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QUANTO VALE LA TASSA PER RICCHI

Il terremoto in Abruzzo ha riportato la discussione sull’idea di una tassa tantum sui redditi superiori a 120mila euro. Prima del sisma la proposta era stata lanciata dal Partito Democratico per aiutare i ceti sociali più poveri ad affrontare la crisi economica. In tale ipotesi la misura riguarderebbe quasi 200mila contribuenti e metà dell’extragettito proverrebbe dal Nord- Ovest. Una misura non sufficiente a risolvere i problemi strutturali del nostro welfare, ma dal forte connotato simbolico a fronte della catastrofe abruzzese.

Nelle scorse settimane, sotto l’incalzare della crisi economica, il Partito Democratico ha avanzato l’idea di un contributo straordinario per aiutare i poveri. Oggi, a fronte dei terribili eventi verificatisi in Abruzzo, la proposta acquista una nuova attualità, perché il maggiore gettito potrebbe essere destinato ad aiutare anche le vittime del terremoto. In tal senso la proposta circola in termini non chiaramente definiti. Ragioniamo perciò sulla proposta originaria del Pd, tenendo presente che, nella contingenza, le risorse ottenute potrebbero invece in parte essere dirottate a sostegno di interventi a favore delle zone colpite dal sisma.
Il provvedimento consisterebbe in un aumento di 2 punti dell’Irpef per tutti i contribuenti che dichiarano oltre 120 mila euro all’anno (1). Le risorse così ottenute, nella formulazione originaria, servirebbero per finanziare le associazioni del terzo settore ed il Fondo per le Politiche Sociali (FNPS).

FACENDO DUE CONTI…

La misura, stando alle stime del modello microReg (2), garantirebbe un gettito aggiuntivo di 527 milioni di euro e riguarderebbe 193 mila contribuenti (0,5% di coloro che compilano la dichiarazione dei redditi). L’aumento medio di imposta non supererebbe i 900 euro per i redditi compresi fra 120 e 150 mila euro, ma raggiungerebbe i 4 mila euro oltre quella soglia. Mediamente l’aggravio per i ricchi sarebbe di 2.735 euro (228 euro al mese, meno della retta media di un asilo nido di molte città del centro nord).
A livello territoriale il contributo di solidarietà peserebbe (Tab.1) soprattutto sui contribuenti delle regioni nord occidentali. Essi vi concorrerebbero (48% del gettito) in una misura molto superiore al loro attuale apporto all’Irpef che, secondo i dati del Dipartimento delle Finanze (http://www.finanze.gov.it/studi_stat_new/index.htm), è pari al 31%; l’opposto accadrebbe per le regioni meridionali: qui le precedenti proporzioni diventerebbero infatti rispettivamente pari a 9% e 13%.

TAB:1

DISTRIBUZIONE DEL GETTITO AGGIUNTIVO E DEI RELATIVI CONTRIBUENTI

  Extra-gettito Contribuenti
  Val ass.
(mil di euro)
Val % Val ass. Val %
ITALIA 527.3 100% 192,811 100%
NORD OVEST 251.2 48% 77,873 40%
NORD EST 98.7 19% 45,517 24%
CENTRO 128.7 24% 45,305 23%
SUD 48.7 9% 24,115 13%

Fonte: elaborazioni modello microReg

La misura riduce naturalmente la disuguaglianza. Ciò dipende dall’incremento di progressività dell’Irpef, come testimoniato dall’aumento (da 0,198 a 0,199) dell’indice di progressività di Kakwani.
Tuttavia la finalità dell’intervento non è tanto quella di ridurre le distanze di reddito fra ricchi e poveri, quanto quella – nella proposta originaria precedente al sisma – di finanziare le organizzazioni di volontariato e soprattutto destinare nuove risorse al FNPS, a cui sono stati tagliati nel 2008 circa 275 milioni di euro (3) (Tab.2).

TAB 2

Risorse del FNPS destinate alle regioni e province autonome (ml. di euro)

  2007 2008
Piemonte 67 47
Valle D’Aosta 3 2
Lombardia 132 93
Trentino A. A 16 11
veneto 68 48
Friuli V. G 20 14
Liguria 28 20
Emilia R. 66 46
Toscana 61 43
Umbria 15 11
Marche 25 18
Lazio 80 56
Abruzzo 23 16
Molise 7 5
Campania 93 66
Puglia 65 46
Basilicata 11 8
Calabria 38 27
Sicilia 86 60
Sardegna 28 19
Italia 931.238 656.451

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati del Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche Sociali

Ipotizzando di utilizzare il contributo di solidarietà come una tassa di scopo, calcoliamo quindi la differenza fra quanto ogni circoscrizione riceverebbe – replicando le quote regionali di ripartizione del Fondo – sotto forma di maggiori trasferimenti per le politiche sociali e quanto invece le medesime circoscrizioni dovrebbero versare sotto forma di esazione aggiuntiva. L’esercizio è svolto assumendo di destinare al FNPS la quota parte dell’extra-gettito necessaria a compensare il minore finanziamento osservato fra il 2007 ed il 2008.
Il saldo evidenzia un rilevante trasferimento di risorse dal Nord al Sud (Tab.3), particolarmente accentuato per le regioni del Nord Ovest. Questo ultimo dato risente del valore che il residuo fiscale (-69 milioni. di euro) assumerebbe in Lombardia. In questa ultima regione risiederebbe, secondo le stime del modello, il 28% degli italiani su cui graverebbe il contributo di solidarietà e da qui verrebbe il 37% del gettito complessivo garantito dal provvedimento.
Naturalmente, se il governo optasse per una diversa ripartizione regionale delle risorse, in modo da tenere conto che sono proprio le regioni del Nord Italia (dove si concentra l’occupazione industriale) quelle che avvertono maggiormente la crisi, il conflitto redistributivo evidenziato in tabella 3 potrebbe ridimensionarsi.

TAB 3

SALDO FRA LE MAGGIORI RISORSE PER IL FNPS E L’AGGRAVIO DI IMPOSTA

 

Maggiori risorse per il FNPS

(ml. euro) a

Contributo solidarietà

(ml. euro) b

Saldo (a-b)
NORD OVEST 67.7 130.9 -63.2
NORD EST 50.0 51.5 -1.4
CENTRO 53.5 67.1 -13.6
SUD 103.6 25.4 78.2
ITALIA 274.8 274.8 0.0

Fonte: elaborazioni Irpet modello microReg

L’imposta sui ricchi non può naturalmente risolvere, per la modesta entità di risorse che è in grado di raccogliere, i problemi strutturali del nostro sistema di welfare: ad esempio non garantisce passi avanti in direzione di una più efficace rete degli ammortizzatori sociali, né consente la predisposizione di più incisive misure di contrasto della povertà, né infine assicura un adeguato sostegno alle responsabilità familiari.
E’ una misura una tantum dettata dal precipitare della crisi finanziaria che, rovesciando un diffuso sentimento di avversione alle tasse, contrasta l’errata percezione che l’azione redistributiva si attua e si misura solo sul lato del prelievo e non anche su quello della spesa. Pur con limiti evidenti, il principale dei quali è che ricade sulle spalle dei soli contribuenti onesti, la misura rappresenta infatti un esempio di come a maggiori tasse possano corrispondere maggiori servizi.
Non sarà quindi la risposta più appropriata alla crescita delle disuguaglianze o la soluzione dei nostri problemi, ma finanziare la spesa sociale contrasta la caduta della domanda che è la causa principale della crisi economica che stiamo vivendo. Più che per gli effetti che ne conseguono, è quindi una proposta utile al dibattito politico ed economico per la carica simbolica che rappresenta.

 

(1) La proposta presentata dal segretario Franceschini individua chiaramente i soggetti su cui graverebbe l’aumento dell’aliquota, ma non chiarisce – lasciando aperta la soluzione a varie interpretazioni- su quale quota si applicherebbe tale aliquota. In questo esercizio si ipotizza che l’aliquota aggiuntiva colpisca, per i contribuenti che dichiarano più di 120 mila euro, tutta la parte eccedente i 75 mila euro (che è l’attuale ultimo scaglione). In questa logica, ad esempio, i redditi con 160 mila euro pagherebbero il 45% su 85 mila euro (ottenuti come differenza fra 160 mila e 75 mila).
(2) M l. Maitino, N. Sciclone, 2008, Il modello di microsimulazione multiregionale dell’Irpet Microreg”, Working Paper n.604, Società Italiana di Economia Pubblica. In questo esercizio i valori del reddito lordo dei contribuenti sono stati rivalutati utilizzando le variazioni medie unitarie, desunte dalla contabilità, delle retribuzioni lorde (per i redditi da lavoro dipendente), del risultato lordo di gestione (per i redditi da lavoro autonomo) e dei fitti effettivi e figurativi (per i redditi da fabbricati). I redditi da pensione sono stati rivalutati secondo la variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
(3) Tale cifra è ottenuta come differenza fra i 931 ml. di euro stanziati nel 2007 e i 655 milioni. di euro destinati nel 2008 dal Fondo alle Regioni e alle Province Autonome.

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IL FEDERALISMO NON SI FONDA SULL’IVA

23 commenti

  1. Alberto M

    Franceschini che propone un contributo (non chiamiamola tassa) dai redditi più alti, e tutti a crocifiggerlo perché la proposta era ‘demagogica’, ‘populista’ e ‘non risolutiva’. Ora la propone il governo, ed improvvisamente diventa una proposta buona? I soliti italioti. Quanto all’idea in sé non mi piace. Colpire quei redditi vuol dire colpire quei redditi dichiarati che già sono supertassati. Perché non si procede a delle misure strutturali volte a combattere l’evasione fiscale? Quello sarebbe un provvedimento intelligente, ma si andrebbe a colpire l’elettorato ‘strategico’ del Popolo dei Ladri.

  2. Massimo GIANNINI

    Non capisco perché non si riesca ancora a distinguere proposte elettoralistiche da quelle economicamente giustificate e da quelle simboliche. Mi pare che il governo non sappia più che pesci prendere ma sappia come prender voti. Se cominciano ad arrivare le una tantum siamo alla frutta e ripartire dall’Abruzzo sarà molto difficile. http://mgiannini.blogspot.com/2009/04/shooting-silvios-government-case-for.html

  3. Marco Tonello

    La proposta serebbe interessante ma, purtroppo, in Italia i "veri ricchi" dichiarano redditi risibili, molto inferiori al limite di euro 120 ml. Ritengo più appropriato reperire fondi anche tramite maggiori risparmi (vedasi election day).

  4. Claudio Pasini

    Gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relative alle dichiarazioni dei redditi del 2007 rivelano che sono 205.214 i contribuenti italiani che dichiarano un reddito superiore a 125.000 euro. I cosiddetti "ricchi". Per il 48,7% si tratta di lavoratori dipendenti, per il 22,1% di pensionati, per il 21,1% di professionisti e per l’8,1% di imprenditori. Qualcuno pensa che questa sia una fotografia realistica della distribuzione della ricchezza nel Paese? Di questo Paese nel quale lo stesso Ministero stima un imponibile evaso di 230/250 miliardi, pari al 16,1% del Pil? Questo provvedimento farebbe pagare più tasse sempre agli stessi contribuenti, per oltre il 70% lavoratori o ex lavoratori dipendenti, ignorando completamente la drammatica e scandalosa realtà dell’evasione. Mi sorprende che nella attenta analisi non si faccia alcun cenno al problema, che non mi pare affatto secondario. Se proprio si deve far cassa con nuove tasse per i ceti più deboli o i terremotati dell’Abruzzo, sarebbe molto più equa una patrimoniale su patrimoni finanziari e/o immobiliari. Colpirebbe tutti indistintamente e non solo alcuni. Sempre i soliti noti (al fisco). Non crede?

  5. Marco

    Ma cosa vuol dire "ricchi"? I dati sui redditi superiori a 120k€ sono ridicoli! Abbiamo il coraggio di uscire da questa eterna falsità. Le dichiarazioni dei redditi non dicono niente, perchè il livello di evasione è enorme e diffusisssimo. Andate a vedere i redditi dei possessori di posti barca, dei SUV che ci rallegrano la vita (fiscalmente deducibili come "autocarro"), delle terze e quarte case. Ancora una volta si metteranno le mani nelle solite tasche. E tutto continuerà come prima. Il paese con più biglietti da 500 Euro in circolazione di tutto il resto d’Europa.

  6. Andrea Giannangelo

    Questa tassa «ricade sulle spalle dei soli contribuenti onesti». Cito dal suo articolo la motivazione fondamentale per cui sono in disaccordo verso questo provvedimento ed altri di natura simile. In materia fiscale l’evasione è "il problema". Lancio dunque una provocazione. Attualmente la pressione fiscale è sostenuta (ma parlo per luogo comune, dunque non esiti a correggermi); cosa accadrebbe se, congiuntamente ad un inasprimento delle misure di contrasto all’evasione, venissero diminuite le tasse? Credo molto nell’autonomia (in senso kantiano); di certo l’Italia sembra credere in qualcos’altro.

  7. Agostino De Zulian

    In tema di nuove risorse io propongo una tassazione di settanta centesimi (0,70 EURO) da applicarsi a ogni litro di combustibile (Benzina, gasolio) consumato per autotrazione e per riscaldamento e di dieci centesimi (0,10 EURO) per il metano solo da riscaldamento. In tema di contenimento di spese il cui ricavato è da devolvere alla ricostruzione penso che sia da attuare comprimendo i costi della politica. E precisamente a) il completo taglio di stipendi, emu-lamenti, rimborsi spese ai politici che stanno nelle province (qualsiasi essa sia), nei comuni con meno di 50.000 abitanti o in qualsiasi ente che consorzia enti locali. b) Il taglio del 50% (dimezzamento) di stipendi, gettoni di presenza, rimborsi spese, benefit a Onorevoli, Presiedete, Assessori e Consiglieri regionali e ai politici dei comuni sopra ai 50.000 abitanti. Non penso a nessun altro intervento pro Abruzzo a favore della ricostruzione post terremoto oltre alle elargizioni libere di ogni italiano perché è necessario risolvere altri e ben più gravi problemi quali debito pubblico, evasione fiscale, competitività, ripresa economica per uscire dalla crisi attuale e garantire maggior potere di acquisto a più italiani.

  8. Salvatore

    Come non essere d’accordo? Unico neo è che in Italia la pagherebbero in pochi, perchè chi può (imprenditori, professionisti e commercianti) e non è corretto, ha mille modi per dichiarare meno dei propri dipendenti. Nessuno può pensare che in Italia ci siano solo 200mila persone con un reddito superiore ai 120mila euro.

  9. C.De Amicis

    Se fanno come altre precedenti "una-tantum", c’è da stare proprio allegri (vedi Vaiont, alluvione Firenze, terremoto Irpinia ecc.ecc…) visto che le stiamo ancora pagando!

  10. Giordano

    Non parlo da economista perchè non lo sono. Negli ultimi due anni vedo automobili (sono la cosa più evidente del potenziale monetario di una persona) che prima erano ‘simbolo’ di ricchezza. Parlo di SUV e Porsche e Mercedes e BMW di tutte le misure. Macchine che non costano meno di 40-50.000 euro. Solo a Roma, dove vivo ce ne sono sicuramente più di 100.000. Si potrebbe chiedere ai posti di blocco libretto, patente e dichiarazione dei redditi da portare sempre con se. Altra cosa la soglia dei 120.000 euro: chi guadagna 10.000 euro al mese mi sembra uno stra-ricco (saranno 7.000 euro netti?!)…e forse in maniera minore si potrebbero tassare anche quelli che ne guadagnano,, che so, più di 80.000….parliamo di unico reddito e le famiglie non saranno rovinate (molti avranno un reddito aggiuntivo del coniuge e anche questo si potrebbe verificare per farlo magari a livello familiare).

  11. amsicora

    Vorrei precisare che, secondo i dati del Ministero dell’Economia e finanze concernenti il 2007, un lavoratore autonomo dichiara il doppio della media, ovvero 36 mila euro. Non so se questo dato possa servire a smontare almeno un po’ il mito dell’evasione fiscale di imprenditori e professionisti, però mi pare utile riportarlo.

  12. Giovanni G

    Concordo con i molti commenti che sottolineano l’evasione fiscale. Tassare i redditi sopra i 120mila euro è un buon segnale, ma è quasi inutile per la cifra che si raccoglierebbe. In Italia se non si sconfiggono gli sprechi di denaro pubblico e l’evasione non ci saranno mai soldi per finanziare opere pubbliche e welfare. Purtroppo il punto è tutto qui: dico purtroppo perché evasione e sprechi sembrano endemici, non eliminabili. Un controllo fiscale sul reddito di chi fa certi acquisti "di lusso" (barche, suv, fuoriserie…) per quanto puo’ sembrare eccessivo, inevitabilmente viene invocato dal lavoratore dipendente, stra-tassato e pure preso in giro. Infatti nessuno compra un suv a "150 euro al mese"…

  13. Luca Melindo

    Davvero non capisco come l’autore possa trovare "equo" aumentare il già pesantissimo carico fiscale su quel risibile numero di lavoratori dipendenti che sono costretti a dichiarere il 100% del proprio reddito. Le aliquote reali che gravano sui redditi oltre Euro 75 mila son già infatti prossime al 50% (tra imposte statali e addizionali varie). Invece di colpire i pochi onesti con una misura vessatoria e sostanzialmente inutile sotto il profilo del gettito, sarebbe senz’altro più opportuno riformare sul fronte della spesa il nostro welfare clientelare senza nascondersi dietro un dito. Il problema del nostro Paese non sta, infatti, nelle poche risorse disponibili ma nel pessimo modo con cui sono spese! E, vi prego, non chiamatemi ricco perché a 40 anni guadagno Euro 4000 al mese con 3 figli a carico!

  14. carmelo anzi

    Credo che la proposta di un contributo di solidarietà possa avere un senso nella misura in cui tenga presente la situazione familiare; 120.000€ connotano un ricco se è single e non se è il reddito di un nucleo familiare di 5 o 6 persone. Perchè non utilizzare coefficenti come l’IRSS che mi sembrano più equi?

  15. CARLO CATALANO

    Ci si accorge ora che c’è una differenza fra chi guadagna fra 75.000,00 e 120.000,00 euro e chi ne guadagna ben più di 120.000,00 magari il doppio, il triplo o ancora di più. E’ una buona notizia perchè fino ad oggi l’aliquota massima è identica fra questi soggetti, essendo per tutti, superati i 75.000,00 euro, del 43,00%. Vi assicuro che chi guadagna oggi 75.000,00 euro lordi ricco non è, in quanto quasi la metà dell’importo viene eroso da imposte e, nel caso di lavoratore autonomo, di contributi previdenziali. Chi ne guadagna di più forse è benestante ma certamente non ricco fino a circa 120.000,00 euro lordi. Oltre, forse, si può iniziare a parlare di ricchezza che eticamente dovrebbe subire un prelievo maggiore in funzione redistributiva. La cosa più grave è l’enorme evasione fiscale che fa apparire benestante, in quanto rientrante in una percentuale minima di contribuenti, già chi guadagna 75.000,00 euro e ricco chi ne guadagna più di 100.000,00, fatto sta che chi raggiunge tali redditi lordi e onestamente paga le tasse non può permettersi lussi che oggi sono molto più diffusi della percentuale di popolazione che dichiara tali importi di reddito.

  16. mauriziosbrana

    Perché non pensare a reintrodurre l’ICI per i redditi superiori ai 60.000 eu. annui ed inoltre incrementare l’IVA sui prodotti di lusso (auto di grossa cilindrata, gioielli, barche, ecc.): l’IVA la pagano tutti… anche gli evasori (ovviamente, se consumano). Infine si potrebbero dirottare altri fondi dà grandi opere inutili (tipo "Ponte sullo Stretto": a proposito, mi sbaglio o anche lo Stretto è zona altamente sismica…!!!). Eppoi, naturalmente, punire penalmente gli evasori scoperti (impariamo qualcosa di positivo una volta tanto dagli USA…).

  17. Saverio Panariello

    Rimane una proposta demagogica, per la notevole avasione e per lo scaeso gettito rispetto alle necessità. Ci sono ben altri modi per recuperare risorse: ripristino dell’ICI al di sopra di un certo reddito; pagamenti arretrati da parte della PP.AA. alle aziende e società nella zona del sisma; lotta all’evasione fiscale e accellerazione per l’incasso dell’accertato; decentramento del catasto ai comuni e tassazione delle tre milioni di abitazioni non censite (5 aqnni di arretrati); l’8 per mille che per legge può già essere destinato per le calamità naturali; etc.

  18. giuseppe faricella

    Sono un socialdemocratico, per cui sono favorevole a ogni intervento che aumenti la progressività. Ma, molto banalmente, in Italia il problema principale rimane colpire il patrimonio improduttivo e l’evasione.

  19. PEPPE GARAU

    Con il tracrollo delle entrate tributarie, conseguente alla crisi in atto e all’aumento dell’evasione fiscale, si potrebbe proporre provocatoriamente un’imposta che gravi in qualche modo sul patrimonio e non sulla ricchezza prodotta per fronteggiare i costi della ricostruzione e per trovare i fondi necessari per il welfare. Penso soprattutto agli ammortizzatori per i lavoratori che vi possono oggi accedere (…in attesa di un’equa riforma che riguardi tutti i lavoratori). Perché il patrimonio? Perché sarebbe inutile e iniquo tassare ancora il reddito, grandezza che ormai fotografa più la capacità contributiva delle persone. Mi chiedo se è possibile invece tassare le proprietà quali la quarta casa, il natante, l’elicottero, la macchina di lusso ecc. la barca a vela ecc. Perlomeno si accenderebbe una discussione interessante. Grazie e buon lavoro.

  20. maurizio

    Al Pd non e’ bastato l’insegnamento del governo Prodi,che a furia di mettere tasse, e complice anche la post crisi,ci ha messo in mutande. Franceschini parla di dividere il popolo in classi. Io avrei capito " noi ricchi politici verseremo ,in maniera tangibile e visibile,al popolo,come una tantum ,20.000 euro a testa." Il risultato sarebbe forse superiore ma questo non potrà essere mai perche, sarebbe, per la prima volta toccare veramente i propri personali interessi, q u e s t o m ai i! Grazie per lo sfogo

  21. Michele Del Monaco

    Ogni volta si torna con la stessa proposta…tassiamo i ricchi che sono i più "ingordi", scordandosi che il problema è altrove. Consiglio a tutti di leggersi "Structure of the taxations systems in the european eunione" disponibile a questo indirizzo: http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/taxation/gen_info/economic_analysis/tax_structures/Structures2006.pdf anche s eè un pò vecchia mette chiaramente in luce che: 1. In 2004 the total tax-to-GDP ratio (including social contributions) in Italy stood at a level of 40.6 %, which is 3.0 percentage points above the EU-25 average. The high revenue from direct taxes is due to personal income taxation, which at 10.4 % of GDP stands almost two percentage points higher than the EU-25 average; only the Nordic Member States and Belgium display higher values Vogliamo continuarci a tassare i soliti noti lasciando irrisolti tutti i problemi? Il forte connotato è simbolico dell’ingiustizia e della cecità di chi sta al governo, che invece di risolvere i problemi li vuole poi sempre addossare a chi lavora…

  22. joy.joyce

    Il procedimento dell’autore è viziato da un errore di metodo, dal momento che ha applicato la maggiore aliquota sui redditi a partire da 75.000 euro (ma solo per i contribuenti con reddito complessivo pari o superiore a 120.000 euro). In tal modo verrebbero applicate due aliquote sullo stesso scaglione di reddito, con distorsioni evidenti (ad es. un contribuente con reddito di poco maggiore di 120.000 si troverebbe con un reddito netto inferiore a quello di un contribuente appena sotto la soglia). L’errore aumenta all’aumentare dell’aliquota addizionale. Applicando il procedimento corretto, cioè la maggiore aliquota solo ai redditi superiori ai 120.000 euro, si ottiene ovviamente un gettito irrilevante. Ma questo non è importante. Certamente non per Franceschini, a cui interessava dire "qualcosa di sinistra" senza turbare gli elettori di ceto medio. Se proprio cerchiamo un’indicazione sulla politica fiscale del centro-sinistra, ricordo che il governo Prodi aumentò l’IRPEF ai redditi sopra i 40.000 euro. E si guardò bene dal dichiararlo prima di essere eletto…

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