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GRAVISSIME RESPONSABILITA’ SE MANCASSE IL CARBURANTE PER GLI AEREI

Il primo dovere del commissario straordinario di Alitalia è assicurare il funzionamento dell’azienda. L’articolo 52 della legge sull’amministrazione straordinaria consente al commissario di accendere finanziamenti che godono di priorità assoluta su tutti gli altri debiti. Ciò è stato fatto per Parmalat, con una situazione debitoria superiore a quella di Alitalia, ed è atto normale in tante situazioni di dissesto, in Italia e all’estero.
Non era ragionevole ipotizzare che una soluzione definitiva per Alitalia si concretizzasse in sole due settimane dall’apertura della procedura, nemmeno quella della vendita a CAI, che si dice dovrebbe iniziare a volare dal 1° novembre. Per questo, era preciso dovere del commissario sin dal suo insediamento il 29 agosto scorso, assicurarsi che vi fossero risorse sufficienti per la continuità aziendale fino alla vendita, o in mancanza, reperirle sul mercato dei finanziamenti.
Non è chiaro, ora, come l’eventuale firma dell’accordo fra CAI e i sindacati possa generare la liquidità per il carburante, se questa davvero non vi fosse. Le dichiarazioni odierne, secondo cui potrebbe mancare il carburante per gli aerei sin da lunedì, generano dunque seri interrogativi qualunque sia il loro grado di fondatezza.

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10 commenti

  1. vincesc

    Dopo tante bugie, cosa costa dirne una in più?

  2. marie arouet

    Di sicuro in tutta la vicenda alitalia vi è un piano ben delineato in cui il cosidetto salvataggio di Alitalia non è altro che l’obrello sotto il quale si nascondono interessi privati in contrasto con l’interesse pubblico. Tutti i soggetti coinvolti nella gestione di questa fase, lautamente pagati, hanno il mandato di portare a termine il piano facendo leva su ogni argomentazione possibile e come un orchestra poco intonata ogni musicante cerca di indovinare le note di uno spartito inesistente.

  3. Simone

    Hanno semplicemente cercato di forzare la mano nella trattativa con i sindacati agitando lo spettro del possibile "non rifornimento" alla flotta per mancanza di liquidità.

  4. Trevisan Fabio

    Che dire, forse una frase scontata, Alitalia è sempre stata gestita male e stà finendo peggio. Auspico che quello che stà succedendo sia di esempio a tutti, soprattutto per il futuro.

  5. ciro carano

    Osservazione giusta, nella logica di tutela e di conservazione del patrimonio produttivo, che è descritta nell’art. 1 della legge sull’amministrazione straordinaria sulle finalità della procedura.

  6. hominibus

    Ormai si sa che dove interviene lo Stato tutto é lecito, tanto paga Pantalone. Chi ha frequentato gli uffici dell’Alitalia, non può dimenticare l’esercito di consulenti esterni che ogni mattina riempiva i corridoi di tutti i piani dell’edificio, per dare supporto a personale interno, in trepida attesa, dietro una scrivania completamente libera, per potere finalmente andare al bar e riprendere le dispute con gli altri colleghi sui possibili avanzamenti di carriera. L’Alitalia, quindi, deve fallire, il personale, i fornitori hanno lucrato abbastanza di una situazione grottesca, che non merita ulteriori sforzi dai contribuenti, mentre i clienti potranno avvantaggiarsi di offerte ben più vantaggiose di quelle possibili per questa azienda, imbottita di personale e sovrastrutture antieconomici, utili solo per le manovre di politici maneggioni.

  7. Stefano Parravicini

    Paragonare Parmalat ad Alitalia è completamente sbagliato. Parmalat era una realtà industriali buona rovinata dalle rapine e truffe del socio, Alitalia è un disastro industriale che ha assorbito migliaia di miliardi del contribuente e che difficilmente si riprenderà nonostante le facilitazioni fatte alla CAI. Fantozzi non ha credito e nessuna banca gli darebbe un euro per Alitalia. Forse le banche sarebbero disposte a finanziare un nuovo socio industriale che vuole provare a fare volare ancora Alitalia.

  8. lucio

    Gli autori sostengono correttamente che il commissario ha il preciso dovere di trovare i finanziamenti per far volare gli aerei ma dimenticano di dire che nessuno è obbligato a fornire tali finanziamenti che se la l’Alitalia fallisse non potrebbero mai più essere recuperati. Per farlo chiunque chiederebbe solide garanzie che al momento soltanto il governo potrebbe fornire con il risultato che alla fine continuerebbero a pagare ancora una volta tutti i cittadini compresi i meno abbienti a favore dei soliti storici privilegiati. Invece una volta trovato l’acquirente e firmato il contratto di vendita è ovvio che la situazione cambierebbe completamente perchè la parte di società destinata alla vendita (la good company) non sarebbe più tecnicamente in stato fallimentare ma opererebbe in stato di continuità.

  9. Edoardo G. Raimondi

    La legge citata dagli autori ci obbliga a considerarla, in primo luogo, come ratio: se un’azienda di grande importanza (strategica, prestigiosa od occupazionale) per il paese entra in crisi, ci sono soluzioni alternative al fallimento; un esempio è stata la celebre MV Agusta. Alitalia è un po’ diversa: è sempre stata in crisi. Non si ricorda, a memoria d’uomo, un bilancio successivo agli anni ’90 che abbia generato un, seppure piccolo, utile. La notizia è passata in secondo piano, ma nella settimana più "dura" della trattativa Alitalia, la Banca Intesa di Passera e Miccichè (fratello del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), curatori del piano Fenice, ha portato la sua partecipazione in ENI al 2,403%. Un segnale forte, per lo meno al management di ENI, che proprio in quei giorni valutava di sospendere l’erogazione di carburante ad Alitalia per il venir meno di garanzie di solvibilità data l’esposizione presente. Direbbero, i più maliziosi, che ENI, anche volendo, non potrà rifiutare il cliente moroso Alitalia.

  10. lupi roldano

    Penso che ormai sia chiaro a tutti qual è stata la manovra di Berlusconi. 1) Elettorale: dichiarando l’italianità di Alitalia per bloccare il governo Prodi. 2) Portare fino agli ultimi giorni utili le trattative per poi poter tirar fuori l’asso dalla manica "costringendo" la cosiddetta scalata di imprenditori italiani a partecipare, condendola nella maniera (per loro) più invitante possibile, viste le forti perplessità che i suddetti hanno avuto e dimostrando la velocità con cui hanno abbandonato la trattativa. Dico "costringendo" perchè visto i conflitti di interesse che tutta la scalata ha nei prossimi lavori futuri (ponte, ferrovie autostrade ecc. ), la storia era : o accettate oppure i prossimi lavori le vostre ditte se li possono scordare. Ecco chi ci governa, se questa è la maniera di privatizzare meglio, chi può, scappare all’estero. Socializziamo le perdite e privatizziamo gli utili. Roba da nobel…della furbizia. Sveglia italiani!

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