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DI PAESE IN PAESE CONTRO LA CRISI

I piani d’azione anti-crisi dei governi europei si focalizziamo ora sul sostegno all’economia reale. Alcuni Stati preferiscono indirizzare più risorse agli investimenti pubblici, mentre altri limitano la pressione fiscale nel breve-medio periodo, per rafforzare il potere d’acquisto dei consumatori. Il fine è lo stesso: accorciare i tempi di uscita dalla crisi ed evitare una lunga recessione. Molto però dipenderà dalla risposta che sapranno dare gli operatori economici. Analizziamo le misure di Francia, Regno Unito, Spagna e Germania.

 

La nostra analisi dei piani d’azione dei governi europei riparte dall’esame di quelli che riguardano il sostegno all’economia reale. Alcuni Stati hanno scelto di indirizzare più risorse agli investimenti pubblici, mentre altri hanno preferito limitare la pressione fiscale nel breve-medio periodo per dare più potere d’acquisto ai consumatori. Il fine è lo stesso: accorciare i tempi di uscita dalla crisi ed evitare una lunga recessione, il risultato non è invece così scontato: molto dipenderà anche dalla risposta che sapranno dare gli operatori economici coinvolti.

FRANCIA

La Francia ha finora emanato due provvedimenti che incidono sui conti pubblici: la legge correttiva della Finanziaria 2008 (loi de finance rectificative 2008) e il piano di rilancio dell’economia (plan de relance pour l’économie).
Il primo porta l’ammontare del saldo finanziario a 51,4 miliardi di euro, con un aggravio di 11,7 miliardi rispetto alle precedenti previsioni. Le misure fiscali ivi contenute da un lato stimano al ribasso alcune entrate, mentre altre sono risultate maggiori di quanto preventivato, per esempio La tassa sulle successioni, per un ammontare totale di 650 milioni. Parte di queste risorse aggiuntive sono destinate al sostegno degli ammortizzatori sociali.
Le disposizioni fiscali vere e proprie sono suddivise in cinque aree tematiche. 1) Sostegno all’economia e alle imprese: si propone la creazione di una sgravio fiscale permanente sulla Tp, taxe professionelle, che è una tassa simile alla nostra Irap. Non verranno infatti considerate le nuove apparecchiature e i beni mobili acquistati dalle imprese dal 23 ottobre 2008 al 31dicembre 2009, né saranno tassati gli investimenti realizzati nello stesso periodo, così da incentivare le imprese a realizzare progetti di sviluppo. 2) Misure tese a garantire la certezza giuridica dei contribuenti, per esempio in materia di donazioni e successioni e nei rapporti con il fisco. 3) Misure anti-frode fiscale. 4) Incentivi alla semplificazione amministrativa e doganale. 5) Incentivi all’utilizzo di fonti rinnovabili nel settore automobilistico ed energetico.
Il secondo documento contiene invece il piano globale di sostegno all’economia per un totale di 26 miliardi di euro. Circa 10,5 miliardi saranno destinati ad accelerare gli investimenti pubblici in materia di difesa, università e ricerca, infrastrutture stradali, fluviali e ferroviarie. Al settore automobilistico saranno destinati 200 milioni tramite incentivi alla rottamazione.
Lo Stato si impegna inoltre ad aprire una linea di finanziamento di 1 miliardo agli istituti di credito che concedano prestiti per l’acquisto di un autoveicolo, mentre i costruttori di automobili beneficeranno di un sostegno di 300 milioni per aiuti alla filiera produttiva. Dietro il preciso impegno a non delocalizzare la produzione, all’inizio del 2009 lo Stato anticiperà i crediti di imposta normalmente dovuti nell’arco di tre anni e quelli relativi all’Iva, per un totale di 11,5 miliardi. Per stimolare l’occupazione, le imprese con meno di 10 dipendenti usufruiranno di agevolazioni fiscali per ogni nuovo assunto: costo  stimato intorno ai 700 milioni. Sono stati messi a disposizione del settore immobiliare 1,8 miliardi per la costruzione di 70mila case popolari di cui 30mila potranno essere vendute a privati a tasso zero. Lo stesso tasso varrà par chi acquista una casa nuova nel periodo 2009-2010. Ai 3,8 milioni di famiglie povere saranno destinati 760 milioni di euro tramite un bonus di 200 euro a famiglia.

REGNO UNITO

Il governo inglese ha varato un massiccio piano di intervento per rilanciare l’economia che porterà però il livello di debito netto del settore pubblico al 48 per cento del Pil per il biennio 2009-2010 e quello del prestito pubblico a 118 miliardi di sterline , per poi scendere a 54 miliardi nel 2013.
Per garantire un maggior potere d’acquisto, per un anno, l’Iva si riduce del 2,5 per cento,  compensata però da un aumento dei prezzi del tabacco, degli alcolici e della benzina; aumentano gli scaglioni di reddito esonerati dal pagamento delle tasse e dei contributi assicurativi, a cui corrisponde tuttavia l’aumento delle imposte per i redditi molto alti e quello dello 0,5 per cento dei contributi assicurativi a carico di lavoratori e datori di lavoro, a partire dal 2011. 
Nei servizi pubblici, si spenderanno 3 miliardi di sterline per infrastrutture stradali, alloggi pubblici, rinnovo delle scuole primarie e secondarie e misure di efficienze energetica.
Per le imprese è previsto un sostegno ai prestiti bancari pari a 1 miliardo di sterline, che si aggiunge al miliardo stanziato per i prestiti ai piccoli esportatori, al fondo di 50 milioni per convertire il debito delle imprese in equity e ai 25 milioni di fondi regionali. Inoltre sono introdotte procedure semplificate per le Pmi nei rapporti con l’Agenzia delle entrate. E un meccanismo di carry back che permette di anticipare i crediti di imposta degli ultimi tre anni a copertura delle tasse che non si riescono a pagare oltre a un accesso semplificato per le Pmi a tutti i contratti governativi superiori a 20mila sterline.
Le pensioni aumentano di 60 sterline e salgono anche i benefici fiscali connessi ai bebè, mentre vengono stanziati 1,3 miliardi in sostegno alla disoccupazione, accompagnati da strumenti di formazione professionale per favorire il reintegro nel mondo del lavoro dei disoccupati. Istituito un Lending panel che monitora i prestiti alle imprese e alle famiglie. E aiuta quelle ammissibili a partecipare al programma di sostegno ai mutui. Da ultimo, sono previste misure a sostegno dell’ambiente e delle fonti rinnovabili
Parte dei fondi per finanziare la spesa verrano dai proventi (più di 5 miliardi) di una gestione più efficiente e cost saving degli investimenti pubblici, il cosiddetto value for money target. Nel 2013 l’investimento pubblico raggiungerà  una misura pari all’1,8 del Pil.

SPAGNA

Il plan para el estímulo de la economia y el empleo, in vigore fino al 2010, prevede quattro macro aree di intervento: famiglie e imprese, occupazione, sistema finanziario e sviluppo dell’economia. Già nel 2007 e all’inizio del 2008 il governo aveva iniziato una riforma fiscale che prevedeva la riduzione delle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche, per un ammontare totale di 14.900 milioni. Il piano attuale contiene misure fiscali per un ammontare pari all’1,8 per cento del Pil. Riguardano l’abolizione dell’imposta sul patrimonio netto delle persone fisiche (per 1.800 milioni di euro), la restituzione anticipata dell’Iva (per 6mila milioni di euro), nonché deduzioni Irp(e)f per circa 3,4 milioni di cittadini e incentivi fiscali per l’acquisto di immobili.
I disoccupati o i pensionati con familiari a carico godranno della possibilità di diminuire della metà la rata del mutuo per i prossimi due anni. A sostegno delle Pmi, l’Ico, agenzia finanziaria pubblica, aumenterà la sua dotazione patrimoniale di 3mila milioni e metterà a disposizione nel 2009, 10mila milioni per nuovi finanziamenti. Altri 10mila milioni serviranno a garantire il finanziamento delle Pmi presso le banche. Le imprese che stavano ripagando un prestito all’Ico, godranno della moratoria di un anno del pagamento della rata.
Le misure a sostegno dell’occupazione consistono nello sconto di 1.500 euro annui sui contributi sociali, mentre si aumenta il sussidio di disoccupazione. Con lo scopo di creare 300mila nuovi posti di lavoro, si stanziano 11 milioni destinandoli in parte al Nuovo fondo di investimento pubblico in ambito locale (8mila milioni) e il resto all’intervento in settori strategici, come quello automobilistico o di innovazione di impresa. Infine, oltre agli interventi sul sistema finanziario già analizzati (https://www.lavoce.info/articoli/pagina1000752.html), lo Stato intende riformare i servizi di telecomunicazione, trasporti ed energia.

GERMANIA

Gli strumenti che la Germania intende utilizzare nel prossimo biennio per stimolare gli investimenti, consistono nella diminuzione della pressione fiscale e negli aiuti a imprese, famiglie e autorità locali. L’ammontare totale del piano è di 50 miliardi di euro.
A sostegno delle imprese del settore manifatturiero, la banca federale Kfw, che si occupa di promozione di imprese locali e ne cartolarizza i prestiti, metterà a disposizione 15 miliardi per rafforzare i prestiti concedibili. Sul piano fiscale è prevista la possibilità di dedurre, per i prossimi due anni, un ammontare maggiore del valore dei beni mobili prodotti o acquistati dalle imprese. Inoltre il governo mira a incoraggiare gli investimenti tesi al risparmio energetico. Per questo, sono stati stanziati 3 miliardi di euro per il piano “CO²” di ammodernamento degli edifici. Incentivi anche per la ristrutturazione di abitazioni in favore di anziani, o di edifici scolastici, case di risposo, e centri sportivi. Il governo incrementerà di 1 miliardo per settore quanto già stanziato per interventi strutturali nel trasporto ferroviario, stradale e fluviale. 
A sostegno delle famiglie, vi sarà la possibilità di dedurre un ammontare maggiore di denaro per spese mediche, e fino a 1.200 euro per interventi di rinnovo delle proprie abitazioni. Per un anno sarà abolita la tassa sulle nuove automobili, il beneficio sale a due anni se il veicolo è eco-compatibile. Queste misure si sommano a quelle già prese su contributi sociali e di disoccupazione e deducibilità per figli a carico. Per limitare la disoccupazione e i licenziamenti, il governo prevede misure per la mobilità, formazione professionale e aggiornamento, con particolare attenzione ai lavoratori più anziani o meno qualificati. I centri per l’impiego potranno assumere altri mille impiegati che supportino chi è alla ricerca di un lavoro. 

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IL TRATTATO CHE VISSE TRE VOLTE

  1. Franco Benoffi Gambarova

    Ringrazio per l’eccellente articolo: chiaro e sintetico. Vorrei esprimere il mio sogno di Natale: che Tremonti, Scaiola e C. lo leggessero e ne traessero isipirazione. Credo che sarebbe sufficiente copiare quanto ha fatto la Francia, per stimolare l’economia e ridurre la perdita di posti di lavoro. Noi pensiamo solo a rappezzare, e cioè ad alleviare – giustamente – le condizioni di coloro che perdono il posto di lavoro o vanno in CIG o CIGS, ma non pensiamo ad intervenire a monte. Valga l’esempio degli incentivi alla rottamazione delle auto inquinanti. Auguriamoci che i nostri sommi ci facciano questo regalo!

  2. Giampaolo Vermicelli

    Ho letto il suo interessante articolo e penso che sia possibile rilevare la diversità rispetto all’atteggiamento italiano. Il sostegno dato dal nostro governo è infinitamente più limitato, siamo di fronte a 1/4 di punto di Pil rispetto ai 2 della Spagna fino ai 7 del Regno Unito passando per i 4 della Germania ed i 5 della Francia. Mi chiedo e le chiedo perche queste differenze? Questo non avrà come conseguenza che il nostro paese uscirà per ultimo dalla crisi? Certamente verrebbe da rispondere ma il debito sul pil in Italia è al 104% più o meno il doppio dei sopra indicati paesi europei! Vero! Ma oggi leggo che il Giappone ha approvato la legge finanziaria che prevede uno stanziamento di 720 mld di euro che rappresentano 20 punti di pil! Che verranno finanziati con una nuova emissione di Buoni del tesoro e cioè con l’aumento del debito pubblico in un paese che ha un rapporto debito/pil pari a 106 quindi superiore a quello dell’Italia. Inoltre gli Usa hanno in programma un intervento complessivo di 1.500 mld di dollari (Zakarias Newsweek dec 1) con un aumento del debito pubblico di 11 punti percentuali dopo che il loro rapporto debito/pil ha superato quello italiano.

  3. Luigi

    Si afferma che l’attuale crisi economica e finanziaria stia interessando l’intero nostro pianeta coinvolgendo tutti i Paesi industrializzati o in via di sviluppo. Forse per la prima volta, e questo è un altro segnale della sua profondità e vastità, è coinvolta anche la Svizzera che, fino ad ora, era sempre rimasta immune da ogni forma di contagio. Gli organi di informazione descrivono le situazioni di disagio dei vari Stati interessati e dei provvedimenti che i governi assumono per fronteggiarle; siamo abituati a leggere degli USA, del Giappone, di tutti i Paesi europei,della Cina, dell’India e così via. Mai avevo letto o sentito alcunché della lontana Australia quasi che essa sia una realtà del tutto avulsa da quella nella quale il mondo industrializzato sta vivendo. Leggo ora una notizia di agenzia: agli Australiani, famiglie e pensionati con reddito medio basso, sarà corrisposto un bonus per stimolare gli acquisti. Inoltre, sempre al fine di superare lo stato di crisi, il premier Kevin Rudd ha definito un “dovere patriottico” usare il denaro in acquisti piuttosto che accantonarlo.

  4. V. De Santis

    Chi è il leader giusto per il nostro tempo? Nel 1940 ci fu una crisi nel Parlamento britannico. Il settantasettenne David Lloyd George, presente al dibattito, durante la prima guerra mondiale aveva portato la Gran Bretagna alla vittoria, e i numerosi anni dedicati alla politica gli permettevano di valutare l’operato degli alti funzionari con grande acume. Nel discorso che pronunciò l’8 maggio alla Camera dei Comuni dichiarò: “La nazione è pronta a ogni sacrificio finché ha una guida, finché il Governo indica chiaramente quali sono i suoi obiettivi e finché ha fiducia che chi la guida fa tutto quello che può”. Le parole di Lloyd George fanno capire che la gente si aspetta che i suoi leader siano capaci e si sforzino sinceramente di portare un miglioramento. Una donna che ha partecipato all’organizzazione di una campagna elettorale si è espressa in questi termini: “Quando si vota per il presidente si vota per qualcuno a cui affidare la propria vita, il proprio futuro, i propri figli”. È un’impresa immane non deludere questa fiducia. Perché? Il mondo deve confrontarsi con problemi che sembrano insolubili.

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