematicamente escluse, cioè elettori non intervistabili a priori, in quanto il loro numero di telefono non è riportato nell’elenco telefonico. 
Abbiamo condotto un’analisi empirica sui dati dell’ “Indagine multiscopo – Aspetti della vita quotidiana 2006” per verificare se le procedure di definizione del campione adottate dai principali centri di ricerca possano dare luogo a stime distorte. (4) In assenza di dati relativi al 2008, discutiamo il caso delle elezioni politiche 2006, tornata elettorale in cui le previsioni dei sondaggi si sono rivelate poco attendibili. (5) Riteniamo comunque che le conclusioni a cui giungeremo forniscano utili indicazioni per comprendere le ragioni dello scostamento fra i risultati previsti dalle rilevazioni campionarie e quelli effettivamente ottenuti anche in occasione del voto di aprile 2008.

NON TUTTE LE FAMIGLIE SONO UGUALI

Nel 2006 i nuclei familiari il cui numero non appare nell’elenco telefonico costituiscono quasi il 30 per cento delle famiglie italiane, con forti variazioni regionali che oscillano fra il 42,4 per cento della Sicilia e il 18,6 per cento della Toscana. Gli individui appartenenti a nuclei familiari non intervistabili, inoltre, sono caratterizzati da livelli di partecipazione politica inferiori rispetto agli altri. (6) Ad esempio, il 26,4 per cento di coloro che vengono campionati dai sondaggi hanno ascoltato dibattiti politici nei dodici mesi precedenti l’intervista, contro il 20,3 per cento degli esclusi dalle rilevazioni (tabella 1), mentre il 36,4 per cento degli individui che appartengono a nuclei familiari il cui numero è presente nell’elenco telefonico si informano quotidianamente sui fatti della politica italiana contro il 26,9 per cento degli altri. Infine, le differenze tra i diversi indicatori dei comportamenti politici sembrano acuirsi qualora si considerino forme di partecipazione che implicano un maggior grado di continuità o di impegno, come ad esempio il contribuire attivamente alla vita di un partito (tabella 1).

Tabella 1. Partecipazione politica a livello individuale (percentuali di risposte affermative)

  Individui intervistabili   Individui non intervistabili
Partecipazione a riunioni partiti*** 4,0 3,1
Partecipazioni a comizi 5,3 5,1
Partecipazioni a cortei ** 5,2 4,5
Ascolti dibattiti*** 26,4 20,3
Soldi a partiti *** 3,4 2,2
Svolgimento attività gratuita per un partito*** 1,6 1,1

Fonte:  Indagine multiscopo Istat – Aspetti della vita quotidiana, 2006. Dati pesati.

Nota: ** Differenze statisticamente significative al 5%; *** Differenze statisticamente significative all’1%. N varia tra 40.191 individui (partecipazione a riunioni di partiti) e 40.322 individui (partecipazione a comizi).

Tabella 2.  Coinvolgimento politico a livello individuale (percentuali di colonna)

  Frequenza con cui parla di politica Frequenza con cui si informa dei fatti della politica italiana  
  Individui intervistabili  Individui non intervistabili Individui intervistabili  Individui non intervistabili  
Tutti i giorni 10,4 8,3 36,4 26,9
Qualche volta a settimana 23,6 19,2 21,4 20,2
1 volta a settimana 5,7 5,0 3,8 4,0
Qualche volta al mese (meno di 4 volte) 15,3 13,2 8,1 8,5
Qualche volta all’anno 11,4 12,0 6,4 7,3
Mai 33,7 42,3 24,1 33,1
N 30.144 10.452 30.165 10.436  

Fonte: Indagine multiscopo Istat – Aspetti della vita quotidiana, 2006. Dati pesati.

Nota : Differenze statisticamente significative (Chi quadrato di Pearson, significatività: 1%).

Poiché i cittadini potenzialmente intervistabili e coloro che non sono intervistabili a priori manifestano un livello di interesse e partecipazione alla politica ben diverso, sembra ragionevole ipotizzare che i due gruppi possano avere anche comportamenti elettorali differenti.
Se così fosse, l’assunto su cui si basa la prassi adottata dagli istituti di ricerca che conducono le indagini campionarie in questione non troverebbe riscontro empirico. Da ciò ne deriva che l’esattezza e la precisione delle stime dei sondaggi elettorali circa l’esito delle elezioni dipende anche dal comportamento di voto degli appartenenti al 30 per cento delle famiglie italiane non intervistabili. Se gli individui esclusi dai sondaggi politici fossero elettori scoraggiati che non si recano alle urne, l’errore di copertura potrebbe essere trascurabile. Se invece votassero, le stime fornite dalle indagini campionarie potrebbero essere errate. Nel caso delle elezioni del 2006, il non previsto sostanziale pareggio fra i due schieramenti potrebbe essere riconducibile proprio a questi meccanismi.

(1) www.sondaggipoliticoelettorali.it
(2) Si veda ancora http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/.
(3) Informazione richiesta direttamente ai principali istituti di ricerca.
(4)Istat (2007), La vita quotidiana nel 2006, Indagine multiscopo annuale sulle famiglie. “Aspetti della vita quotidiana”, Anno 2006, Roma.
(5)Callegaro, M. e Gasperoni, G. (2007): “Non cantare vittoria” la capacità predittiva dei sondaggi preelettorali pubblicati in occasione delle elezioni politiche italiane del 2001 e del 2006. Polisp óliV , XXI, 3, dicembre, pp. 463-487.
(6) Idealmente avremmo voluto verificare l’esistenza di differenze nelle intenzioni di voto o nell’appartenenza politica degli individui facenti parte dei due gruppi oggetto di indagine. Non siamo purtroppo a conoscenza dell’esistenza di dataset che permettano di effettuare tale confronto.

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  1. Fabrizio Mazzonna

    Vi sono in aggiunta, altri problemi che non riguardano il piano campionario. Primo capire come vengono trattate le non risposte. Secondo capitolo è quello degli "indecisi", che nella maggior parte dei sondaggi sono almeno il 25-30% del campione. Trattare questi problemi come se non ci fossero, magari pensando che si distribuiscano in maniera uniforme tra i partiti, è un altro dei fattori che ha portato i sondaggi elettorali ad essere facilmente smentiti.

  2. alebegoli

    Da quasi dieci anni, la nostra famiglia non compare nell’elenco telefonico, perché l’utenza telefonica, che ci serve essenzialmente per avere un collegamento Internet, è sempre stata intestata o a mio marito (ingegnere professionista) o, in una fase in cui la nostra attività era esercitata nella forma di studio associato, allo studio associato stesso. Cioè, noi siamo considerati un’utenza aziendale, non privata. Questo ci ha esonerati dal ricevere i fotoromanzi sulla vita di Berlusconi, nonché molta altra spazzatura (dandoci in cambio questuanti vari che cercano di venderci biglietti di beneficienza). Probabilmente per lo stesso motivo siamo esclusi da ogni possibile campionamento di sondaggisti elettorali. Ora, a cicca e spanna secondo me il 90% delle partite iva italiane (ditte individuali, liberi professionisti, piccoli imprenditori) si trova nella stessa situazione, anche perché nella gran parte dei casi l’indirizzo di casa coincide con la sede legale o la sede operativa della ditta. Considerando l’orientamento politico prevalente di questa fascia sociale, questo forse può fornire qualche indizio sul motivo della sottostima dei risultati LegaNord.

  3. daniele v

    Articolo interessante, ma un ulteriore fenomeno potrebbe spiegare il discostamento tra sondaggi e risultati elettorali. Se un numero sufficiente di votanti fosse a conoscenza dei numeri dei sondaggi, potrebbe cambiare comportamento proprio nelle ultime due settimane in cui e’ vietata la diffusione di sondaggi. Ci sono almeno due meccanismi che incentivano un voto "strategico": le soglie di sbarramento (altissime per i partiti non coalizzati) ed il premio di maggioranza. Questo sarebbe sufficiente a spiegare il ridotto numero di voti di Sinistra Arcobaleno, la Destra, etc…ed gli incremento dei voti di Lega Nord e Italia dei Valori.

  4. MB

    Mi soffermerei di più sull’ormai usuale flop di istituti che svolgono ricerche per il centro-sinistra o per giornali di centro-sinistra come “Repubblica”: mi riferisco in particolar modo a SWG.
    Altri sono andati sicuramente più vicini al risultato vero.
    L’unico errore comune – di carattere non campionario – è stata la mancata previsione del passaggio di voti dall’estrema sinistra alla Lega.

  5. brio

    Di solito chi ha un numero fisso lo mantiene solo per avere internet. Chi ha internet di solito è più informato e tende a NON votare PDL. Intervistando solo coloro che hanno il telefono fisso….beh, si capisce perchè il PD risultava con un divario minore.

  6. Adriano Donaggio

    1.Non è escluso che Berlusconi possa contare su sondaggi, forse più costosi, ma più accurati di quelli che vengono pubblicati dai giornali. Lui ha sempre parlato, durante questa campagna elettorale, di una forchetta del 10%. sembrava una sbruffonata. Il risultato è stato una forchetta del 9%. 2. con il metodo del sondaggio telefonico (telefoni fissi o anche cellulari? Fissi visto che la base é l’ elenco) difficilmente si raggiungono i giovani se il riferimento è il telefono fisso. A. D.

  7. matteo strano

    A mio avviso, la spiegazione dei sondaggi imprecisi non riguarda solo il metodo di campionamento. Più semplicemente, gli elettori di centro e centrodestra hanno una maggiore propensione a mentire o a non rispondere. Mi permetto di osservare che anche gli exit poll (non condotti col metodo CATI) tendono sistematicamente a sovrastimare il centrosinistra, esattamente come i sondaggi pre-elettorali di molte recenti tornate elettorali. Circa le cause di tale comportamento potrei formulare molte ipotesi, nessuna facilmente dimostrabile.

  8. Lorenzo Persi

    Nell’articolo si afferma che il 30 per cento delle famiglie non è raggiungibile dalle interviste Cati. Inoltre, tali famiglie hanno in media un affluenza alle urne inferiore rispetto a quella del campione. Bene, mi chiedo, può l’esclusione di tali persone dal campione giustificare un così evidente scostamento tra sondaggi e realtà nelle elezioni del 2006? Può giustificare la percentuale dimezzata della Sinistra Arcobaleno rispetto a quanto previsto nei sondaggi delle elezioni 2008? Mi sembra che si dia un eccessivo peso alla causa analizzata nell’articolo, anche perchè i comportamenti dei due gruppi della popolazione sono sì diversi, ma non diametralmente opposti.. a mio parere incidono molto di più altri 3 fattori: il cosiddetto "voto utile" legato alla struttura della legge elettorale, l’ "omertà" (si fa per dire, ovviamente) nelle dichiarazioni di voto degli elettori del centrodestra e le correzioni a tavolino che ciascun istituto di sondaggi fa in base alla propria esperienza e, perchè no, alla propria committenza.

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