Lavoce.info

DELL’ARABA FENICE E DI ALTRI OGGETTI IMMAGINARI

I contorni del nuovo piano Alitalia non sono ancora del tutto chiari, ma i profili di fondo suscitano più di un interrogativo. I partecipanti alla cordata chiedono al governo una sorta di deroga antitrust per riprendere il controllo del mercato italiano. Ma dov’è il rilevante interesse generale dell’economia nazionale che dovrebbe giustificarla? Molto più evidente è l’interesse privato dei nuovi acquirenti. E cosa sarà dei debiti della compagnia accollati alla bad company? Si prospetta l’ennesima socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti (sperati).

La pausa agostana ha fatto maturare la cordata italiana per il “salvataggio” di Alitalia. La composizione della cordata non è ancora del tutto definita, ma è scontata la presenza “forte” di Roberto Colaninno, che in luglio aveva dichiarato la sua indisponibilità in mancanza di un forte partner straniero. Se nel frattempo il partner si è manifestato con ragionevole certezza non è dato sapere, ma c’è da sperarlo. Le notizie di un nuovo interessamento di Air France-Klm si sono fatte insistenti. Del resto, per i manager del gruppo franco-olandese si tratterebbe di un affare migliore e con meno rischi di quello che si erano impegnati a concludere nello scorso marzo: niente debiti di cui farsi carico e nessun esubero da gestire, dal momento che gran parte dei primi (si dice oltre un miliardo di euro) e tutti i secondi (tra i 5000 e i 7000) verrebbero lasciati alla bad company. Inoltre, il piano “fenice” (non si sa se “araba” o meno) prevede la ripresa di controllo del mercato italiano, grazie all’acquisizione degli aerei e degli slot di Air One da parte della newco di Alitalia. Il ritorno al dominio del mercato aereo italiano viene da qualcuno presentato come necessario a contrattare con il possibile partner straniero da una posizione di minor debolezza. Va ricordato, tuttavia, che l’offerta Air France-Klm dello scorso marzo –  sonoramente bocciata dai sindacati e dall’allora candidato premier Berlusconi in campagna elettorale – non prevedeva di imporre la rimonopolizzazione delle rotte interne e, in particolare, della Milano Linate – Roma Fiumicino, che è una delle più importanti d’Europa per volumi di traffico e sulla quale Alitalia e Air One, insieme, detengono quasi il 100 per cento del mercato.
Sebbene i contorni dell’operazione non siano ancora del tutto chiari, i profili di fondo si prestano a qualche riflessione e suscitano più di un interrogativo.

LA QUESTIONE ANTITRUST

È ormai certo che i partecipanti alla cordata richiedano al governo una “deroga antitrust”, proprio per conseguire il completo dominio del mercato interno. Il che significa ricorso all’articolo 25 della legge 287/90. Il primo comma di tale articolo recita: “Il Consiglio dei ministri, […] determina in linea generale e preventiva i criteri in base ai quali l’Autorità può eccezionalmente autorizzare, per rilevanti interessi generali dell’economia nazionale nell’ambito dell’integrazione europea, operazioni di concentrazione vietate ai sensi dell’articolo 6, sempreché esse non comportino la eliminazione della concorrenza dal mercato o restrizioni alla concorrenza non strettamente giustificate dagli interessi generali predetti. In tali casi, l’Autorità prescrive comunque le misure necessarie per il ristabilimento di condizioni di piena concorrenza entro un termine prefissato”.
Va anzitutto rilevato che, dall’approvazione della legge che ha istituito l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nessun governo ha fatto ricorso all’articolo 25. Non è mai stata rinvenuta, quindi, la necessità di proteggere “rilevanti interessi generali dell’economia nazionale” dall’azione di tutela della concorrenza. È lecito dubitare che sia un rilevante interesse generale dell’economia nazionale consentire alla nuova Alitalia di riconquistare una posizione dominante sulle rotte nazionali e il monopolio sulla tratta Milano Linate – Roma Fiumicino, anche se ovviamente sarebbe un rilevante interesse privato dei nuovi acquirenti. Ed è tutto da vedere se la garanzia (teorica) di qualche volo diretto col resto del mondo, che la cordata italiana dovrebbe assicurare, più che compensi il sacrificio dei consumatori (per i più salati prezzi sulle rotte interne).
Inoltre, l’articolo di legge citato parla di determinazione “in linea generale e preventiva” dei criteri che l’Autorità antitrust deve seguire… Ma un decreto legge ritagliato sulle esigenze presenti (e pressanti) della fenice-Alitalia potrebbe definirsi una decisione “in linea generale e preventiva” o, piuttosto, una decisione molto ad hoc? Infine c’è una questione molto pratica: quanto tempo ci vorrà perché la Commissione europea approvi (se lo farà) i criteri che il governo italiano deciderà di dettare all’Autorità antitrust? Non c’è il rischio che un vulnus grave alla tutela della concorrenza si riveli scarsamente utile nel breve periodo (che è proprio ciò che conta nella vicenda in esame)?

IL CERINO DELLA BAD COMPANY E ALTRI AIUTI

Vale forse la pena di ricordare che la maggior parte dei creditori di Alitalia sono soggetti privati. Viene perciò da chiedere come verranno tutelati dal rischio (assai concreto) di rimanere con il cerino in mano di una bad company destinata al fallimento. C’è da pensare che si sia progettato un pietoso intervento dello Stato. Del resto, quando una decisione della politica mette a rischio la posizione di privati creditori è la politica che deve tutelarli. Ma così ci troveremmo di fronte a un nuovo caso di aiuto di Stato, in quanto il sostegno pubblico alla bad company consentirebbe, di fatto, la separazione della good company-fenice e il suo risorgere dalle ceneri. E non sarebbe questa l’ennesima socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, attesi e sperati dai “convenuti in fenice”?

Inoltre, come ha ricordato Francesco Giavazzi, in occasione dell’ultimo aumento di capitale (2004), la Commissione europea aveva dato la sua autorizzazione dietro l’impegno del governo italiano di non permettere l’espansione di Alitalia sul mercato. In effetti, da allora la compagnia “di bandiera” non si è espansa e, anzi, si è ristretta a causa della sua condotta permanentemente disastrosa. Ma con l’incorporazione di Air One non si avrebbe una netta espansione di Alitalia? Cosa dirà la Commissione? Si può sperare che anche a Bruxelles siano disposti a “scurdarse ‘o passato”, come così spesso accade in Italia? Rimane poi da definire la sorte del cosiddetto “prestito ponte” di 300 milioni, trasformato in capitale della vecchia Alitalia con decreto governativo, ma su cui pende ancora il giudizio della Commissione, che ne potrebbe imporre la restituzione nel caso (verosimile) che lo giudichi un aiuto di stato. E, nel caso, chi dovrebbe restituirlo: la bad company avviata al fallimento e a carico dello Stato o la fenice, che ne sarebbe stata il reale beneficiario, avendo grazie ad esso potuto sopravvivere sotto la cenere?

IL GIRO DEI DEBITI

Chiarito che i debiti attuali di Alitalia rimarranno sul collo della bad company, e quindi, presumibilmente, dei contribuenti italiani (almeno pro-quota), sembra che l’operazione “fenice” serva anche a consentire a Carlo Toto, azionista di controllo di Air One, di far fronte ai suoi rilevanti debiti finanziari. Debiti che non si può certo escludere siano in parte cospicua nei confronti di Banca Intesa San Paolo, che ha in custodia le azioni di Air One e che da tempo fiancheggia e sostiene la più importante compagnia aerea privata italiana nel tentativo di acquisire Alitalia. Viene il sospetto che, con la vendita dei più importanti assets di Air One alla fenice-Alitalia, Banca Intesa San Paolo abbia trovato un modo brillante di rientrare almeno un po’ dei suoi crediti nei confronti di Toto.
Nel complesso, le perplessità non sono poche. In attesa che vengano fugate, ricordiamo quanto dell’araba fenice il librettista Lorenzo Da Ponte fa dire a Don Alfonso nel Così fan tutte di Mozart: “la fede delle femmine è come l’araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa”. Sarebbe bello poter dire, parafrasando gli innamorati di Mozart-Da Ponte: “la fenice è l’Alitalia”. Ma, nell’opera, è il fiducioso slancio degli innamorati a essere smentito, non lo scetticismo di Don Alfonso.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Trasporti locali: l'autonomia differenziata può renderli più efficienti?
Leggi anche:  La banda ultra larga a passo di lumaca è un danno al paese

Precedente

QUANTE ASPETTATIVE NEL BARILE

Successivo

DIAMO UNA REGOLAZIONE ALL’ACQUA

74 commenti

  1. vincesc

    Avevo già espresso la mia peoccupazione nel commento a un altro articolo, dopo quanto letto ora sta diventando quasi una certezza: i contribuenti italiani (leggi lavoratori dipendenti) oltre ai debiti di Alitalia pagheranno anche quelli di Airone. Altra considerazione: troveranno una sistemazione ai 7.000 esuberi, bene, ma chi pensa a quelli che da anni l’aspettano.

  2. T.A.

    Da studente di diritto societario, la soluzione prospettata mi lascia esterefatto, allibito, atterrito, demoralizzato. Oltre a tutti gli interrogativi proposti nell’articolo mi viene da chiedere dove caspita vadano a finire tutti i discorsi circa la tutela degli stakeholder. Ma ovviamente sarebbe pretenzioso ed utopistico pretendere che il promotore di questo abominio prima ignori la tutela degli azionisti di minoranza e dopo di che si preoccupi della tutela dei lavoratori e dei cittadini. Visto che saranno i secondi a sobbarcarsi il peso di questa operazione, come non considerarli soggetti portatori di interesse? Aspetto con ansia gli sviluppi di questo disastro, in attesa di decidere verso quale paese emigrare. (sicuro non con un volo alitalia!)

  3. Bruno Ceccarelli

    Dalle parti del governo si cita il piano "Fenice" come una conclusione molto positiva di una vicenda che rischiava, a suo tempo, di svendere ai francesi. Mi domando: ma il piano attuale non è di fatto una svendita? Si concedono monopoli, deroghe alla normativa europea, l’annullamento del valore delle azioni della società quotata (la bad company è ovviamente l’Alitalia quotata), esuberi con relativi costi dati dagli ammortizzatori sociali, a fronte di un mantenimento in mani italiane del controllo. Il piano Airfrance prevedeva, oltre quanto ricordato sopra, il concambio azionario a 10c che avrebbe portato lo Stato Italiano ad essere il secondo azionista della prima compagnia aerea europea. Il secondo azionista dietro allo Stato Francese. Acqua passata non macina più, ovviamente, ma le conseguenze di scelte passate hanno effetti dolorosi nel presente.

  4. luigi zoppoli

    Il ministri del tesoro è coerente: è contro il mercatismo. Lui ed il premier sono per l’economia sociale di mercato (si fa per dire). Tutto considerato anche i "salvatori" contribuiscono di per sé a rendere opaca l’aria: concessionari dello stato, personaggi con cui sono ipotizzabili scambi di convenienze. Il rischio di monopolio, la socializzazione delle perdite, i quattrini buttati via, l’interesse pubblicitario di qualcuno, le garanzia antiperdite certamente pretese dalla cordata stanno a significare che il mercato, la libera concorrenza sono messe in dubbio. L’indecenza no.

  5. Sergio

    Certamente questa proposta da Tremonti & C. è una soluzione paradossale, che viola tutte le regole del libero mercato e della concorrenza, degna di un regime comunista. Leggendo dello "scorporo" di Alitalia in una bad company, cioè gli esuberi e i debiti che ci beccheremo noi cittadini, e good company, cioè le rotte e gli aerei, che si mangeranno la solita cerchia di industriali "di governo", mi è venuto in mente un aneddoto che mia nonna mi racconta spesso e che ha molte analogie con il progetto Fenice. La madre di mio nonno perse il marito durante la prima guerra mondiale, quando mio nonno era poco più che un neonato. Dopo alcuni anni si accompagnò con un altro uomo che la accolse in casa, che però non ne voleva sapere di mantenere il piccolo Nello. Si racconta che la mia bisnonna allora disse "Sa vri la vaca av tuli anca al vidèl.." che tradotto dal dialetto reggiano diventa "se volete la vacca (lei) vi prendete anche il vitello (mio nonno)". E cosi fù. La divisione dei problemi in "bad" e "good" è un invenzione degli ultimi anni.

  6. Sergio

    Se non ricordo male, uno dei temi forti in campagna elettorale circa l’impossibilità di "svendere" Alitalia ai francesi stava nel fatto che era indispensabile mantenere il controllo diretto dei collegamenti verso le rotte internazionali in quanto non era considerato ammissibile che un "imprenditore" italiano o turisti stranieri dovessero effettuare diversi scali per arrivare a destinazione. Ora però leggendo alcuni articoli sul progetto Fenice si parla di mantenere le tratte nazionali e di mantenere una quindicina di collegamenti internazionali da Roma e Malpensa sfruttando le alleanze con AirFrance o Lufthansa. Quindi cade del tutto quanto sbandierato. Possibile che nessuno si ricordi delle parole spese e non si senta preso in giro? Per quanto mi riguarda, questo potrebbe diventare, secondo me, un caso di studio a dimostrazione di come tutte le decisioni macroeconomiche in questo Paese non vengano prese per il bene stesso di questa nostra Italia depredata, ma nell’interesse di pochi.

  7. vasco

    Premetto che non sono un giurista, ma quella ipotizzata, se non avesse il conforto (a quanto pare) di una legge “ad aziendam”, per così dire, non si configurerebbe come una forma di bancarotta fraudolenta? O preferenziale? Si sottraggono da un’azienda i cespiti sani per darli a terzi, a danno dei soci dell’azienda stessa: qualcuno potrebbe spiegare come si chiama ‘sta roba in termini di diritto?

  8. Giulio B.

    Non molti anni fa persi il posto di lavoro perché l’azienda in cui lavoravo fu dichiarata fallita per manifesta incapacità del management. Beh, in quell’occasione per me e per tutti gli altri miei colleghi non ci fu nessun salvataggio, nessun ammortizzatore sociale, nessun ricollocamento in altre strutture o enti statali, nessun sindacato ci salvò dall’infausto destino. Fummo buttati in mezzo alla strada senza colpo ferire costretti a rimetterci in gioco per trovare una nuova sistemazione. Ora per quelli dell’Alitalia, mutuati da un governo che deve mantenere una certa credibilità dopo le promesse fatte in campagna elettorale, si prospetta la possibilità di essere allocati in altre strutture, che pur non soddisfacendo certe aspettative lavorative, danno almeno una possibilità soft per poter atterrare senza farsi tanto male. Bel concetto di libero mercato questo. Complimenti! Ma la cosa che mi fa incazzare ancora di più che adesso, dopo aver trovato di nuovo un posto di lavoro senza non poche sofferenze e molta fatica, mi ritroverò a pagare con le mie tasse, i debiti che verranno scaricati nella bad company di Alitalia. Vergogna!

  9. francesco piccione

    A tacere del fatto che la proposta di (dis)soluzione dell’alitalia comporta: il triplo dei licenziamenti previsti dall’ipotesi air france/klm; oneri pubblici per lo stato; azzeramento del valore delle azioni di alitalia; violazione di una manciata di norme comunitarie; inserimento nella compagine azionaria di concessionari pubblici, che verranno gratificati con l’aumento delle tariffe, e di costruttori edili che verranno premiati con gli appalti dell’expo di milano. A tacere di tutto ciò la (dis)soluzione di alitalia si segnala per l’enorme ridimensionamento della nostra compagnia di bandiera. Scompaiono gli hub. Con buona pace dei padani preoccupati per la sorte di malpensa. Senza hub avremo solo rotte di medio raggio. Gli hub non ce li renderanno certo i futuri patner, che non si metteranno a creare ciò che noi stiamo distruggendo. un grande esempio di insipienza industriale di cui dobbiamo ringraziare l’attuale governo. se siamo passati dal secondo al quinto posto al mondo per le presenze turistiche non è solo per l’evanescenza della nostra compagnia di bandiera, ma anche quello incide. un altro regalo agli italiani da parte dell’attuale governo.

  10. marco

    Ho letto che i piccoli azionisti verrebbero indennizzati accedendo al fondo per i risparmiatori vittime di frodi finanziarie. Appunto.

  11. antonio belleri

    Sono indignato come cittadino a sapere che le mie tasse servono per aiutare una banca a rientrare dai crediti concessi ad Airone dietro la scusa di salvare alitalia. Io ero favorevole ad una risoluzione del problema alitalia tipo swiss air ma dato che la politica ha deciso in modo diverso pazienza però non posso accettare che lo stato utilizzi le nostre tasse per aiutare qualche imprenditore amico mascherando questa manovra dietro una azione importante per la collettività, il tutto propagandato dalle imprese mediatiche del presidente del consiglio. Credo che la cordata abbia fatto bene i suoi conti e rivenderà la nuova alitalia guadagnandoci, peccato che i piccoli risparmiatori non parteciperanno neppure come cittadini che hanno pagato i debiti della bad company.

  12. leonardo

    Vabbé, a parte l’indignazione, che fare? Andiamo a tirare le monetine o emigriamo?

  13. MARCO OLIVA

    E siamo alle solite, gli stessi delle "pseudoprivatizzazioni" di Telecom, Autostrade ecc.ecc. si accordano per metterlo in quel posto ai contribuenti….e ci fosse un quotidiano o un telegiornale che dicesse le cose come stanno! Anzi incensano il governicchio e il suo presidenticchio per la grande operazione di salvataggio…ho la nausea di questo paese! Alla faccia dell’informazione, internet è l’unico posto dove ci sia libertà e dove un cittadina possa liberamente informarsi….siamo troppo pochi però. Comunque grazie a Lavoce per il lavoro che fa.

  14. Ferraro

    Ma veramente si può pensare di offendere gli Italiani facendo passare l’ennesima depredazione di patrimonio pubblico per interesse nazionale? Si diceva in campagna elettorale che "non si può svendere ai francesi". Bene, concetto non condivisibile ma forse logico nella misura in cui si vuole difendere un bene pubblico. Invece adesso si profila all’orinzzonte non una svendita ma un regalo ai francesi (non ho nulla contro di loro). Se prima con la vendita ad Air France lo Stato Italiano poteva incassare qualche cosa (e avere meno esuberi da "ricollocare") adesso si accolla (ci accolliamo) debiti, esuberi e soprattutto disagio sociale per tutti lavoratori, azionisti e clienti Alitalia.

  15. Balducci P.

    Tanti commenti sull’operazione Alitalia, nemmeno uno favorevole. Vorrà dire pur qualcosa, ma i giornalisti RAI in che mondo vivono?

  16. Salvo Ferrara

    Berlusconi dal Corriere della sera: «L’esigenza primaria è stata il rispetto dell’interesse del Paese, era l’unica scelta altrimenti c’era il fallimento. Il personale in eccedenza si troverà in una situazione su cui interverremo, non sarà abbandonato e neanche i piccoli investitori». Ma si riferisce al piano per Alitalia? Se si, non mi ricordo quale era l’interesse del paese. E’ forse aumentare il debito pubblico ed il numero di disoccupati?

  17. mariano

    Dire che che l’attuale governo ci rende ridicoli agli occhi dell’Europa è poco! Sospensione delle norme antitust, 7000 (settemila) esuberi accompagnati da una cassa integrazione di 4 anni (che pagheremo con i nostri soldi), socializzazione delle perdite (che pagheremo con i nostri soldi), e poi per finire privatizzazione degli utili (che se li intascheranno le banche)!

  18. Giacomo R

    Operazione magistrale di presa per i fondelli dell’elettore contribuente italiano. In campagna elettorale si dice che Prodi svendeva ai francesi, stimolando il più recondito e nefando istinto nazionalista francofobo dell’italietta. Poi si è detto che con 2 o 3 mila esuberi il governo Prodi, complice dei “bonapartisti” avrebbe fatto “macelleria sociale”. Poi si è detto che il nuovo governo, a differenza di Prodi, non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, come da copione. E adesso? Ma come fa l’elettore contribuente a non capire che per non aver venduto ai francesi (che avrebbero pagato il debito di alitalia) adesso il debito lo paga Fintecna, cioè il ministero dell’economia, cioè noi lavoratori subordinati? Quindi ora ci troviamo con “più tasse per tutti”, più esuberi, compagnia ridimensionata e sanzioni della commissione europea… e nessuno scende in piazza per questo? Dove sono i cortei dei sindacati e dei lavoratori alitalia?

  19. antonio - caserta

    Emerge oltre che dalla lettura dei comunicati governativi e dalle interviste dei ministri interessati alla operazione "alitalia" dal fatto che la legge Marzano è stata modificata, alfine di consentire all’Alitalia, nel dividersi in due, di destinare il buono a una parte ed il cattivo – bad – ad un’altra. Ma la legge Marzano così modificata potrà essere applicata nel futuro anche ad altri casi di crisi di liquidità e di crisi industriale. Il dubbio, che la modifica sia stata apportata guardando oltre Alitalia, non è del malpensante come posso essere io, ma nasce dalla realtà dei fatti e cioè dallo stato di crisi che parecchie imprese attraversano a cominciare da quelle presenti qui in Campania dove da lunedì prossimo apriranno con la cassa integrazione.

  20. Simone Roberto

    Continuo a sentire da piu’ parti la frase "aspettiamo di vedere come evolve la situazione" come se non fosse evidente la direzione intrapresa. Lo stato (necessariamente con la lettera minuscola) paghera’ anni di pessima gestione aziendale anche (e forse soprattutto) a causa della politica e pochi "imprenditori" (avvoltoi sarebbe la parola giusta) non solo di governo (vedasi l’intervista a Roberto Colannino su Repubblica del 29/08/08) ne approfittano per razziare quello che resta. Il bello e’ che questo obbrobbrio viene compiuto proprio dai cosiddetti "liberisti" (cosi’ almeno si definisce Brunetta & C.). Bell’esempio davvero di economia di mercato! Un’operazione che e’ un salasso per le casse dello stato, che ridimensiona tanto gli aeroporti milanesi (con buona pace della lega) che quello romano (con buona pace del sindaco di AN) ma avremo la bandiera italiana sulla coda di qualche aereo. Un vero affare! L’emigrazione (anche in treno) resta l’unica via!

  21. Giuseppe C.

    Il bello di chi ha ideato l’operazione "salvataggio" passerà alla storia (cattiva) e per l’ennesima volta come Salvatore della Patria (Compagnia). Se potessi stornare dalle mie tasse la parte da non devolvere all’operazione Alitalia lo farei volentieri. Ma al momento non è possibile scegliere la "destinazione" delle proprie tasse. Allora passo al piano di riserva. Proporrò alla mia Banca di assegnare i miei debiti(mutui) alla mia vecchia identità Bad-Person e fornirmi un nuovo mutuo a tasso zero (anzi con interessi a mio favore) alla mia nuova identità (Good-Person). Se poi anche questo piano si rivelerà non fattibile mi rivolgerò a qualche Santo (San Paolo dell’Intesa). Lui si che troverà qualche soluzione "all’Italiana". Saluti e baci a tutti i lavoratori e contribuenti Italiani (A. Sordi docet)

  22. lucio tamagno

    La proposta è allucinante se già fosse mantenuta nei termini annunciati, vedremo la realtà finale: 1. la compagnia ne esce fortemente ridimensionata e relegata ad un ruolo regionale nel quale si va a diminuire la concorrenza zittendo l’antitrust 2. perchè si salvano gli azionisti Alitalia (ampiamente foraggiati a spese dei contribuenti, inclusi quelli che non hanno mai preso un aereo) e non quelli Cirio o Parmalat dove lo Stato ha omesso tutti i suoi doveri di controllore/sanzionatore? 3. parte dei dipendenti in soprannumero derivano da assunzioni clientelari perchè dobbiamo ammortizzarle con i soldi pubblici 4. ultimo, ma non meno importante si sentono assurdità tipo "l’Air France è il principale concorrente di Alitalia". Peccato che il gruppo AF-KLM con, credo, circa 70M di passeggeri anno sia il numero 1 al mondo e Alitalia non la veda nemmeno.

  23. Hovisto

    L’amministrazione di un ente pubblico di assistenza decide di dare in appalto la gestione della cucina dove l’ente aveva molti occupati (rifiutando ogni idea alternativa). Dalla gara scaturisce un contratto con una clausola determinante. Il personale dell’ente viene dato in utilizzo (non trasferito) alla società che acquista il diritto di fruire di un determinato monte ore di lavoro. Alla ditta gli utili e all’ente pubblico la copertura del costo dell’assenteismo che aumentò in modo verticale. I dipendenti vennero sottoposti a una discreta pressione e l’Amministrazione accettò di reiserirne alcuni nell’organico dell’ente che si trovò quindi a pagare lo stipendio dei cuochi sottoimpiegati e le ore di lavoro che avrebbero dovuto fare per l’appaltatore. L’amministrazione accettò tutto questo anche perchè la ditta in questione aveva "salvato" un’azienda locale in crisi cioè aveva salvato un piccolo imprenditore amico di un piccolo sindaco!! Non so se è importante la parte politica, certo è che l’etica degli affari è diversa dall’etica tout court: sono convinto che loro si sentano davvero dei salvatori!!

  24. giampaolo

    Cari amici Riformisti, cari amici Liberisti, avete perfettamente ragione a lamentarvi, ma ormai è troppo tardi. Arrabbiarsi ora non serve più: se non siamo riusciti a venderla quando eravamo al governo un motivo ci sarà pur stato. Berlusconi continua a calpestare il Diritto, pur di tirar dritto. Come ha sempre fatto negli ultimi 15 anni. Guardiamo il lato positivo della cosa: il problema Alitalia è finalmente risolto. E’ stato risolto male, ma è stato risolto! Si poteva fare di meglio? Non ci credo: i nostri governi non hanno fatto nulla, mentre lui decide. Fa solo danni, ma almeno decide. Poiché le sue TV lo inneggiano e gli Italiani, per ora, ci credono, mettiamoci il cuore in pace e aspettiamo che passi “la nottata” (…ne riparliamo tra una ventina d’anni). Con simpatia Giampaolo

  25. a. b.

    Alitalia, regolazione fallita del settore autostradale, mancata liberalizzazione dei servizi pubblici locali, infrastrutture, sprechi di denaro pubblico ecc. L’incapacità dell’Italia di creare istituzioni e un sistema di servizi efficienti non può che risiedere nella mentalità dei cittadini che si comportano come suddetti privi di un potere di influenza come se non vivessimo in una democrazia. Deve essere il compito di lavoce.info non solo di informare, ma anche di cambiare questa mentalità di accettare tutte le manovre e di trasformare i suddetti in persone critiche che dispongono dell’informazione e che possono valutare diverse alternative. Le discussioni tra professori universitari, ricercatori e studenti non devono limitarsi al mondo accademico ma ciascuno di noi è responsabile per creare cittadini critici attraverso il dialogo. Nella nostra provincia la gente sa che è responsabile per le loro istituzioni e anche in mancanza di risorse naturali o di industrie importanti ma grazie alla nostra forte autonomia siamo stati in grado di creare un sistema efficiente e di creare ricchezza per i cittadini. Un modello da applicare anche al resto dell’Italia.

  26. Vocesolitaria

    Io non ho certezze su questa vicenda. Però mi pare che ci si dimentica che lo sfascio di Alitalia, e i suoi debiti fatti da una azienda di proprietà dello stato, sono un dato di fatto incontrovertibile. E quindi sono già sul groppone dei contribuenti italiani, così come i dipendenti in esubero e le spese di personale eccesssive dovute a contratto troppo favorevoli per motivi clientelari. Dal momento che in questo settore non esistono benefattori, evidentemente Air France aveva un suo interesse nel fare l’offerta che ha fatto. Certamente non era interessata alla compagnia in quanto tale o al suo personale, ma era interessata al suo mercato. Non per niente una delle clausole contrattuali (a mio parere la principale) era che Alitalia doveva mantenere i propri diritti di volo. Il che, ad esempio, avrebbe impedito a Malpensa di sviluppare autonomamente una propria rete di collegamenti. In sostanza, il ripianamento dei debiti di Alitalia aveva la contropartita del mercato italiano, con una Air France che avrebbe convogliato via Parigi tutto il possibile. Con tutti i soldi che lo stato italiano spreca in continuazione, forse questi non sono quelli spesi peggio.

  27. andrea

    Al coro di proteste dei lettori, cui l’articolo ha dato il "la", vorrei opporre una semplicissima considerazione: a differenza del piano Air France, la soluzione proposta dal governo ha il grandissimo merito di mantenere il controllo del principale vettore aereo nazionale non tanto nelle mani del governo, quanto in quelle di primarie societa` private italiane, che hanno tutto l’interesse di far prosperare Alitalia invece di affossarla come il governo francese, che controlla Air France. E` arcinoto che Italia e Francia sono i 2 grandi protagonisti (con la Spagna) del turismo europeo e mondiale. E sarebbe sciocco credere oggi ad un turismo senza efficaci collegamenti aerei. Ma tra tutte le compagnie aeree del mondo, proprio ai nostri piu’ acerrimi rivali, voleva regalare Alitalia il prode Prodi?

  28. fernanda

    Scusate ma incomincio a pensare che l’unico "salvato"di tutta qs storia sia il signor Toto di Air One, azionista di una azienda privata sull’orlo del fallimento che salta sul carrozzone politico Alitalia per salvare la pelle e, anzi, forse per guadagnarci anche un poco. Nessuno parla di che fine farà Air One nè delle soluzioni tecniche che verranno adottare per salvare Air One. Verrà fusa in Alitalia con il relativo debito? Ne verranno scorporati gli assets sani e conferiti ad Alitalia lasciando una bad company Air One in fallimento? anche per questa società privata non varrà la revocatoria fallimentare? ma soprattutto quali sono gli assets che apporta Air One alla newco? essendo gli aerei in leasing, immagino apporti i soli piloti e le tratte. Ma perchè lo Stato Italiano deve accollarsi il salvataggio di AIR One? In base a quale interesse superiore pubblico il Signor Toto non deve fallire?

  29. Giovanni Rossi

    Purtroppo la puntuale e lucida analisi del reale stato di salute della ex compagnia di bandiera e delle prospettive venutesi a creare dopo la " rinascita " di Alitalia non trova conferme sulla stampa nazionale e sulla TV di stato ( RAI-Mediaset ) prone agli interessi di questa ristretta gerontocratica classe dirigente e anche quando l’Europa ci presenterà il conto gli italiani saranno messi a conoscenza la verità ? Continuate ad informare ( pochi purtroppo ) tutti quelli che, attraverso la rete, cercano con intransigenza la verità.

  30. stefano

    E’ possibile in un paese "normale" che un cittadino sia penalizzato due volte in merito alla stessa vicenda? Sono cittadino italiano che direttamente (con le tasse) sarò costretto a ripianare i debiti di Alitalia e a pagare indirettamente gli interventi a favore del personale messo in mobilità e come piccolo azionista dell’ormai commissariata Alitalia perderò tutto il valore delle mie azioni nella speranza di un fantomatico "indennizzo". Con le mie azioni posseggo una quota anche della parte redditizia della compagnia. Perchè questa va nelle mani di Colaninno e a me restano i debiti? E’ legale? E’ giusto? E’ vero …siamo il paese dei campanelli… In una canzone di Vasco Rossi si dice: " Non ci resta che piangere…..e a volte non si piange neanche più"

  31. Provenza Vincenzo

    Non capisco perché quando in Italia abbiamo un leader carismatico e capace che riesce a risolvere le emergenze ed i disastri lasciati da altri inetti ed incapaci tutti stanno li a criticare. IL governo Prodi aveva lasciato Napoli tra i rifiuti e Lui l’ha miracolosamente ripulita in quaranta giorni; ora Prodi non è riuscito a svendere Alitalia ad Air France e Lui l’ha mantenuta italiana come aveva detto durante la campagna elettorale; è ovvio che questo costerà dei sacrifici ed è ovvio che il paese tutto se ne dovrà fare carico ed è ovvio che gli imprenditori ne dovranno trarre profitto alto e certo. Mica aveva detto che il salvataggio sarebbe avvenuto senza sacrifici!! Lui Berlusconi mica aveva detto che avrebbe risolto i problemi in Italia diversamente, ha sempre parlato di leggi ad personam, ad aziendam, ecc ecc. Infine non dimentichiamo che il coraggioso capitano d’industria Colannino chiamato a guidare questa avventura è il padre del ministro del governo ombra. Questa è la prova che si tratta di una iniziativa che ha chiamato con diversi ruoli tutto il paese a parteciparVi. IO lo stimo perche fà ciò che dice e per questo che la gente lo vota lo adora e paga per averlo.

  32. mimmo

    La lettura dei vari articoli sulla triste vicenda Alitalia – nel merito della quale non entro – mi lascia davvero basito, soprattutto x cio’ che concerne la disinformazione da parte di persone che dovrebbero invece documentarsi, prima di parlare di dati e cifre. vorrei qui soltanto precisare che Air One NON rappresenta la soluzione dell’indebitamento del Gruppo Intesa nei confronti dell stessa azienda, per la semplice ragione che il totale dell’esposizione della banca nei confronti di tutto il Gruppo Toto (non di una sola azienda quale Air One, si noti bene) e’ molto limitato, diciamo meno di una ventina di milioni di euro. in aggiunta, ci terrei anche a far notare che la "fortemente indebitata" Air One, alla luce di un’analisi piu’ precisa, riporta un indebitamento per capitale circolante in linea con quello di altre aziende italiane (intorno al 20% del fatturato), mentre il debito di lungo termine e’ legato esclusivamente al finanziamento di asset (gli aeromobili), dunque strettamente connesso all’operativita’ dell’azienda ed il cui valore di mercato e’ di gran lunga superiore allo stesso debito. grazie

  33. enzo

    Uno degli slogan di questo governo è stato di "non mettere le mani in tasca agli italiani".Con il salvataggio Alitalia le mette ben tre volte. La prima scaricando i debiti di Alitalia (e di Airone?) sulla collettività. La seconda riducendo (eufemismo) la concorrenza sulle tratte nazionali quindi aumentando indirettamente le tariffe. La terza facendo accollare alla pubblica amministrazione e al sistema pensionistico l’onere degli esuberi del personale.

  34. Pietro Manzini

    Visto che anche questa volta Alitalia non si assume le responsabilità economiche della sua pessima condotta sul mercato, cosa impedirà alla nuova Alitalia di comportarsi come la vecchia? Vale a dire: i servizi saranno scadenti, le tariffe saranno alte e un mare di debiti verrà periodicametne spalmato sui cittadini che pagano le tasse. Mission accomplished!

  35. Albertov

    Da sempre sono convinto che Berlusconi ci prenda in giro, ma da stamane, dopo aver letto Repubblica, devo con dispiacere constatare che anche Roberto Colaninno ha deciso di prendere in giro gli italiani. Capisco che con le sue decisioni riuscirà a farsi perdonare da Berlusconi e tutto il centro destra la sua affermazione di qualche anno fa sullo "starnazzare del governo di allora"; capisco che il richiamo del passato di entrambi alla corte di De Benedetti, gli abbia suggerito di soccorrere l’advisor Passera che non riusciva a mettere insieme la famosa cordata berlusconiana (Passera è quello che da A.D. di Olivetti ha ottenuto il passaggio alle Poste dei dipendenti Olivetti in soprannumero), ma non ci venga a raccontare che ha preso le sue decisioni per amor di Patria! Inoltre, se lui voleva dimostrare che dissente politicamente da Berlusconi, doveva evitare di soccorrerlo e lasciarlo impantanato alla ricerca della cordata come era qualche settimana fa. A questo punto, coerenza richiede che l’On Matteo Colaninno, ministro ombra del PD per le attività produttive si dimetta da deputato e da ogni altra carica all’interno del PD e ritorni a fare l’imprenditore all’ombra del padre.

  36. Massimo Molteni

    E’ stata assicurata la continuità aziendale? Sì. Debiti socializzati? Sì. Forte ridimensionamento del personale? Sì (con ammortizzatori). Minori tratte aeree coperte? Sì. Risparmiatori maltrattati? Sì e no. La futura gestione "privata" riuscirà a fare utili? Speriamo di sì, altrimenti ci toccherà mettere mano ancora una volta al portafoglio! DOMANDA: Sinora la gestione pubblica degli ultimi 30 anni di Alitalia è stata migliore della soluzione (buona o cattiva e con tutti i suoi lati perversi – vedi problema antitrust) adottata ora dal governo? RISPOSTA: se si è arrivati a questo punto, credo di no. Penso che la soluzione adottata non sia particolarmente brillante, ma la situazione da cui si partiva mi sembrava catastrofica. Era meglio il piano Air France di quattro mesi fa? Non lo so, ma tutto sommato l’intera questione si riduce a una sola domanda, ovvero: politicamente, il mantenimento di una compagnia aerea di bandiera nazionale e’ considerato un settore strategico, o no? Evidentemente per il governo Prodi non lo era, mentre per l’attuale esecutivo lo è. E’ tutto qui. P.S.: proviamo a immaginare la risposta di Sarkozy se l’oggetto di questa domanda fosse Air France.

  37. raffaele di maio ha determinato

    Neanche nel peggiore governo di uno dei paesi del sud america si sarebbe permesso di utilizzare il potere esecutivo (decreto legge) e quello legislativo (disegno di legge ) per cambiare leggi a favore di interessi privati se non addirittura personali. I governi di paesi democratici operano con leggi vigenti e non se le fanno per aggiustare determinate situaioni, ma tant’è il nostro paese ormai è cloroformizzato e sopporta quasi tutto, a quando il prossimo sproposito costituzionale, forse nella approvazione della riforma della giustizia (articolo104 ess. della costituzione), o sulla eventuale legge elettorale, certo che è ormai evidente la devastazione che sta provocando il conflitto di interessi, che ha determinato, come in questo caso il più grosso imbroglio elettorale in danno di tutti i cittadini italiani i quali come al solito pagheranno per le malefatte dei cosiddetti politici. I signori del sindacato dove sono, cosa fanno,gli sta bene lo spezzatino, all’epoca del governo Prodi si sono opposti vigorosamente all’accordo con air france, ora che fanno, in un paese normale dovrebbero risponderene i responsabili del fallimento di quella trattativa: (Berlusconi ed i sindacati).

  38. Alessandro

    Volevo solo ricordare le affinità tra l’affare Alitalia e la vendita della SME, anche allora c’era Prodi, anche allora comparve un Berlusconi ad opporsi "alla svendita", anche allora invece di vendere il pacchetto completo (bad company e good company, SME e SIDALM) si procedette allo smembramento ed in quell’occasione, vorrei ricordare, alcuni imprenditori pagarano successivamente tangenti per acquistare i rami buoni. Oggi giorno non è necessario pagare tangenti per comprare i rami buoni, tra le varie norme ad hoc, si è inserita la possibilità di vendere i rami di Alitalia "a trattativa privata" alla nuova compagnia, chi controllerà i prezzi di vendita? ed anche se questi non fossero congrui, cosa tra l’altro difficilissima da dimostrare, chi informerebbe l’opinione pubblica? stiamo assistendo ad uno scambio in piena regola, " o salvo l’alitalia , tu che metti i soldi, ti porti a casa una buona rendita", non è solo allarmante che si REGALI (non si svenda) una RENDITA del 15%-25% ad alcuni imprenditori privati, i miei buoni del tesoro rendono il 4%(lordo), è allarmante che nessuno cerchi di spiegare quello che sta succedendo, che fine hanno fatto i giornalisti? cosa fa l’opposizione?

  39. Paolo Manzoni

    I commenti anti piano governativo sono pregiudizialmente viziati. Ovunque (qualcuno ricorda Enel -Edf, a proposito di francesi?) le grandi operazioni su società di interesse pubblico sono condotte "adeguando" la normativa esistente. Un esempio? 1999, Governo D’Alema, privatizzazione Telecom, assoluta necessità di fare cassa per entrare nell’Euro. Telecom è invendibile, costa troppo. Il Codice civile vieta alle società di finanziare o garantire operazioni sul proprio capitale, per preservarne l’integrità patrimoniale. Telecom però è venduta a società che la paga assumendo una montagna di debiti, da pagare incorporando Telecom e quindi con i soldi di Telecom. E’ quanto il Codice vieta. Il Tribunale di Torino si rifiuta di omologare la fusione tra Telecom e l’acquirente ritenendola (giustamente) illecita. E il governo che fa? Elimina l’istituto dell’omologa (che infatti non esiste più), affidando un blando controllo di legittimità al notaio che roga l’atto societario. L’iter riprende il suo corso e Telecom, dieci anni dopo, annaspa ancora in quei debiti, che ripaghiamo sempre noi, come consumatori! Facciamocene una ragione.

  40. Alessandro

    "Salvataggio di Alitalia!". Si è creato un bellissimo nuovo OSSIMORO, vorrei ricordare che il piano prevede che Alitalia sia la "bad company", quella liquidata… vorrei inoltre ricordare che il vecchio piano Air France prevedeva almeno un Hub, con buona pace per tutti i creduloni che abboccano alle parole del premier: "compagnia Italiana = più rotte per il nostro turismo internazionale…" il nuovo piano non prevede Hub, ridimensionamento dei collegamenti internazionali… mentre per le rotte intercontinentali con chi ci andremo ad alleare? guarda caso proprio con Air France…

  41. T.A.

    Io vivo ancora nella speranza che qualcosa succeda. Che da Bruxelles qualcuno faccia sentire la sua voce. E’ abbastanza sfogliare sommariamente la legge fallimentare per rendersi conto di come Quello Lì e la sua cricca di malviventi di palazzo stiano fregandosene palesemente, ed alla luce del sole, di qualsivoglia norma in materia. La cosa bella è che hanno pure il coraggio di dire che stanno facendo un miracolo. Che schifo! [Sono particolarmente interessanti le Disposizioni Penali contenute nella già citata Legge Fallimentare.]

  42. Elio Rosati

    Concordo con molte delle preoccupazioni espresse nel’articolo in questione. In particolare ritengo grave che la nuova compagnia di bandiera avrà sicuramente una posizione dominante per i voli così detti domestici ripresentando un vizio della vecchia compagnia che "monopolizzava" alcune tratte costringendo i cittadini a prendere a tariffe molto alte quelle direttrici. Insomma come al solito dietro la parola "libero mercato" spesso si nascondono mercati monopolizzati che scaricano sempre sui più deboli oneri e rischi: i cittadini. Faccio notare, ma chiunque può fare questo tentativo, che su molte rotte interne prendere un volo Alitalia e prenderne uno Air One non è la stessa cosa in termini di prezzo. Anzi. E se adesso scompare anche Air One che prezzi verranno fatti? Come al solito la nostra imprenditoria e la nostra classe dirigente dimostra un coraggio da "leoni". La nuova compagnia, mi sembra pochi lo hanno sottolineato, così come pare disegnata, sarà ridotta al rango di "parvenue" nel mercato del trasporto aereo e destinata, secondo me, a avere gli occhi dell’antitrust, se questa fa il suo lavoro, e della Commissione Europea.

  43. lucio

    Le promesse elettorali sono state mantenute ma viaggiare tra Roma e Milano costerà di più, e i contribuenti pagheranno i debiti della bad company e la cassa integrazione o qualcosa di simile per 5.000-7.000 lavoratori Alitalia, AirOne pagherà i debiti alle banche, prima tra tutte Intesa Sanapolo. Tutto quadra, è stata trovata una soluzione che porta vantaggio a tutti gli attori a spese dei contribuenti e dei cittadini. Il vero problema è che manca una classe dirigente sia a destra che a sinistra: perché il precedente governo non ha risolto il problema quando si è insediato? perché non è andato avanti concludendo comunque la trattativa con Air France? Perché i sindacati si sono sempre ferocemente opposti a qualsiasi tentativo di soluzione del problema Alitalia? L’attuale governo manifesta con la soluzione del problema Alitalia tutta la sua demagogia e incapacità ma purtroppo il precedente non si è dimostrato migliore e i dirigenti sindacali sono ancora peggio.

  44. georgicus

    Il Ministro del Lavoro Sacconi ha convocato per lunedì 1 settembre sigle sindacali di ENAV SpA (la società responsabile del controllo del traffico aereo) "al fine di avviare l’esame delle ipotesi di risanamento e di nuova organizzazione – nel primario interesse nazionale – delle attività attualmente gestite dalla Società Alitalia e delle conseguenti iniziative per la tutela attiva dei lavoratori". Tradotto dal politichese/sindacalese, si incomincia a sondare quanti esuberi ENAV è disposta ad assorbire. ENAV è una SpA che ha come unico azionista il Ministero del Tesoro. Fatico allora a comprendere le dichiarazioni di un Ministro dello stesso Governo: (Lancio dell’Agenzia ASCA) "Gli esuberi del personale di Alitalia non finiranno in nessuna azienda pubblica. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, intervenendo a Radio24."

  45. giancarlo corazza

    Si tratta dell’ennesima truffa ai danni dello stato messa in piedi da quel genio della finanza che si ritiene il ministro Tremonti. Questi ci dovrebbe spiegare perchè tutti gli assetts positivi dell’alitalia dovrebbero essere conferiti gratuitamente alla nuova società di Colaninno e soci i quali poi rivenderebbero le loro azioni all’AirFrance o Lufthansa inizialmente soci di minoranza realzzando cosi rilevanti utilimentre ai contribuenti resterebbero i debiti. Inoltre nella good company rientra anche Air One in stato prefallimentare da parecchio tempo, chiedo se noi contribuenti dovremo farci carico anche dei suoi debiti e dei suoi dipendenti . Giancarlo Corazza

  46. Carlo Ridolfi

    Le modifiche alla legge Marzano preludono alla vendita di una parte di Trenitalia (quella più redditizia del traffico Eurostar e Alta Velocità)?

  47. Ennio

    Ahimè, c’è più critica in una telecronaca di una partita di calcio di RaiSport che nel Sole24ore di questi giorni. Del resto nell’affare tutto privato di Alitalia c’è anche la presidente Marcegaglia, e dunque al padrone non si deve e non si può dar fastidio. In altre occasioni, la solerzia del quotidiano confindustriale era stata ben diversa. Complimenti allo staff de lavoce.info

  48. LUCA

    E’ l’ennesima pagliacciata di questo governo…. però da ridere c’è poco… molto poco. qui oramai si continua ad agire in modo a dir poco spreggiudicato, con azioni di forza che poco hanno di paese democratico, con un’informazione compiacente ed oramai con un’opposizione consenziente. Sarebbe da scendere in piazza domani a urlare tutto il nostro disprezzo, con questo decreto legge si è toccato il fondo, facendo passare quest’azione per un successo del nostro presidente, ma è solo l’ennesimo imbroglio a cui purtroppo, tanti, troppi, crederanno. Nel diritto si dice che una legge per essere leggittima deve avere alcune caratteristiche tra cui l’astrattezza e la generalità, ma questa legge è determina e concreta. spero che magari almeno qualcuno tenti di renderla illeggittima, o che finalmente le coscienze si risveglino dal torpore…

  49. Non solo

    …Intanto non si capisce perchè la testata dell’articolo è "che non sono ancora ben definiti…" e poi si dà una valutazione così pesante e spregiudicata sul capitalismo. Poi questi sono i guasti creati da una visione non realista e pragmatica delle aziende; aziende come l’Alitalia che hanno fatto comodo ai Partiti (vari). La sinistra non ha ancora compreso a fondo le ragioni della perdita delle elezioni e di perché una larga fascia della popolazione, sentendosi tradita per ragioni differenti, c’è l’ha con essa (anzi ancora deve rendersene conto). Il pregiudizio, le tautologie, le definizioni categoriche e le contraddizioni feroci purchè si esprima un concetto che dia il piacere di sentirsi di sinistra…e infantilmente una alternativa…

  50. Agostino

    Proviamo una simulazione. Da prime indiscrezioni pare che l’aeroporto di Linate per il progetto FENICE sia destinato e limitato ai voli solo per Roma. Ridimensionamento in vista quindi per la struttura e nel futuro ci potrebbe essere anche la chiusura.. Da altra "piazza" sono in corso invece trattative per preparare EXPO 2015 a Milano che prevede molti interventi edili sovvenzionati… Mettiamo insieme i due eventi. Alitalia libera aree territoriali in zona Forlanini: con i soldi di EXPO 2015 si potrà costruire in tale zona innumerevoli edifici che potrebbero servire nel 2015 per l’esposizione per poi essere destinate a edifici urbani.In tale caso, a finanziamenti ulteriori da parte del pubblico la new company Alitalia si dedicherà al settore immobiliare? Nella cordata di imprenditori che ora si prende praticamente a costo ZERO la "polpa" di Alitalia ci sono anche imprenditori proveniente dal mercato immobiliare? In tale caso, a finanziamenti ulteriori da parte del pubblico (ossia tasse pagate dai cittadini), la new company Alitalia si potrà dedicare anche al settore immobiliare?

  51. darmix

    Dicono gli autori: "sonoramente bocciata dai sindacati e dall’allora candidato premier Berlusconi in campagna elettorale …" forse non sarebbe male anche ricordare (o ce lo siamo sognati tutti?) che a parte un candidato premier c’erano un ministro dell’economia ed un premier in carica, che erano rispettivamente Tommaso Padoa-Schioppa e Romano Prodi e che il fallimento dell’accordo e della procedura "impeccabile" sotto il profilo di "scuola" (durata quanto? e finita come?) attivata è miseramente fallita. O in questi 3 anni tutto questo non ha portato a nessuna socializzazione delle perdite oppure anche quella è stata eventualmente causata dal candidato premier allora all’opposizione?

  52. Andrea Tabarroni

    In uno dei primi commenti a questo articolo (il terzo, mi pare) “vasco” si chiedeva se nell’operazione Fenice non si dovessero ravvisare gli estremi del reato di bancarotta fraudolenta. Oggi la Frankfurter Allgemeine Zeitung si mostra dell’ stesso avviso: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=85326

  53. Emilio Longo

    Alitalia è strutturalmente in perdita. Il suo mantenimento in vita è stato pagato da tutti noi. Cosa abbiamo ricevuto in cambio? Abbiamo preservato un pessimo servizio aereo, assicurato i privilegi di quanti vi lavorano e soprattutto… salvato l’orgoglio nazionale. Oggi per nostra fortuna le norme comunitarie impediscono allo Stato di continuare a foraggiarla. Piuttosto che farla fallire certo sarebbe preferibile garantirne la continuità vendendola al migliore offerente, ma probabilmente andrebbe bene anche solo… regalarla con alcune garanzie sulle rotte servite. L’importante sarebbe non buttarci dentro altri soldi! E invece no! Il nostro glorioso duce, pur di non sottoporci all’umiliazione di svendere allo straniero, ha richiamato la cordata dei soliti, italianissimi, imprenditori furbacchioni, che rileveranno i profitti di Alitalia, lasciando a noi debiti ed esuberi, salvo poi venderla fra qualche anno a quello stesso straniero, guadagnandoci una pingue plusvalenza. Forse c’è qualcosa che ci sfugge? Quale può essere il superiore interesse nazionale che giustifica una soluzione così onerosa ed iniqua per i contribuenti?

  54. Tom

    Oltre a tutto qn affermato finora, c’è da rilevare che il salvataggio dell’Alitalia riconsegnerà ai cittadini un vettore principalmente Nazionale. Esposto alla concorrenza di altri vettori locali, ad es MyAir e a mezzi alternativi, es il treno. Quindi andiamo a pagare noi una montagna di soldi solo per avere un nome su un collegamento regionale… Air france non poteva credere ai propri occhi. Con un chip da pochi milioni di euro, invece che i 1,7 mil di euro offerti da Air France, avrà per se una compagnia regionale senza nessuna ambizione di crescita internazionale. Praticamente il governo Berlusconi ha ristrutturato a spese nostre la compagnia per darla in pasto fra un anno due, la cordata di più non resterà con il barile a 120 dollari, a un vettore che vuole allargare il suo bacino di utenza.

  55. renato

    Sono avvilito, non capisco ma dove sono i paladini della libertà di stampa, dove si sono nscosti, quale velina stanno tampinando, perché tacciono cosi’ rumorosamente su un fatto così grave come tutto il piano alitalia? Su Parmalat, fiumi di inchiostro, su Cirio altrettanto su una cosa così grave come alitalia tutti defilati. qualcuno mi vuole spiegare perché è stata inserita air-one nel piano? E’ un mezzo o un prezzo? che cosa c’entra con alitalia? Quando si getteranno quattromila (?), cinquemila(?), seimila(?) lavoratori (ma vi pare serio che non si dia un numero esatto dei licenziati) sul lastrico i sacerdoti dell’informazione saranno tutti rapati a zero.

  56. attilio

    Dapprima…giusto per rimpallare le colpe verso il sindacato…dice che lui, con il fallimento della trattativa Air France – KLM non c’entra niente e che la vera colpa é stata dei sindacati (ed in questo, semmai come "chiamata in correità", ha anche ragione!); in un secondo momento…l’ho sentito ieri al TG…afferma e declama (senza paura e possibilità di un’immediata smentita) che gli esuberi del nuovo piano di salvataggio sono meno di quelli previsti dalla vecchia bozza di accordo (FALSO!… 2.150 – se la matematica non é un’opinione – é meno di 7.000 o, volendo essere più ottimisti come il ministro Sacconi, anche di 5.000!). Senza contare, poi, il fatto che, nella precedente bozza di accordo, non si fantasticava affatto di uno "sdoppiamento" della compagnia in una "buona" ed una "cattiva", né di una "socializzazione delle perdite" come quella messa adesso in campo dai nostri "strateghi" del governo! Finchè il "popolo-bue" crederà (o fingerà di credere) a queste panzane, ne vedremo ancora delle belle…

  57. Andrea

    Finché le compagnie straniere deterranno l’80-90% del loro mercato interno non vedo alcuno scandalo nell’acquisizione di AirOne da parte di Alitalia. Se si vuole un mercato europeo le condizioni devono essere paritarie in ogni Paese. Trovo al contrario ASSURDA la divisione tra bad e good company. D’accordissimo con gli autori dell’articolo: si privatizzano i guadagni e si collettivizzano le perdite. A queste condizioni (io prendo i profitti, lo Stato le perdite) vorrei sapere chi non sarebbe capace di far ripartire Alitalia. E’ un’enorme regalo ai potenti del Paese, fatto con i soldi pubblici (cioè nostri!).

  58. giuseppe faricella

    Non per scomodare Kant, ma ogni scelta (non solo economica) viene fatta sulla base di valori. questa vicenda dimostra che Prodi e il Pd hanno (o avevano) essenzialmente valori di tipo liberale (il mercato, l’europa, i consumatori), mentre Berlusconi e il Pdl fondano la loro pratica su principi conservatori (la classe imprenditoriale, l’italianità, il corporativismo). c’è da stupirsi? quello su cui, piuttosto, bisogna interrogarsi è: visto che i governi sono direttamente o indirettamente eletti dal popolo, le società occidentali attuali sono pronte a recepire ricette – mi si passi la definizione – libdem?

  59. bastian contrario

    Ma vi ricordate che Air France si ritirò dopo aver parlato con i sindacati? Ma vi ricordate che gli stessi sindacati parlavano di oltre 5 mila esuberi, e che le cifre date da AF erano false? E’ in atto un gioco delle 3 carte. Nelle critiche che in questi giorni alcuni vostri illustri commentatori portano avanti vi sono molte verità. Ma per favore cerchiamo di dire le cose come stanno. Altrimenti risulta tutto la solita polemichetta fra amici e nemici di Berlusconi per partito preso.

  60. mario scano

    Che lo scandalo sia grande e il ritegno e la credibilità di questi governanti inesistente è sotto gli occhi di tutti, e non ripeterò quello che in tanti hanno già detto. Eppure se si volesse ci sarebbe da imparare: 1) non esiste un capitalismo italiano che sia degno di questo nome, evito i commenti su Colaninno o su Passera (alcune cose le hanno scritte oggi Scalfaro e Giannini su Repubblica); 2) lo sapevamo già ma ora ne abbiamo la certezza: questo è un governo non solo assistenzialista, e quindi affatto liberista, ma, ciò che è ancor più grave, è un governo disposto a fare di un problema economico un problema esclusivamente "politico" (nel senso demagogico e populista della ricerca del consenso), cinicamente determinato a raggiungere i propri fini a costo di pesantissime conseguenze sociali ed economiche; 3) diciamolo, il comportamento dei sindacati, senza andare tanto lontano negli ultimi nove mesi, è francamente letteralmente incomprensibile…e questo denuncia una crisi non solo di rappresentatività ma proprio di ruolo. Quali interessi difende oggi il Sindacato (confederale) in Italia? 4) ma l’informazione in Italia che fine ha fatto? Allora aveva ragione Grillo… .

  61. luigi zoppoli

    Stupefacente la difesa appassionata che il dott. Corrado Passera riserva al piano Fenice. Addirittura sarebbe migliore dell’ipotesi AirFrance. Questo inveo può anche darsi, bisogna solo vedere per chi. Difendere un piano che ha bisogno di modifiche legislative importanti, che mette a rischio il paese rispetto a normative europee, che necessita di mettere la nuova compagnia da interventi dell’antitrust mi pare comportamento un tantino "ardito". Se a questo aggiungiamo i potenziali conflitti di interesse a cominciare da quello di Intesa-San Paolo grande creditore di AirOne-Toto e le garanzie che i nuovi soci avranno chiesto contro il rischio di sanzioni europee, più che di coraggio si dovrebbe parlare di sfrontatezza. Se poi a coronare il tutto pensiamo che la grande compagnia che interverrà sia pure in minoranza avrà letteralmente in mano la vita della compagnia senza alcun fastidio o costo, non è più neppure sfrontatezza ma pura e semplice irresponsabilità che dimostra quanto sia stato inutile il tempo perso e quanto stolto sia stato chi ha assassinato l’offerta AirFrance. Va da sé che già si grida al miracolo ignorando gli spaventosi costi della bad company. Vergogna! l.zoppoli

  62. taretrusco

    I quotidiani di oggi, quantificano in un miliardo di euro, il costo degli ammortizzatori sociali,da utilizzare per il lavoratori "esuberanti" di Alitalia. Intanto c’è il problema, rispetto all’indotto di cui nessuno quantifica il costo, così come si sottace sugli effetti contributivi. Chi è posto in cassa integrazione o mobilità a diritto al riconoscimento dei contributi figurativi, calcolati sull’ultimo stipendio percepito. Forse nessuno saprà mai quanto pagheremo, in più per questa fittizia difesa dell’italianità che finirà sembra sempre nelle mani di AIR FRANCE, che rispetto alla proposta che aveva fatto avrà meno vincoli e meno costi.

  63. andrea

    Spiace constatare l’evidente malafede di alcuni commenti. Vi è chi parla di 2-3mila esuberi del piano Air France. E i 5mila aggiuntivi, parcheggiati per 5 anni a carico dell’erario, in attesa di licenziamento non li contiamo? Vi è chi nega la concorrenza tra Italia e Francia, spostando il discorso sulla diversa fortuna delle rispettive compagnie aeree. La concorrenza non e` evidentemente tra la temporanea situazione dei due principali vettori aerei di ciascun paese. Ma tra le due offerte turistiche. Per molti anni, e prima dei disastrosi cali di immagine legati a rifiuti e ordine pubblico e ai governi che hanno trascurato queste 2 emergenze, il fatturato turistico italiano e` stato superiore a quello francese. Con Spagna e USA, parliamo dei 4 leader mondiali del turismo. Cedere Alitalia significa uscirne. Secondo voi, se dovesse scegliere, il governo francese principale azionista di Air France, collegherebbe Mosca con Venezia o con Nizza? Con Firenze o con Bordeaux?

  64. Sensi

    c’era da aspettarselo! la socializzazione dei debiti è cosa nota nel nostro piccolo paese, quindi non vi è da stupirsi. I profitti che verranno attraverso la vendita futura della compagnia “sgrassata” a Colaninno et altri e guai a toccare gli affari del cavaliere. Con buona pace di An a cui non darò mai più il mio voto. Aguri agli italiani con la i minuscola e piccola.

  65. sapio antonio

    Non pensate che il piano per salvare l’alitalia potesse essere confezionato da un buon funzionario di banca senza scomodare il presidente di banca intesa?

  66. Giovanni

    Non ho mai evaso un euro in vita mia, ho sempre pagato le multe auto, il canone RAI ed i bolli auto sempre in tempo ecc. ecc. Ma ora ho deciso che i circa 1000 euro che gravano sulla mia famiglia come quota del debito alitalia li detrarro’ dalle tasse, una maniera la trovo. Mi dispiace pei i dipendenti che non lo potranno fare.

  67. Giuseppe

    Mi ha molto stupito lo scarso interesse destato, anche fra i critici più accesi dell’accordo, da uno dei suoi risvolti per me più scandalosi. Poco o niente sulla stampa e, qui sopra, solo uno dei commenti, a firma Agostino, tocca come si deve l’argomento. Mi riferisco al pesante conflitto di interessi in cui si trovano gli “immobiliaristi” membri della cordata. Ma i lucrosi affari che s’intravvedono per questi “salvatori” proprio nel settore immobiliare (opere pubbliche connesse all’attività della compagnia, dismissione di aree areoportuali appetibili per speculazioni, prime fra tutte quelle di Pianabella-Fiumicino) sono cose enormi, che dovrebbero aprire gli occhi ai ciechi. E non dico niente, perché è ancora presto per farlo, del “fuori sacco” verosimilmente promesso dal governo in cambio del patriottico intervento. Purtroppo, chi sa perché (forse, la butto lì, perché possiedono anche giornali), dei traffici di quelli che una volta erano i palazzinari si parla sempre meno. Rinvio, in merito, ai due soli articoli che ho presenti: http://www.eddyburg.it/article/articleview/11829/0/38/ http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=57895

  68. Francesco Silva

    Credo che sia doveroso da parte di tutti noi, compresa Lavoce, tenere sotto i riflettori le mosse dei nuovi azionisti sui loro mercati gia’ protetti o da proteggere ancor di piu’ (e quelle del governo nei loro confronti). A parte quanto scritto su Intesasanpaolo, osservare le nuove rendite di cui gli altri potranno beneficiare, e anche le mosse di Calaninno/Piaggio.

  69. Giovanni S.

    Per quelli che si ostinano, anche su questo sito, ad insistere con la corbelleria che AirFrance-KLM avrebbe comprato Alitalia per chiuderla ed affossare il turismo italiano a vantaggio di quello francese, voglio ricordare che chi gestisce una compagnia aerea in modo profittevole (e certamente tra questi è Spinetta, di AF-KLM) quando apre o chiude una rotta lo fa perchè c’è o non c’è domanda di traffico da parte degli utenti, non per far contento il governo francese e danneggiare l’Italia. Ma davvero c’è chi crede a ‘ste baggianate? Ma avete idea dei flussi turistici che arrivano in Italia e tramite quanti vettori diversi da Alitalia ed Air France?.. evidentemente no. Al solito si confonde la causa con l’effetto: i problemi del turismo in Italia sono di competitività di questo settore rispetto all’offerta di altre nazioni, non certo legati all’esistenza o meno di Alitalia. Se il turismo tira (la causa..) le compagnie aeree crescono (l’effetto..): non viceversa!

  70. agata pisin

    In questi giorni, nei quali si dibatte di questa torbida-chiarissima-ridicola vicenda Alitalia, strutturata con un piano imprenditoriale economico-finanziario da studente della prima ragioneria e che ci riempirà di nuove tasse all’infinito, cosa pensa l’opposizione? A chiedere il voto agli immigrati………mitico.

  71. Beppe Gamba

    Tra i numerosi, e spesso condivisibili, commenti su Alitalia non ho ancora trovato (per la pochezza dei miei mezzi, of course) una sola valutazione che tenti di stimare i costi procapite che il contribuente dovrà sostenere per i salvataggio della Compagnia e una comparazione dei differenziali di costo (se esistono) tra le diverse soluzioni, compresa quella da nessuno voluta del fallimento secco. E anche una stima dei benefici e svantaggi per i consumatori. Perchè se non sono un pendolare Mi-Roma o To-Napoli, devo sopportare il costo di una compagnia nazionale fallimentare? In assenza di queste valutazioni basilari, come fa un cittadino a prendere posizione? In base alla "italianità" della livrea degli aeromobili?

  72. Mario Di Gianni

    Cari autori, chi sono i cavalieri bianchi che comprano Alitalia? Cosa vogliono in cambio? Da dove prendono i soldi? Ci sono nomi di perfetti sconosciuti che nel giro di pochi anni sono diventati miliardari e riescono persino a comprare la compagnia di bandiera. Da dove prendono le risorse imprenditori come Ligresti già pieni di debiti? Benetton i soldi li prende dai nostri pedaggi sulle autostrade come sappiamo. L’armatore Aponte chi è? Sono domande semplici per le quali vorremmo una risposta esauriente e semplice.

  73. andrea

    Sono allibito da chi non riesce tuttora a comprendere le motivazioni che aveva Air France nell’assumere il controllo totale di Alitalia. Si leggono su questo sito frasi assurde come "comprare Alitalia per chiuderla". E perche’ avrebbe dovuto chiuderla, quando bastava controllarla? Il punto era (ed e` tuttora, perche’ il pericolo di colonizzazione del nostro spazio aereo non si e` certo allontanato) decidere a Parigi le rotte del turismo mondiale in Europa, che non arriva certo in treno. Volare (anche con aerei Alitalia) da Mosca a Nizza, piuttosto che a Genova o Venezia. Collegare le zone ricche d’Italia con i luoghi di vacanze in Francia, non viceversa. E non solo il turismo ne sarebbe stato colpito. Quei contratti industriali ad altissimo livello in cui l’Italia compete con la Francia, come assicurarli con rotte e voli decisi dai nostri concorrenti? Se proprio si deve vendere, almeno si venda a una compagnia davvero pubblica, che pensa solo a far soldi. Non a una compagnia dove domina uno Stato che e` il piu’ accanito nostro concorrente in tutto. Spinetta non e` un santo e se voleva comprare Alitalia con tutti i suoi debiti, le sue buone ragioni ce le aveva.

  74. maria alois

    In aggiunta ai vari commenti vorrei solo far rilevare che di interesse economico o imprenditoriale nella cordata per l’Alitalia c’é ben poco: nessun imprenditore, con criteri imprenditoriali rischierebbe i suoi soldi in una simile impresa. 2 sono pertanto i motivi : 1°- non hanno "osato" mettersi contro Berlusconi, che avrà pure promesso eventuali contropartite; 2°- sperano ottenere in tal modo il lasciapassare da Bruxelles, per poi dileguarsi alla prima occasione, pagheranno gli innocenti e gli ingenui che hanno sostenuto con il loro voto tale governo.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén