Il panico di questi giorni sui mercati raccoglie un po’ tutti i timori e gli errori fatti da quando la crisi dell’area euro ha fatto irruzione nelle nostre vite. E’ un segnale forte. Questa volta non basterà neanche ristrutturare delle zombie banks. Non si può avere un sistema bancario stabile senza finanze pubbliche sotto controllo, almeno fin quando gran parte di queste finanze pubbliche non entreranno a far parte di un progetto di unione politica europeo.

Gli interventi funambolici della Banca Centrale Europea ai limiti dei poteri datigli dal Trattato sono miseramente falliti. La riduzione dei tassi d’interesse (addirittura si parla di una potenziale imposizione di tassi negativi sui depositi presso la Bce), la riduzione delle restrizioni per strumenti finanziari utilizzabili nelle operazioni di rifinanziamento, le due operazioni di rifinanziamento per oltre 524 miliardi di euro non hanno fatto altro che aumentare l’abbraccio mortale tra banche e governi nazionali. Non sarà qualche fantomatico hedge fund, ma l’assenza di un progetto politico europeo ad uccidere la moneta unica. Se le misure di austerità, che tanto stanno costando alle tasche dei cittadini, non sono davvero una pre-condizione politica per creare delle istituzioni federali e democratiche che si facciano carico della condivisione di gran parte dei debiti nazionali, la moneta unica è destinata ad esplodere con grande fragore. Non si può continuare a far finta di niente. Ai mercati non si può nascondere un’informazione che è invisibile solo a chi non vuol vedere. Se un’idea di forte progetto politico europeo non arriva nemmeno da Monti, perché oramai intrappolato da una classe politica nazionale che non vuole sentirsi dire che dovrà perdere qualche ben remunerata poltrona, allora è meglio andare già da oggi tutti al mare con le mille lire in tasca. Si sta solo perdendo tempo a costo di tensioni economiche e sociali sempre più insanabili.

 

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