LEurostat ha comunicato che nel secondo trimestre 2008 le economie europee stanno rallentando rispetto al primo trimestre: il Pil è rimasto fermo (-0,1%) nellEuropa a 27 ed è sceso più marcatamente (-0,4%) nellarea euro. Il rallentamento ha soprattutto a che vedere con il netto peggioramento delleconomia tedesca che nel primo trimestre 2008 aveva fatto registrare un +1,3% grazie al traino delle esportazioni nellEst Europa, in Russia e in Cina e a una sostanziale tenuta dei consumi. Nel secondo trimestre, la festa è finita. Il Pil tedesco è sceso dello 0,5%, la riduzione più consistente in tutti i paesi europei. E le brutte notizie proseguono anche nei mesi più recenti. Le vendite al dettaglio in Germania sono scese dell1,5% in luglio, più o meno come in giugno, dopo che nei mesi precedenti si erano alternati dati positivi e negativi. E anche lavanzo della bilancia commerciale è sceso del 30% circa in luglio. Colpa della bolletta petrolifera e della drastica diminuzione dellexport. Certo, dalla metà di luglio ad oggi, tutto è cambiato: sui mercati delle materie prime la deflazione ha preso il posto dellinflazione e ora leuro si sta deprezzando nei confronti del dollaro. Ma per vedere qualche effetto bisognerà aspettare i primi mesi del 2009. Intanto, la prospettiva che leconomia tedesca entri in recessione con una crescita del Pil negativa nel terzo trimestre (si parla di recessione di fronte a una diminuzione consecutiva per due trimestri del Pil) è molto concreta.
Le brutte notizie dalla Germania sono brutte notizie per tutta lEuropa (il Pil tedesco è un quinto del Pil dellEuropa a 27). Sono soprattutto brutte notizie per lItalia per la quale la Germania rimane il principale mercato estero di sbocco. In questo scenario di rallentamento dei mercati esteri, sostenere i consumi interni, soprattutto dei meno abbienti, diventa cruciale. Per questo il governo deve proseguire con anche maggiore decisione la strada intrapresa di riduzione della spesa pubblica in modo da creare un po di spazio a mirate riduzioni di imposta che non peggiorino i nostri sempre scricchiolanti conti pubblici.
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