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PARMACRACK, L’INNOCENZA DELLE BANCHE

Nel processo Parmalat di Milano, (quasi) tutti assolti tranne il fondatore dell’azienda Calisto Tanzi. Assolti soprattutto i manager di Bank of America che sono stati certamente in buoni e frequenti rapporti con Tanzi per tutto il periodo in cui il crack è stato in fase di cottura.
Non succede solo in Italia. Anche nelle cause civili intentate negli Stati Uniti, Bank of America e Citigroup, l’altro grande istituto bancario implicato nella vicenda, l’hanno fatta franca. Sembra proprio che le grandi banche in un modo o nell’altro riescano sempre a non pagare.
E’ una sensazione molto sgradevole. Soprattutto in un periodo in cui a causa della crisi bancaria e finanziaria degli ultimi tre mesi, i governi di tutto il mondo hanno messo da parte un ingente ammontare di risorse pubbliche – dunque denaro dei contribuenti e quindi anche di quelli truffati – per ricapitalizzare le grandi banche, messe in difficoltà dall’evolversi della crisi di mutui e derivati.
Impunite e troppo grandi per fallire: non è forse un po’ troppo?
Non per la politica italiana. Di fronte a tutto ciò, con raro tempismo, il consiglio dei ministri prende in esame un decreto milleproroghe, il solito decreto milleproroghe di fine anno, che tra le altre cose rinvia di sei mesi i termini dell’entrata in vigore della class action, cioè la possibilità di azione collettiva risarcitoria da parte dei truffati in situazioni come Parmalat e Cirio.
Proprio un bel regalo di Natale per i risparmiatori italiani!

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E SULL’UNIVERSITA’ DATI CONTRO PREGIUDIZI

  1. Giovanni

    L’esito del processo per il crack Parmalat non sorprende per vari motivi. Primo tra tutti il fatto che si sia celebrato dopo anni dal disastro provocato da Tanzi, quando ormai la gran parte degli italiani (a parte quelli disgraziatamente truffati) ha quasi rimosso l’evento o lo considera tanto lontano da non suscitare più quel normale sentimento di indignazione e rabbia che aveva suscitato all’indomani della carcerazione di Tanzi. Secondo perché gli ultimi scandali, americani e non, superano di gran lunga l’affaire Parmalat. Terzo perché non si puo’ avere fiducia in un sistema che premia le banche sostenendo di doverle aiutare per il bene del paese, senza imporre che i benefìci elargiti debbano essere distribuiti anche ai Clienti. Mi auguro che a breve venga a galla anche la grande bugia dei Pronti contro Termine venduti come investimenti sicuri e che sicuri non sono affatto soprattutto quando il sottostante sono obbligazioni bancarie. Ma alla fine la colpa di chi è e gli errori grossi di programmazione e direzione chi li fa? Suggerisco di leggere il libro di Alesina e Giavazzi. Aiuta a considerare le cose da un punto di vista diverso da quello che ci vogliono propinare.

  2. franco

    In italia le banche non si prendono la responsabilità su nulla. Prendiamo ad esempio il pagamento in contanti oltre 12500 eur. Se siete negozianti e portate un cliente, come da procedura in banca per identificare il cliente, si rifiutano di fare la trasazione o, se lo fanno non si prendono a carico del loro obbligo di identificazione del cliente. Ma come è possibile fare commercio in Italia? Dobbiamo rinunicare a vendere un bene oltre i 12500 eur in contanti perchè non è sufficiente identificare un cliente con i documenti di identità? Ma è assurdo! Gli organi cometenti indaghino sulla provenienza del danaro, ma non blocchino il commercio! Che politici incapaci e che banche asservite!

  3. Wil Nonleggerlo

    E approposito, ho ridenominato l’ormai depotenziata e dalle polveri bagnate Class Action la "Tanz Action: il Lodo Salva Fraudolenti".

  4. Spunton Mauro

    Beh, io non sono né un economo, né tanto meno uno di quei risparmiatori, haimè, truffati; resta però lo sdegno e il disagio nel vedere come in Italia il cittadino sia veramente poco tutelato. La cosa più triste e oltremodo scoraggiante è che le persone che dovrebbero infondere fiducia (politici, banchieri, dottori ecc. ecc.) sono quelle che tradiscono, e con loro lo Stato.

  5. Pone

    Class action? Mo che roba è? Davvero c’è qualcuno che ci credeva? Quanto a Tanzi/Don Abbondio di coccio tra vasi di acciaio, gli direi: "Mo dai Calisto, non piangere, che tanto in galera per un motivo o l’altro, non ci vai mica ve’…"

  6. lucio

    Purtroppo di fronte alle notizie che le banche vengono aiutate dai governi di tutto il mondo per salvarle dai loro errori madornali e che le stesse banche vengono assolte per i comportamenti fraudolenti dai tribunali di molti paesi, dobbiamo prendere atto che nella maggior parte dei paesi, in cui è vigente la democrazia formale, il potere reale è gestito dalle oligarchie finanziarie. La stessa considerazione vale per il rinvio della class action in Italia.

  7. mauro

    E’ inutile chiedersi come mai i politici non intervengono in situazioni che riguardano le banche, ormai i nostri politici sono tutti servi delle banche, sono messi li dalle banche. Non dimentichiamoci che nella telefonata Ricucci – La Torre, il primo racconta al secondo che ha chiasto la tessera del partito a Consorte (ma il segretario del partito non era Dalema?). E’ ormai evidente che la prima tangentopoli è servita a togliere di mezzo un classe politica scomoda al mondo della finanza per poterne inserire una piu servile e compiacente. Comunque sia non bisogna dimenticare che ciò che vogliono e che i cittadini si arrendino, che i cittadini credano che sia impossibile ed inutile fronteggiare certi colossi, ma non bisogna dimenticare che la magistratura in Italia è indipendente dalla politica e quindi con giusto giudice si può dar battaglia. Loro non molleranno mai, noi neppure.

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