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ITALIA MIA

Italia mia, in crisi caduta come un sasso,
ti guardo e’l core mio colto è d’ angina,
nel constatar che il Pil da tempo è basso
e in depressione si va giù per la china.

Le due fazion, rose da rancor canino,
si scontrano veementi ed infuriate,
come in passato guelfo e ghibellino,
tal ch’ esule fu ‘l poeta, là nel Ravennate.

La scuola è lassa, brancola il precario,
lenta la legge, incerta la sua pena,
il treno arranca per rispettar l’orario,
Salerno-Reggio si fa entral’alba e cena.

Lo spreco cresce e pesa in più la casta,
si dan milioni ai guitti e noi restiamo muti,
scarseggia l’ euro per comperar la pasta,
piena la strada di buche e di rifiuti.

Il fisco ignora  i redditi opulenti,
sono accresciuti i costi sanitari
pensioni ai giovani ancor con tutti i denti,
magri i bilanci,  ma bonus milionari.

Non più nemico è il teutone invasore,
bensì il burocrate, odierno feudal barone,
la mala incalza, libero va lo spacciatore
e la cultura occultasi, ormai di sé finzione.

E a tu artigiano, coi calli nelle mani,
e a voi botteghe e d’IVA le partite,
che il Pil portate e lustro agli Italiani,
si rinfaccian solo evasion ‘nfinite .

Questo di tanta speme oggi mi resta
e lo spirto guerrier ch’entro mi rugge,
nel vano mio pugnar sbattendo testa,
si va spegnendo e mesto fugge.

Italia mia benché ‘l parlar sia indarno
a le piaghe mortal che nel tuo corpo veggo,
piango pel tristo fato e sul tuo viso scarno,
leggo un immenso dolore e più non reggo.

La terra trema, dei lutti mi dispero,
….no,  non m’arrendo,  ancora  in te  io spero!

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VERSO UN NUOVO PROCESSO DI BILANCIO

  1. mik2000

    Ormai, tra giornali e quotidiani, i poeti, più non son benvenuti forse per colpa, dei sempre in vista nani a cui poesia e intelletto, forse non son mai piaciuti solo oggi accorto mi son, della vostra rubrica scusar mi voglio, anche con me stesso per non aver più creduto che in Italia, a qualcuno sia ancor piaciuto crear scrivendo, sempre informando pur senza interesso, della umana monnezza, che la parte buona, critica.

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