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LA PRECARIA INDAGINE SUI PRECARI

L’Italia è uno dei pochissimi paesi europei in cui non sono ancora disponibili dati sull’occupazione e la disoccupazione nel 2009. Questi dati vengono raccolti sulla base di rilevazioni continue, il che significa che, ad esempio, anche oggi sono in corso rilevazioni. Poi i dati vengono centralizzati, si svolgono una serie di controlli di coerenza e poi vengono elaborati. Tutto questo richiede circa tre mesi. Ciò non impedisce dunque a un istituto di statistica di pubblicare ad aprile i dati di gennaio, a maggio quelli di febbraio e così via. Da noi, invece, si aspetta la fine di ogni trimestre per rendere pubblici i dati, il che significa che solo a fine giugno sapremo cosa è accaduto nei primi mesi del 2009. Questo è un fatto molto grave perché impone alla politica economica (e al dibattito pubblico) di operare al buio. Soprattutto in una fase di crisi come quella che stiamo vivendo, questo ritardo è molto costoso. Impedisce, ad esempio, di capire cosa sta succedendo ai lavoratori precari. Quanti di loro hanno già perso il posto di lavoro nella recessione.
Perché in Italia non si pubblicano dati mensili su occupazione e disoccupazione basati sull’indagine sulle forze lavoro? Il problema è che per svolgere un’indagine che interessa i lavoratori precari l’Istat si è dotato di una rete di … precari. Si tratta infatti di circa 320 rilevatori che operano sul territorio con tecniche CAPI (computer assisted personal interviews). Questi rilevatori hanno una tipologia contrattuale – co.co.co. – che la Funzione Pubblica già nel 2005 dichiarò illegittima, intimando all’Istat di cambiarla. Da allora, di anno in anno e di emendamento in emendamento, la rete sopravvive in regime di deroga e in attesa di una "soluzione definitiva". L’ultimo decreto milleproroghe ha concesso l’ennesima proroga ma solo fino al 30 giugno di quest’anno. Nell’attesa di vedere cosa succederà ai rilevatori, l’Istat ha così deciso di rimandare i piani di pubblicazione di dati mensili sulle forze lavoro, lasciando tutto in sospeso.
Ma c’è un rischio ancora peggiore. Nel caso in cui la Funzione Pubblica decidesse di non concedere più la solita proroga, l’Istat potrebbe condurre tutte le interviste senza rilevatori sparsi sul territorio. In altre parole, l’indagine verrà svolta solo per via telefonica. Questo significa ottenere stime distorte e incoerenti con quelle degli anni precedenti, con ripercussioni anche sulla stima del PIL, per la quale l’occupazione stimata a partire dall’indagine forze lavoro rappresenta un asse portante.
Per capire gli effetti di questa scelta, basta ricordare come si svolge oggi l’indagine. Questa prevede quattro interviste per ogni famiglia a cadenze prestabilite. La prima intervista viene effettuata da un rilevatore professionista presso l’abitazione della famiglia con tecnica face to face (CAPI). Quelle successive sono svolte telefonicamente da una società specializzata, tranne che nel caso di famiglie senza telefono o con intestatario straniero. In questi casi, sono gli stessi rilevatori della prima intervista a visitare nuovamente la famiglia. Se tutto dovesse svolgersi con il metodo CATI si rischia di avere una bassa qualità della prima intervista e di non raggiungere le famiglie senza numero di telefono. Inoltre, il metodo CAPI è fondamentale quando si ha a che vedere con famiglie di immigrati, che non parlano bene la nostra lingua.

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  1. david

    Verissimo. Tra il variegato mondo dei precari c’è, tra cui io, quello dei precari tutor del Cepu. Se si può chiamare lavoro un’attività che ti offre come "stipendio" di 60,100, 200 euro… grazie saluti

  2. Paolo Montanari

    A livello territoriale dove i Centri per l’impiego funzionano e se si ha un minimo di competenza professionale, si possono disporre di utilissime informazioni sulla dinamica del mercato del lavoro in tempo reale. In Emilia Romagna, gli archivi SILER (Sistema Informativo Lavoro Emilia Romagna) dei Centri per l’impiego che gestiscono i movimenti amministrativi di assunzioni, cessazioni, proroghe e trasformazioni dei rapporti di lavoro, contengono informazioni di grande rilevanza per l’analisi del mercato del lavoro dipendente locale. Con un semplice algoritmo applicato ai dati di flusso (saldo avviati-cessati) relativi ai movimenti presso le unità locali si può ottenere la variazione dell’occupazione in tempo quasi reale, ogni mese, con un ritardo di una decina di giorni. Le informazioni disponibili sono quelle relative a sesso, nazionalità, tipologia di contratto, orari, località di residenza, settore economico, professione (secondo codici ATECO e Professioni Istat) ecc. Ad esempio, i dati disponibili ci dicono che in provincia di Ravenna ad aprile il calo di occupazione è rallentato rispetto i mesi precedenti (-3500 unità) rispetto ai -4500 di marzo.

  3. Fabrizio Jelmoni

    Tramite i centri per l’impiego i dati sono parziali, lo dico in quanto rilevatore delle forze di lavoro, perché molti intervistati, soprattutto stranieri non si iscrivono ai centri per l’impiego, ma nella ricerca di lavoro si basano sul passaparola si rivolgono ad amici, parenti e conoscenti e/o ad agenzie di lavoro interinale. Altri disoccupati invece hanno un’opinione dei centri per l’impiego molto negativa è frequente alla domanda se vi si rivolgono, ascoltare l’esclamazione: se aspetti l’ufficio di collocamento rimani disoccupato!

  4. PierGiorgio Gawronski

    E inceve Obama ha rafforzato nel suo primo budget la spesa per le statistiche ufficiali americane: nonostante tutto lo sforzo che stanno facendo per sostenere l’economia, e le polemiche (tardive) dei repubblicani sui “rischi” del deficit. Come si vede la differenza di stile, la diversa concezione della democrazia e della trasparenza come metodi per affrontare la crisi!

  5. Alessio Calcagno

    L’importanza dell’informazione non viene ancora capita dalla Casta oppure è capita fin troppo. Ed è per questo taciuta. Mi sta bene la regolarizzazione di altre 300 persone nel pubblico impiego ma nel tempo stesso sono favorevole all’abolizione dell articolo 18 (tema poco dibattuto recentemente in questo forum) ed ad un assegno minimo di disoccupazione garantito a tutti.

  6. Antonio sr Catalfamo

    Ma gli autori sono sicuri che le istituzioni vogliano realmente conoscere dati realistici su disoccupati e precari in Italia ? Lo scrivente pensa e dice da almeno 5 anni che partiti, sindacati, economisti, governanti e quant’altro, preferiscono da molti anni fare come le cattive massaie e spazzano i dati scomodi sotto il tappeto. Nel Codice del Lavoro (Editio minor) Edizioni Giuridiche Simone 2001, l’indice analitico riporta una sola volta la parola "disoccupazione“ e non mi risulta che vi siano stati cambiamenti epocali da allora. L’analoga opera francese dello stesso anno riporta "chomage" 65 volte.

  7. Giuseppe Rossi

    La rilevazione sulle forze di lavoro rappresenta una delle maggiori fonti informative per lo studio del mercato del lavoro. L’indagine viene condotta in tutti i paesi della Comunità europea seguendo standard comuni definiti da Eurostat tramite regolamento.

  8. davide

    Da rilevatore della rete Fol mi duole vedere che si cerca per la seconda volta in cinque anni di portare il controllo del dato sull’occupazione in mani private con un onere maggiore di spesa a carico del contribuente. Infatti oggi la rete di rilevazione pubblica costruita con soldi pubblici già esiste e il privato ne dovrà creare un altra che costerà di più allo stato e sarà da questo meno controllabile.

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