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MARCHIONNE E PANTALONE

Per Sergio Marchionne, sul Sole 24 Ore del 17 ottobre, è inaccettabile che “siano le imprese e i loro lavoratori“ a pagare il costo della crisi. Questo è un problema. Ci sono tre tipi di agenti economici: le imprese, i lavoratori, e coloro che non lavorano. Se il conto non possono pagarlo né le prime né i secondi, rimangono i disoccupati, i pensionati, le casalinghe, e i bambini. Dubito che sia questo che intendeva Marchionne.
In realtà, c’è un altro agente: il solito, vecchio Pantalone, cioè lo Stato. E, infatti, Marchionne avanza la “legittima richiesta” di un pacchetto di aiuti di almeno 40 miliardi di euro, naturalmente per l’industria dell’auto europea. Facciamo due conti: ci sono 217 milioni di lavoratori nell’Unione Europea, di cui circa 12 milioni nell’auto. Se tutti i settori avanzassero la stessa “legittima richiesta”, il conto salirebbe a 720 miliardi. Togliamo pure le banche, che hanno già avuto; questo lascia diciamo 600 miliardi, circa i 2/5 del PIL italiano.
Il problema, ovviamente, è che Pantalone non esiste: prima o poi la spesa pubblica va finanziata con tasse, e le tasse le pagano proprio i lavoratori e le imprese. Ma Marchionne chiede anche una detassazione dei lavoratori. Qualcosa non quadra.
Come era da prevedere, uno delle conseguenze più gravi della crisi attuale è che ha messo miracolosamente tutti d’accordo sugli aiuti alle imprese. Si può capire che politici di destra e di sinistra, a cominciare dal Presidente del Consiglio, cavalchino questa tigre; ma per la Confindustria è un gioco molto rischioso. Si ha un bel dire che gli aiuti devono essere provvisori, che lo Stato deve ritirarsi appena sarà passata la buriana. Sappiamo tutti che non sarà così. E far credere che con gli aiuti pubblici vincono tutti – la politica che compra voti e consensi, le imprese, i lavoratori, e i nostri figli – è irresponsabile.

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17 commenti

  1. fernanda

    Sono completamente d’accordo con le opinioni dell’autore. Ma dirò di più: i "non lavoratori" stanno già pagando il prezzo della crisi: si veda d.l. Gelmini che in un colpo solo toglie soldi alla scuola e crea 100.000 disoccupati. Per quanto riguarda i lavoratori, questa categoria viene spesso usata come scudo dagli pseudo imprenditori di turno per pietire aiuti di Stato. Il ragionamento è semplice: se falliscono le imprese, anche i lavoratori vanno a casa. Ma si omette di ricordare (forse per senso del pudore) che l’industria automobilistica (almeno in Italia) è stata continuamente sussidiata dallo Stato con svariati strumenti che sono serviti per produrre utili da distribuire agli azionisti privati e un pò meno per investire nella ricerca ed innovazione. Inoltre, le misure prospettate non fanno altro che incrementare il moral hazard degli attori del sistema e distorcerlo ulteriormente: un’azienda in difficoltà, nell’attuale contesto di crisi del mercato del credito, dovrebbe cercare nuovi capitali di rischio sul mercato. Magari i nuovi azionisti potrebbero rivelarsi più "imprenditori" degli attuali. Oppore dietro questa manovra c’è ancora la tanto invocata "italianità"?

  2. Corrado Galgani

    Oltre ai lavoratori, agli imprenditori e i non lavoratori esistono altri soggetti economici che sono quelli che hanno fin qui guadagnato dalla crisi. Se qualcuno ha perso , visto che nulla si crea e nulla si distrugge ( di concreto ) vuol dire che qualcuno ha guadagnato. e sono questi che dovrebbero accollarsi i costi, anche sociali, provocati dalla crisi. ma questa categoria pare non esistere nelle analisi. Dove sono andati i soldi persi dai fondi pensione a cui i pensionati avevano contribuito con denaro reale?

  3. Massimo Merighi

    Con una voce controcorrente non sono d’accordo che sia sempre Pantalone a pagare, perché pantalone siamo noi, i cittadini, azionisti dello Stato, che già devono pagare per conto loro la mancanza di servizi, per cui parlando chiaro dare risorse a qualcuno significa togliere ad altri, possimo permetterci in un paese in cui vi sono 700.000 badanti pagate privatamente in quanto manca un sistema di supporto alle famiglie assegnare altre risorse a chi non è in grado di produrre ricchezza?

  4. marie ariuet

    Per tutti questi ultimi anni è stato esaltato, adulato, idolatrato il ruolo dell’imprenditore come perno del sistema produttivo e creatore di ricchezza generalizzata. L’imprenditore era buono per definizione a prescindere. Due sono le alternative: o le summennzinate definizioni sono delle emerite cretinate destituite di qualsivoglia fondamento oppure in Italia non abbiamo mai avuto imprenditori. Visti i risultati!

  5. Francesco Fumarola (grouchomax)

    E’ quella dei lavoratori che le tasse non le pagano o non adeguatamente: è troppo facile dire che quando paga Pantalone (lo Stato) alla fine pagano comunque i lavoratori (in tasse), perchè, mi spiace dirlo, quando paga Pantalone è un sottoinsieme dell’insieme lavoratori a pagare.

  6. Edoardo Giovanni Raimondi

    Anche l’homo novus del management italiano (Fausto il Grande Risanatore) si sta convertendo alla vecchia scuola di casa Fiat (cassa integrazione e aiuti di Stato). Sarebbe opportuno chiedersi come lo Stato intenda finanziare queste "erogazioni" di capitale. Al giorno d’oggi gli stati (Italietta in primis) non hanno risorse per fronteggiare un’emergenza finanziaria, a meno che non si decida di intaccare la spesa pubblica (già precaria) destinata al welfare. Inoltre, considerando lo scudo fiscale, appare evidente che le svalutazioni registrate dagli operatori si tramuteranno in minori imposte (anche nulle in molti casi) nei prossimi 3-5 anni. Questo vuol dire che bisognerà inasprire ulteriormente il prelievo fiscale in un contesto economico che passerà da "capital rationing" a distressed. Quindi bisogna mettere un freno ai contributi pubblici. No alla politica delle rottamazioni. Se ne approfitti per fare riforme ardite e difficili in modo da stimolare la reazione del mercato. Il salvataggio delle banche e la tutela dei depositi era inevitabile. Le altre manovre non sono altrettando indispensabili: servono quindi precise scelte consapevoli per riposizionare il paese tra le economie "sviluppate".

  7. Camillo

    Al Festival dell’Economia di Trento del 2008 Marchionne ha affermato che è diverso dirigere un’azienda nel mondo anglosassone, in quello europeo-renano o in quello asiatico. I tre stili di management si incontrano in un unico punto: il mercato. Lui è cosciente che amministrando la FIAT deve tenere presente il fatto che in Europa dirigere un’azienda vuol dire curare un rapporto con la comunità sociale che negli altri contesti non esiste. Sulla base di ciò mi aspetto che si possa augurarsi che la "crisi economica" in atto (è veramente crisi? Siamo sicuri che il rumore generato da tutti questi cialtroni che cercano di trarre il proprio profitto sempre e comunque da ogni situazione non ci abbia ancora impedito di inquadrare correttamente il processo in corso?) possa portare ad un ulteriore avanzamento nel processo di civilizzazione dell’economia al servizio del cittadino, per esempio rifocalizzando al presente il rapporto imprenditore-società. L’imprenditore ha caratteristiche irrinunciabili per la società, e va valorizzato. Ma l’imprenditore non arriva ad alcun risultato senza l’apporto di risorse messe a disposizione della società.

  8. paolo mariti

    "..le tasse le pagano proprio i lavoratori e le imprese." E gli evasori?

  9. hominibus

    Poiché é facile affermare che, se qualcuno ha perso, qualcun’altro ha guadagnato, l’unica cosa da dire e fare consiste nel negare la oggettiva situazione di crisi della società nel suo insieme, ma solo di quella della filiera di potere che improvvisamente si trova con le casse vuote e, quindi, privata di quegli strumenti ed mezzi di comando per perseverare in piena libertà ed aroganza. Ne consegue, a rigor di logica, che bisognerebbe sostenere la eliminazione di un ente nazionale, apparso inutile in questo frangente, come la Banca d’Italia, farne confluire le competenze dentro la Banca centrale europea, più adeguata a governare fenomeni planetari, mandare in perdita tutti gli istituti, operatori, intermediari responsabili nella allegra distribuzione di schifezze, insieme ai privati investitori puniti nella spasmodica ricerca del profitto. Perché, bisogna essere certi che si avrebbero immediatamente nuovi operatori, nazionali, internazionali, pronti a sostituirsi nella normale attività di finanziamento alle imprese ed ai consumatori, ma tutti più attenti, dopo un simile castigo, perché non potrebbero più confidare nel solito paracadute a spese, infine, sempre della povera gente.

  10. Enzo Tripaldi

    Un "aiutino" non sarebbe una bestiamma, un aiuto pone i problemi illustrati bene da Perotti. D’altra parte la "temporaneità" di alcune scelte verrebbe poi reclamata come necessaria da beneficiari. L’esecutivo dovrebbe a mio giudizio adoperarsi in primis per tamponare la contrazione del credito bancario e magari (a debito) intervenire sulla pressione fiscale e su investimenti.

  11. Kurt Frei

    Tutto molto interessante. Dopo la caduta del muro di Berlino, e per anni, molti si sono sgolati a sostenere che il progetto socialista era fallimentare. Ci sono degli argomenti, ammettiamolo. Si sono quindi succeduti coloro i quali, fino a pochi giorni orsono, urlavano "meno Stato" o addirittura "nessuno Stato", si diceva nell’interesse dell’economia e dello sviluppo. Forse non è il caso, visti i risultati ottenuti nel settore finanziario, uno dei più deregolamentati a livello mondiale. Insomma, parrebbe che la questione sia sempre la solita, e che vada posta nell’interesse dello sviluppo sostenibile e della stabilità sociale (giusto per ricordarlo, determinanti del benessere umano, chè al di fuori di questo nulla ha senso): quale Stato, nell’interesse pubblico? Peccato che si continui a discutere di quanto Stato, dimenticando il progetto umano che ne costituisce il fondamento stesso.

  12. UMBERTO

    Ma e’ possibile che non ci si renda che conto che, tra precarieta’ (e percio’ mancanza di prospettive) e fiducia per il fututo, costi sempre piu’ cari per alimentari, abbigliamento, mobilita’, affitti e mutui, la gente avanzi sempre meno soldi da spendere? La categoria dei dipendenti alla quale appartengo, che le tassa le paga per davvero, sta subendo anche lo schiaffo delle banche che hanno tutelato gli interessi dei piccoli e medi risparmiatori con dei prodotti dei quali loro stessi hanno perso il controllo. Vanno bene percio’ gli aiuti a questi ultimi, e per quanto riguardi il sig Marchionne rimandero’ comunque l’acquisto dell’auto di almeno due, tre anni. Piu’ che un pantalone mi sento un calzino bucato.

  13. Carlo Bertanelli

    Non sono trascorsi molti mesi, forse meno di due anni, da quando si parlava del nuovo rinascimento FIAT guidato dal maestro Marchionne, il quale incensato da tutti, pontificava dall’alto dei meravigliosi risultato ottenuti. Se non vado errato alla base di quei risultati ci furono sopratutto copiose interventi da parte di PANTALONE, grazie alle quali, la FIAT fù salvata dal fallimento. E’ bastato uno stormir di fronde ed eccoci di nuovo lì, cassa integrazione e richiesta di aiuti a PANTALONE. Quello che mi è sfuggito, forse per mia disattenzione, è quanto ha ricevuto il suddetto, in termini di "divedendo" nel periodo, pur breve, dei strepitosi successi FIAT. Veramente questi impreditori sono dei Maestri, capaci come altri materiali biologici di restare sempre a galla.

  14. anna

    Sono state aiutate le imprese dal governo Prodi; adesso sono state aiutate le banche, l’Alitalia, la cordata dell’Alitalia e un’altra volta saranno aiutate le imprese: quando verrà il turno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati? Che poi senza soldi come faranno a comprare i prodotti delle imprese e a volare sui disastrati aerei della CAI- Alitalia. Queste imprese si prenderanno i soldi degli aiuti e poi chiuderanno. E rimarranno sempre i lavoratori dipendenti e i pensionati con il cerino in mano, mentre i nostri allegri imprenditori se ne andranno in qualche spiaggia dorata a far vacanza alla faccia della miseria. Ma che poltica economica è questa?

  15. luca

    Marchionne/Manager = quando vince, vince lui , quando perde, perde lo Stato. Saremmo tutti bravi imprenditori con questo sistema. Cominciamo a risparmiare e soprattutto dall’alto. Le stock option sono la rovina del sistema finanziario / marketing / commerciale, vendere = profitto. Dio denaro comandi solo tu. Per favore Roobin ritorna tra noi.

  16. Pantal

    In un gran saggio del 1895 sulla caduta della Società generale di credito mobiliare italiano, Maffeo Pantaleoni poneva il quesito “se la caduta di una banca ( ma il discorso vale per tutte le imprese ) sia necessariamente sempre soltanto una catastrofe privata, o se possa anche essere una sciagura pubblica”. Alla fine del suo scritto sulla teoria dei salvataggi, M.P. osservava che l’autorità governativa, anche se i provvedimenti sono volti ad alleviare nell’interesse pubblico il danno della caduta,”non può muovere un passo che non sia o un prelevamento di ricchezza da taluni, o una menomazione della libertà d’azione di altri. C’è quindi sempre un danneggiato. Il governo spende sempre con la tasca altrui e opera con il lavoro altrui.” Mi pare, caro professor Perotti, che le sue 300 parole diano ragione al vecchio Maffeo, liberista e conservatore dalle idee chiare. Ma Pantaleoni si studia ancora ?

  17. antonio p

    Pensa ancora di avere il potere supremo del vecchio fallitore della Fiat che ha munto almeno 250.000 Miliardi (di cui 50.000 ex Gescal-e 25.000 ex Inps) per pagare i debilti delle sue sciagurate scelte monopolistiche dell’auto in Italia e che lui ha imposto agli accattoni che dei governi degli ultimi 40 anni a cui hanno attinto anche la triplice sindacale per diventare il braccio destro di tale/i potentati a danno dei lavoratori. Sono cioè d’accordo col lo spirito dell’articolista che è ora che la Fiat smetta di mungere quando ci sono difficoltà e da profitti suntuosi a quei pochissimi azionisti che col 33% detengono tutti i poteri della societa e incitano all’immigrazione forzata di lavoratori-schiavi che sono trattati come carne da cannone commerciale.

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