Ci fa piacere che il nostro articolo abbia contribuito a portare l’attenzione sull’importanza del tempo pieno nella scuola materna ed elementare e a mettere in luce le ambiguità.
Ringraziamo per i commenti che mettono in evidenza altri rilevanti aspetti collegati a quelli più direttamente sollevati dal nostro contributo (scuole superiori, qualità complessiva dell’istruzione, centralità dei bambini).
Vorremmo sottolineare i seguenti punti:
– se il governo pensa di allocare nell’orario pomeridiano i maestri che sarebbero in esubero dopo l’introduzione del maestro unico e continuare (e potenziare) a offrire il tempo pieno, bene, ma al momento questa è un’intenzione dichiarata ai media e non presente nei documenti, dove, per contro, c’è una chiara difesa del modello delle 24 ore.
– le necessità dei bambini sono ovviamente una priorità: non siamo pedagogiste per dire quante ore al giorno sarebbe meglio per un bambino studiare e quante giocare; è chiaro che attualmente anche nel sistema delle 40 ore ci sono le ore di riposo, di mensa, intervallo. I bambini restano sotto la responsabilità dell’insegnante, che dovrebbe essere garanzia di migliore qualità rispetto al "parcheggio" sul quale restiamo scettiche, se pensiamo ad un contesto educativo.
– il confronto con altri paesi europei evidenzia come il contesto istituzionale sia, tra paesi, molto differenziato: in Francia per esempio il part-time è molto più diffuso che in Italia,le politiche di conciliazione supportano le famiglie dalla primissima infanzia e c’è un settore dei servizi privato ma regolamentato (accreditato) dallo Stato che si affianca all’intervento pubblico diretto, molto più consistente di quello che si osserva nel nostro paese.
– il tempo pieno è una realtà nel Nord soprattutto nelle grandi città (a Milano oltre il 90% dei bambini frequenta una scuola primaria a tempo pieno). Come abbiamo sottolineato nell’articolo, il Sud ha pochissime scuole a tempo pieno. Ma ha anche tassi di occupazione femminile molto bassi (31% contro una media del 57% del Nord). Non possiamo dire quale sia la causa e quale l’effetto senza studi più approfonditi, ma sarebbe auspicabile avvicinare il Sud ai livelli di occupazione femminile del Nord piuttosto che avvicinare il livello di servizi del Nord a quello del Sud.
– solo alcune famiglie possono permettersi di scegliere tra baby-sitter, ragazza alla pari, scuola privata, orari ridotti. Una scuola dell’infanzia e primaria di qualità dovrebbero però essere un diritto per tutti.
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Paola Profeta è professore associato di Scienza delle Finanze all'Università Bocconi di Milano e coordinatrice di Dondena Gender Initiative, unità di ricerca del Centro Dondena che raccoglie gli studi di economia di genere e leadership femminile dell'Università Bocconi. E' research fellow di CESifo e CHILD, Associate editor di CESifo Economic Studies e European Journal of Political Economy, scientific advisor di Unicredit and Universities Foundation. I suoi interessi di ricerca di rivolgono all’economia pubblica, ai sistemi di welfare (in particolare pensioni e istruzione), all’economia di genere e all’analisi di sistemi di tassazione comparati. Ha conseguito il PhD in Economics presso la Universitat Pompeu Fabra di Barcellona, ha svolto periodi di studio e ricerca o insegnamento a Columbia University di New York, CORE- Université Catholique de Louvain, Harvard Kennedy School, Università di Lugano, Rennes, CESifo di Monaco. Ha pubblicato su riviste internazionali di prestigio, è autrice di monografie con editori nazionali ed internazionali e ha coordinato progetti di ricerca finanziati da varie istituzioni internazionali, fondazioni private, università e centri di ricerca. Collabora con numerose istituzioni nazionali ed internazionali. Svolge un'intensa attività divulgativa e di dibattito in Italia e all'estero, soprattutto sui temi di uguaglianza di genere e politiche per la promozione dell'occupazione e delle carriere femminili.
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